Film > The Phantom of the Opera
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Autore: kenjina    03/10/2010    2 recensioni
[Dal prologo] Quanto tempo era passato da quel giorno? Non lo ricordava, ma sentiva che era troppo poco, insufficiente per sbiadire il dolore che ancora provava forte e vivido, ogni istante, come se fosse accaduto solo pochi attimi prima. [...] Ma perché rimaneva ancora così attaccato alla vita? Aveva per caso qualche ragione per cui valesse la pena continuare a nascondersi per tenersi stretta l’unica cosa che odiava con tutto se stesso? I fantasmi continuano a vagare per il mondo dei vivi finché non risolvono le loro questioni in sospeso... Forse anche lui ne aveva una? Non lo sapeva, non voleva saperlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonjour

La Vita Nova.

 

Capitolo IX – Parte I

 

Era passata più di una settimana dall'inizio dei lavori, e due da quando Erik aveva avuto l'incontro di lavoro con i manager. Aveva stipulato un contratto, in modo tale che fosse tutto in regola, e il risarcimento venne pagato come promesso, per la gioia di tutti coloro che ricevettero finalmente la loro somma di denaro. Firmin ed André non avevano più avuto la piacevole occasione di parlare con il nuovo padrone dell'Opera - non che la cosa gli dispiacesse, ecco - ricevendo solo le consuete missive che Erik adorava tanto scrivere, in cui elencava dettagliatamente cosa fare e non fare.

Neanche Phénix ebbe la possibilità di incontrarlo, dopo quella notte, se non solo un'altra volta la sera successiva, per la sua lezione di lettura e scrittura. Le era sembrato eccitato all'idea di essere riuscito nel primo passo del suo grande piano e lei non poteva che essere contenta per lui. Mai gli aveva visto quella luce di euforia brillargli negli occhi, ora così vivi e più intensi di prima, che tanto l'avevano lasciata interdetta. E mai aveva conosciuto un uomo che fosse talmente devoto a qualcosa di immateriale come la musica da dare sé stesso e tutti i giorni della sua vita per essa.

Poi era sparito nel nulla, proprio come un fantasma. Solo Madame Giry sembrava l'unica tranquilla, nonostante non si fosse più fatto vivo. Era sicura che fosse molto impegnato a ricoprire il ruolo che aveva acquisito e che stesse lavorando giorno e notte per pianificare tutto al meglio. E la donna non si sbagliava di certo, Erik era un uomo che aveva una cura dei dettagli quasi maniacale e che, quand'era invischiato in progetti così importanti, non voleva farsi distrarre da niente e nessuno. Per questo aveva sconsigliato alla giovane Phénix di andare a trovarlo, se non avesse voluto essere cacciata via di malo modo.

Nel frattempo, Phénix era ufficialmente entrata a far parte del corpo di ballo del teatro dell'Opera, sotto gli sguardi contenti e fieri di Meg, Christine ed Étienne - completamente perso per lei - e quelli infastiditi della maggior parte delle altre ballerine, in particolare di Françoise. Phénix aveva del talento, su quello nessuno aveva dubbi, ma aveva molto da imparare per raggiungere almeno metà della grazia e dell'eleganza che era tipica di una ballerina di prima fila. E non era certo una delle allieve più brave che Claire Louise Giry avesse mai avuto, dato che i pezzi che le chiedeva di eseguire venivano puntualmente conclusi con la giovane che seguiva la musica senza curarsi delle sue direttive, tra le risate di tutti.

Ma Erik non si era dimenticato di lei, della sua nuova protetta. Quando aveva un attimo di tempo libero si recava sempre ad assistere alle prove e alle lezioni, nascosto dietro il grande specchio della sala da ballo. Non gli era sfuggito il fatto che Phénix si lasciasse andare un po' troppo traviata dalla musica, non senza farlo sorridere spesso e volentieri; così come si era accorto delle antipatie che stavano nascendo nei suoi confronti - cosa che avrebbe dovuto fermare, se fossero degenerate - e del particolare interesse per la zingara suscitato in quel giovane ballerino di nome Étienne, che per un certo verso gli ricordava la fastidiosa figura di Raoul de Chagny:  sempre sorridente, sempre sguardo perso verso l'oggetto dei suoi desideri, sempre gentile e sempre dannatamente bello.

