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Autore: amy_m88    04/10/2010    1 recensioni
Lei, 22 anni; Lui, anni 24..
Lei, crede nel vero amore; Lui, vive d'avventure..
Lei, è single; Lui, è stato lasciato, abbandonato..
Lei, io, Amy; Lui, lui, lui!
Amy è a Parigi; Lui è a Parigi..
Quando il passato bussa alla porta lei risponderà. Risponderà perchè deve rispondere, o no?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '..Così Lontani..'
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Yuki: non finirò mai di ringraziarti, spero che questa storia continui a piacerti..

Ringrazio come sempre chi continua a leggere.. è importante per me.. buona lettura.. J

 

Capitolo 19 – Speak loud, if you speak Love

ROBERT POV

Sono nella hall dell’hotel Mercure.
Di nuovo!
Questa volta però, non ho dato la buonanotte a nessuna Psiche!
Questa volta, non ho visitato il Louvre!
Questa volta, sono nella hall dell’hotel perché spero di rivederla. Semplicemente perché spero di incontrare lei. Amy!
Voglio rivederla, e non per caso. 
Voglio rivederla, punto! 
Perché non è stato un caso averla incontrata otto giorni fa, in quella creperie. Lo so! 
Noi, siamo gli arbitri dei nostri incontri. 
Noi, decidiamo il risultato della partita. 
Perché un match può durare novanta minuti; come potrebbe durarne novantacinque; come potrebbe non iniziare affatto. 
E io non voglio che il mio match finisca ora. 
Perché da otto giorni non si tratta più solo del mio match! 

L’orologio alla parete indica che l’ora del thè è passata da un quarto d’ora.

“Teo, sapresti dirmi chi è la ragazza che è uscita poco fa?” qualcuno chiede informazioni a Mr-Robert-Pattinson-Non-Esiste.
“E’ una nuova cliente, è arrivata stamattina!” risponde, cercando le prenotazioni. “Si chiama Marta Voci! E’ italiana!”
“Capisco!” ribatte pensieroso l’uomo dai capelli sale e pepe. “E il ragazzo?” continua. 
“Il fratello di Mademoiselle Florent!” controbatte, questa volta deciso. 
La fortuna è dalla mia parte: non ci siamo incontrati, e io ho la possibilità di camminare ancora per un po’.
“Oh, perfetto!” conclude l’uomo, voltandosi verso di me.
Ho uno strano presentimento. 
L’ennesimo in un giorno. 
E oggi è il mio compleanno. 
Sembra sia il compleanno dei presentimenti. 
I presentimenti, che non ho avuto per ventitre anni, si erano dati appuntamento a Parigi per oggi. Ecco svelato il mistero!

“Aspetti qualcuno, giovanotto?” mi domanda, dopo aver finito di leggere un quotidiano italiano; un articolo di sport, ad onor del vero. I miei occhi, in effetti, stanno vagando per la hall da tempo. E, probabilmente, non con l’indifferenza che credevo. 
“No, signore!” risposta automatica. Negare l’evidenza, che cosa meravigliosa. Bisogna omettere, non negare. Quando mai imparerò? Se imparerò, un giorno!
“Io sì!” ribatte lui. “Mia nipote è salita a prendere la borsetta! Stasera mangiamo fuori! Ristorante italiano…” aspetta una mia risposta. Una risposta che ovviamente non arriva. “Pare che Maggio sia il mese degli italiani a Parigi!” continua sorridendo. “Sai…
“Nonno!” una bambina si sta precipitando a rotta di collo giù per le scale. “Possiamo andare!”
“Perfetto, Ale!” Ale? Perché ho già sentito questo nome?
“Ciao Robert!” una bambina che conosce il mio nome. Mi saluta agitando la manina. “Io sono Alessia!” si presenta.
“Ah, che sbadato! Mi chiamo Antonio, è stato un piacere parlare con te!” e Antonio mi stringe la mano. “ Sono il nonno di questa piccola peste!” dice, scompigliandole amorevolmente i capelli.
Presentimento sbagliato. Fortunatamente! O no? 
“Ti auguro che Bella ti raggiunga presto!” continua, facendomi l’occhiolino. “E buon compleanno!” un ultimo cenno di saluto, prima di prendere per mano la bambina e fingere una corsa verso l’uscita. 
Che uomo simpatico. Antonio. 
Alessia e Antonio. 
Ale e Antonio!
Sembra di chiamare Amy, anche se… ma certo! 
Ecco dove ho sentito questi nomi!

