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Autore: Piccolo Fiore del Deserto    05/10/2010    2 recensioni
Solo tre capitoli tesi a raccontare dei momenti di vita della famiglia Hagrid, dal primo momento dell'incontro tra la Gigantessa e il Mago, passando per l'abbandono di Fridwulfa, fino ad arrivare ai ricordi del "piccolo" Rubeus con suo padre. Essendo poche le informazioni su di loro, ho provato ad immaginarli per gioco, così.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Filo Invisibile








« Hagrett! »
« H – A – G – R – I – D »
Non era facile far comprendere alla perfezione a Fridwulfa qual era la giusta pronuncia del nome di famiglia ma Mr Hagrid non si perse mai d’animo. Dopo i primi tentativi falliti, che gli erano anche costati una caviglia piuttosto gonfia, era riuscito a conquistare la fiducia della gigantessa che gli permise di trascorrere insieme diversi mesi in quella grotta.
Lei gli permetteva di seguirlo ovunque, in modo tale da fargli apprendere le abitudini dei giganti – di cui lui prendeva prontamente nota – e in cambio lui le insegnava l’inglese.
Tuttavia non era facile: per stare al passo di Fridwulfa, doveva correre e spesso si doveva fermare per riprendere fiato per non stramazzare a terra, mentre lei aveva troppe difficoltà nel riuscire a proferire le parole correttamente, anche se ben comprendeva la lingua di quel “piccoletto”.
Con il passare dei mesi e con molta pazienza, riuscirono a venirsi incontro entrando in perfetta armonia, cosa, forse, piuttosto insolita tra un umano e una gigantessa. Ma c’era qualcosa che spingeva il mago a rimanerle accanto anche quando ormai aveva memorizzato tutte le abitudini di un gigante: ogni qualvolta che fissava Fridwulfa, si accorgeva che non poteva andarsene; si sentiva così profondamente legato a lei da una sorta di filo invisibile che, al sol pensiero di spezzarlo, provava una fitta di dolore al petto, proprio dove il cuore pulsava forte.
L’amava come non gli era mai successo prima. Non era un mago che si soffermava solo sull’aspetto fisico, ma riusciva ad andare oltre, nel profondo. Certo, lei era una gigantessa, ma chi poteva stabilire che non provasse anche lei dei sentimenti dietro quell’aspetto apparentemente minaccioso?
Spesso si fermava a osservarla in ogni suo piccolo gesto e sentiva che Fridwulfa aveva qualcosa di speciale. Non gli importava se nel mondo magico lo avessero preso per pazzo; ormai consapevole del suo amore e del fatto che non poteva rimanere in quella grotta per sempre, prese la sua decisione.
    Una notte, mentre si trovavano entrambi intorno al fuoco, mangiando ciascuno il proprio piatto (Mr Hagrid aveva provato a cucinarle qualcosa, ma lei gli aveva sputato tutto addosso, disgustata e contrariata, e lui non ci aveva più provato), lui prese parola:
« Fridwulfa, mia cara, so che ti sembrerà strano e forse ti apparirò come un pazzo... in realtà, non so neanche come funzionano tra voi queste cose. Forse dovremmo far cozzare le pance assieme, ma non credo di ritrovarmi in buone condizioni poi, ma... »
Si fermò un attimo accorgendosi di star divagando abbondantemente. Fridwulfa interruppe il suo pasto, guardandolo fisso negli occhi.
« Hagrett? Che mi ci vuoi dire? » chiese con un tono di voce rauco e in un inglese ancora stentato.
« Ecco, sì... be’ insomma, Fridwulfa vuoi venire a vivere con me? E-vuoi-formare-una-famiglia-con-me? » disse tutto un po’ troppo in fretta, rossissimo in volto, tanto che lei non riuscì a comprenderlo.
« Hagrett? Male stai? » chiese ancora, per poi allungare una manona e prenderlo – cercando di non stringerlo troppo forte – ma iniziando a scuoterlo con vigore, come se fosse il rimedio giusto per curarlo.
« N-no, Fr-fridwulfa,  me-mettimi gi-giù! » cercò di gridare il povero mago, e quando lei si fermò, lui scandì meglio « Vuoi formare una famiglia con me e vivere nella mia casa? Potrò renderla accogliente per te, e non farti mancare nulla. Non è troppo distante a una foresta, e poi troverò un rimedio per farti sentire più a tuo agio... »
Avrebbe voluto aggiungere altro, ma si sentì schiacciato al petto di lei. Infatti, Fridwulfa l’aveva stretto a sé e iniziò a emettere una serie di gorgoglii simili a una risata.
« Presumo che la risposta sia sì » concluse Mr Hagrid con un fil di voce.



