Capitolo IX – Parte I
Era passata più di una settimana dall'inizio
dei lavori, e due da quando Erik aveva avuto l'incontro di lavoro con i
manager. Aveva stipulato un contratto, in modo tale che fosse tutto in regola,
e il risarcimento venne pagato come promesso, per la gioia di tutti coloro che
ricevettero finalmente la loro somma di denaro. Firmin
ed André non avevano più avuto la piacevole occasione di parlare con il
nuovo padrone dell'Opera - non che la cosa gli dispiacesse, ecco - ricevendo
solo le consuete missive che Erik adorava tanto scrivere, in cui elencava
dettagliatamente cosa fare e non fare.
Neanche Phénix ebbe
la possibilità di incontrarlo, dopo quella notte, se non solo un'altra volta la
sera successiva, per la sua lezione di lettura e scrittura. Le era sembrato
eccitato all'idea di essere riuscito nel primo passo del suo grande piano e lei
non poteva che essere contenta per lui. Mai gli aveva visto quella luce di
euforia brillargli negli occhi, ora così vivi e più
intensi di prima, che tanto l'avevano lasciata interdetta. E mai aveva
conosciuto un uomo che fosse talmente devoto a qualcosa di immateriale come la
musica da dare sé stesso e tutti i giorni della sua vita per essa.
Poi era sparito nel nulla, proprio come un
fantasma. Solo Madame Giry sembrava l'unica tranquilla,
nonostante non si fosse più fatto vivo. Era sicura che fosse molto impegnato a
ricoprire il ruolo che aveva acquisito e che stesse lavorando giorno e notte
per pianificare tutto al meglio. E la donna non si sbagliava di certo, Erik era
un uomo che aveva una cura dei dettagli quasi maniacale e che, quand'era
invischiato in progetti così importanti, non voleva farsi distrarre da niente e
nessuno. Per questo aveva sconsigliato alla giovane Phénix
di andare a trovarlo, se non avesse voluto essere cacciata
via di malo modo.
Nel frattempo, Phénix
era ufficialmente entrata a far parte del corpo di ballo del teatro dell'Opera,
sotto gli sguardi contenti e fieri di Meg, Christine ed Étienne
- completamente perso per lei - e quelli infastiditi della maggior parte delle
altre ballerine, in particolare di Françoise. Phénix aveva del talento, su quello nessuno aveva dubbi, ma
aveva molto da imparare per raggiungere almeno metà della grazia e
dell'eleganza che era tipica di una ballerina di prima fila. E non era certo
una delle allieve più brave che Claire Louise Giry
avesse mai avuto, dato che i pezzi che le chiedeva di eseguire venivano
puntualmente conclusi con la giovane che seguiva la musica senza curarsi delle
sue direttive, tra le risate di tutti.
Ma Erik non si era dimenticato di lei, della
sua nuova protetta. Quando aveva un attimo di tempo libero si recava sempre ad
assistere alle prove e alle lezioni, nascosto dietro il grande specchio della
sala da ballo. Non gli era sfuggito il fatto che Phénix si lasciasse andare un po' troppo traviata dalla
musica, non senza farlo sorridere spesso e volentieri; così come si era accorto
delle antipatie che stavano nascendo nei suoi confronti - cosa che avrebbe
dovuto fermare, se fossero degenerate - e del particolare interesse per la
zingara suscitato in quel giovane ballerino di nome Étienne,
che per un certo verso gli ricordava la fastidiosa figura di Raoul de Chagny: sempre
sorridente, sempre sguardo perso verso l'oggetto dei suoi desideri, sempre
gentile e sempre dannatamente bello.
Bello, cosa che lui non era.
Tu sei un mostro!
«Sophie, potrei
farti una domanda?»
Erik, che in quel momento stava per lasciare
il suo nascondiglio, si fermò un attimo, per seguire la scena. Étienne si era avvicinato alla giovane, come ogni sera dopo
la fine delle prove, per congratularsi con lei per i suoi progressi. Ma c'era
qualcosa di diverso, quella volta, nello sguardo del ragazzo, l'aveva capito
subito.
Così come l'aveva capito Phénix
stessa, a cui non era passato inosservato il fascino che il ragazzo subiva,
soprattutto dopo averne avuto la conferma da Meg. «Certo, Étienne,
dimmi.»
