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Autore: pervertedsquirrel     05/10/2010    4 recensioni
Hermione è la perla più importante tra i mangiamorte di Voldemort, allevata per attuare il suo più grande piano. Ma quando il Signore Oscuro le assegna la sua più grande missione, essere amica col nemico giurato, Harry Potter, la ragazza non prevederà di innamorarsi perdutamente di lui. Tradotta dalla stupenda fanfic di perverted-squirrel. Traduttrice Giu1212hilary
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Harry/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Buon compleanno, Hermione

Quel giorno era il 19 novembre, l’ora, le nove del mattino, e dove era Hermione? Si trovava alla Torre Grifondoro, e stava finendo un saggio su l'ultima battaglia tra i Goblin e i Folletti. Anche se quel saggio era incentrato su un argomento apparentemente noioso, si trovò eccitata nel descrivere le vittime della storica battaglia, il numero che era diventato pericolosamente alto durante la lotta, nel giro di poche ore. Hermione pensò che il crescente interesse per le faccende scolastiche fosse dovuto alla difficoltà sempre più alte di cui i professori la rimpinzavano. Le difficoltà rendevano forte la sua formazione e sapeva che quando avrebbe affrontato la scuola, ne sarebbe uscita più fortificata di prima. All'inizio del semestre, era stata in grado di prevedere tutto ciò che usciva dalle loro bocche prima ancora che pensassero a cosa avrebbero detto, ma adesso grattava furiosamente la penna su tutta la pergamena, cercando disperatamente di tenere il passo con le lezioni. Un paio di volte aveva pensato di chiedere aiuto per le materie più difficili, ma decise di non farlo. Hermione Granger non aveva bisogno dell'aiuto di nessuno.

 

Un altra ragione era data dal fatto che i sentimenti che aveva riconosciuto un paio di settimane fa, erano ormai pienamente dominanti nella vita quotidiana. Non importa dove andava, nè cosa faceva, nella sua mente c’era sempre e solo Harry. Studiare e fare i compiti erano una buona distrazione, anche se solo per un po' di tempo. Ma solitamente, la metà del tempo, Harry si fermava a chiederle di poterle fare compagnia. La sua mente le urlava di continuo in quei casi, ma quella grande, grassa bocca rifiutava di ascoltare. Poi, finiva per avere un’altra facile conversazione con lui e scendeva sempre più a fondo nel foro che sapeva di aver già scavato. Perché non poteva mai dirgli di no? Era come se le avesse fatto un incantesimo o qualcosa del genere! Ma non importa quanto Hermione cercava di deviare quella colpa, sapeva di essere lontana dalla verità.

 

Le distrazioni possono durare a lungo quando si cerca di evitare qualcosa.

"Hey Hermione"

 

Inizialmente, quando Hermione aveva sentito quella presenza arrivare da dietro, pensò si trattasse di Ginny. Dopo tutto, era l'unica persona che si alzava così presto, come faceva al fine settimana. Purtroppo, aveva torto. "Ciao Harry"

 

Prese una sedia accanto e le fece un sorriso, quel tipo di sorriso che metteva a repentaglio il suo stomaco. Se quella era amicizia, perché cercava così inflessibilmente di convincere se stessa nel credere che non sarebbe stato poi così male? Che diavolo di dolore! Lui continuava a sorridere e presto il dolore fu arduo da sopportare.

 

"Che c’è?" chiese aspramente.

"Vuoi scendere a fare colazione?" chiese l’altro gentilmente, ignorando quel tono.


Hermione ridusse le sopracciglia, sospettosa: "Ma Ginny e Ron non si sono ancora alzati."


Lui annuì, "Esattamente"


"Di solito non usi queste parole per spiegare l'assenza del tuo migliore amico e della tua fidanzata." Commentò Hermione, guardandolo acutamente.


L’altro
si strinse nelle spalle: "Voglio farti vedere una cosa."

Lo guardò con aria di rimprovero, chiedendosi cos’avesse pensato. "Perché?"

 

Harry scosse la testa perplesso. Hermione aprì la bocca per parlare di nuovo, ma lui le prese la mano e la trascinò fuori del divano. Il tocco della sua mano le fece cadere la penna scioccandola velocemente, come un fulmine che le attraversava il corpo, partendo dalla punta delle dita fino ad arrivare a quelle dei piedi. In nome di Merlino, che diavolo era?

"Andiamo" fu l'unica cosa che le disse mentre la conduceva fuori dalla torre e verso il corridoio.

