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Autore: Crazy_Me    06/10/2010    2 recensioni
Seguito di Trashed, Lost and Strungout.
Alexi e Jessica. Finalmente insieme. Felici, innamorati e pronti per il Tour Americano. Ma le cose cambiano, anche se non vogliamo...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14° Capitolo



Alexi uscì dall’aeroporto di Vancouver, con la sua borsa sotto mano e le occhiaie sotto gli occhi.
Non aveva dormito quasi per niente.
Quando era partito, a Londra erano circa le 10.30 e c’èra parecchia luce.
Mentre ora sembra di essere da tutt’altra parte del globo, pensò Alexi, rendendosi poi conto che era davvero dall’altra parte del mondo.
Il cielo era abbastanza scuro, sia per l’orario che per la stagione.
Il cantante, dopo aver controllato l’ora sul cellulare, le 18.03 per la precisione, spinse il tasto verde e dopo pochi secondi una voce prese posto al solito rumore robotico.
- Pronto? -
- Roope, sono sempre io. Sono a Vancouver, dimmi dove siete. -
- Oh, non ci posso credere! Dio ci ama! Ci ha ascoltati! – Il chitarrista iniziò una serie di frasi come questa, ringraziando il cielo e compagnia bella, ovviamente molto ironicamente.
- Roope…- Lo fermò il biondo, un po’ scocciato.
- Ah, sì certo, scusa! Siamo dietro al GM Place, raggiungici appena puoi. -
- A fra poco. -
Alexi mise il telefono in tasca e fermò uno dei parecchi taxi che sfrecciavano davanti all’aeroporto, non investendo per poco una signora.

Steve e Robert giravano agitati dietro al GM Place, una grande arena usata solitamente per le partite di basket, ma che a volte veniva anche adibita per concerti e altre cose di questo tipo.
Non riuscivano proprio a calmarsi, sapevano dell’arrivo di Alexi, ma di Henkka, Alex e Jessica ancora nulla.
Avevano preso lo stesso aereo? Ne avevano preso un altro? Stavano arrivando?
Tutte domande che affollavano le menti dei due ragazzi, pensieri che si volatilizzarono quando videro sbucare da un angolo un ragazzo non troppo alto e biondo.
- Hey! – Gridò Robert, correndo verso Alexi come una fan assatanata.
- Oh, cazzo, Alexi! – Anche Steve gli andò incontro, ma con più calma.
Alexi diede una pacca amichevole al primo, ed una stretta di mano completa di spallata al bassista.
- Non appena Janne, Jaska e Roope ti vedranno, moriranno di infarto! – Ironizzò Rob.
- Probabile. – Concordò Alexi, passando in mezzo ai due e raggiungendo il tour bus.
Aprì lo sportello ed entrò.
Janne era seduto a leggere, mentre Roope dormiva comodo sul divanetto.
Il biondo fece segno al tastierista di non fiatare, sebbene l’avesse visto e fosse sul punto di urlare.
Così, il vocalist, rubò il libro di mano all’altro e si avvicinò a Roope, chiudendoglielo a velocità folle davanti al viso.
- Eh? COSA?! GLI AMERICANI CI ATTACCANO! – Il chitarrista si riprese dallo spavento solo quando vide lo sguardo soddisfatto di Alexi e le risa smisurate di Janne.
- Stronzo! – Borbottò alzandosi e abbracciandolo.
Ma Alexi era convinto che lo stesse stritolando, come una specie di punizione.

Roope si alzò, dopo aver sentito bussare ed andò ad aprire.
- Mi dispiace, non compriamo niente… Oh, Henkka! – Roope si fiondò sul ragazzo, abbracciandolo.
Alexi, seduto sul divano, sentì la voce del bassista.
E così erano tornati…
Non che non lo sapesse, pochi minuti prima avevano telefonato per sapere dov’erano, ma era come se non ci avesse creduto finché non avevano messo piede sul bus.
Roope rientrò, seguito da Henkka e Alex.
- Jessica? – Chiese, poi.
- Non è venuta. – Rispose semplicemente il bassista.
In realtà, non era una cosa semplice. Proprio per niente.
Henkka aveva pensato per tutto il viaggio a cosa dire, a come dirlo, ma le parole giuste gli sfuggivano dalla mente e si era convinto, alla fine, che le parole giuste non esistessero.
- Cosa? – Chiesero più o meno tutti, in coro.
- E’ rimasta a Londra. – Ribadì il bassista, sedendosi.
- E’ uno scherzo, vero?! – Chiese Robert, alzandosi da dov’era e uscendo dal bus.
Si mise a chiamare il nome di Jessica, come se la stesse cercando, come se fosse nascondino.
- Robert, non è un fottuto scherzo! – Henkka lo riportò sul bus, ripetendogli ciò che diceva dall’inizio. – Non è voluta venire. -
- Per suo padre, vero?! Cazzo, e adesso? Tutto ciò per cui abbiamo lavorato, tutto ciò che abbiamo sempre sognato è stato fatto per niente ed è…- colpa sua. No, Robert non finì la frase. Non poteva finirla.
- No, non ci licenzieranno. – Sussurrò Alex, che era rimasto in piedi, appoggiato alla parete.
- Cosa? -
- Non ci licenzieranno, Rob. Posso fare io da prima voce, Steve farà la seconda. E tutto sarà come sempre. -
- Non dire cazzate, Alex! Mancherebbe una chitarra, senza parlare del fatto che tu non sei una ragazza. -
- Lo so, ma è solo per finire il tour, poi… -
troveremo un’altra cantante.
Sembrava che nessuno riuscisse a finire le frasi, ma gli altri intuivano benissimo le conclusioni.
- Mi sembra una cazzata. – Si fece sentire Steve. – Tra l’altro, non so cantare. -
- Non è vero! Hai preso anche lezioni per un certo periodo, poi si tratta solo della seconda voce. -
Nemmeno Alex, che sembrava il più fiducioso, ci credeva molto.
Ma era stata Jessica a dire così…
Era stata lei a dirgli che ce la potevano fare, che combinava solo casini e non serviva al gruppo.
E, certo, non che Alex non avesse provato a convincerla, ma sapeva che se Jessica aveva scelto non c’era possibilità di farle cambiare idea.
Inoltre, se Jess aveva deciso una cosa del genere, c’era sicuramente qualcosa di importante sotto, oltre che il padre.
E questa cosa importante gliel’aveva spiegata Henkka in aereo.
La storia del bacio, delle troppe birre e tutto il resto.
Alex, a fine spiegazione, aveva poi chiesto al bassista se amava Jessica. Henkka non aveva risposto niente.
E Alex aveva capito.
Per questo non l’aveva rimproverato, per questo non aveva detto nulla, limitandosi ad annuire.