Il ballerino si passò una mano dietro il
collo, imbarazzato. «Ecco, mi chiedevo... ti andrebbe
di rimanere ancora un po' per provare un pezzo a due? O hai altri impegni?»
Phénix
arrossì a quella proposta, lanciando qualche occhiata per cercare lo sguardo di
qualcuno di sua conoscenza. Peccato che trovò solo Meg
che, dietro il ragazzo, le sorrideva come una povera pazza e non le era per
niente d'aiuto. «Non saprei se Madame Giry sia
d’accordo...»
«Oh, per questo non c'è problema, ho già
chiesto le chiavi del palazzo.», confessò in un sorriso lui.
La giovane zingara si sentì le farfalle nello
stomaco nel vedere quello sguardo così sincero ed innamorato. Ah, com'era
carino!
«Sophie, andiamo?»,
chiese Madame Giry, facendo voltare i due e imprecare
sommessamente Meg.
Phénix
guardò interrogativa la donna, che fece scivolare lo sguardo prima su di lei
poi su Étienne. Infine, come fulminata, schioccò la
lingua, avendo capito la situazione. «Étienne, se mi
avessi detto che doveva restare anche lei ti avrei avvisato che Sophie oggi non può trattenersi.»
Il giovane abbassò le spalle, sconfitto,
mentre Phénix corrugava la fronte. «Perché?»
«Ti sei dimenticata della cena dal Visconte?»
Phénix
sospirò, quando le venne in mente dell'ennesimo invito da parte di Raoul e
Christine a cenare con loro. Maledicendo l’eccessiva gentilezza del Visconte,
guardò dispiaciuta Étienne, rendendosi conto che sì,
sarebbe rimasta volentieri con lui a ballare e a chiacchierare. Lo trovava
adorabile e la lusingava il fatto che fosse attratto da lei. Inoltre era un
bravo ballerino e avrebbe potuto insegnarle tanto. «Mi dispiace, Étienne, facciamo per la prossima volta?»
Lui, dopo un sospiro, annuì sorridendole. «D'accordo, ma tieniti libera. Buona serata, signore.»
Erik, dietro il suo nascondiglio, si stupì non
poco nel rendersi conto che stringeva i pugni talmente forte da farsi quasi
male. Fu solo quando Phénix seguì le altre tre donne
per andare via, lasciando il ragazzo solo a guardarla sparire dietro l'angolo,
che decise di rilassare un po' tutti i muscoli del corpo, che poco prima erano
tesi come una corda di violino.
Solo una domanda gli frullò in testa per tutto
il resto della serata: che diavolo gli
era successo?
La villa della famiglia de Chagny,
una bella abitazione ben curata parecchio eclettica: aveva elementi
classicheggianti che si fondevano con altri prettamente barocchi, in un trionfo
di forme e curve che, solo dall'esterno, preannunciavano saloni maestosi e
vivacizzati dalla numerosa statuaria dei bassorilievi e delle decorazioni.
Per quanto non fosse la prima volta, Phénix si ritrovò ad ammirare estasiata quello spettacolo
che le si presentava davanti, non concependo come potesse esistere così tanto
sfarzo e a poche miglia da lì gente come lei moriva di fame. La vita era
ingiusta, e anche tanto.
Il maggiordomo, un uomo basso e paffuto, dalle
gote sempre arrossate come se avesse appena finito di bere una buona bottiglia
di liquore, le accolse gioviale e cortese come il suo solito, accompagnandole
al salone e facendole accomodare in uno dei tanti comodi e morbidi divani.
Il visconte arrivò poco dopo con il suo
immancabile sorriso gentile, bellissimo in un elegante completo blu notte.
Accanto a lui seguiva un uomo alto e magro, dai baffi curati e scuri ed un paio
d'occhi che si puntarono subito sulla zingara.
«Buona sera,
signore! E' un piacere rivedervi qui.» Si chinò in
segno di saluto, mentre l'uomo accanto a lui tossicchiava per avere attenzione.
«Oggi ho anche il piacere di presentarvi Monsieur Jacques David Faucon, il mio lontano cugino di cui vi parlai.»