 

Hermione rimase in silenzio mentre lui la portava giù da una serie di corridoi e di scale. Non voleva pensare, non volevo rovinare quel ... quel momento. L'unica ragione per cui aveva considerato quella situazione era il fatto che la mano di Harry non aveva lasciato andare la sua da quando l’aveva portata via. Non pensava che la sua vita dipendesse da questo, e non pregava il cielo che non lasciasse andare la mano; praticamente teneva saldamente la sua mano, incurvandola leggermente in modo da non perdere aderenza e da non lasciarla cadere. Si chiese vagamente se Harry potesse sentire che la sua mano cominciava a sudare per la pressione. Almeno, pensò che fosse a causa della pressione. Ascolta

Trascrizione fonetica

 

 

Si fermarono quando Hermione vide un grande ritratto con un cesto di frutta. Hermione osservò la zona, chiedendosi cosa ci fosse di così speciale. C'era solo un ritratto. Si voltò a guardarlo con uno sguardo strano, "Che cosa dovrei vedere?"

 

Harry sorrise soltanto e si fermò davanti al ritratto, concentrandosi sulla pera sepolta all'interno del cesto. Hermione aprì la bocca per fargli alcune domande quando la mano di Harry si avvicinò al ritratto e solleticò la pera. Certo, il solletico. Hermione stese lì, trafitta dal movimento, e saltò quasi dalla paura quando il ritratto si aprì. Rimase a bocca aperta quando vide la porta nascosta mentre Harry si girava a guardarla. Prese di nuovo la sua mano e la condusse all’interno della stanza.

 

Pensò di essere morta e andata in paradiso.

La cucina… era alla cucina di Hogwarts.

 

"Oh Merlino" respirò iniziando a guardarsi intorno, nella stanza. Vide armadi su armadi pieni di cibo di ogni genere-andavano dalle carote a fette di carni confezionate. Pentole e padelle erano allineate alle pareti e poté vedere, da un lato della grande stanza, un camino in mattoni. In realtà, la stanza era così grande, che pensò fosse una replica esatta della Sala Grande, con tavoli che sembravano i tavoli delle casate, ma vuoti. Erano presenti incantesimi di raffreddamento per poter conservare i cibi di cui avevano bisogno e poté quasi sentire il leggero brivido che emanavano. Si girò per vedere che Harry ricambiava il suo sguardo con un sorriso sul volto.

 

"Buon compleanno, Hermione"

La sua bocca si spalancò. Si era dimenticata che quel giorno era il suo compleanno e lui l'aveva ricordato, come aveva detto che avrebbe fatto. "T-ti sei ricordato?"


"Certo che l’ho fatto", disse.


Guardò un'altra volta la stanza, "E questo-"
AscoltaTrascrizione fonetica

 

"E’ il mio regalo. Mi hai detto che ami il cibo qui, così ho pensato di condividere il mio piccolo segreto con te: Accesso illimitato alle cucine della scuola. Ma lo sa solo Ron, quindi cerca di mantenerlo, ok? " chiese silenziosamente.

 

Hermione annuì, "E’ che ... nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per me, prima d’ora."

Harry corrugò la fronte "Davvero?"


"Sì" rispose lei onestamente.


"Nemmeno i tuoi genitori?" chiese.

 

Scosse la testa e intravide un movimento nell’angolo del suo occhio. Si girò e vide un vivace elfo domestico intorno alla cucina e dovette contenere un rantolo. Si voltò di nuovo verso di Harry, "Che ci fa un elfo domestico qui?"

"Oh, beh, loro cucinano qui." spiegò.

Hermione sembrò sorpresa, "Davvero?"

L’altro annuì, "Ma non preoccuparti, so che vengono pagati per lavorare qui. Amano lavorare ad Hogwarts." puntò un tavolo vicino al centro della stanza, "Vuoi sederti?"

Hermione sorrise e seguì Harry verso il tavolo. Si sedette di fronte a lui mentre un elfo domestico con due palline da tennis verdi al posto degli occhi, veniva per ordinare. C’era qualcosa di familiare in quell’elfo, ma non riuscì a capirlo bene. "Signor Harry Potter, signore! Dobby è così felice di vederti!"