Bello, cosa che lui non era.

Tu sei un mostro!

«Sophie, potrei farti una domanda?»

Erik, che in quel momento stava per lasciare il suo nascondiglio, si fermò un attimo, per seguire la scena. Étienne si era avvicinato alla giovane, come ogni sera dopo la fine delle prove, per congratularsi con lei per i suoi progressi. Ma c'era qualcosa di diverso, quella volta, nello sguardo del ragazzo, l'aveva capito subito.

Così come l'aveva capito Phénix stessa, a cui non era passato inosservato il fascino che il ragazzo subiva, soprattutto dopo averne avuto la conferma da Meg. «Certo, Étienne, dimmi.»

Il ballerino si passò una mano dietro il collo, imbarazzato. «Ecco, mi chiedevo... ti andrebbe di rimanere ancora un po' per provare un pezzo a due? O hai altri impegni?»

Phénix arrossì a quella proposta, lanciando qualche occhiata per cercare lo sguardo di qualcuno di sua conoscenza. Peccato che trovò solo Meg che, dietro il ragazzo, le sorrideva come una povera pazza e non le era per niente d'aiuto. «Non saprei se Madame Giry sia d’accordo...»

«Oh, per questo non c'è problema, ho già chiesto le chiavi del palazzo.», confessò in un sorriso lui.

La giovane zingara si sentì le farfalle nello stomaco nel vedere quello sguardo così sincero ed innamorato. Ah, com'era carino!

«Sophie, andiamo?», chiese Madame Giry, facendo voltare i due e imprecare sommessamente Meg.

Phénix guardò interrogativa la donna, che fece scivolare lo sguardo prima su di lei poi su Étienne. Infine, come fulminata, schioccò la lingua, avendo capito la situazione. «Étienne, se mi avessi detto che doveva restare anche lei ti avrei avvisato che Sophie oggi non può trattenersi.»

Il giovane abbassò le spalle, sconfitto, mentre Phénix corrugava la fronte. «Perché?»

«Ti sei dimenticata della cena dal Visconte?»

Phénix sospirò, quando le venne in mente dell'ennesimo invito da parte di Raoul e Christine a cenare con loro. Maledicendo l’eccessiva gentilezza del Visconte, guardò dispiaciuta Étienne, rendendosi conto che sì, sarebbe rimasta volentieri con lui a ballare e a chiacchierare. Lo trovava adorabile e la lusingava il fatto che fosse attratto da lei. Inoltre era un bravo ballerino e avrebbe potuto insegnarle tanto. «Mi dispiace, Étienne, facciamo per la prossima volta?»

Lui, dopo un sospiro, annuì sorridendole. «D'accordo, ma tieniti libera. Buona serata, signore.»

Erik, dietro il suo nascondiglio, si stupì non poco nel rendersi conto che stringeva i pugni talmente forte da farsi quasi male. Fu solo quando Phénix seguì le altre tre donne per andare via, lasciando il ragazzo solo a guardarla sparire dietro l'angolo, che decise di rilassare un po' tutti i muscoli del corpo, che poco prima erano tesi come una corda di violino.

Solo una domanda gli frullò in testa per tutto il resto della serata: che diavolo gli era successo?

 

La villa della famiglia de Chagny, una bella abitazione ben curata parecchio eclettica: aveva elementi classicheggianti che si fondevano con altri prettamente barocchi, in un trionfo di forme e curve che, solo dall'esterno, preannunciavano saloni maestosi e vivacizzati dalla numerosa statuaria dei bassorilievi e delle decorazioni.

Per quanto non fosse la prima volta, Phénix si ritrovò ad ammirare estasiata quello spettacolo che le si presentava davanti, non concependo come potesse esistere così tanto sfarzo e a poche miglia da lì gente come lei moriva di fame. La vita era ingiusta, e anche tanto.

Il maggiordomo, un uomo basso e paffuto, dalle gote sempre arrossate come se avesse appena finito di bere una buona bottiglia di liquore, le accolse gioviale e cortese come il suo solito, accompagnandole al salone e facendole accomodare in uno dei tanti comodi e morbidi divani.

