A quanto pare, la mia visita ha fatto tornare il
buonumore a Nader. Mi ha chiamato, questa mattina, per confermarmi la sua
presenza a scuola e la sua assenza alla festa di sabato. Non ha voluto sentire
ragioni di sorta né preghiere né suppliche. Non verrà. Fine del discorso.
E
così, nonostante tutto, per quanto riguarda il regalo sono al punto di partenza,
con la differenza che ormai è venerdì e che il mio tempo per trovare qualcosa di
adeguato si riduce a ventiquattro, misere, ore.
«Ciao!» mi saluta
allegramente Clio quando entro in classe. La dolcissima Clio, la mia preferita.
È una ragazza minuscola, con i capelli ricci, scuri, tagliati corti; enormi
occhi neri e un naso incredibilmente adunco di cui va fiera. «Come
stai?»
«Bene.» rispondo avviandomi verso il mio banco. Appoggio la cartella a
terra e la guardo. «Come mai così di buon umore?»
«Sabato vieni alla
festa?»
«Quella di Luca?»
«Sì.»
«Certo. Ci sei anche tu?»
Annuisce e
mi guarda con fare cospiratorio.
«Allora ho una proposta per te. E non puoi
rifiutare!»
Sospiro e le sorrido.
«Che razza di proposta è, se non posso
rifiutare?»
«Zitto e ascolta!» mi ammonisce lei. Tira fuori da non so dove un
blocco per gli appunti scritto fittamente e una matita, mi mostra entrambi, poi
dà un'occhiata veloce alle scritte.
«Allora, senti un po': per il compleanno
di Luca abbiamo deciso di regalargli un cellulare nuovo, con touch screen e
tutte quelle cose fighissime dei cellulari di ultima generazione.» riassume con
tono pratico. «Abbiamo diviso equamente il prezzo tra... diciamo una quarantina
di persone. Solo che una si è tirata indietro all'ultimo e quindi abbiamo una
quota vacante.»
Vuoi che le mie preghiere siano state ascoltate e qualcuno
sta per dirmi che tutto ciò che devo fare è aggiungere soldi per un regalo già
scelto?
«Quindi,» continua «abbiamo bisogno di qualcuno che partecipi al
regalo e mi dia i soldi che mancano, perché io non ho nessuna intenzione di
rifare i conti e tanto meno di pagare due volte. Sono dieci euro, ci
stai?»
Ma certo che ci sto! E ci sto così tanto che già le do i soldi, così
che non faccia in tempo a cambiare idea e che nessuno mi freghi il
posto.
«Però, cazzo, quaranta persone e dieci euro a testa? Sono un sacco di
soldi.»
«Lo so.» annuisce lei. «Il fatto è che quegli aggeggi costano un
sacco e noi volevamo fargli un bel regalo come si deve.»
«Mi pare giusto.»
sospiro dandole il denaro. Mi sembra che questa sia una grandissima fortuna,
tutto sommato. Non ho nemmeno dovuto fare lo sforzo di andare in giro per
cercare qualcosa di adatto...
«Ottimo!» esclama lei, entusiasta. «Viene anche
Nader?»
«No.» borbotto sbuffando. «Dice che Luca gli sta antipatico.»
«Lo
immagino.» Ride. «Diciamo che non sono compatibili, eh?»
«Volendo dire
così.»
Si allontana saltellando. Non so se sia pazza, probabilmente sì, ma mi
sta simpatica. Si ferma vicino alla porta, saluta con un abbraccio Sara, che
invece è sempre seria ma che lei adora, riprende la sua colletta. Mi consola
sapere che ci sarà almeno lei alla festa.
L'unica cosa che mi impedisce di scavalcare il cancello,
a ricreazione, e fuggire, è che Nader lo andrebbe a dire a mia madre. Lui e la
sua completa incapacità di tenere i segreti.
«Andiamo, Pietro jan,
non fare così, l'interrogazione non è andata tanto male!» cinguetta alle mie
spalle, sperando di incoraggiarmi. L'unica cosa che mi ispira, invece, è un
istinto omicida. Mi verrebbe da girarmi e strangolarlo...
«Il professore mi
ha detto che quando mi vede gli viene voglia di cambiare mestiere.»
«Sì,
questo è vero.» ammette. Sembra scoraggiato, ma poi mi sorride. «Andiamo, Pietro
jan, non credo che tua mamma ti farà tante storie.»
«Lei non fa mai problemi
per queste cose, Moretto, lo sai.»
«Giusto.» Sospira. «Tuo papà capirà, no? È
la prima volta che ti va male un'interrogazione di geografia!»
«Lo spero.
Senti, Moretto, ci vieni alla festa di sabato?»