Fu allora che sentì il clic. Dobby! Il suo vecchio elfo domestico, Dobby! Spalancò gli occhi e chinò la testa, improvvisamente consapevole della sua presenza. Se l’avesse riconosciuta, sarebbe stata nella merda! Anche se metà della sua mente avesse voluto gridare chi fosse, se non altro per parlare con lui, come i vecchi tempi, sapeva che quella non era la migliore idea al momento. Sperò che il tempo fosse stato buono con lei, mascherandola dalla ragazzina di 13 anni che Dobby conosceva.

"Ciao Dobby, come va?" chiese Harry educatamente.

"Dobby sta bene, signore, molto bene! Chi è la nuova amica di Harry Potter?" Dobby guardò Hermione che incontrò i suoi occhi, cercando di mascherare la paura.


"Oh, scusa per i miei modi, Dobby lei è-"

 

"Se non ti dispiace, Harry, vorrei solo mangiare qualcosa e poi tornare al mio saggio.” Lo interruppe Hermione, fingendo un sorriso innocente.

 

Harry la guardò in modo strano, "Umm ... bene, allora. Dobby, potresti portarci solo un po' di frittelle e delle focaccine con diciotto candele sopra, per favore?"

Dobby annuì con entusiasmo: "Subito, signore!"

 

L'elfo domestico corse via ed Harry si voltò verso Hermione, guardandola in modo strano. Lei gli sorrise timidamente e cercò di evitare il suo sguardo. "Cos’era quello?"

 

"Niente, io ... Voglio solo tornare al mio saggio, davvero." mentì.

Lui non le credette. "Hermione, è il tuo compleanno. Hai bisogno di relax, calmati."


Lei scosse la testa: "E' solo un altro giorno, Harry - un altro giorno, un altro saggio che devo completare."


Lui sospirò, "Anch’io ci sono abituato."


Lei inclinò la testa con curiosità: "Cosa vuoi dire con ‘abituato’?"
Ascolta

Trascrizione fonetica

 

"Be', dopo tante feste a sorpresa fatte dai Weasley, ci si abitua all'idea che il tuo compleanno abbia un valore da celebrare. In più, i regali non sono neanche niente male." disse con un sorriso.

"Allora ti piace solo per i regali?" chiese lei ironicamente.


Lui sorrise, "Naturalmente". Quando il suo viso perse piccole tracce di umorismo, parlò in tono serio: "Hai
festeggiato il tuo compleanno, prima, giusto?"

 

Si fece beffe di lui: "Certo." Ebbe un flash del suo ultimo "regalo di compleanno" e lasciò che il suo atteggiamento mostrasse nel volto caratteristiche diverse. Harry sembrò notarlo e alzò un sopracciglio verso di lei, sapendo che c'era qualcos’altro che gli stava nascondendo. Ci pensò per un secondo, chiedendosi se avrebbe dovuto parlargliene. Sul lato logico, la decisione era giusta, ricopriva i bordi di qualunque cosa avesse potuto svelare la sua vera identità. Inoltre, l’aveva già fatto un paio di volte e lui non sembrava aver sospettato le sue motivazioni. Sospirò, "La mia ... famiglia aveva dei modi per celebralo che in genere beneficiava più loro che me. Ho capito di non poterne più e ho chiesto loro di smettere, circa tre anni fa. Ma il mio… fidanzato ha sempre insistito nel farmi un dono, ogni anno, e così è andata. Puoi usare l’immaginazione per il resto."

 

Lui annuì comprendendo, con una lieve smorfia sulle labbra: "Di quali istituzioni beneficiavano?"

Lei sorrise compiaciuta: "Beh, di solito finiva prima che io-"


"Volevo dire coi tuoi genitori", disse, assumendo un aspetto ripugnante sul viso, probabilmente a causa dall’immagine mentale che Hermione aveva appena disegnato per lui.

 

Hermione rise in silenzio per quell’espressione e gli rispose, "Feste, balli, qualsiasi cosa che designa un formale stare-insieme, quando l'unica cosa di cui avevo bisogno era semplicemente spegnere le candeline."

 

La guardò placidamente: "Deve essere stato orribile."

Lei scosse la testa: "Non proprio, la torta era sempre buona."


Ridacchiò, "Sai cosa voglio dire."Ascolta

 

Trascrizione fonetica

 

 

 

Con un cenno del capo cercò un altro commento sarcastico per impedirle di scavare su vecchie ferite. Non trovò niente. Così, stabilì di mostrare uno sguardo patetico che disegnò sul visto tristi lineamenti. "Non ti pesa molto dopo un po’. Il tuo compleanno si trasforma lentamente in un altro giorno, dove l'unica cosa diversa è che sei cresciuto qualche centimetro in più, rispetto all'anno scorso".