Jessica sorrise a Henkka che se ne stava andando, sorrise ad Alex che gli sarebbe mancato da morire.
Jessica pianse non appena vide l’aereo partire.

Vedrai, Alex, ce la farai… Non mi va di tornare. Non ora.
Era la cosa giusta da fare.
Ma le lacrime gli stavano scendendo lungo le guance come mai prima di quel momento.
Non se ne stava pentendo, ma doveva capire una cosa. Doveva capire chi amava veramente.
E sentiva che senza Alexi sarebbe morta.
Sentiva che senza di lui, le giornate sarebbero state orribili.
Solo ora, ora che sia Henkka che Alexi, non erano lì, sentiva di amare Alexi.
Il sentimento per Henkka non era altro che affetto. Un affetto molto forte, diverso perfino da quello che provava nei confronti di Alex, suo migliore amico da una vita.
Uscì dall’aeroporto, consapevole che ora l’aspettava una vita diversa.
Spero solo che sia ciò che vuole anche lui…

Alexi cercava di addormentarsi, ma quella notte aveva il sonno agitato.
Il concerto era andato piuttosto male, sia per i Children che per i Revenge.
I primi erano un po’ fuori allenamento ed ancora scombussolati, mentre gli altri avevano bisogno di tempo, tempo per abituarsi a cantare senza Jessica, tempo per riarrangiare le canzoni e adattarle ad una sola chitarra, tempo e basta.
Il vocalist si alzò e si diresse verso il frigorifero.
Avrebbe voluto prendere una birra, ma l’unica cosa che fece fu osservare ogni singola cosa al suo interno, per poi richiuderlo e sedersi sul divano.
Sentì una voce, quasi un sussurro, interrompere i suoi pensieri.
- Non è come credi. -
Ad Alexi scappò un sorrisino. La frase più stupida al mondo, probabilmente.
- Davvero. – Henkka prese una sedia e si sedette davanti al cantante.
- Allora, dai, dimmi tu cosa dovrei credere. – Non riusciva a dormire, tanto valeva trovarsi qualcosa da fare.
- In ospedale è vero, ci siamo baciati. Io mi sono avvicinato al suo viso e non nascondo che sia stata lei a baciarmi, ma sono cose che capitano senza motivazione. Poi, abbiamo chiuso il discorso, volevamo dimenticare tutto, ma Jess si è ubriacata e ha iniziato a dire quelle cose perché…-
- Sì, infatti, spiegami anche questo. – Lo incalzò Alexi.
- Beh, in ospedale mi ha raccontato che nell’ultimo periodo l’hai come oppressa. Non era abituata al nuovo te, all’Alexi sdolcinato e romantico, all’Alexi che regala pupazzi con i cuoricini, alla tua mano mentre cammina per strada… E’ diverso per lei. -
Alexi non trovò nulla da dire.
Su questo, effettivamente, aveva ragione.
- Così, per colpa dell’alcool, ti ha detto tutto, anche quello che non pensava. -
- Bah…-
Henkka fece una pausa e riorganizzò le idee.
- Alla sera, quando tu non c’eri, le ho chiesto cosa significava quel ti amo. – Alexi rabbrividì. Quante volte gliel’aveva chiesto anche lui? – E lei ha detto che non voleva dire proprio niente, colpa dell’alcool. -
- Henkka…- Stava per dirgli di andarsene, ma il ragazzo si stava già alzando.
- No, non pretendo che tu mi dica grazie o che mi creda, ma è la verità. -
Alexi sapeva che non mentiva. Aveva incrociato i suoi occhi ed erano seri.
Avrebbe voluto chiedergli cosa provava, invece, lui per Jessica, ma sarebbe stata solo crudeltà.
Lo sapeva benissimo. Il bassista era innamorato. Ed anche lui.
Sospirò.
Ora doveva solo dimenticare, solo andare avanti…






Ed ecco il penultimo capitolo!
Mi sembra incredibile di essere alla fine anche della seconda parte.
Ma non temete, ho deciso di fare una collana da 10 storie u_u
No, scherzo! XD Forza, riprendetevi dall’infarto!
Anyway, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, sebbene sia molto triste e deprimente.

der Hysteria: Sì, hai ragione! E’ davvero un peccato quando succedono questi casini, soprattutto perché molte volte sono stupidaggini! E qui concludo perché se no inizio a spoilerare la fine u.u XD

Archangel 06: Alle tue domande, risponderà il capitolo seguente =) Spero che anche la fine ti piaccia, a me è sembrata adatta. Anche se la devo ancora mettere per iscritto, magari qualcosina cambierà u.u

A presto con l’ultimo capitolo

Crazy_Me

  
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