*


    Impiegarono alcuni giorni per raggiungere la dimora di Mr. Hagrid, non troppo lontana da un villaggio di maghi. Al loro arrivo furono accolti da urla e commenti sprezzanti, ma il mago continuò ad incedere con il sorriso sulle labbra, cercando di tranquillizzare Fridwulfa che, di fronte a quelle grida, aveva risposto più di una volta con grugniti minacciosi, spingendolo a fermarla.
« No, mia cara, lasciali stare. Sono solo sorpresi di vedere una creatura splendida come te in questi luoghi, ma non ti faranno del male. L’unica scelta è ignorare chi non può capire. »
Sempre con un sorriso allegro, che illuminava il suo volto sotto il cappello nero a punta, Mr. Hagrid la condusse proprio dinanzi alla sua casa.
Dall’esterno appariva una semplice abitazione in mattoncini rossi, fin troppo piccola per ospitare un gigante, tanto che arrivò ben presto il grugnito insoddisfatto di Fridwulfa.
« Mia cara, lascia fare a me! Spostati un poco, sì, così... bene. »
Una volta che la gigantessa si fu spostata, estrasse la bacchetta dalla tasca della veste e, con dei movimenti ben precisi e sinuosi, scagliò un incantesimo che fece ruggire con disappunto la compagna.
« Oh, suvvia Friddy cara. Avanti non fare la paurosa. Come puoi pensare che proprio io possa farti del male? »
La guardò con i suoi piccoli occhi neri, infossati, e lei, seppur un poco riluttante, acconsentì ad entrare.
In un primo momento si chiese come potesse passare in quella porta, giacché nonostante l’incantesimo scagliato da Mr. Hagrid, la casa sembrò essere rimasta immutata, esattamente uguale a prima; ma, non appena il mago aprì la porta, dentro c’era un mondo completamente diverso e a misura di... gigante!
La gigantessa si stropicciò gli occhi con le mani, incredula, ma poi emise dei gorgoglii festosi.
All’interno, infatti, la casa sembrava fatta di roccia, apparendo simile a una caverna, ma abbellita con oggetti più babbani o magici: quadri, mobili di ogni genere, e via dicendo.
Mr. Hagrid la guardò colmo di felicità e la condusse nella camera da letto, dove vi era un immenso letto basso. Fridwulfa lo tastò con una mano, curiosa, e poi ci si accomodò sgraziatamente sopra, ma il letto non si ruppe: sotto al materasso, infatti, era fatto di pietra così da sostenere anche il peso di un gigante.
« Allora, ti piace la nostra nuova casa? » chiese allegro il mago e lei proruppe con una serie di gorgoglii sonori e un battito di mani che fece vibrare diversi oggetti posti sui mobili o sui muri.
La risposta era piuttosto ovvia.