 

Harry si appoggiò allo schienale della sedia: "Beh, quando ero piccolo, il mio compleanno non veniva mai celebrato." Hermione fu sorpresa dalla sua confessione. "E’ sicuro che non predicherai al coro sbagliato. Ma anche se era solo un altro giorno, cercavo sempre di fare qualcosa per riconoscerlo, come infornare i muffin a mezzanotte, quando mia zia e mio zio dormivano o andare al parco giochi per tutta la giornata, anche se questo significava lavare piatti in più."

 

Hermione ci pensò un attimo prima di rispondere: "Credo ... che non mi sia mai importato di crescere. Più si è anziani, più si diventa debole, e si perde agilità."

Lui la guardò per un momento, "Non è del tutto vero. Più si invecchia, più saggio si diventa."


"Sì, ma la saggezza non sempre è un tratto facilmente acquisibile." Motivò l’altra.


"Dipende dal tipo di persone che sei." Disse Harry con voce lucida.

 

Lei si voltò a guardarlo e dolente, vide lampeggiare qualcosa nei suoi occhi. Fu come se stesse cercando di leggere al suo interno. Innalzò immediatamente le sue mura, ma non sentì niente che premeva contro. Forse sta utilizzando un altro modo per leggerti, ipotizzò la sua mente, come se ti stesse studiando e cercando di capirti normalmente. Ma qualcosa nella parte posteriore della sua testa si ribellava; qualcosa le diceva che non doveva pensarci troppo. Ci sarebbero state conseguenze nel pensare troppo, come il mostrare emozioni. Lo vide sporgersi leggermente in avanti sui gomiti, inclinandosi da una parte e continuando a guardarla con quello sguardo indagatore sul volto.

 

"Ecco a voi signore e signorina!" la voce di Dobby lì rianimò.

Il collo di Harry s’allungò guardando il sorridente elfo domestico in piedi e gli sorrise educatamente. "Grazie, Dobby."


Dobby annuì con un largo sorriso, "Non è un problema, Harry Potter, signore!
A Dobby piace la sua compagnia!"

Hermione non poté fare a meno di mostrare un sorriso per il familiare entusiasmo. La faceva sorridere quando era più piccola, ed era un piccolo sollievo sapere che, anche attraverso anni di distanza, poteva ancora esserne affetta. Dobby se ne andò con un leggero inchino e sparì in cucina. Hermione lo guardò per un attimo prima di passare al suo cibo. Non poté fare a meno di lasciare che il suo cuore sciamasse davanti al vasto assortimento di muffin e frittelle, ognuno con una o due candele accese su di loro. Guardò Harry che le sorrideva.

"Esprimi un desiderio", disse bruscamente, facendo cenno al cibo.

Hermione si bagnò le labbra pensando a cosa avrebbe desiderato. Aveva già tutto quello che desiderava sulla punta delle dita, cos’altro c'era? Cogliendo l’opportunità, si chinò e spense le candele con l'unica cosa che desiderava sempre, il giorno del suo infelice compleanno: la felicità. Anche se era completamente soddisfatta della sua vita, non era mai stata veramente felice. Anche se sapeva fosse una cosa difficile, visto che il desiderio non si era mai avverato finora, era ancora l'unica cosa che le mancava. Ciascuna delle diciotto candele si spense come se l’avesse colpite una folata di vento. Hermione sorrise ritornando a guardare Harry.

 

"E allora, cos’hai desiderato?" chiese Harry, prendendo un muffin.

 

Hermione lo batté afferrando il muffin che stava per prendere, levando la candela e mordendolo. Lui la guardò divertito e lei sorrise: "Sai bene quanto me che se racconti a qualcuno il tuo desiderio, non potrà mai avverarsi."

 

Lui annuì e afferrò un altro muffin, mordendolo: "Sì, ma ora so che c’è qualcosa che vorresti diventasse realtà. Di solito, quando si tratta di un desiderio stupido, la gente dice agli altri cosa ha chiesto alla Fata del compleanno."

 

Hermione ridacchiò, "Analogia interessante."

"Mi piace pensare di essere un genio quando si tratta di queste cose".


"Sì, beh se non sei pieno di te, potresti esplodere, o qualcosa del genere." disse, sorridendogli allegramente.


"Renderebbe la questione di Voldermort molto più facile. Vedo quasi il titolo, 'Harry Potter: Ucciso dall’Ego colossale." Disse con una risata.