Il visconte arrivò poco dopo con il suo immancabile sorriso gentile, bellissimo in un elegante completo blu notte. Accanto a lui seguiva un uomo alto e magro, dai baffi curati e scuri ed un paio d'occhi che si puntarono subito sulla zingara.

«Buona sera, signore! E' un piacere rivedervi qui.» Si chinò in segno di saluto, mentre l'uomo accanto a lui tossicchiava per avere attenzione. «Oggi ho anche il piacere di presentarvi Monsieur Jacques David Faucon, il mio lontano cugino di cui vi parlai.»

Faucon fece qualche passo avanti, baciando galantemente le mani alle tre donne, ma soffermandosi un po' troppo, per i gusti di tutti, sulla bella Phénix. «Enchanté, mademoiselle…?»

«Sophie Rembrant, signore.»

«Rembrant? Non siete di qui, vero?»

«No, sono di…» Phénix lanciò un'occhiata di aiuto a Madame Giry, accanto a lei. «Di Marsiglia.»

Marsiglia... Aveva tanto sentito parlare di quella cittadina sul mare... Chissà se era così bella come se la immaginava?

«Oh, e cosa vi porta qui a Parigi?»

La sua protettrice intervenne, prontamente. «Mademoiselle è la figlia di un mercante, un mio lontano parente. Resterà ospite da noi per qualche tempo, per provare ad intraprendere la carriera di ballerina. Dovreste vederla, sembra un angelo.»

Jacques Faucon guardò incuriosito la bella zingarella, non potendo nascondere un sorriso interessato. «Immagino, se danza bene quanto è graziosa.»

Phénix non si sentì lusingata da quel complimento, dato che quell'uomo le piaceva veramente poco. Ma si sforzò di sorridere compiaciuta, raddrizzandosi la schiena in postura eretta e sicura. Ora aveva anche un “passato” da reggere! Figlia di un mercante... suonava bene, in fondo.

«Christine ci raggiungerà a momenti.», annunciò il padrone di casa. «E dovrebbero raggiungerci tra pochi istanti anche monsieur Firmin e monsieur André. Ho voluto invitare anche loro per brindare al misterioso acquirente dell'Opera e al loro salvataggio dalla bancarotta.»

«Oh, mi piacerebbe proprio conoscere quest'uomo.», disse Faucon, poggiando un gomito sul bracciolo della poltrona su cui si era seduto. «Nessuno sa chi sia?»

Raoul scrollò le spalle. «Non ho la più pallida idea. Magari più tardi riusciremo a scoprire qualcosa su di lui dai due direttori.»

Phénix e madame Giry si scambiarono un'occhiata veloce, ma non dissero niente in proposito. Non volevano destare attenzioni inutili e pericolose.

Pochi minuti dopo li raggiunsero anche Christine, splendida in un abito rosato e bianco, e i due direttori del teatro, più allegri del solito, ma anche più strani agli occhi di tutti. Non che fossero stati mai normali, certo. Dopo una sana chiacchierata sull'ultima battuta di caccia del Visconte con il cugino, il gruppo si spostò in sala da pranzo, dove li attendeva una tavolata imbandita di tutto punto, segno di una cena che sarebbe stata superba.

«Ebbene, signori. Vorrei brindare alla prossima riapertura dell'Opera Populaire di Parigi, che tanto ha dato alla città ed alla Francia e che presto tornerà a splendere come un tempo. All'Opera e ai due direttori qui presenti!», fece Raoul, alzando un bicchiere di vino rosso, per poi portarselo alle labbra, imitato dagli altri ospiti.

Firmin e André si guardarono euforici, forse un po' troppo. «Oh, grazie, grazie Visconte. Siamo lieti di tutto ciò!»

«Dalla catastrofe alla buona novella!», proseguì André, ridendo allegramente.

«Dunque, ci sono novità su questo acquirente di cui nessuno sa nulla?», domandò Jacques Faucon, posando il suo bicchiere sul tavolo e asciugandosi lentamente le labbra con il tovagliolo che teneva sulle gambe.

I due direttori risero nervosamente, suscitando parecchie perplessità e curiosità. «Oh, è un uomo molto riservato.», iniziò Firmin, dato che il compagno non accennava ad aprire bocca sulla questione. «Non ama che si chiacchieri troppo di lui. Ma è un buon intenditore di musica. Oh, compone anche, sapete? Credo che qualche sua opera si sentirà tra un Faust e un’Aida*, molto probabilmente.»

