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Autore: Yoko_kun    07/10/2010    1 recensioni
Un fagotto che spiccava in mezzo a quell’ammasso di stoffe sembrando più integro e compatto degli altri.
Senza rifletterci molto, -forse perché in una situazione del genere che senso aveva riflettere?- allungò il braccio, magro e pallido, a raccogliere quell’ammasso fuori luogo.
Quando agguantò la coperta esterna si accorse che il fagotto pesava, e quindi non potevano essere solo coperte e stracci. Lo avvicinò a sé piano guardando, anzi squadrando, ciò che aveva in mano con occhi curiosi e attenti.
Quando lo ebbe abbastanza vicino scostò un paio di strati di stoffa e ciò che vide lo sorprese, anche se molto poco, e lo incuriosì soprattutto.
Un bambino.
In volto pallido e smorto, incorniciato da degli ispidi capelli scuri, era magro e spento. Il piccolo non dava segni di vita.
Sul volto dell’uomo le labbra si incresparono in un sorriso poco rassicurante che scoprì i suoi denti bianchi rendendo ancora più crudele quell’espressione di folle gioia di fronte al corpo, probabilmente morto, del neonato.
Guardandosi ancora una paio di volte attorno con attenzione coprì il volto dell’infante con i lembi delle coperte dopo di che riprese a camminare portandosi con sé quel corpicino
Allora come spiegare questa storia? Beh, innanzi tutto i principali protagonisti sono Mayuri e Nemu e ovviamente il rapporto che li lega.
L’ambientazione di questa storia AU è il Giappone medioevale e in questo contesto tratterò il loro primo “incontro” la loro convivenza e anche il loro strano rapporto.
Spero vi possa piacere questo strano esperimento.
Genere: Generale, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Curative poison”


Guardò le bende che galleggiavano sulla tinozza ricolma d’acqua con occhi inespressivi.
Ormai non erano più necessario che si bendasse dove era stata ferita.
Tutti i tagli e gli squarci che aveva si erano rimarginati, grazie anche ad alcune medicine che Mayuri-sama le aveva dato.
Lasciando che questi pensieri continuassero a scorrerle dentro la testa immerse la mano dentro l’acqua tiepida ed estrasse le medicazioni.
“Nemu!” annunciato appena un decimo di secondo prima dal fruscio della porta che si apriva Mayuri entrò a passo rapido. “Dove sei?” domandò guardandosi attorno e notandola dopo un paio di secondi.
La giovane sentendosi chiamare si era voltata a guardare l’uomo. Era completamente svestita ed era chinata davanti alla tinozza con le bende ancora gocciolanti in mano.
Mayuri la guardò storto.
“Che stai facendo?” le domandò dopo un po’ annoiato.
“Sto lavando le mie medicazioni Mayuri-sama” replicò le voltandosi anche col corpo senza provar nessun imbarazzo.
“Stk! Spicciati!” sentenziò lui con tono leggermente infastidito.
“Sì, Mayuri-sama” asserì la donna in risposta.

“Your cruel device,
Your blood like ice.”



Ascoltò la risposta solerte con veramente poca attenzione, e si limitò a guardarla in silenzio mentre poggiava i nastri bianchi. Normalmente se ne sarebbe andato subito ma oggi qualche cosa aveva catturato l’attenzione delle sue iridi dorate.
Dopo alcuni secondi le si avvicinò, lei non si accorse di nulla o comunque non vi prestò attenzione. Una volta arrivatole appresso le guardò con attenzione la candida schiena nuda e il solco, decisamente fuori posto in corpo tanto gracile, che la percorreva in parte.
Si chinò senza spostare le iridi ambrate da quella linea screpolata e tremante. Poi semplicemente vi poggiò sopra la punta delle dita della mano destra.
Nemu non avvertì nulla a livello tattile eppure internamente ebbe un fremito, come se anche pur non sentendone il tocco percepiva comunque il contatto con l’uomo.

