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Autore: HopelessGirl    03/10/2010    7 recensioni
Improvvisamente però un fuoco prese a bruciargli contro la pelle delle mani che riconobbe e sentì di nuovo vive. Un fuoco fastidioso, un fuoco prepotente: era come sentirsi all'interno di una fiamma. Lo sentiva premere sul suo torace e rapidamente strapparlo via dal freddo. Fiamme che si spargevano sul suo corpo con rapidità e ferocia corrodendo, ustionando la sua pelle.
Al centro si stanzia Andrè con il suo inno alla morte, indirettamente vi ruota attorno Oscar con il suo richiamo alla vita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Frammento tratto dalle memorie di Andrè.



Un colpo sordo risuonò per tutto lo spazio circostante rimbombando sulle pareti delle abitazioni mute, perdendo di compattezza e dissolvendosi nell'aria fredda invernale. Le nuvole livide e scure liberavano fiocchi di gelida neve, che si adagiavano come un velo spesso ma morbido su tutta la città parigina, uniche testimoni di quel grido strozzato che si era disperso nel vento prima ancora di poter risuonare con tutta la sua dolorosa forza.


La caduta del corpo nella fredda neve fu un suono cupo e ovattato, che non produsse nessuna conseguenza sul paesaggio attorno, eccetto per quei candidi fiocchi di neve che ondeggiando vorticosamente riempirono il vuoto lasciato dalla sagoma dell'uomo. Dei passi si allontanarono scomparendo per le vie di Parigi e portandosi via con loro, l'odio e la disperazione di un normale uomo corroso dalla fame e dall'odio.


Andrè aprì gli occhi faticosamente puntandoli sul cielo grigio e di un bianco che sapeva di infinito, mentre il suo respiro si faceva maledettamente affannoso, unico suono appena percepibile in quella strada così silenziosa e vuota. Mosse una mano con lentezza portandosela all'altezza della ferita e con un sussulto avvertì un liquido caldo e viscoso impregnarli il palmo. Calore che gli portò nuovamente sensibilità alle dita congelate dal freddo.


Chiuse gli occhi mentre una lacrima gli solcò la guancia gelida perdendosi nei suoi capelli scuri. Il soldato aprì la bocca in un silenzioso sussulto dovuto al brivido provocato dal freddo della neve a contatto con il proprio corpo. Le labbra furono invase da un sapore metallico, di ferro così forte da dargli una profonda sensazione di nausea. Di nuovo quel liquido caldo e di un rosso scuro tornò a sgorgare con una dolcezza quasi irreale rispetto al suo enorme, incontenibile dolore. Gli rigò una guancia scivolando dal labbro e disegnando una linea perfetta, rossa vivida.


Andrè sussultò per l'ennesimo brivido, ormai confondendoli tra le convulsioni mentre con una mano stringeva la neve gelida in un pugno, combatteva con tutto se stesso per non lasciarsi andare, perchè quella che stava combattendo contro il freddo e il dolore era una battaglia che non poteva permettersi di perdere. La neve gli pungeva i palmi con una forza tale da tenerlo sveglio, in continuo contatto con il presente.


Mentre il gelo gli attanagliava la nuca, la schiena, le gambe, posandosi con uno strato leggero anche sul suo petto, le gocce di sudore comparivano sempre più nitide sulla pelle scoperta accompagnate da quel respiro caldo e affannoso. Il soldato gemette nuovamente nel silenzio di Parigi confuso, spaventato mentre veniva soffocato da quel caldo asfissiante in contrasto con il gelo che aveva iniziato ad impossessarsi dei suoi arti.


Per cosa devi lottare Andrè? Cosa ti aspetta di così importante da impedirti di annegare in quella pace assoluta che troverai, senza sofferenze o ingiustizie? Cosa ti trattiene in questa vita Andrè?


Fu al porsi di questa domanda così astiosa che l'uomo improvvisamente cessò la sua lotta. Smise di tormentarsi, di trattenersi dall'abbandonarsi a quel buio che aveva un sapore forte e inebriante sulle sue labbra, che sapeva di tranquillità, pace e finalmente serenità.


Niente. Non c'è nulla per me in questa vita.


-Andrè!-


Un grido lontano che giunse alle orecchie dell'uomo come un richiamo dal buio nel quale stava sprofondando in preda ad una dolorosa indifferenza. Passi lontani e ovattati nella neve. Passi di cui non gli interessava conoscere il proprietario.


Lasciatemi andare.


Gridò la sua mente in uno sprazzo di lucidità. Non voleva tornare a vivere e a respirare, faceva così male anche solo permettere all'aria fredda di penetrare nei suoi polmoni pungendoglieli. Quel sonno, quella sensazione di indifferenza a ogni genere di sentimento o emozione era qualcosa al quale aveva anelato inconsciamente da sempre, o meglio da quando era stato rifiutato. Come si poteva accettare un rifiuto quando per lui Oscar era tutto ciò per cui valesse la pena di vivere?