«Davvero? Un uomo senza dubbio di alto livello artistico, allora.», commentò Raoul, interessato. «Mi piacerebbe veramente fare la sua conoscenza.»

«Non credo sia possibile.», lo interruppe un po' troppo brutalmente André, mentre Richard Firmin per poco non si strozzava con la sua stessa saliva. «Monsieur non è di Parigi e si ferma qui solo per poche ore, per poi ripartire via, chissà dove. E' un uomo molto occupato.»

«E questo monsieur ha un nome, di grazia?», chiese Faucon.

I due si guardarono un attimo. «Duval. Erik Duval, o così ha detto di chiamarsi.»

«Erik Duval, dunque? Che personaggio strano.», commentò l'altro. «Non trovate anche voi, cugino?»

«Sì, decisamente. Da come ne parlate, signori, sembra quasi si tratti di un fantasma! C'è, ma non si fa vedere.»

Non sapeva, il povero Visconte, che quelle parole furono per i due uomini un bel tuffo al cuore, dato che divennero pallidi come un lenzuolo candido.

«Monsieurs, va tutto bene?», domandò la bella Christine, che fu l'unica, oltre a Madame Giry ed alla sua protetta, ad accorgersi del piccolo momento di mancamento dei due uomini.

«Oh, sì, sì, mademoiselle. Va tutto bene, benissimo! Ah ah!»

L'allegra cena fu interrotta dall'inviato di un gendarme, che irruppe nella sala con il fiatone, scusandosi mille volte per aver interrotto la serata con inchini vari ed eventuali.

«Ditemi, Gilbert, è successo qualcosa?», s'informò subito il Visconte, andandogli incontro, sotto lo sguardo dei presenti, che osservavano la scena curiosi e un po' agitati.

«Visconte, abbiamo fatto una scoperta! Una scoperta sensazionale!», esclamò l'uomo, agitando il cappello in una mano. «Il Fantasma dell'Opera... l'abbiamo trovato!»

Il gelo calò all'istante nell'intera sala, spedendo brividi di paura ed eccitazione a tutti, a seconda dei loro pensieri. Madame Giry, che inizialmente si era alzata come tutti gli altri, ricadde senza forze sulla sua sedia, incredula e terrorizzata all'idea che avessero trovato veramente Erik. Idem per Christine, che nel sentire quel nome per poco perse i sensi, e fu prontamente sorretta dall'amica Meg e dal signor Faucon, che sedeva lì vicino. Firmin ed André rimasero immobili come stoccafissi, le bocche spalancate per la meraviglia ed il timore, la fronte imperlata di sudore.

L'unica persona che sembrò non curarsi di quella notizia era Phénix, che però più di tutti era preoccupata e spaventata. Nessuno avrebbe potuto leggerle negli occhi la paura che stava provando in quel momento, nessuno avrebbe potuto capire cosa si stesse agitando dentro di lei, se non ascoltandole il battito del suo cuore, impazzito. Cosa significava che l'avevano trovato? Erik non poteva essere trovato, era impossibile! Era lui che trovava gli altri, non viceversa! Non poteva aver commesso qualche passo falso, non era da lui.

«L'avete trovato?», chiese Raoul, con la gola secca per l'emozione.

«Sì, monsieur! Abbiamo trovato il suo cadavere!»

A quelle parole Christine non resse più davvero e perse in sensi, cadendo tra le braccia di Faucon a peso morto, mentre Meg soffocava un gridolino di apprensione.

«Christine!» Raoul corse dalla sua fidanzata, sventolandole un fazzoletto sul viso e prendendola in braccio, per portarla in un luogo più arieggiato e farla riprendere. «Chiamate un medico, presto!»

«Cugino, il medico della situazione sono io.», disse pacatamente Faucon, alzando gli occhi al cielo e seguendo il Visconte al piano superiore della villa.

Madame Giry era ancora seduta, lo sguardo perso nel vuoto, tacitamente disperata. No, non era possibile. Erik non poteva essere morto, non doveva neanche pensarlo. Gliel'aveva detto, ripetuto fino alla nausea, che quello che stava facendo era pericoloso... gliel'aveva detto... A stento sentì la mano di sua figlia che, con tenerezza, le accarezzò la schiena, ma si impose un po' di calma per ascoltare lucidamente il discorso tra i due direttori e Gilbert.