 

Hermione, comunque, non aveva sentito altro che il nome del Signore Oscuro. "Tu ... tu pronunci il suo nome?" chiese, cercando di nascondere il timore reverenziale, misto alla rabbia che sentiva.

L’altro si strinse nelle spalle con noncuranza: "Beh, sì, è solo un nome, giusto?"

 

Hermione scosse la testa: “E’ il nome del più potente Signore Oscuro di tutti i tempi! Pensavo che la gente temesse di pronunciare il suo nome, sembrano parlare di un loro coetaneo." Controllati, Hermione, si disse, uno sbaglio e sei fregata.

"Ovviamente non mi conosci ancora bene, se questa è la tua conclusione. Quando sei il numero uno sulla lista nera di qualcuno, non hai problemi a dire alla gente chi è." Disse lui con calma.

 

Lei strinse gli occhi: "Sei molto testardo, vero?"

L’altro alzò le mani, "Querelami."

 

Hermione non poté fare a meno di sorridere. Era decisamente diverso da chiunque avesse mai incontrato. Nessuno aveva mai osato pronunciare il suo nome di fronte a lei, prima d’ora, o chiunque altro per quella questione. Era un… sollievo. Neanche lei aveva mai detto ad alta voce il suo nome e qui c’era un ragazzo che lo pronunciava in modo fluente, e lei non poté trattenere la soggezione. Avrebbe dovuto essere arrabbiata, avrebbe dovuto urlargli, avrebbe dovuto avere una sorta di emozione malefica, invece dell’abbattimento. Ma Hermione non potè fare altro che provare ammirazione. Era coraggioso, e lei lo acclamava.

Forse questa era amicizia, e le contrazioni del suo stomaco, erano solo uno spiacevole effetto collaterale. Ammirazione, il nuovo sentimento che stava cominciando ad amare, si stava riversando su di lei. Non sapeva cosa dire, non era in grado di parlare. Per fortuna, Harry scelse il momento giusto per guardare l'orologio, spalancando gli occhi.

Hermione annuì e si alzò dal tavolo, afferrando un altro muffin per mangiarlo durante il viaggio. Harry ringraziò velocemente Dobby mentre si precipitavano fuori dalla cucina, fianco a fianco. Hermione cercò di fare del suo meglio per tenere il passo, ma si sentì vacillare percorrendo un corridoio vuoto. Arrivati nella sala d'ingresso, si guardò le spalle, cercando di memorizzare la strada per riferimenti futuri. Hermione corse per raggiungere Harry, mentre salivano fino al settimo piano. Harry disse la password della torre e la signora grassa li lasciò passare, mentre Hermione si fermava per una fitta al fianco. Doveva tornare in forma.

 

Harry si volse, "Vuoi venire?"

Hermione si trovò ad annuire: "Certo, non me lo perderei per nulla al mondo."

 

Le restituì un sorriso smagliante avviandosi su per le scale, verso il suo dormitorio. Hermione sospirò e uscì dalla sala comune, seguendo il percorso che sapeva portava al campo di Quidditch. La partita della giornata era Grifondoro contro Serpeverde, la prima partita dell'anno. Avrebbe dovuto tenersi la settimana precedente, ma a causa di un infortunio nella squadra dei Serpeverde, era stata rinviata di una settimana. Hermione si ritrovò eccitata per la premessa del gioco. Aveva partecipato a poche partite con i Malfoy quando era più piccola, ma quando si era trasferita a Riddle Manor, le venne proibito di lasciarla, salvo le diverse disposizioni. Le era mancato guardare lo sport e il fatto che il suo migliore amico fosse contro... l’altro suo amico, rendeva la cosa sempre più attraente.

 

Sentì il clic di un megafono e regolò la sua posizione, girando la testa per vedere oltre allo stand del commentatore. La voce del suo compagno Dean Thomas si fece sentire in tutto il campo, "Benvenuti tutti alla prima partita di Quidditch della stagione!" Si sentirono solo applausi in tutto lo stadio mentre quello continuava, "Ed ecco che arriva la squadra dei Serpeverde: Malfoy, Goyle, Tiger, McLaughlin, Broadcorb, Zabini, e Vaisey" Tutti i giocatori volarono sul campo e fecero un giro, accerchiando gli stand. Hermione vide Draco che le faceva l’occhiolino e lo prese in giro. "E la squadra dei Grifondoro: Weasley, Robins, Weasley, Arndt, Yettaw, Wooster, eeeeeeeeeeeeeee POTTER!" Gli stand scoppiarono, ancora una volta, in applausi, ma questa volta più vivi ed Hermione battè le mani lanciando un grido per la sua squadra. Questi fecero lo stesso giro e Ginny le fece cenno. Hermione la salutò di rimando e guardò tutti volare via.