Faucon
fece qualche passo avanti, baciando galantemente le mani alle tre donne, ma
soffermandosi un po' troppo, per i gusti di tutti, sulla bella Phénix. «Enchanté, mademoiselle…?»
«Sophie Rembrant, signore.»
«Rembrant?
Non siete di qui, vero?»
«No, sono di…» Phénix
lanciò un'occhiata di aiuto a Madame Giry, accanto a
lei. «Di Marsiglia.»
Marsiglia... Aveva tanto sentito parlare di
quella cittadina sul mare... Chissà se era così bella come se la immaginava?
«Oh, e cosa vi porta qui a Parigi?»
La sua protettrice intervenne, prontamente. «Mademoiselle è la figlia di un
mercante, un mio lontano parente. Resterà ospite da noi per qualche tempo, per
provare ad intraprendere la carriera di ballerina. Dovreste vederla, sembra un
angelo.»
Jacques Faucon
guardò incuriosito la bella zingarella, non potendo
nascondere un sorriso interessato. «Immagino, se danza bene quanto è graziosa.»
Phénix
non si sentì lusingata da quel complimento, dato che quell'uomo le piaceva
veramente poco. Ma si sforzò di sorridere compiaciuta, raddrizzandosi la
schiena in postura eretta e sicura. Ora aveva anche un “passato” da reggere! Figlia
di un mercante... suonava bene, in fondo.
«Christine ci raggiungerà a momenti.»,
annunciò il padrone di casa. «E dovrebbero
raggiungerci tra pochi istanti anche monsieur Firmin
e monsieur André. Ho voluto invitare anche loro per brindare al misterioso
acquirente dell'Opera e al loro salvataggio dalla bancarotta.»
«Oh, mi piacerebbe proprio conoscere
quest'uomo.», disse Faucon, poggiando un gomito sul
bracciolo della poltrona su cui si era seduto. «Nessuno sa chi sia?»
Raoul scrollò le spalle. «Non
ho la più pallida idea. Magari più tardi riusciremo a scoprire qualcosa su di
lui dai due direttori.»
Phénix e
madame Giry si scambiarono un'occhiata veloce, ma non
dissero niente in proposito. Non volevano destare attenzioni inutili e
pericolose.
Pochi minuti dopo li raggiunsero anche
Christine, splendida in un abito rosato e bianco, e i due direttori del teatro,
più allegri del solito, ma anche più strani agli occhi di tutti. Non che
fossero stati mai normali, certo. Dopo una sana chiacchierata sull'ultima
battuta di caccia del Visconte con il cugino, il gruppo si spostò in sala da
pranzo, dove li attendeva una tavolata imbandita di tutto punto, segno di una
cena che sarebbe stata superba.
«Ebbene, signori.
Vorrei brindare alla prossima riapertura dell'Opera Populaire
di Parigi, che tanto ha dato alla città ed alla Francia e che presto tornerà a
splendere come un tempo. All'Opera e ai due direttori qui presenti!», fece Raoul, alzando un bicchiere di vino rosso, per poi
portarselo alle labbra, imitato dagli altri ospiti.
Firmin e
André si guardarono euforici, forse un po' troppo. «Oh,
grazie, grazie Visconte. Siamo lieti di tutto ciò!»
«Dalla catastrofe alla buona novella!»,
proseguì André, ridendo allegramente.
«Dunque, ci sono novità su questo acquirente
di cui nessuno sa nulla?», domandò Jacques Faucon,
posando il suo bicchiere sul tavolo e asciugandosi lentamente le labbra con il
tovagliolo che teneva sulle gambe.
I due direttori risero nervosamente,
suscitando parecchie perplessità e curiosità. «Oh, è un uomo molto riservato.»,
iniziò Firmin, dato che il compagno non accennava ad
aprire bocca sulla questione. «Non ama che si
chiacchieri troppo di lui. Ma è un buon intenditore di musica. Oh, compone
anche, sapete? Credo che qualche sua opera si sentirà tra un Faust e un’Aida*, molto probabilmente.»
«Davvero? Un uomo
senza dubbio di alto livello artistico, allora.»,
commentò Raoul, interessato. «Mi piacerebbe veramente fare la sua conoscenza.»