«Siete sicuri che sia lui?», domandò febbrilmente André, prendendo per le spalle e scuotendolo come un giocattolo.

«S-sì, monsieur. Un operaio si è attardato a lavorare, questa sera, e ha trovato il suo corpo senza vita nel secondo sottopalco. Era impiccato. Non siete felici?»

«Come fate ad esserne certi?», continuò Firmin, con gli occhi fuori dalle orbite.

«Beh, il suo viso era deformato per metà, proprio come l'uomo che tutti abbiamo visto il giorno dell'incendio.»

I due direttori si lasciarono sfuggire un gemito di dolore, misto all'euforia. Si erano finalmente liberati di quel mostro, ma quel mostro stesso li stava risollevando dalla crisi economica! E che aveva fatto? Si era tolto la vita! Come avrebbero fatto ora, senza di lui e le sue finanze? Rovinati, doppiamente rovinati!

Intanto Phénix, ancora immobile nel suo posto, si ritrovò a stringere convulsamente la tovaglia sotto le sue dita. Non riusciva a ragionare, non riusciva neanche minimamente a pensare ad una cosa simile. Erik morto... il viso deformato... era quello che si ostinava a nascondere sotto la maschera? Per un attimo, in tutta quella confusione, le venne alla mente quel bambino malato e sfigurato che aveva “ucciso” i suoi genitori... Quanto dolore aveva passato anche lui come il bambino, in tutta la sua triste vita?

Provò a prendere un bel respiro per trovare un po' di calma, ma ci riuscì poco e niente. Sarebbe voluta correre all'Opera, alla casa sul lago per vedere se veramente fosse morto, anche se era evidente che il contrario fosse impossibile. Ma non poteva, il teatro sarebbe stato pieno come un uovo di giornalisti e soldati. L'avrebbero vista sicuramente.

Oh, Erik...

Non aveva mai pianto in vita sua, se non al pensiero dei suoi poveri genitori... ma quella volta niente poté fare per fermare le lacrime che le bagnarono le guance.

 

 

*Mi perdonerete sicuramente una svista voluta, dato che la prima dell’Aida venne messa in scena al Cairo alla fine del 1871... Ma io amo l’Aida, dovevo inserirla in qualche modo. :D

 

 

 

Continua...

 

Buona domenica a tutte voi, mie adoratissime lettrici! E lettori, se ve n’è qualcuno! (: Prima di passare ai vostri commenti, vorrei ricordarvi del contest che ho indetto con la mia socia GiulyRedRose sul nostro bel Fantasmone, The Phantom of the Opera - Contest, che ora è ufficialmente aperto! Partecipate numerosi, mi raccomando! *O*

Grazie mille a tutti coloro che seguono questa cosa! *vi abbraccia tutti virtualmente*

sydney bristow: salve! Prima di tutto ti ringrazio per esserti iscritta al contest, io e Giulia non vediamo l’ora di leggere cosa hai prodotto! *_* Comunque, noto con preoccupazione (o devo esserne felice?) i tuoi istinti da killer nei confronti di chiunque si avvicini a Phénix… la donzella ringrazia per il sostegno! XD Grazie mille, al prossimo aggiornamento! (:

Elby: oh *_* Ma che splendido commento! Ora mi commuovo, sul serio! ;_; Ammetto di essere una sostenitrice del “complichiamo le cose e, se scorre un po’ di sangue, è anche meglio!”, ma come hai detto tu Erik merita un lieto fine... Chissà che diavolo succederà! :D E ammetto anche che l’idea di Phénix e Christine che si tirano i capelli dietro le quinte mi ha solleticato l’immaginazione, fantastico! XD Ah, son contentissima che qualcuno apprezzi Rosalinda! Io adoro quella donna, anche se son di parte, vabbè. :’D Grazie, grazie mille per tutto! *_* E se riesci davvero a trovare il tempo per partecipare al contest, beh… son pronta a colarti una statua in oro seduta stante! *-* Speriamo che partecipino in molti, quello mio e di Giulia vuole essere un input per riscoprire questa splendida e drammatica storia!

 

Alla prossima, ladies!

 





   
 
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