 

Osservò tutti assumere le posizioni e attese che Madame Bumb, l'arbitro, fischiasse e lanciasse la Bluffa, per iniziare il gioco. Vide che l’anziana donna diceva qualcosa ai giocatori prima di soffiare fortemente il fischietto e di rilasciare la palla scarlatta. Gli studenti applaudirono i giocatori che piombarono in tutto il campo. Ginny catturò la Pluffa e corse verso i tre cerchi d'oro sul lato del campo dei Serpeverde.


"Weasley ha la Pluffa! La passa a Wooster, a Yettaw, di nuovo alla Weasley ... e segna! Dieci punti a Grifondoro!"

 

Hermione applaudì insieme al resto dei Grifondoro, e la maggioranza dei Tassorosso e dei Corvonero. Continuò così, Ginny fece la maggior parte dei goal per i Grifondoro e Broadcorb dei Serpeverde ne fece altrettanti. Si rese orribilmente conto che Tiger e Goyle usavano a distanza i Bolidi, visto che la maggior parte della sua squadra era già stato colpita più volte. Non che fosse sorpresa, entrambi erano dei completi idioti.

 

Harry stava facendo il giro del campo con gli occhi concentrati a cercare il Boccino, e Draco lo seguiva. Hermione alzò gli occhi cielo per il comportamento prevedibile. Doveva sempre seguire qualcuno, anche se non intenzionalmente. Interveniva solo quando spuntava la luna blu, ma la maggior parte del tempo era solo una palla di fango che attendeva ordini. Solo quando era con lei, trovava la necessità di avere il controllo.

 

"Potter ha visto il boccino!" urlò la voce amplificata di Dean.

 

Ed era vero, infatti, Hermione vide un barlume d’oro sulla scia della scopa di Harry. Draco si avvicinò e si mise accanto a lui, spingendolo fuori strada. Hermione si accigliò guardando i due ragazzi che combattevano furiosamente per il boccino. Draco continuò a spingere Harry fuori strada e lei combatté la tentazione di urlargli contro. Il perché, non lo sapeva. Per la verità, avrebbe dovuto fare il tifo per il suo migliore amico, la persona che conosceva da tutta una vita. Ma si sentì in dovere di votare per Harry, quello che chiaramente aveva individuato prima il boccino.

 

"McLaughlin segna, dieci punti a Serpeverde!"

 

Hermione trattenne il respiro. Il punteggio era ormai segnato; 80-80 e la pressione era tutta sui due cercatori. Il boccino era sparito da tempo ed entrambi i ragazzi si accigliavano l’uno con l’altro. Fu allora che Harry fece un tuffo a terra, e Draco lo seguì immediatamente. Hermione vide che non c'era nessun boccino e capì cosa stesse facendo. Aveva visto molti cercatori farlo prima, ma solo pochi ci erano riusciti. Il nome della pericolosa mossa le sfuggì dalla mente, quando vide Harry e la sua dignità scendere a velocità massima verso il suolo. Draco si trovava pochi centimetri dietro ed Hermione trattenne nuovamente il respiro, mordendosi le labbra fino a quando non sentì il sapore ramastro del sangue riempirle la bocca.

 

Si sporse in avanti quando vide Harry stare su pochi centimetri da terra. Hermione si lasciò sfuggire un respiro di sollievo e chiuse gli occhi, grata che stesse bene. Un sussulto riempì lo stadio e i suoi occhi si aprirono di colpo. Draco era steso a terra, e si rotolava per il dolore. Sentì uno strappo nello stomaco quando una barella galleggiante spuntò sul campo. Il gioco continuò mentre Draco veniva levitato sulla barella, quasi incosciente. Hermione era così concentrato su di lui che non vide che Harry volava bruscamente verso la parte sinistra degli stand e prendeva una lucida, palla d'oro nel palmo della mano.

 

"POTTER HA PRESO IL BOCCINO, GRIFONDORO VINCE!!”