«Ancora con questa storia?»
sgrana gli occhi e mi allontana con uno spintone amichevole. «Te l'ho già detto,
Pietro, non ci vengo.»
«Ma dai! Ti incazzi per così poco?»
«Tu mi
istighi.» protesta.
«Esagerato!» esclamo. «Ma dai, che ti costa?»
«Mi
costa un sacco, anche perché la mamma ha detto che se mi azzardo a uscire mi
chiuderà in casa per tutta la vita.»
«Lo dice sempre, ma poi...»
«Sì, lo
so, però adesso che c'è khala Farzana è molto più cattiva. E poi, te
l'ho già detto che Luca lo odio e che non intendo venire alla festa. Perché
insisti? E poi, non ci viene anche la Clio?»
«Sì, però non è la stessa cosa
se tu non ci sei.»
Mette su uno dei suoi ghigni e alza un po' la
testa.
«Non fare il furbo, Pietro jan. Per una sera sopravvivrai,
credimi.»
«Magari conosco un altro e inizio a uscire con lui.»
Mi guarda
male e sembra che le mie parole lo abbiano fatto star male, anche se io sto solo
scherzando. Vorrei rimangiarmi quello che ho detto, giusto per non litigare di
nuovo, ma non lo faccio. Voglio vedere quale sarà la sua reazione e lui sembra
averlo capito.
«Dove lo trovi un altro che ti sopporti come faccio
io?»
«Ehi! Che stronzo...»
«Certo. Però ti piaccio.»
«Sì, direi di sì.»
ammetto la mia sconfitta e alzo le mani in segno di resa. «Vieni a pranzo da
me?»
Scrolla le spalle e scuote la testa.
«Non posso, Pietro jan.
Vieni tu da me, piuttosto. La mamma ha preparato sabzi challow, lo sai
che mi piace.»
«Riso con spinaci e agnello. Che schifo.»
«Solo perché tu
non mangi carne di agnello!» protesta. Non gli piace che commenti la cucina di
sua madre, ma Fazila non è poi questa gran cuoca e in particolare i suoi risotti
sono mostruosi. E mi piace vederlo quando si arrabbia, nonostante sappia che è
crudele, da parte mia.
Suona la campanella e torniamo in classe.
«Ci
vieni alla festa, Moretto?» provo di nuovo durante il tragitto.
L'occhiata
che mi rivolge in risposta è chiarissima. No, non ci viene. E ho come
l'impressione che se glielo chiedo di nuovo me la farà pagare
cara.
«Nay. Ci viene la Clio. Stai con lei.»
«Sì, però non è la
stessa cosa!»
«Non me ne frega nulla.»
«Ti prego!»
«Non rompere,
Pietro.» mi liquida alla fine spingendomi verso il mio banco.
Mi sembra
strano, in questo periodo. Rideva di più, tempo fa, ed era più gentile. Ma
adesso... Non è mai successo che si sia rifiutato di uscire con me, anche per
andare in un posto che non gli piaceva. Ha sempre accettato di buon grado, e
anche in passato siamo usciti con Luca e la sua compagnia, nonostante si
odiassero a vicenda. E adesso? Mi piacerebbe sapere che cosa è successo, ma non
so come fare per chiederglielo. E, tra l'altro, non conosco nessuno che potrebbe
aiutarmi a risolvere questo mistero. Nader non ha molti amici, e quei pochi che
ha ritengono che io sia un inaffidabile approfittatore che si diverte a
prenderlo in giro fingendo di volergli bene. Nessuno di loro mi direbbe mai
nulla su di lui. E quindi, che fare? Che fare?
Quando terminano le lezioni
Nader mi abbandona per andarsene all'officina di suo zio. In compenso, mi
raggiunge Clio, che abita poco più avanti di casa mia e ogni tanto fa la strada
insieme a me.
«Ehilà!» mi saluta mentre mi raggiunge correndo.
«Come mai
sarò onorato della tua presenza, oggi?»
«Al passa a prendermi a casa tra
un'ora.» spiega con un sorriso enorme. «Mi porta in un posto segreto. Una
sorpresa!» trilla con la sua voce acutissima.
Al, ovvero Alfredo, il suo
ragazzo, è stato per anni soltanto un nome mormorato in classe, quasi come se si
fosse trattato di un'entità non meglio definita di cui era preferibile non
parlare apertamente.
«La settimana scorsa» racconta mentre mi saltella
accanto «mi ha portata a correre con le moto.»
«Figo. È stato
divertente?»
«Sì, parecchio, anche se io non sono proprio brava. Sono uscita
di pista, qualche volta.»
«Succede.»
Mi rendo conto di essere stato un po'
troppo brusco, perciò mi sforzo di sorriderle. Dalla faccia che fa, però, non
sembra molto convinta.
