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Autore: FeyM    05/10/2010    1 recensioni
Una manciata di mesi dopo il ritorno a corte di Ian in seguito al litigio con il conte Guillaume per la scoperta del suo segreto, qualcun'altro irromperà nella vita del giovane cavaliere americano regalandogli un ulteriore sconvolgimento
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo. Spero di non avervi fatto aspettare troppo...

Grazie a chi legge e recensisce, mi fa davvero piacere che questa storia vi sia così gradita!

Buona lettura!

Daniel era disteso sul letto pensando che se fosse stato nel mondo moderno avrebbe ascoltato volentieri della musica.

Ma come fa Ian a vivere così? Si ripeteva tutte le volte che aveva difficoltà a misurarsi con la vita medievale. Poi ripensava all'amore dell'amico per la giovane Isabeau e sorrideva sapendo in cuor suo che Ian aveva fatto la scelta giusta.

Sono cambiate così tante cose da quando siamo arrivati qui. Pensò viaggiando con la mente agli anni passati. Noi siamo cambiati. E pensare che prima di fare il nostro primo passaggio eravamo ragazzini che volevano solo giocare. Storse la bocca in un sorriso amaro pensando a quanti orrori erano stati invece costretti a vedere.

Guardò il soffitto ancora per un attimo poi si alzò dal letto annoiato e andò alla finestra per vedere il cielo e gli uccelli che volavano sulle torri.

Sarà meglio andare ad avvertire mamma e papà. Si disse pensando alla partenza alle porte.

Non fece in tempo a bussare alla camera che la porta si aprì rivelando i due già pronti a partire.

-Che c'è?-domandò la madre:-Ti ho detto che non saremmo stati di peso.- Fece un risolino isterico guardando la faccia del figlio attonito. Il padre intanto stava preparando la sua sacca. Quest'ultimo lo guardò con un sorriso dicendo una cosa simile a quella della donna che era appena uscita.

Ma come hanno fatto ad adattarsi in sì e no due giorni? Si stava chiedendo con uno sguardo torvo.

-Vi ricordo che non è una gita di piacere.- disse all'insegna dei due.

-Ma lo sappiamo, figliolo.- gli disse il padre uscendo.

Daniel si ritrovò da solo appoggiato alla porta della camera dei genitori. Gli venne voglia di sbattere la testa sullo stipite per il nervoso e forse un po' l'invidia dell'adattabilità dei suoi genitori. Poi qualcosa gli folgorò la mente, e capì che il comportamento del padre non solo era insolito, ma anche sospetto.

Poco dopo comparve Ian nel corridoio. Guardò l'amico tanto teso quanto nervoso e gli chiese:-Daniel, ma che ti succede?-

-Hai mai provato invidia in una situazione difficile?-chiese lui con un'altra domanda.

-Sì ma, ti riferisci ai tuoi genitori?- l'altro americano fece di sì col capo.

Ian cercò di tirargli su il morale fino alla partenza, ma non ottenne altro che sguardi vacui e assenti.

Ma che ti sta succedendo Daniel? Si chiese preoccupato. Decise che avrebbe rimandato a dopo la sua inevitabile discussione con Daniel e andò a salutare Isabeau e i loro figli.

-Il papà sta per partire!- disse entrando nella stanza. Marc gli si buttò addosso con la foga di ricevere un abbraccio e fu accontentato subito dopo. Michel era in braccio alla madre ma guardava il padre sorridendo come stava facendo Isabeau.

Il giovane diede un bacio alla moglie e lei gli fece le dovute raccomandazioni, poi uscì nel piazzale dove Beau e gli altri scudieri avevano preparato i cavalli dei loro signori per la partenza.

Vedendo Daniel con lo sguardo rivolto al terreno pensò su due piedi di prenderlo da parte e costringerlo a spiegargli quale fosse il suo problema, ma sopraggiunse Chailly chiedendogli quali ordini doveva lasciare ai soldati una volta che fosse partito. Ian cercò di prestare la massima attenzione al barone, ma per quanto si sforzasse c'era un pensiero fisso che lo tormentava dalla mattina.

Una volta che Chailly se ne fu andato non cercò di ritentare l'attacco, e decise di aspettare di essere già partiti guardando però Daniel con costante apprensione.

Martewall gli si avvicinò confermando i suoi timori:-Mi sembra teso il tuo amico.- disse tanto per cominciare a parlare, ma non sapeva quanto aveva preso nel segno.