 

Hermione balzò in piedi e urlò, tutti i pensieri su Draco evaporarono dalla sua mente. La squadra di Grifondoro volò giù per congratularsi con il loro cercatore ed Hermione sorrise quando Harry venne catturato da un abbraccio di gruppo. Ma il sorriso di Hermione vacillò quando vide, al rallentatore, che Harry agguantava Ginny, e la faceva volteggiare baciandola appassionatamente sulle labbra. Il dolore le colpì il petto questa volta. Sentì svanire il respiro mentre si faceva strada verso l’uscita, spingendo le persone sugli spalti. Erano tutti riuniti intorno alla squadra, mentre si congratulavano fra di loro, e dovette spingere per uscire dalla mischia. L'uscita era dall'altra parte della folla e stava quasi per raggiungerla quando sentì qualcuno chiamare il suo nome.

 

"Hermione!" la sua voce era forte, poteva sentirne il ghigno.

 

Scelse di non riconoscerlo e si fece strada tra la folla, avvicinandosi all'uscita. Sentì nuovamente chiamare il suo nome, penetrante in lei, rendendo il mal di petto ancora più doloroso. Se tutto quello che faceva quel ragazzo era causare dolore, perché si trovava ancora lì? Perché aveva accettato di venire?

 

Hermione raggiunse l'uscita e percorse la strada verso il castello, con le braccia incrociate sul petto. Il vento soffiava contro di lei e rabbrividì, maledicendosi per aver dimenticato il vento gelido. I suoi piedi la trasportavano e risultava insensibile ai dintorni, seguiva solo il suo istinto, ovunque le dicesse di andare. Sentì delle risate e delle chiacchiere ad alta voce dietro di lei e affrettò il passo verso il castello. Svoltò alla destra della scalinata principale e seguì il lungo corridoio verso il ritratto del cesto di frutta. Solleticò la pera rapidamente ed entrò attraverso la soglia, appoggiandosi, una volta dentro. Hermione non sapeva perché fosse andata lì, ma fu sollevata dal fatto che la sua mente aveva scelto un luogo appartato, che solo poche persone conoscevano.

 

Hermione lasciò penzolare la testa da un lato, facendo rilassare il corpo. Prese un posto al tavolo più vicino e abbassò la testa, lasciando riposare la mente per le emozioni contrastanti che l’attraversavano. Il momento solitario fu, tuttavia, di breve durata, quando lo scalpiccio di piccoli passi interruppe il silenzio. Alzò immediatamente la testa, e vedendo quei grandi occhi verdi fissi su di lei si rilassò.

"Ciao Dobby", disse, alzando la testa e guardando il piccolo elfo domestico.

Dobby sorrise ampiamente, "Salve signorina Hermione!"


Ad Hermione si raggelò il sangue mentre quello continuava a sorriderle. "Come ... come hai fatto a sapere che ero io?"


"Dobby ricorda molto bene i suoi ex padroni", affermò con orgoglio.


"Beh, allora perché hai chiesto chi fossi, prima, quando ero con Harry?" chiese con curiosità.


"Non ho mai detto che a Dobby occorre un breve periodo di tempo per ricordare."
Disse con le guance rosse.

Hermione sorrise dolcemente all'elfo, quando un pensiero la colpì. "Dobby, come sei finito a lavorare qui, ad Hogwarts? Pensavo che Lucius-"

"Dobby è stato liberato, signorina!" tagliò corto con entusiasmo, "Harry Potter ha aiutato Dobby a liberarsi da quell'uomo orribile! Ha messo un calzino nel diario, davvero! Mi ha trovato un lavoro a Hogwarts, un lavoro pagato!"
Ascolta

 

"D-davvero?" chiese meravigliata. Così era stato Harry a portarle via Dobby? Harry aveva liberato l’elfo? Ma guardando Dobby, seppe che l’aveva fatto per il suo bene. Lucius l’aveva trattato orribilmente, e alle volte veniva in camera sua, piangendo per il dolore che gli aveva inflitto. Hermione curava le sue ferite con un kit di ricambio del pronto soccorso, che teneva sempre nella sua stanza, e la sua bacchetta. Gli permetteva di rimanere nella sua stanza fino al mattino seguente, momento della colazione. Quindi, Harry aveva davvero salvato Dobby.Trascrizione fonetica

 

 

"Sei cresciuta molto, signorina Hermione." Commentò Dobby in soggezione.

Lei sorrise: "Vedo che non sei cambiato molto, Dobby, salvo per un po' di fiducia in più."