-Andrè...-


Un richiamo più vicino, più angosciato, un tono di voce tremante e i passi anch'essi più vicini cessarono improvvisamente. Il soldato non trovò la forza e la voglia di muoversi. Rimase immerso in quel petrolio nero che andava via via inghiottendolo con lenta dolcezza dandogli una sensazione di completa assuefazione.


Altre voci illuminarono quel buio intenso come dei lampi, voci accorate e preoccupate, frenetiche anche se virili. Voci conosciute, famigliari che però non aveva voglia di riconoscere.


-La... sciatemi anda... re.-


Un gemito, un sussurro che non seppe nemmeno da dove avesse avuto origine. Non era sicuro nemmeno di essere riuscito a trovare l'imbocco delle labbra per farlo uscire, rendendolo reale. Non comprendeva più dove si trovasse la bocca, dove gli occhi, le mani si confondevano con il cuore, i polmoni si muovevano in un gesto meccanico sempre più flebile e innaturale, la pelle era un sottile velo di carta velina pronto a strapparsi alla minima variazione. Il calore che lo avvolgeva sfumava sempre più in fretta insieme al gelo che invece gli intorpidiva gli arti.


Improvvisamente però un fuoco prese a bruciargli contro la pelle delle mani che riconobbe e sentì di nuovo vive. Un fuoco fastidioso, un fuoco prepotente: era come sentirsi all'interno di una fiamma. Lo sentiva premere sul suo torace e rapidamente strapparlo via dal freddo. Fiamme che si spargevano sul suo corpo con rapidità e ferocia corrodendo, ustionando la sua pelle.


-Andrè riprenditi! Andrè!-


Un grido che gli inondò la mente seguito subito da altri. Rumori, voci, passi, che gli ferivano le orecchie con la potenza e la ferocia di un coltello che vi si conficcava più e più volte. Sentì il corpo reagire a quei rumori e a quel fuoco bollente e persistente con un sussulto. Le membra tremarono mentre avvertiva il proiettile incastrato da qualche parte nel suo petto penetrare più a fondo forse per la violenza del suo sussulto. Un grido di dolore gli esplose in gola, ritrovando le labbra così come aveva ritrovato orecchie, pelle e mani che si stringevano frenetiche contro qualcosa di morbido.


-Andrè ti prego guardami...-


Singhiozzò una voce bassa ma vicinissima al suo orecchio che gli provocò l'effetto di una bomba. Quella voce che fino ad ora lo aveva chiamato, cercato, implorato, quella voce che apparteneva ad una sola persona.


Oscar.


Gemette il suo corpo, la sua mente in uno spasmo che lo portò ad aprire gli occhi con uno scatto. Una parete di un bianco accecante gli si stagliò davanti. Lo smeraldo dei suoi occhi vagò frenetico, cercando di mettere a fuoco. L'occhio cieco brillava nascosto dietro ad un ciuffo di capelli scuri, mentre l'altro chiusosi un paio di volte riuscì a posarsi su un qualcosa di sfocato, poco nitido e di un color oro scuro. Si sentì svuotato da ogni energia eppure un nuovo bisogno era nato nel suo corpo e ora andava soddisfatto, non si sarebbe arreso. Chiuse gli occhi per altri brevi istanti e quando li riaprì finalmente Oscar comparve in tutta la sua bellezza davanti ai suoi occhi.


Percorse la perfezione della candida pelle del suo viso e annegò nei suoi capelli oro ignorando volontariamente le perle d'acqua che le rigavano il viso. Sorrise debolmente mentre Alain compariva nel suo raggio visivo, eppure la sua attenzione era concentrata su Oscar. Con un gemito si sentì strappare dal suo abbraccio, e improvvisamente il fuoco che fino a qualche attimo prima lo aveva avvolto scomparve. Sentì le braccia di Alain sostenerlo assieme a Françoise e Lasalle e sentiva la mano di Oscar stringere la sua.


Odiava Oscar per averlo trattenuto in vita, per averlo strappato alla piacevole sensazione che gli donava l'annullamento di se stesso, eppure non poteva fare a meno di amarla per avergli permesso nuovamente di vedere le sue iridi azzurre e i suoi capelli oro. Perchè non c'era paradiso paragonabile alla sensazione di poterla vedere, stringere, amare... vivere ancora.

























HopelessGirl's corner

E anche questa storia si colloca nella sezione delle situazioni inventate, dei missing moments nella quale ultimamente mi immergo con foga alla ricerca di un qualsiasi appiglio/sfogo. Comunque non mi dilungo molto, voglio dedicare questa one-shot un po' priva di senso, ma che comunque ho scritto con cuore, a tutti coloro che hanno recensito le mie precedenti storie, in particolare “Frammenti d'acqua”. Un bacio a tutte.

  
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