*



    Come tutte le coppie, il coronamento dell’amore consisteva nell’avere un figlio. Era già piuttosto sorprendente l’amore tra una gigantessa e un mago, ma l’accoppiamento lo era ancor di più. Senza scendere nei dettagli, dalla loro unione ben presto Fridwulfa rimase incinta.
Se prima era grossa, man a mano che i mesi passavano, il pancione riuscì a renderla ancora più imponente ma, mentre i “vicini” li osservarono con paura e disgusto, additandoli ogni volta che li incrociavano lungo la strada, Mr. Hagrid si accorse di amarla ancora di più.
Non si poteva di certo dire che fosse una madre docile e mansueta; anzi, nonostante il pancione, Fridwulfa continuò a stare sempre in movimento, incurante delle prediche affettuose del marito.
Spesso Mr. Hagrid non ricordava che lei non era umana; ai suoi occhi appariva come la moglie di cui si era innamorato follemente e non gli interessava altro.
Ogni qualvolta si recava al villaggio le persone lo guardavano malamente, additandolo come un pazzo. Un giorno, in particolare, uno dei maghi del villaggio, grassottello e barbuto, lo fermò e disse:
« Mr. Hagrid non crede di essere pazzo a vivere con quel mostro capace di ucciderci facilmente tutti? »
« Ed ora attende anche un altro piccolo mostro! » aggiunse subito dopo sua moglie, che al suo confronto sembrava un stelo, per quanto era sottile.
« Bisogna fare qualcosa! » esclamò un terzo mago, e altri lo incitarono, mostrando palesemente il loro consenso.
Mr. Hagrid, tuttavia, non si scompose troppo; solo i suoi occhi neri s’incupirono, sembrando ancora più scuri e penetranti.
« Si da il caso che quella splendida Gigantessa ha un nome, Fridwulfa, e che sia mia moglie. E se amare così tanto equivale ad additarmi come pazzo, allora sono fiero di esserlo. Ma lei non ama sua moglie? Allora anche lei è un pazzo, e tutti coloro che amano realmente le loro rispettive compagne. Non è così?
Inoltre, il piccolo mostro, come l’avete appellato, è mio figlio e non vi permetto di offenderlo. Quando crescerà sarà una grande persona: corretta, gentile e coraggiosa, ed avrà anche un gran cuore; quello che non avete voi tutti a giudicare malamente chi è diverso da voi. E con questo vi saluto, mia moglie e mio figlio mi aspettano! ».
Lasciando tutti senza parole, si avviò, mantenendo sempre il sorriso sulle labbra, presso la sua dimora, dove sua moglie lo stava aspettando... in preda alla doglie.

    Il piccolo Rubeus nacque a notte fonda; in cielo risplendeva solo il sorriso della luna, come se fosse lieta anche lei dell’evento.
Il cuore di Mr. Hagrid straripava di una felicità immensa, difficile da descrivere e gestire. I suoi occhi scuri, ora lucidi, si riflettevano come uno specchio in quelli del piccolo che strillava, con voce già possente, tra le sue braccia.
Per i suoi standard, più che un neonato appariva come un bambino di almeno un anno o forse due, ma dallo sguardo di Fridwulfa si poteva forse intuire che per lei era troppo... piccolo.
Tuttavia, Mr. Hagrid non ci fece troppo caso; forse sua moglie era solo stanca.
« Ruben » sussurrò, rimanendo come incantato a guardarlo, mentre il piccolo, cullato tra le sue braccia, sembrò calmarsi un poco.
Fridwulfa, tuttavia, emise il suo solito grugnito insoddisfatto.
« Cosa? Non ti piace come nome? Come vorresti chiamarlo, allora? » chiese il mago, distogliendo l’attenzione per un attimo dal piccolo e portandola sulla madre.
« Ruhfus » brontolò la gigantessa.
« Ruhfus... » ripeté il mago più volte, come se volesse capire se quel nome fosse attinente a suo figlio.
« Uhm... e se unissimo i due nomi? Potremmo chiamarlo... Rubeus Hagrid. »
La gigantessa guardò il marito e poi il figlio. Fece una smorfia e poi acconsentì, come se in fondo non le importasse granché.