“One look could kill,
My pain, your thrill”



Dopo alcuni secondi di silenzio lo scienziato parlò.
“Non ti fa mai male, vero?” mormorò pensieroso, più rivolto a sé steso che a chi aveva davanti, mentre premeva maggiormente la mano sul ricordo non molto vecchio della ferita che deturpava la superficie pallida della schiena di lei.
Trovava curioso che per quanto lei non potesse sentire tattilmente il dolore il suo corpo comunque reagisse armandosi per contrastare il danno. Allo stesso modo era interessante notare quanto alla fine la sua capacità di guarigione fosse identica a quella di chiunque altro.
“No Mayuri-sama” replicò con voce mite mentre osservava le bende con attenzione quasi fossero una pergamena molto interessante.
L’uomo non aggiunse nulla e sempre immerso nei suoi pensieri fece scorrere i polpastrelli lungo la linea scabrosa e leggermente purpurea.
Nemu per un momento si bloccò.
Avrebbe desiderato tanto poter sentire quel tocco e non solo intuirlo.

“I wanna love you, but I better not touch”



Mayuri sospirò impercettibilmente mentre staccava la mano dalla ferita.
Nemu percepì il suo allontanamento ma non fece nulla, semplicemente proseguì con quello che stava facendo.
L’uomo intanto era tornato dritto ma non aveva ancora allontanato le sue iridi ambrate da ciò che precedentemente aveva monopolizzato la sua attenzione. Eppure per quanto il suo sguardo fosse fissò lì sembrava che non stesse più guardando.
E di questo Nemu era certa. Lui stava vedendo senza però guardare.
Sapeva perfettamente che lui era immerso nei suoi pensieri e per quanto avesse finito il lavaggio delle bende non si mosse quasi temesse di poter distoglierlo dalle sue riflessioni.

“I wanna hold you, but my senses tell me to stop”



Fu lui a spezzare la lastra di silenzio che si era create come uno strato di ghiaccio lì dentro.
“Vuoi darti una mossa?” domandò gelido vedendo che la ragazza non si muoveva.
Udite quelle parole lei semplicemente si alzò e rapida iniziò sistemare dentro la stanza.
Non ci mise molto, in fondo doveva solo svuotare il catino e stendere le bende dopo averle strizzate.
Una volta fatto ciò si diresse a prendere i propri vestisti abbandonati in un angolo della stanza.
Mayuri la guardò muoversi rapida come una brava formica operaia e sbuffando stizzito si diresse verso la porta.
“Ti aspetto in laboratorio e vedi di fare in fretta” l’avvertì con un tono leggermente minaccioso mentre senza alcun rispetto per la nudità della ragazza spalancava la porta andandosene senza dopo richiuderla.
Nemu lo osservò andarsene finché la sua schiena coperta dall’haori bianco non scomparve dietro l’angolo.

“I wanna kiss you, but I want it too much”



Finì di rivestirsi in fretta, non tanto perché temeva che qualcuno passasse davanti alla porta, quanto perché Mayuri le aveva detto di sbrigarsi. E poi non avrebbe avuto motivo per indugiare oltre in quella stanza venendo meno al suo dovere verso l’uomo.
Lo raggiunse, quindi, poco dopo nel laboratorio dove disteso sul lettino stava un copro nudo e visibilmente privo di vita.
Lo scienziato aveva in mano un bisturi, indice che stava per iniziare a incidere.
La sentì arrivare ma non alzò lo sguardo e piantando la lama nel corpo le diede le prime disposizioni.
“Prendi i contenitori con l’acqua calda e sbrigati” disse semplicemente.
Lei ovviamente si premurò di fare quanto ordinatole il più in fretta possibile.
Ogni suo movimento era in funzione di un’unica cosa: fare ciò che Mayuri-sama le ordinava e farlo nella maniera più esatta e soddisfacente possibile.
Perché questo era il suo dovere, il suo scopo, il suo perché.

