Disclaimer: Tutto il riconoscibile (personaggi, ambientazioni, ecc....) sono proprietà dei rispettivi proprietari.
Personaggi originali e trame sono di proprietà dell'autrice, che non
è in alcun modo associata con i proprietari o i produttori o creatori. Non
si intende infrangere il copyright, niente di tutto
questo viene fatto a scopo di lucro.
Capitolo
1
La mano passò tra i
biondi capelli tirandoli indietro e fermandoli nel modo voluto con un velo di
gel. Draco si guardava allo specchio compiaciuto e soddisfatto
dell’immagine riflessa. Scrutava i suoi occhi grigio/argento
dall’espressione fredda ed i lineamenti eleganti e decisi del suo volto
severo, espressione dovuta all’atteggiamento rigido e al portamento
altezzoso che aveva adottato sin da bambino, divenendo via via
con il passar del tempo abituale.
Fece un passo indietro non
distogliendo lo sguardo dalla sua immagine e allargando la visuale alla figura
intera. In quest’ultimo anno il suo aspetto era molto cambiato,
trasformandolo da ragazzo in giovane uomo. Le ampie spalle facevano trasparire
da sotto l’elegante tunica da mago, la possente muscolatura.
L’addome piatto, i fianchi stretti e le gambe anch’esse
muscolose e ben tornite erano in perfetta armonia con il resto del corpo. Tutto
in lui mostrava le nobili origini della sua famiglia di maghi purosangue, i
Malfoy.
Una voce sommessa,
proveniente dal piano inferiore, lo fece trasalire e distogliere da quel
rimirarsi.
“Sì mamma,
dimmi” disse affacciandosi dalla porta della sua
camera ma senza smettere di guardarsi.
“Sei
pronto? Dobbiamo
andare” chiese sua madre in tono urgente.
“Ancora un minuto e
scendo!” le rispose infilandosi l’anello con lo stemma di famiglia
e finendo di sistemarsi la tunica.
“Va bene, ma
sbrigati o faremo tardi” continuò con preoccupazione sua madre.
Draco si diede
un’ultima occhiata allo specchio, poi prese il pesante mantello invernale
e si diresse al piano di sotto.
Era il 24 dicembre e si
trovava a casa, al Malfoy Manor, per le vacanze e
quella sera avrebbe dovuto accompagnare i suoi genitori al ricevimento di
Natale organizzato da vecchi amici di famiglia. La cosa non l’entusiasmava
molto, già s’immaginava quanto sarebbe stata noiosa la serata, con
tutti quegli adulti tirati a lucido intenti a ciarlare dei soliti e monotoni
argomenti, le frasi e domande di rito che gli avrebbero rivolto: “Ohoohh come sei cresciuto!”, “Sei diventato
proprio un uomo”, “E la scuola? Come va?”.
Poi magari strizzandogli
un occhio avrebbero aggiunto a bassa voce ma sempre con tono udibilissimo:
“Ma la fidanzata?”. Avrebbe dovuto sorridere e rispondere
gentilmente ad ognuna di loro sperando che qualcosa o
qualcuno distogliesse l’attenzione a lui prestata.
Arrivato davanti al
portone semiaperto nell’ingresso, si gettò il mantello sulle
spalle e uscì nell’aria gelida della sera. Rimase incantato nel
vedere il parco, che girava attorno al castello, ricoperto di una coltre
bianca. L’immenso prato, gli alberi e le colline all’orizzonte
erano incappucciati di neve. Bianco, tutto completamente
tinto di bianco a perdita d’occhio. Il rifrangersi dei raggi
emanati dalla luna piena di quella sera rendeva il paesaggio surreale. Al
contrario della maggior parte dei suoi coetanei, adorava l’inverno.
“Su Draco, andiamo!” ancora una volta la voce di sua madre lo riportò
alla realtà e con una piccola corsa raggiunse la carrozza dove
già si erano accomodati i suoi genitori.
Il tragitto durò
una mezz’ora buona, e durante questo si perse ancora a mirare il
paesaggio che gli sfilava davanti, non mancando però di lanciare qualche
sguardo fugace in direzione del padre che lo fissava con fare autoritario senza
proferir parola. Quest’atteggiamento non gli suggeriva niente di buono.
Sapeva che gli sarebbe toccata una paternale, ma non riusciva a capire per
cosa, non gli sembrava d’aver fatto niente di sbagliato in quegli ultimi
giorni.
