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Autore: Ezrebet    03/10/2010    2 recensioni
A L.A. Spike affronta i suoi fantasmi, e non solo. La vita lo costringe a capire che niente finisce per davvero.Vi racconto questa storia, prendendo spunto da una bellissima poesia di Pablo Neruda.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Riconoscere l’automobile che aveva portato Buffy dall’aeroporto fu immediato per Spike. L’odore di lei, probabilmente, era registrato da qualche parte nei suoi geni e, seguendone la scia, giunse davanti ad una berlina scura. Era chiusa a chiave e dell’autista non c’era traccia. Si piegò, dopo un momento di esitazione, e guardò attraverso i vetri.. forse per scovare qualche traccia di lei. Vide una borsa semiaperta, da cui sporgeva un quotidiano ed un paio di occhiali da sole marroni. Guardò ancora e vide un foulard bianco, abbandonato sul sedile, e un’altra rivista sgualcita.

Il vampiro si sollevò e strinse la mascella. Nessuna valigia. Buffy non aveva intenzione di fermarsi a Los Angeles. Dunque, sarebbe scomparsa di nuovo dalla sua vita, così come era già accaduto nel crepaccio di Sunnydale.

Si appoggiò all’automobile, e, lottando con le mani fasciate, riuscì ad accendersi una sigaretta.

L’incontro – scontro con Willow l’aveva scioccato, e nello stesso tempo, l’aveva fatto riflettere su un aspetto della questione che non aveva considerato.

Uscire per sempre dalla vita di Buffy.

Era veramente questo che voleva? Rimanere a guardarla da dietro un vetro, spiarla mentre perdeva lo sguardo in quello di Angel, lasciare che credesse che fosse ormai niente altro che polvere..? Nonostante il suo gesto eroico.

Era davvero questo che desiderava?

Certo, sapere che Buffy lo considerave un campione alla stregua di Angel, o quasi, gli pareva molto più di quanto avesse mai potuto sperare nella sua atroce non vita di vampiro, tuttavia.. tuttavia lei se ne sarebbe andata senza guardarsi indietro perché, non c’era alcun dubbio, stava chiudendo col Grande Tormentato, di sopra, e si sarebbe allontanata per sempre senza sapere. Senza sapere che lui era vivo.

Quest’improvvisa indecisione gli punse qualcosa dentro, lo infastidì, lo fece respirare più profondamente. Ma, per l’inferno, non era questo che aveva voluto, in quell’ultimo periodo a Sunnydale? Che Buffy credesse nel suo cambiamento? Che lo vedesse come l’aveva visto nel crepaccio, avvolto dalle fiamme, pronto a morire per il mondo?

Non era trascorso un giorno da quando l’aveva ritrovato nello scantinato del liceo in cui aveva sperato in quel benedetto momento e la morte, buon Dio, la morte era stata la sua occasione, perché lei credesse, lei capisse, lei lo AMASSE, una volta per tutte.

In un moto d’impazienza, gettò a terra la sigaretta, pestandola più e più volte, arrabbiato con se stesso per essere così debole da lasciarsi mettere in crisi da una ragazzina come Willow.

Si calmò qualche istante dopo. Incrociò le braccia sul petto e ripensò allo sguardo incazzato della strega, alla dolce insistenza di Fred, ad Angel stesso, che lo avvertiva dell’arrivo della Cacciatrice.. Un susseguirsi di eventi che rischiavano di travolgere e polverizzare il suo ritrovato equilibrio..

Poi, s’un tratto, sentì la voce di Buffy. Si stava avvicinando. Colto di sorpresa, preso da una frenesia che lo infastidì non poco, si guardò intorno, alla ricerca di un nascondiglio. Non trovò di meglio che l’angolo del box della berlina. Si appiattì contro la parete, immobile.

“..va bene, Willow. Ci vediamo all’aeroporto. Si, certo che hai fatto bene a fare un po’ di shopping. A dopo”.

La sua voce! Così vicina. Spike trattenne il respiro che non aveva, mentre capì che Buffy si era fermata davanti alla portiera. Stava aspettando l’autista..

 

“Ciao, Spike”.

Il vampiro spalancò gli occhi e si accorse, disgustato, di tremare. Gli pareva di vivere un incubo. O un sogno.. Non ebbe il tempo di decidere. Le gambe fecero per lui. In un secondo, si ritrovò a fissare gli occhi seri di Buffy. A dividerli, la lunga limousine.

Mai aveva sul serio pensato di incrociare ancora lo sguardo di Buffy. L’ultima volta era stata così intensa da bastargli per l’eternità. Ma si accorse, proprio in quell’istante, che era una bugia, che mai gli sarebbe bastato niente di lei.

“Ciao.. Buffy” le rispose, tentando inutilmente, di nascondere l’agitazione e l’imbarazzo. Con disgusto, capì di essere completamente esposto e vulnerabile in quel momento, a tal punto che lei avrebbe potuto annientarlo con un lieve cenno del capo o con una parola qualsiasi.

Nessuno dei due pareva voler spezzare quel silenzio di pietra. Spike fece un passo ed uscì completamente dal suo nascondiglio, tentando di nascondere le mani fasciate all’interno dello spolverino.

Inutile. Gli occhi di Buffy scorsero subito le bende. La sentì chiedere “Che hai fatto?” vide che gli studiava il volto “E quel graffio..?”.

Non era ciò che si era aspettato. Un grido, della rabbia, qualche lacrima.. ma mai quel tono serio, quell’osservazione minuziosa, quella calma..

“Niente di cui doversi preoccupare” fece alla fine.. Sarebbe mai riuscito a sentirsi diverso da così, al suo cospetto? Così piccolo, debole, completamente alla sua mercé..?

“Bene” disse la ragazza di rimando.

Spike sussurrò, schiarendosi la voce “..come.. come sapevi che ero..?” indicò l’angolo della parete, senza riuscire a finire la frase. Al suo silenzio, riprese “Si, insomma, che ero qui..” chiarì imbarazzato.

“Me l’ha detto Angel” rispose subito lei, senza sganciare gli occhi da quelli di lui.

 

Ciao a tutti. Spero che vi piaccia la piega che gli eventi stanno prendendo.. Se volete, commentate.
Un grazie e un saluto a tutti.
Ezrebet
   
 
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