“I wanna taste you, but your lips are venomous poison
You're poison runnin' through my veins”



Gli anni erano passati per quei due come per tutti, e il proseguimento del tempo era stato irrefrenabile ciononostante tante cose erano restate immutate, per quanto altrettante fossero cambiate radicalmente.
Con gli anni qualcos’altro aveva perpetrato la propria esistenza e il proprio flusso, oltre il tempo stesso.
Mayuri era, nel bene e nel male, cambiato, divenendo più velenoso, quasi provasse divertimento all’idea di poter sciogliere qualcuno con lo sguardo o con le sue parole.
Anche Nemu, a sua volta, era cambiata. Crescendo aveva imparato il valore del silenzio e che, anche se non poteva sentire tattilmente il dolore, modi per soffrire c’e ne erano parecchi, e lo aveva scoperto anche grazie all’umiliazione.
Entrambi si erano evoluti uscendo da un bozzolo che aveva bruciato loro un numero considerevole di anni però alla fine della fiera il loro legame non era poi mutato molto.
Si era fatto più solido, più stretto e velenoso; ma in sostanza non era mutato.
Pur evolvendosi la radice da cui tutto era partito era ancora lì, in bella mostra. Fissa e indissolubile.
Lui era il mondo di Nemu, e lei era l’esperimento meglio riuscito di Mayuri.
Non l’aveva vivisezionata ma aveva avuto modo di studiarla e ancor più aveva avuto modo di forgiarla e addestrarla, plasmandola perché lei divenisse ciò che lui voleva che diventasse.

“You're poison, I don't wanna break these chains”



Lei, alla fine, era divenuta una sua creatura.
Un qualcosa che per quanto lui non progettasse di poter avere era divenuta una presenza ovvia nella sua vita.
Lei era sua.
Sua figlia.
Sua cavia.
Sua proprietà.
Non c’era null’altro da dire o aggiungere.
Non avrebbe avuto senso filosofeggiare oltre in un simile argomento, perché era qualcosa di ovvio per un procedimento logico simile a quello che impone che una preda una volta catturata sia di proprietà del predatore.
Nemu era finita invischiata nella seta del suo bozzolo e trovandosela davanti, Mayuri, non aveva mancato di farla divenire una sua creatura. Non aveva importanza per quale motivo l’avesse trovata e che insetto era in origine. Ora era sua figlia.
Perché sì, anche se non aveva mai provato l’affetto che un padre può provare per la progenie aveva comunque sentito verso lei la stessa possessività che anima un artista verso la propria opera.
Non aveva importanza da che gambe sapientemente dischiuse era uscita, lei di fatto era frutto delle sue mani, della sua mente e della sua scienza, alla fine.
Per questo era una sua proprietà e come proprietario lui si sentiva abbondantemente in diritto di farne ciò che voleva.
Lui l’aveva creata, perché sì la Nemu che ora lo seguiva come un’ombra era suo frutto, e lui in futuro avrebbe potuto distruggerla.

“I hear you callin' and it's needles and pins”



“Nemu vuoi spicciarti?” quell’urlo acido colpì come una scossa la ragazza spronandola ad accelerare per quanto avesse in mano un contenitore da cui poteva in ogni istante uscire il prezioso e pericoloso contenuto.
“Mi perdoni Mayuri-sama” esalò poggiando l’oggetto trasportato fino a quel momento.
“Non mi interessano le tue scuse portami anche il numero 5 e il 7” replicò rapido mentre poggiava un cuore perfettamente sano dentro il vaso di formaldeide* appena arrivato.
La ragazza asserì con il capo e si diresse, praticamente di corsa, all’armadio. Fece scorrere gli occhi sulle varie etichette poi prese i contenitori che le erano stati richiesti.
Fulminea piombò ad appoggiarli sul freddo tavolo di metallo su cui erano appena stati messi anche altri contenitori.
Mayuri senza degnare di attenzione la collaboratrice protese il braccio e domandò lapidario il “5”, lei, ovviamente non facendosi attendere, gli porse la beuta contenente un liquido dall’innaturale colore giallo.
Kurotsuchi da tempo stava sperimentando che affetti avessero alcune sostanze, alcune prese da dei libri altre da lui progettate, sui vari organi e sul corpo umano più generalmente.
Aveva scoperto, i metodi molto poco ortodossi che usava erano affare solo suo e della silenziosamente fedele Nemu per cui nessuno sapeva realmente come fosse arrivato a conoscere certe cose, che i germogli di bambù crudi erano tossici ed era riuscito a ricavare un paio di estratti da questi, che l’arsenico lasciava un odore amarognolo di mandorle, e che la formalina* permetteva di mantenere intatti diversi organi.
Talvolta aveva usato anche Nemu stessa per vedere se gli effetti su un corpo vivo fossero diversi da quelli su un corpo morto, pur prestando attenzione di non arrivare mai ad ucciderla.
Alla fine sarebbe stato uno peccato attuare un simile spreco!