-Sì, infatti. Non capisco cosa abbia.-rispose l'altro tergiversando.

Non ci furono molte altre parole prima della partenza, e Ian ebbe solo modo di incoraggiare John e Sylvia e di tenere un trotto lento per evitare di far disperare i due. L'unico problema era Daniel, che ogni tanto scrutava il padre con sguardo accusatore senza farsi notare.

Procedettero attraverso sentieri sterrati per il resto del pomeriggio e si fermarono ad una locanda in un paese vicino. Quando si furono rifocillati e furono pronti per andare a dormire, Ian era già spazientito per il comportamento dell'amico.

Mentre lo accompagnava in camera, chiuse la porta dietro di loro per fargli capire di non poter evitare il discorso. Daniel lo guardò torvo e si arrese.

-Avanti, dimmi quello che vuoi.-gli disse con tono incolore.

-La mia domanda è una sola:-COSA HAI per essere così scontroso?-gli chiese senza mezzi termini.

-Niente.- gli disse semplicemente, come un bambino che cerca di nascondere l'evidenza.

-A me non sembra.-Ian era oltremodo preoccupato. Cosa poteva essergli successo da cambiarlo dal giorno alla notte in qualche ora?

Daniel sospirò e si mise la testa tra le mani. Ma cosa sto facendo? Si disse togliendo si scatto le mani dai capelli.

Rimasero fermi per vari minuti, uno in piedi sulla porta, l'altro seduto sul letto con lo sguardo piantato a terra senza sapere cosa dire. Ian sapeva che a volte il silenzio era il modo migliore per cominciare una conversazione e lasciò Daniel a pensare aspettando paziente che gli desse un motivo.

-Mi dispiace.- disse dopo quell'attesa.

-E di cosa?-Ian aveva aperto bocca senza neanche pensare.

Daniel sorrise amaro compiangendo se stesso:-Ti ho messo nei guai, ma tu sembri non capirlo.-

Ian si fece torvo:-Spiegati.-

-Quando ho portato qui mamma e papà, non ho ragionato. Di per se questo è stato il mio errore. E non avevo fatto i conti con papà.-

-Io non capisco comunque.- continuò l'altro sempre più confuso.

-Andiamo, non ci vuole un premio Nobel per capire che sta macchinando qualcosa!- esclamò.

Ian comprese solo allora il senso di colpa dell'amico. Doveva aver intuito che John aveva ben altri progetti per quel gioco e che avrebbe carpito più informazioni possibili per poi elaborare una strategia tutta sua e forse far davvero arrivare Hyperversum agli scienziati.

-Non ne ho la certezza, ma questo suo adattamento così repentino mi insospettisce.- disse ancora sentendosi in colpa.

-Consolati, non saremmo comunque riusciti a mantenere il segreto ancora a lungo.- cercò di tranquillizzarlo Ian.

-Come è successo con il conte?- I due si guardarono capendo la catastrofe che avrebbe significato se il cerchio del segreto si fosse allargato troppo.

-Già vedo i dibatti tra gli storici...Si deve salvaguardare la storia, non modificarla,-citò:-No, se si possono cambiare alcuni fatti della storia si possono evitare eventi disastrosi.-

-Ma funziona solo come me.- disse Ian.

-E chi dice che con Marc e Michel no? Con Ty è successo.- gli rammentò l'altro giovane.

-Con Ty è stato un caso perché solo quando giocavi lui poteva transitare da un'epoca all'altra.- ribattè Ian, nonostante fosse poco convinto.

Tacquero ancora, ma Ian era già giunto ad una conclusione:-Se i tuoi sospetti su John dovessero rivelarsi esatti, lo convinceremo a cambiare idea.-

-E se non dovessimo riuscirci?- chiese Daniel temendo la risposta.

-Distruggerai il gioco, così nessuno potrà più andare e venire.- disse lapidario.

-Ma in questo modo tu...-Daniel non riuscì a finire la frase per il nodo alla gola.

-...Rimarrò bloccato di qua, lo so. Ma già più volte ho fatto questa scelta e come vedi non me ne sono mai pentito.-

Detto ciò Ian uscì dalla stanza di Daniel dicendo all'amico di non stare in pensiero, ma Daniel non ci riusciva. Accidenti! Ma perché c'è sempre un guaio da risolvere?

Continua...

  
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