«Non credo sia possibile.», lo interruppe un
po' troppo brutalmente André, mentre Richard Firmin
per poco non si strozzava con la sua stessa saliva. «Monsieur
non è di Parigi e si ferma qui solo per poche ore, per poi ripartire via,
chissà dove. E' un uomo molto occupato.»
«E questo monsieur ha un nome, di grazia?», chiese Faucon.
I due si guardarono un attimo. «Duval. Erik Duval,
o così ha detto di chiamarsi.»
«Erik Duval, dunque? Che personaggio strano.»,
commentò l'altro. «Non trovate anche voi, cugino?»
«Sì, decisamente. Da
come ne parlate, signori, sembra quasi si tratti di un fantasma! C'è, ma non si
fa vedere.»
Non sapeva, il povero Visconte, che quelle
parole furono per i due uomini un bel tuffo al cuore, dato che divennero
pallidi come un lenzuolo candido.
«Monsieurs, va tutto
bene?», domandò la bella Christine, che fu l'unica, oltre a Madame Giry ed alla sua protetta, ad accorgersi del piccolo
momento di mancamento dei due uomini.
«Oh, sì, sì, mademoiselle. Va tutto bene, benissimo! Ah ah!»
L'allegra cena fu interrotta dall'inviato di
un gendarme, che irruppe nella sala con il fiatone, scusandosi mille volte per
aver interrotto la serata con inchini vari ed eventuali.
«Ditemi, Gilbert, è successo qualcosa?»,
s'informò subito il Visconte, andandogli incontro, sotto lo sguardo dei
presenti, che osservavano la scena curiosi e un po' agitati.
«Visconte, abbiamo
fatto una scoperta! Una scoperta sensazionale!»,
esclamò l'uomo, agitando il cappello in una mano. «Il Fantasma dell'Opera...
l'abbiamo trovato!»
Il gelo calò all'istante nell'intera sala,
spedendo brividi di paura ed eccitazione a tutti, a seconda dei loro pensieri.
Madame Giry, che inizialmente si era alzata come
tutti gli altri, ricadde senza forze sulla sua sedia, incredula e terrorizzata
all'idea che avessero trovato veramente Erik. Idem per Christine, che nel
sentire quel nome per poco perse i sensi, e fu
prontamente sorretta dall'amica Meg e dal signor Faucon,
che sedeva lì vicino. Firmin ed André rimasero
immobili come stoccafissi, le bocche spalancate per la meraviglia ed il timore,
la fronte imperlata di sudore.
L'unica persona che sembrò non curarsi di
quella notizia era Phénix, che però più di tutti era
preoccupata e spaventata. Nessuno avrebbe potuto leggerle negli occhi la paura
che stava provando in quel momento, nessuno avrebbe potuto capire cosa si
stesse agitando dentro di lei, se non ascoltandole il battito del suo cuore,
impazzito. Cosa significava che l'avevano trovato? Erik non poteva essere
trovato, era impossibile! Era lui che trovava gli altri, non viceversa! Non
poteva aver commesso qualche passo falso, non era da lui.
«L'avete trovato?», chiese Raoul, con la gola
secca per l'emozione.
«Sì, monsieur!
Abbiamo trovato il suo cadavere!»
A quelle parole Christine non resse più
davvero e perse in sensi, cadendo tra le braccia di Faucon
a peso morto, mentre Meg soffocava un gridolino di apprensione.
«Christine!» Raoul corse dalla sua fidanzata,
sventolandole un fazzoletto sul viso e prendendola in braccio, per portarla in
un luogo più arieggiato e farla riprendere. «Chiamate un medico, presto!»
«Cugino, il medico della situazione sono io.»,
disse pacatamente Faucon, alzando gli occhi al cielo
e seguendo il Visconte al piano superiore della villa.
Madame Giry era
ancora seduta, lo sguardo perso nel vuoto, tacitamente disperata. No, non era
possibile. Erik non poteva essere morto, non doveva neanche pensarlo.
Gliel'aveva detto, ripetuto fino alla nausea, che quello che stava facendo era
pericoloso... gliel'aveva detto... A stento sentì la mano di sua figlia che,
con tenerezza, le accarezzò la schiena, ma si impose un po' di calma per
ascoltare lucidamente il discorso tra i due direttori e Gilbert.