«Non stai bene?»
No, per niente. Sono nervoso,
arrabbiato, confuso. Voglio sapere che cosa sta succedendo a Nader, perché si
allontana da me. Non posso assolutamente domandarglielo e questo è un dato di
fatto. Un altro dato di fatto è che non so nemmeno come fare per poter trovare
almeno un indizio che giustifichi il suo comportamento insensato. Perché è lui,
indubbiamente, quello strano. Se penso a quello che ho fatto nell'ultimo mese,
mi sembra che non ci sia stato niente di strano, di insolito. Il mio solito modo
di fare, di parlare, di pensare. Ma Nader, invece... Non so nemmeno quando sia
iniziato. Forse quando è arrivata sua zia, e la pressione di sua madre si è
fatta ancora più insostenibile. Oppure quando suo padre ha di nuovo rimandato il
loro incontro, nonostante fosse fissato da più di quattro mesi. Da quello che ne
so io, da quando Nader ha scoperto che suo padre non sarebbe venuto a trovarlo,
cinque mesi fa, non l'ha più richiamato. E questo lo fa soffrire.
Ma a
pensarci bene, ad analizzare con calma tutto, è successo dopo... È stata dopo il
nostro ultimo litigio che ha smesso di chiamarmi, al pomeriggio, e che ha
iniziato a rifiutare i miei inviti. Uno solo, in verità, e a una festa di una
persona che lui non sopporta, lo ammetto, ma è molto strano.
«Sto
benissimo.»
«Non raccontare balle.» m'ammonisce allora Clio agitando un dito
con fare minatorio. «Se ti chiedo se stai bene, pretendo una risposta onesta. Se
volessi una bugia, te lo direi.»
«Ma davvero?» ribatto, ignorando il suo
appunto. «Dici alle persone quando non vuoi che ti dicano la
verità?»
Annuisce. «Ma certo!» esclama. «Quando chiedo ad Al, per esempio, se
sono ingrassata. Lui non deve mai dire la verità!»
«Ingrassata?»
«Certo.»
«Ma, Clio, sei uno stecchino!»
«No, no, tu dici così,»
sospira, ma sta sorridendo. «in realtà mi sono incicciottata per bene. Non entro
più nei jeans dell'anno scorso. Ma non è di questo che stavamo parlando, mi
pare.»
«Sì, be', mi hai chiesto se sto bene e ti ho detto di sì. Non ti
basta?»
Mi dà un pugno sulla spalla e mi prende per un braccio,
costringendomi a fermarmi. È incredibile quanta forza riesca a mettere in dita
così sottili.
«Non prendermi in giro, dai. Posso fare qualcosa per
aiutarti?»
Scuoto la testa e guardo basso.
«Ma no, no,
figurati.»
«Come ti pare.»
Non sembra per niente soddisfatta. Non che
m'importi granché, a essere onesti.
«Be',» dice all'improvviso «io ti lascio
qui. Vado a prendermi un gelato.»
La saluto con un cenno del capo e la guardo
mentre si allontana. Che strana tipa.
Ed ecco il quinto capitolo! Non molto da dire, in realtà, è una cosa abbastanza di transizione. Diciamo che tutti questi primi capitoli lo sono, e solo dal prossimo inizierà a complicarsi la situazione... Per raggiungere il caos più totale, come mio solito. Ma non disperate, che prima o poi si spiega tutto!
Bibby: Finalmente una a cui piace Luca! Il mio povero pulcino... Sono i suoi amici che sono odiosi, povera stella, lui è tanto buono! Bene, detto questo. Sono contentissima che la storia ti piaccia, sì sì, e stai pure tranquilla: non mangio nessuno se non commenta, non occorre chiedere perdono! E poi, questo commento mi ha resa talmente felice che, credimi, mi rallegra anche per il capitolo precedente. Grazie mille!
Smanukil: Nader è antipatico, dici? Hai ragione, assolutamente. Poteva andarci a quella festa, anche se era di Luca! Ma si sa che poi quello che uno fa lo paga... Ah! Non anticipo niente. Però un bel viaggio nel Triangolo delle Bermuda, in effetti, potrebbe essere una buona soluzione... La soluzione a tutti i problemi! Ma questo è solo l'inizio *risata malefica*. Dopo questo sproloquio, ti ringrazio immensamente per il commento, che mi fa sempre felicissima. Grazie!
Sono da internare, lo so. Ma state pure tranquilli, che la mia follia non è contagiosa.
Bene, detto questo, passo a ringraziare
tutte le persone che hanno inserito la storia tra le
preferite/seguite/da ricordare, e tutti quelli che leggono soltanto.
Grazie!
Sarei felice di sapere cosa ne pensate di questo capitolo.
Baci,
rolly too