“I wanna hurt you just to hear you screaming my name”



“Mayuri-sama?” chiamò la giovane assistente, parlando per la prima volta ora dopo diverse ore spese ad eseguire semplicemente gli ordini.
Lui non le rispose subito, prima si asciugò con il della mano le gocce di sudore che gli imperlavano la fronte.
“Che vuoi?” domandò in fine.
“Se desiderate il bagno è pronto”
Mayuri, se lo ricordava bene, a tal proposito non le aveva detto nulla. Avevo appena finito, dal circa una manciata di minuti, di analizzare alcune fibre ed era sinceramente esausto.
Lavorare con il suo stesso ritmo era parecchio difficoltoso e di fatti in pochi riuscivano, tra i suoi assistenti, a seguirlo adeguatamente. In particolar modo solo Nemu riusciva a reggere il suo ritmo per tutto il tempo ininterrottamente.
La cosa era ai suoi occhi ovvia, visto che era stato lui ad addestrarla a riuscire a restare al suo passo, ma agli occhi degli altri appariva sempre come uno strano fenomeno da baraccone. Non che la cosa desse fastidio a lui, o alla diretta interessata, semplicemente si augurava che i restanti assistenti la prendessero d’esempio.
“L’acqua è calda?” volle sapere ridestandosi dalle sue riflessioni di malavoglia.
“Sì”
Mayuri si fermò alcuni attimi a riflettere.
“Come fa a essere calda? Da quanto l’hai messa a scaldare?” la domanda che gli rivolse in affetti era decisamente azzeccata in quanto Nemu aveva finito esattamente assieme a lui e prima di riempire la vasca e scaldarla certo una decina di minuti non sarebbe bastata a nessuno.
“Avevo già preparato l’acqua mettendola in secchi più piccoli e facendola scaldare su un fuoco alimentato poco, poi, ora, ho versato tutto sulla vasca” spiegò diligente e precisa come un’enciclopedia.
“Capisco” asserì il padre dirigendosi verso la porta e superandola.
Nemu non si scompose a al suo “Dì non voglia essere disturbato per almeno mezz’ora”, rispose semplicemente con il solito “Sì, Mayuri-sama”.
Aspettò che se ne andasse, sparendo inghiottito dalla porta che si chiudeva dietro le sue spalle, e poi finalmente si decise a sciogliere la sua rigida posa.
Come una brava bambina si mise a ordinare il laboratorio, pulendo le varie macchie di sostanze più disparate, raccogliendo e pulendo tutti gli strumenti di lavoro mettendoli poi, lucidi e splendenti, nel loro esatto posto, spostando e rimettendo negli scaffali tutti i contenitori e le beute e in fine raccogliendo ciò che restava del cadavere per poi buttarlo nella grossa fornace dove cremavano tutti i resti.
Reso di nuovo lindo e splendendo il laboratorio -dove trovasse la forza era sostanzialmente un mistero visto che pur avendo lavorato molto più di tutti gli altri assistenti era sempre lei a sistemare da sola tutto il laboratorio con una solerzia quasi maniacale- osservò il suo lavoro.
Non disse nulla e non sbuffò neppure, semplicemente restò lì a contemplare per alcuni istanti quella stanza fredda, buia e ora nuovamente ordinata.
Solo un pensiero le sfiorò, impertinente, la mente: chissà se mai un giorno Mayuri-sama mi dirà che sono una brava figlia.

“Don't wanna touch you, but you're under my skin (deep in)”



Scrollando il capo allontanò quella domanda dal suo cervello e finalmente si voltò uscendo a sua volta da quel laboratorio chiudendo accuratamente la porta dietro sé, allontanandosi anche lei da quella cupa stanza.
Piano iniziò a percorrere il corridoio chiedendosi se Mayuri-sama avesse bisogno di qualcuno che gli lavasse la schiena.

