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Autore: Ezrebet    05/10/2010    2 recensioni
A L.A. Spike affronta i suoi fantasmi, e non solo. La vita lo costringe a capire che niente finisce per davvero.Vi racconto questa storia, prendendo spunto da una bellissima poesia di Pablo Neruda.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Spike aprì la bocca per dire qualcosa ma, forse per la prima volta in cent’anni, non riuscì a trovare niente, neanche una battuta, per riempire quel lungo silenzio. Mille pensieri gli affollavano la mente, per la verità, ma nessuno sembrava abbastanza giusto per quel momento. Così, continuò a fissarla, mentre lei sospirava lievemente, incrociando le braccia sul petto. Sembrava proprio che non avesse alcuna intenzione di aiutarlo.. e poi, perché avrebbe dovuto farlo? Era passato più di un anno. Forse, nonostante tutto, tra loro non c’era proprio più niente da dire. Magari, rifletté Spike nella frazione di un secondo, il problema è stato sempre e solo mio. A dispetto di ciò che gli aveva detto Fred e della reazione inaspettata di Willow, non c’era davvero più niente tra loro, se non il ricordo di un passato condiviso e chiuso, dentro il cratere di Sunnydale.

 

Ma perché diavolo Angel le ha detto di me..?

 

La frustrazione e la rabbia stavano per avere il sopravvento sul vampiro, già pronto a girare i tacchi e a scomparire per sempre da sotto il fuoco di quelle iridi per cui era già morto, quando la sentì mormorare “Ha detto che avremmo potuto provare a chiarire qualcosa”.

La confusione e lo stupore si disegnarono istantaneamente sul volto di Spike, che piegò la testa da un lato e strinse gli occhi “..chiarire qualcosa?” ripeté, odiandosi per lo stato d’animo che l’aveva invaso.

Buffy annuì “Si, ha detto così. Magari, si è sbagliato” riprese lei in quel modo serio e fatalista che, per l’inferno, lui aveva adorato. La vide abbassare lo sguardo, come a cercare le parole e la concentrazione necessari per spiegarsi, poi incontrò di nuovo i suoi occhi “Mi è sembrata una buona idea, prima, nel suo ufficio. Mi è sembrata una cosa logica, questa è la giornata dei chiarimenti, per me” un sorriso amaro le piegò le labbra “Ma adesso, credo che non sia così. Insomma, Spike, che c’è da chiarire? Qualche forza ti ha riportato in vita dopo il sacrificio a Sunnydale e, in tutta onestà, trovo che sia più che giusto. Quello che hai fatto.. è stato magnifico. Davvero” gli rivolse un’occhiata sorprendentemente dolce “C’ero e so come è andata. E’ più che giusto che tu sia qui ed abbia la possibilità di vivere. Una sorta di ricompensa dovuta. Io.. io lo trovo corretto”.

Spike si accigliò, sempre più confuso. Gli pareva una situazione surreale, ben al di là di qualsiasi idea si fosse fatto su un loro re-incontro. La fissava, incapace di muoversi o di dire qualcosa. Ascoltava. La sua voce. La sua bocca. I suoi occhi. Dopo tutto quel tempo… Si trovò a spingere indietro il nodo che gli stringeva la gola.

“Credo che tu possa fare molto e bene, qui con Angel. Si. Se è vero quel che mi ha raccontato.. la storia del se non puoi batterli.. eccetera eccetera..” lo guardò “La sai anche tu, non è così?”.

Spike fece un cenno vago, sconvolto da ciò che stava accadendo.

La guardò distogliere lo sguardo e dare un’occhiata in giro “Ma dov’è l’autista..”.

Un attimo dopo, un uomo in livrea le fu accanto e le aprì la portiera.

La vide togliersi la giacca e appoggiarla al sedile, poi guardarlo ancora “Mi ha fatto piacere rivederti e sapere che.. che stai bene” abbozzò un sorriso “Spero che le ferite vadano a posto in fretta”.

La osservò sistemarsi sul sedile, tirare le ciocche ribelli dietro le orecchie, infilare gli occhiali neri. Si girò di nuovo, un sorriso stampato sul volto, la mano alzata in segno di saluto “Allora, ciao..” disse muovendo appena le dita.

Lui fece lo stesso, piegandosi lievemente in avanti per guardarla dal finestrino aperto “Ciao, Buffy”.

Un momento dopo, l’automobile si mosse e rapidamente guadagnò l’uscita.

Spike rimase immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi, la bocca semi aperta, l’espressione di chi è stato appena investito da un inaspettato uragano.. Non aveva capito nulla di quanto era accaduto in quei pochi minuti che aveva aspettato ed evitato per tanti mesi. L’unica cosa certe era che niente era andato secondo le sue aspettative.

Lei se n’era andata. Rivide in un flash quanto era successo, cercando di ricordare le esatte parole che gli aveva rivolto. Lo fece, più e più volte in pochi secondi, arrivando ben presto all’ovvia conclusione. Buffy l’aveva liquidato, aveva liquidato l’intera faccenda “Spike” con poche, efficaci parole, mostrandogli nel giro di due minuti che il vampiro ossigenato faceva ormai parte del suo passato.

 

Cari lettori, so che questo capitolo è un colpo al cuore per i sostenitori della coppia Spike- Buffy. Una sola cosa: abbiate fiducia.
Ezrebet
   
 
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