*



    I tre anni successivi furono i più belli della sua vita. Mr. Hagrid non si staccava quasi mai dalla sua famiglia. Si sentiva davvero fortunato: era follemente innamorato di sua moglie e ora di più, per il piccolo che gli aveva donato.
Il piccolo Rubeus cresceva a vista d’occhio, tuttavia, suo padre lo adorava.
Non era facile occuparsi di lui, soprattutto farlo mangiare, perché era un bambino piuttosto vivace e spesso tutto il cibo finiva sul volto del padre che, nonostante tutto, scoppiava a ridere seguito subito dalle risate rauche del figlio.
Giocava spesso con lui e ben presto si accorse che il bambino adorava quando gli mostrava dei trucchi magici, cosa del tutto contraria alla madre, che ancora, odiava gli incantesimi.
« Ancora! » esclamava il piccolo Rubeus e il padre prontamente eseguiva un incantesimo, trasfigurando una teiera in un simpatico porcospino.
Tentava di fare questi “giochi di magia” quando Fridwulfa non era presente, poiché più di una volta si era ritrovata a ruggire prepotentemente contrariata.
Mentre l’amore per il piccolo aumentava, il legame con Fridwulfa si andava via via affievolendo. Era come se quel filo spesso che li aveva uniti, fosse sul limite di spezzarsi. Il suo amore per lei era saldo e forte come una montagna, niente poteva smontarlo, ma lei iniziò sempre di più ad avere atteggiamenti di puro fastidio.
Era come se, dopo diversi anni passati in quella casa, iniziasse a trovarla troppo stretta e più di una volta Mr. Hagrid l’aveva sorpresa a borbottare contro la statura del loro figlio.
    Una sera, scoprendola di nuovo a guardare quasi con disprezzo il piccolo Rubeus, di ormai tre anni, si fermò di fronte a lei e senza troppi giri di parole l’affrontò:
« Fridwulfa, mia cara, dimmi che succede. Che cos’ha di così sbagliato nostro figlio? »
Spostò lo sguardo verso quello che ormai appariva un bambino di almeno sei anni o più, anziché tre, e poi lo riportò su di lei, che emise un grugnito, prima di rispondere.
« Ci è troppo piccolo! Non ci è come me! Io mi ci vergogno di lui. Gli altri mica lo vogliono, lo uccidono se lo ci vedono! »
Mr. Hagrid sgranò gli occhi di fronte a quelle parole. Come poteva una madre, anche se non umana, disprezzare così suo figlio? Vergognarsi di lui solo perché piccolo? Aveva visto qualcosa in lei, qualcosa che lo aveva spinto a sfidare tutto e tutti, sorbendo anche critiche continue. Ma ora? L’amore per lei non svanì, ma si sentì ferito.
« Fridwulfa guardalo. È tuo figlio, nostro figlio. Non ha nulla che non va, e gli altri non potranno ucciderlo, perché non lo manderò da loro e neanche tu ci tornerai. Questa è la tua casa no? Non ti trovi più bene con noi? »
Fridwulfa si limitò a guardarlo senza dire una parola, poi spostò lo sguardo sul piccolo Rubeus che tendeva le braccia grassocce verso di lei, appellandola “mamma”. Sentì addosso i loro sguardi, l’uno lo specchio dell’altro, ma grugnendo uscì dalla casa, non tornando né quella sera né le seguenti.

    Da quella sera Mr. Hagrid non fu più lo stesso. Il filo invisibile che li legava si spezzò e con esso il suo cuore fu frantumato in tanti piccolissimi pezzi, impossibili da ricostruire...
La gigantessa che amava più di ogni cosa, insieme a suo figlio, se ne era andata per sempre, lasciandolo solo con un bambino da crescere.
Il suo sorriso allegro si spense e passò sempre più tempo accoccolato su una sedia accanto al camino.
In quell’oscurità che era scesa su di lui, solo una luce spiccava e lo teneva ancora ancorato alla vita: Rubeus che lo faceva ridere, Rubeus che aveva bisogno di tutto l’affetto possibile per crescere.
Cercò di allontanare il vuoto lasciatogli dentro da Fridwulfa e tornò a vivere, occupandosi al meglio del suo unico figlio.




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Ecco qui il secondo capitolo, inserito proprio il giorno del mio compleanno (ok, questo non c'entra nulla XD). Spero che vi possa piacere :)
Grazie a chi l'ha letta, a ladylala e Macer che l'hanno inserita tra le ricordate, e a Nebbia4e che l'ha inserita tra le seguite :)
e soprattutto a WingsofCrow che l'ha commentata *_*


WingsofCrow : Grazie di cuore per aver lasciato una recensione e detto la tua sulla caratterizzazione che ho dato di questi personaggi per lo più "sconosciuti". Sono contenta che ti siano piaciuti, soprattutto la gigantessa, e spero che ti possa piacere anche qui :) Sono contenta di averti fatta sorridere *_*

   
 
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