“You're poison”







È FI-NI-TA.
Stento a crederci anch’io…credo che mi mancherà scrivere di loro tanto più nel contesto tetro che avevo dato a questo lavoro.
Beh, prima di dire questo credo avrei fatto meglio a scusarmi per l’inumano ritardo.
Purtroppo la scuola mi ruba parecchio tempo (essendo poi per me la quinta…T.T) ciò nonostante alla fine sono riuscita a trovare un po’ di tempo per sistemare questo ultimo capitolo.
La canzone che ho scelto è “Poison” di Alice Cooper, il motivo per cui l’ho scelta è che ascoltando il testo non potevo che pensare a Mayuri e Nemu(la traduzione se volete la trovate dopo), per cui ho scelto di mettere un po’ di frasi dal testo della canzone.
Che dire? In questo capitolo mi sono divertita a mostrare di più il punto di vista di Mayuri e di spiegare ciò che vede in Nemu, come mostrato nel capitolo precedente ho mostrato che Mayuri per la piccola Nemu è tutto il mondo, ora ho “svelato” che per Mayuri Nemu è il suo miglior risultato, oltre che qualcosa che può continuamente migliorare.
Questo perché io credo che Nemu sia davvero questo per Mayuri, in questa ff ma anche ovviamente nel manga.
Bene, che altro dire? Beh va specificato intanto che formalina* e formaldeide* sono la stessa cosa, cioè una sostanza che serve a mantenere per maggior tempo i tessuti e i campioni biologici[→La formaldeide (o aldeide fòrmica) è la più semplice delle aldeidi. La sua formula chimica è CH2O, Benché gassosa a temperatura ambiente, si trova generalmente in due forme: come soluzione acquosa o come paraformaldeide. La formaldeide è un potente battericida; le soluzioni acquose di formaldeide trovano largo impiego come disinfettanti per uso domestico, e nella produzione di tessuti a livello industriale viene utilizzata come battericida. Soluzioni di aldeide formica vengono anche utilizzate per conservare campioni di materiale biologico. Trova del resto vasto impiego anche nelle tecniche di imbalsamazione.].
Inoltre nel momento in cui parla della vasca va specificato(temo di risultare sciocca a spiegare una cosa simile ma forse non tutti sanno questo dettaglio) che nel medioevo giapponese era usanza utilizzare come vasca delle grandi tinozze, che venivano poste su un sostegno, e sotto le quali si accendeva un fuoco al fine di scaldare l’acqua.
Oltre a questo credo di avere il dovere di esprimere la mia gratitudine nei confronti di chi ha letto la storia, anche senza commentare, chi ha messo questa storia tra i preferiti, cioè Giovy95 e kirschblute, chi l’ha messa tra le seguite, cioè GacktLove e Lovely_Neko, ma anche e soprattutto chi ha recensito, cioè Rin Hisegawa Giovy95 e particolar modo kirschblute e ElderClaud, dicendomi la sua e cosa ne pensava di questo mio strano esperimento a cui devo ammettere ora sono legata, perché per quanto mi sia costata fatica questa ff mi è piaciuto molto scriverla e mi ha dato una certa soddisfazione.
Bene ringrazio ancora tutti sia per la pazienza sia per l’attenzione.
Spero di tornare a scrivere presto e ancora su questi due.
Kiss
Yoko_kun



[TRADUZIONE:
il tuo crudele piano
il tuo sangue, come ghiaccio

uno sguardo potrebbe uccidere
il mio dolore, il tuo fremito

voglio amarti, ma è meglio che non tocchi

voglio possederti, ma i miei sensi mi dicono di fermarmi

voglio baciarti, ma lo voglio troppo

voglio assaporarti, ma le tue labbra sono maligno veleno
sei veleno che scorre nelle mie vene

sei veleno, non voglio rompere queste catene

sento che mi chiami e sto sulle spine

voglio farti del male solo per sentirti urlare il mio nome

non voglio toccarti ma tu sei sotto la mia pelle (nel profondo)

sei veleno]


  
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