Finalmente imboccarono il
viale alberato della residenza dei Khoocs, che
portava diretta davanti all’entrata principale. Una lunga fila di
carrozze si approssimava verso l’imponente portone in
ferro battuto che era completamente spalancato, lasciando intravedere un lungo
corridoio illuminato da innumerevoli fiaccole. Dopo una breve attesa venne il
loro turno di scendere e Draco si ritrovò ai piedi di un’ampia
scalinata di marmo rosa e granito, in cima ad essa il
padrone di casa riceveva gli ospiti, dandogli il benvenuto e indirizzandoli
nella giusta direzione verso il salone delle feste.
Mentre si stava per
incamminare, sentì la mano di suo padre poggiarsi sulla spalla e
trattenerlo. Si girò piano e incrociò gli occhi dell’uomo
che aveva davanti, di cui era la copia in giovane.
“Draco so che questo non è il genere di feste che prediligi
ma ormai sei grande, un uomo e devi cominciare a frequentare un certo tipo di
persone, persone che contano!”
Suo padre aveva parlato in
modo pacato, lineare, quasi piatto accentuando il tono
di voce solo sulle ultime parole.
“Quindi comportati
come si conviene ad un Malfoy” fece una pausa e
poi concluse “Ora andiamo figlio mio!”
Quelle tre parole
continuarono a girargli in testa.
“Persone che
contano, persone che contano, persone che contano”
Come se nella sua vita
avesse mai potuto avere la possibilità di scegliere chi frequentare o
come comportarsi. Gli venne in mente Harry e la sua combriccola, l’aria
spensierata e l’allegria che aleggiava sempre intorno a loro.
Loro che erano liberi, liberi di fare, di comportarsi, di agire come volevano senza
restrizioni o regole rigide da seguire. In quel momento si ritrovò quasi
ad invidiarli, ma cacciò via subito quel
sentimento con una scrollata di capo lasciando spazio ad un odio ancora
maggiore.
“Draco, allora che
fai lì, vuoi rimanere tutta la sera fuori?”
La dolce voce di sua madre
s’insinuò tra i suoi pensieri esortandolo ad
entrare. Percorse il lungo corridoio seguendo l’aggraziata figura che lo
precedeva fino a fermarsi sulla soglia di un immenso salone. Davanti ai suoi
occhi si apriva una sala interamente addobbata con nastri, candele e fiori
tutti rigorosamente in rosso intervallati di rado da
qualche tono di verde. Addirittura sul tavolo del buffet, i cibi e le bevande,
avevano una prevalenza di rosso. In un angolo si ergeva
imponente un maestoso abete, anch’esso decorato con il medesimo colore.
Draco si chiedeva il perché della presenza di quell’albero di
Natale, visto che era un tipico oggetto babbano e
com’era noto a tutti, i maghi purosangue aborrivano tutto ciò che
proveniva da quegli esseri considerati da loro inferiori. Abbassò poi lo
sguardo sulla vociante massa di gente già presente nella sala. Si
soffermò su un gruppetto di streghe dai vestiti colorati e sgargianti.
Una donna dai lunghi capelli neri raccolti in una complicata acconciatura si
voltò posando gli occhi prima su di lui e poi su sua madre.
Sfoderò poi un largo sorriso e staccandosi dal gruppo variopinto si
diresse verso di loro.
“Narcissa,
tesoro sei arrivata finalmente!”
“Velvet
che piacere rivederti, ma fatti guardare, sei in perfetta forma!!”
La padrona di casa a quel
complimento allargò ancora di più il sorriso e posando lo sguardo
su Draco disse
“Ma non mi dire, non
mi dire che lui…..”
“Sì Velvet, lui è Draco, mio figlio!” rispose Narcissa gonfiandosi d’orgoglio.
La donna continuava a
fissarlo come se fosse un animale raro. Draco fece un lieve sorriso, con
sguardo malizioso prese la mano della donna e con un leggero inchino gliela
sfiorò con le labbra.
Questa si portò
l’altra sulla bocca e con una risatina stridula farfugliò
“OHOH, ma che ometto, un vero gentleman!”
Draco riuscì a
trattenere a stento una risatina nel sentire quell’affermazione, immaginandosi
già quali altre frasi sarebbero seguite ma l’arrivo di suo padre
catturò l’attenzione della padrona di casa.
“Lucius……
che immenso piacere!” civettò Velvet
sotto lo sguardo divertito di Draco e sua madre. “Stavo appunto per chiedere dove fossi finito.”
Lucius sorrise e con la sua solita calma rispose
“Ero con il tuo
consorte, si parlava di cose da uomini!”
Si voltò poi verso
suo figlio sorridendo severamente.
“Vieni
Draco, ti voglio far conoscere delle persone!” e mettendogli un braccio
attorno le spalle lo sospinse nel bel mezzo della sala, tra la massa di gente
ciarlante.