E’ passata mezz’ora. Cielo, anche una bambina di quattro anni si fa aspettare. Donne in miniatura! Una bambina che giocherà ancora con Barbie e Ken, si fa aspettare!
Barbie! Chissà se avrà una vita propria! 
E se l’avesse, quanto profondi sarebbero i suoi pensieri? 
Parlerebbe mai di genetica? 
Quante percentuali ci sono che, Barbie, conosca Mendel? E Ken? Non credo che lui sia più intelligente. 
Non riesco a stare fermo, questo pensiero mi uccide! Questo dubbio mi uccide. 
Ah, quanto aveva ragione Othello: il dubbio è peggio del non sapere. Se stessi immobile come un vampiro, esploderei.
Mathieu segue ogni mio movimento; e ovviamente, non abbiamo scambiato una parola che sia una ( quante cose ovvie, è tutto ovvio!). 
Non mi ha fatto neanche gli auguri di buon compleanno! Non che io aspetti i suoi auguri, ovviamente ( ancora) 
Basta, Robert! Niente è ovvio! 
Il ritmo del mio piede aumenta, il passo aumenta, il battito aumenta. 
E’ il caso di rischiare! 
Chi non risica, non rosica! 
Qualunque cosa significhi, rischierò!

Alle sei in punto sono davanti alla sua porta. 
Busso.
Probabilmente non sta aspettando me.

“Non ce l’ho fatta! Sono nella hall da quarantacinque minuti! Perdonami!” dico, frapponendo il piede destro tra lo stipite e la porta: almeno non mi chiuderà la porta in faccia.
Si allontana, e vedo la sua figura tutta quanta insieme. Il turbante è a terra, le è caduto all’improvviso. I capelli bagnati le ricadono sulle spalle, coprendole metà schiena. 
Non riesco a capire cosa possa pensare, in questo momento! 
Mi osserva impassibile, visibilmente sconvolta. 
Mi avvicino lentamente a lei, cercando di tranquillizzarla, ma ho paura. 
Ho paura che il mio cromosoma Y possa rovinare tutto. 

“Mi dispiace, perdonami!” dico, ripeto e ribadisco.
“Di avermi fatto aspettare tanto?” e mi prende dalla cravatta, trascinandomi verso il letto.

Ed è tra le mie braccia!

E’ lei a stringermi, come se avesse paura di una mia fuga. E in punta di piedi, è sempre lei a cercare le mie labbra, che si schiudono appena vengono sfiorate. 
Bacio con morso, e si stacca da me. 
Adesso sono io a baciarle gli angoli della bocca, risalendo fino ai lobi delle orecchie; e intervallando ogni bacio ad un sussurro. 
Speak low, if you speak Love! It isn’t? Will?
Lei sorride, lasciandomi fare.
Con mani febbrili sbottona la camicia, facendola scivolare a terra. 
Ad ogni mio tocco, rabbrividisce. Ed io con lei!
Non vuole lasciarmi! 
Non voglio lasciarla!
Continua a stringermi, cercando i miei occhi, e le mie labbra.
La stringo a me, cercando il suo sguardo, e la sua bocca.
E’ un Domani Mai!


Amy si è addormentata. O almeno è quello che credo. Non parla, e ha gli occhi chiusi! 
Questa camera è fantastica. 
La prima camera d’albergo singola, davvero singola, che vedo. Perché, solitamente, per i comuni mortali ( persone che non fanno parte come me, dello show business), le camere davvero singole, sono rare. 
Davanti a me c’è una scrivania, sulla scrivania un PC, all’angolo sinistro un televisore digitale. Alla mia destra ( in questo momento sono sdraiato sul letto, incatenato da Amy) c’è un armadio a muro. Allungo un attimo lo sguardo, e finalmente lo vedo. 
Il frigo bar! 
Chissà se è pieno! Chissà quante bibite contiene! Chissà se potrei usufruirne! 
Se esiste qualcosa che mi piace e adoro delle Premiere, è sicuramente il momento del rientro in albergo. 
Non tanto per la suite, che non sopporto. Direi, più che altro, per il frigo bar! Il quale, essendo in una suite, è capiente quanto la borsa di tappeto ( Amy mi ha influenzato troppo, santo cielo) ! Quanto il gonnellino di Eta Beta, in poche parole ( non so quale paragone sia peggio, uff)! 
Chissà Tom quale sceglierebbe! Forse mi chiamerebbe Jerry! Ma che idee… Sono matto! Ventiquattro anni, buttati dalla finestra! Ventiquattro anni sprecati! 