Lui annuì, "Dobby non ha paura di niente!"
AscoltaTrascrizione fonetica

 

Hermione ridacchiò per poi tornare ad uno sguardo serio, ricordando ciò che voleva chiedergli. "Ti dispiace non dire ad Harry che mi conosci, Dobby?"

Dobby inclinò la testa, "Perché, signorina?"

 

Hermione si bagnò un po' le labbra e parlò a bassa voce, "Sono un po’... imbarazzata a parlare dei Malfoy e vorrei raccontarglielo... più tardi. Dobby, per  favore?"

 

"Tenere un segreto a Harry Potter?" ci pensò per un attimo, ma poi vide il triste sguardo sul volto di Hermione. "Va bene, ma solo se la signorina Hermione dà a Dobby un paio di calzini per Natale"

Hermione sorrise e annuì, "Naturalmente, Dobby, grazie mille!"

 

Abbracciò l'elfo e lo rilasciò sorridendo. Dobby parlò ancora una volta, "Perché sei a Hogwarts, signorina Hermione? Non ti era permesso l’ultima volta che c’era Dobby.”

Hermione balbettò: "Loro ... hanno cambiato idea, dopo un po', credo."


Dobby sorrise radiosamente, "Dobby è contento che sei qui, signorina Hermione, a Dobby sei mancata!"


"Mi sei mancato anche tu, Dobby", disse lei onestamente.


Vuoi qualcosa da bere, signorina?" chiese Dobby educatamente, indietreggiando verso il punto in cui erano collocati il cibo e le bevande.

Hermione ci pensò un attimo prima di stabilire l'unica cosa che avrebbe calmato i suoi nervi.
"Hai un po’ di whisky incendiario?"

Dobby si accigliò, "Lo usiamo solo per occasioni speciali ..." il volto di Hermione si rabbuiò e Dobby sembrò considerare la cosa. "Ma Dobby pensa che rivedere la sua Hermione sia un’occasione speciale."

 

Hermione sorrise mentre Dobby tirava fuori una bottiglia piena del miglior Ogden. Si versò un piccolo bicchiere e lo tracannò in fretta, sentendo che la lieve ustione scendeva dentro la gola. Lo guardò, scura in viso, "Potresti darmi l'intera bottiglia, Dobby?"

 

"La bottiglia intera, signorina?", chiese, un po' sorpreso.

Hermione annuì senza dire una parola, "E' una occasione molto
particolare, dopo tutto."

Dobby sembrò rimproverarla per un secondo, prima di darle la bottiglia intera. Hermione sorrise ringraziandolo e avvicinò la bottiglia alle labbra, inghiottendo il liquido dal gusto tagliente. Sapeva che avrebbe dovuto fermarsi, visto che l’indomani sarebbe stata reduce di una sbornia. Non amava i  mal di testa e le vertigini. Hermione chiese a Dobby se conosceva qualcuno con una pozione per la sbornia e lui rispose che aveva da parte gli avanzi per la sua amica, Winky. Disse che poteva prendere in prestito il resto e i buoni propositi di Hermione volarono fuori dalla finestra. Bevve la bottiglia di whisky incendiario fino a quando l'ultima goccia toccò la sua lingua; il suo ultimo pensiero fu rivolto al bacio tra Harry e Ginny sul campo di Quidditch. Respinse la visione e chiese un'altra bottiglia. Dobby l’accontentò esitante, ma lei gliene chiese un'altra dopo aver finito.

Sarebbe stato un inferno il mattino dopo, ma non le importava.

Harry e Ginny potevano andare a farsi fottere.

La scuola mi sta davvero distruggendo e siamo solo agli inizi, a voi come va? Spero solo di regalarvi un sorriso con questa bellissima storia :) patronustrip, sei così dolce, ti ringrazio immensamente, stai tranquilla/o farò di sicuro i complimenti da parte vostra (da parte mia gliene ho già fatti tanti XD) e anche per me quella era la migliore frase del capitolo. Quanto Amo Luna! Herm735; grazie per le tue riflessioni, terrò a freno i miei errori d'ora in poi XD, si hai proprio ragione, appena finirò di tradurre la rivedrò completamente e troverò sicuramente tantissimi errori. Non sono un genio nella traduzione, anzi sto imparando, e credo che i tuoi consigli mi serviranno molto. Come vedi, non c'ho messo molto nel pubblicare questo capitolo, spero di non averti fatto aspettare troppo. Spero comunque vi piaccia. Alla prossima :)

  
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