«Siete sicuri che sia lui?», domandò
febbrilmente André, prendendo per le spalle e scuotendolo come un giocattolo.
«S-sì, monsieur.
Un operaio si è attardato a lavorare, questa sera, e ha trovato il suo corpo
senza vita nel secondo sottopalco. Era impiccato. Non siete felici?»
«Come fate ad esserne certi?», continuò Firmin, con gli occhi fuori dalle orbite.
«Beh, il suo viso era deformato per metà,
proprio come l'uomo che tutti abbiamo visto il giorno dell'incendio.»
I due direttori si lasciarono sfuggire un gemito di dolore, misto all'euforia. Si erano finalmente
liberati di quel mostro, ma quel mostro stesso li
stava risollevando dalla crisi economica! E che aveva fatto? Si era tolto la
vita! Come avrebbero fatto ora, senza di lui e le sue finanze? Rovinati,
doppiamente rovinati!
Intanto Phénix,
ancora immobile nel suo posto, si ritrovò a stringere convulsamente la tovaglia
sotto le sue dita. Non riusciva a ragionare, non riusciva neanche minimamente a
pensare ad una cosa simile. Erik morto... il viso deformato... era quello che
si ostinava a nascondere sotto la maschera? Per un attimo, in tutta quella
confusione, le venne alla mente quel bambino malato e sfigurato che aveva
“ucciso” i suoi genitori... Quanto dolore aveva passato anche lui come il
bambino, in tutta la sua triste vita?
Provò a prendere un bel respiro per trovare un
po' di calma, ma ci riuscì poco e niente. Sarebbe voluta correre all'Opera,
alla casa sul lago per vedere se veramente fosse morto, anche se era evidente
che il contrario fosse impossibile. Ma non poteva, il teatro sarebbe stato
pieno come un uovo di giornalisti e soldati. L'avrebbero vista sicuramente.
Oh, Erik...
Non aveva mai pianto in vita sua, se non al pensiero
dei suoi poveri genitori... ma quella volta niente poté fare per fermare le
lacrime che le bagnarono le guance.
*Mi perdonerete sicuramente una svista voluta, dato che la prima
dell’Aida venne messa in scena al Cairo alla fine del 1871... Ma io amo l’Aida,
dovevo inserirla in qualche modo. :D
Continua...
Buona domenica a tutte voi, mie adoratissime lettrici! E lettori, se ve n’è qualcuno! (: Prima di passare ai vostri commenti, vorrei ricordarvi
del contest che ho indetto con la mia socia GiulyRedRose sul nostro
bel Fantasmone, The Phantom of
the Opera - Contest, che ora è ufficialmente aperto!
Partecipate numerosi, mi raccomando! *O*
Grazie mille a tutti coloro che seguono questa
cosa! *vi abbraccia tutti
virtualmente*
sydney bristow: salve!
Prima di tutto ti ringrazio per esserti iscritta al contest, io e Giulia non
vediamo l’ora di leggere cosa hai prodotto! *_* Comunque, noto con
preoccupazione (o devo esserne felice?) i tuoi istinti da killer nei confronti
di chiunque si avvicini a Phénix… la donzella
ringrazia per il sostegno! XD Grazie mille, al prossimo aggiornamento! (:
Elby: oh *_* Ma che
splendido commento! Ora mi commuovo, sul serio! ;_; Ammetto
di essere una sostenitrice del “complichiamo le cose e, se scorre un po’ di
sangue, è anche meglio!”, ma come hai detto tu Erik merita un lieto fine... Chissà
che diavolo succederà! :D E ammetto anche che l’idea
di Phénix e Christine che si tirano i capelli dietro
le quinte mi ha solleticato l’immaginazione, fantastico! XD Ah, son contentissima che qualcuno apprezzi Rosalinda! Io adoro
quella donna, anche se son di parte, vabbè. :’D Grazie, grazie mille per tutto! *_* E se riesci davvero
a trovare il tempo per partecipare al contest, beh… son
pronta a colarti una statua in oro seduta stante! *-* Speriamo che
partecipino in molti, quello mio e di Giulia vuole essere un
input per riscoprire questa splendida e drammatica storia!
Alla prossima, ladies!