Il suono di un cellulare mi riporta nella camera d’albergo. Un sms. Steph
E’ l’ennesimo sms con cui mi ricorda di avere ventiquattro anni. Un sms in cui mi ricorda che non sono un quarantenne!
Stephenie Ritz è la mia agente! Da quando le nostre strade si sono incontrate, non mi ha lasciato solo un minuto.
Senza di lei la mia carriera avrebbe conosciuto la parola fine, anzitempo! 
E’ lei l’organizzatrice di tutto. 
E’ lei la mia agenda! 
Mentre Miss Ritz svolge il ruolo di agente; Steph ha un modo tutto suo per mostrare l’affetto che prova per me. Perché credo sia affetto quello che prova per me.
Quando le ho comunicato la mia decisione di passare un mese a Parigi, mi ha sorriso, fulminandomi con lo sguardo. Era preoccupata! 

“Come resisterai un mese da single? Come puoi tu, un ragazzo appena svezzato, sopravvivere un mese, da solo?” così mi rispose.

Io per Steph sono un ragazzo appena svezzato. 
Non che sia andata troppo lontana dalla realtà, lo ammetto! Perché la mia organizzazione è pari a zero! E non parlo del ragazzo che in un nanosecondo riesce a sparire dalla circolazione! 
Sono Goofy
Forse con delle arachidi potrei spiccare il volo, ma sono Goofy
Mickey è Tom, non io! O forse, Tom è Donald, con un nascondiglio segreto sotto il garage!
Sì, Goofy e Donald! Decisamente sì! Siamo loro!
Robert Thomas Pattinson, torna in te! Robert Thomas Pattinson, a rapporto! 

I miei occhi puntano sul comodino di Amy. Due libri. 
Incredibile! Ecco perché suo fratello mi ha chiamato Tasso

“Hai portato Il Calice di Fuoco!” chiedo divertito, alla ragazza che mi sta guardando incuriosita.
“Sì!” risponde senza riflettere. Questo fatto mi diverte. Anche lei risponde automaticamente! Perché a tutto sta pensando, fuorché al Calice. Ne sono sicuro! 
Infatti noto l’altro libro, più sottile. In copertina c’è una donna con una lunga treccia, in piedi davanti a uno specchio.
Ecco l’inizio di tutto! Per Amy!
“E anche questo, ovviamente!” dico, sfogliando il libro. Queste pagine sono state lette e rilette infinite volte, ne sono certo! Non mi stupirei se mi citasse la frase X di pagina Y… 
“Già!” risponde, mentre le si illuminano gli occhi. “Questo libro è unico!” afferma.
Unico, semplicemente! 
Unico, punto!
Non posso che darle ragione! 

“Robert!” sussurra dopo un attimo di silenzio.
“Sì?”
Joyeux Anniversaire, dearling!” 
Thank you!” ringrazio, e dopo un attimo di pausa, sussurro. “Miss Elizabeth!” 
You may, Mr Darcy!” risponde, sorridendo davvero.

MARTA POV

L’ultima cosa che ho visitato in Italia, è stato un cimitero! 
La prima cosa che voglio visitare a Parigi, è un cimitero!
Non è che stia visitando il cimitero Sto aspettando qualcuno che sta visitando il cimitero! 
Amy mi ha detto che avrebbe impiegato un po’, ma voglio aspettare qui! 
Così mi ha salutato, e ora conto le persone che entrano ed escono, aspettando! 
Quando intravedo la figura di Luca, sono le cinque! 

Mi fissa, piacevolmente stupito. 
Gli sorrido, porgendogli la mano. 
Sorride, accarezzandomi. 

“Grazie!” sussurra.
“Non devi ringraziarmi, lo sai!” rispondo, sospirando.

Forse non so cosa significhi perdere un parente che non hai mai conosciuto. Forse non so come ci si possa sentire quando perdi la figura maschile di riferimento. So però, cosa vuol dire perdere un genitore che non senti di aver perso. 
Perché mio padre ha accettato un invito che non poteva rifiutare. Sì, accettare qualcosa che non si può rifiutare. 
Non rassegnarsi, accettare. 
Perché, partire con un sorriso, significa accettare. Partire per un viaggio di sola andata non è mai facile, ma lui ha accettato di partire.

“Marta!” mi chiama. “Davvero!” Luca è insistente quando ringrazia.
“Sì, davvero! Non ti azzardare!” ribadisco divertita.
“Okay, allora vieni con me!” dove mi vuole portare? 
Senza spiegazioni mi trascina ( e io mi lascio trascinare) per le vie parigine, alla ricerca di una metropolitana.


Rientro in hotel dopo due ore!

“Grazie!” sussurro.
“Non devi ringraziarmi, lo sai!” risponde, sfiorando le mie labbra.

ROBERT POV

E' stato un Domani Mai!
Un Domani Mai, ancora!

Con un Noi!

   
 
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