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Autore: FeyM    07/10/2010    2 recensioni
Una manciata di mesi dopo il ritorno a corte di Ian in seguito al litigio con il conte Guillaume per la scoperta del suo segreto, qualcun'altro irromperà nella vita del giovane cavaliere americano regalandogli un ulteriore sconvolgimento
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qui il nuovo capitolo e il tanto atteso arrivo a Séour. (grazie mille per la dritta, correggerò il prima possibile)
Buona lettura.

I giorni seguirono e quando giunsero in vista del castello di Soeur gli unici stravolti dal viaggio erano i genitori di Daniel mentre tutti gli altri, più o meno abituati a cavalcate lunghe e con poche soste, procedevano più spediti degli altri.
Quando il sole oltrepassò la linea del mezzogiorno avevano già mangiato e stavano per rimontare in sella ma un rumore distrasse i cavalieri dal muoversi con tranquillità. Anche Daniel percepì qualcosa di insolito nel bosco di fianco al sentiero e avvertì i genitori di restare riparati dietro agli alberi.
Ian e Martewall si guardarono di sottecchi mettendo le mani sulle spade. Daniel fece finta di dover mettere a posto l'arco e lo incordò pronto per scoccare un dardo.
Cercarono di sembrare tranquilli, ma tutti percepivano il pericolo in mezzo agli alberi.
Dove sono?Si chiese Daniel. Ma ancora prima si chiese. Quanti sono? Devono essere briganti per rischiare così tanto sapendo che ci sono dei cavalieri armati pronti alla battaglia.
Tutto rimase inalterato fino al guizzo del primo dardo che cadde poco lontano nel bosco per distrarre i bersagli. Nessuno però si volse nella direzione della freccia troppo a lungo e furono in grado di distinguere quando le prime cinque o sei frecce piombarono dall'alto.
Gli arcieri, Daniel compreso, cominciarono a scoccare le frecce nella direzione della loro partenza e si sentì qualche tonfo, segno che qualcuno era stato colpito.
Un rumore di passi fece sguainare le spade a tutti i presenti, mentre Beau teneva tremando una spada più corta di quella del suo signore, ma ugualmente efficace, se usata nel modo giusto.
I briganti si presentarono veloci come le frecce di poco prima, e Ian impegnò la lama del primo facendolo indietreggiare di parecchi passi. Il suo avversario aveva davvero intenzione di ucciderlo come aveva sospettato, così lo caricò con la forza del braccio che teneva la spada e affondò la lama ferendolo mortalmente.
Geoffrey intanto era circondato da un paio di cadaveri e stava ingaggiando battaglia con terzo uomo che era più grosso e più alto di lui.
Ian si voltò indietro per parare il fendente di un brigante che lo aveva messo sulla traiettoria della spada. Mentre rendeva innocuo anche il secondo avversario guardò in direzione di John e Sylvia. La donna aveva le lacrime agli occhi e nascondeva il viso impaurita e tremante mentre il marito la reggeva guardando la scena con sguardo fermo e cereo.
Daniel non era stato preso di mira da nessun arciere, segno che gli stessi briganti apparsi erano i mandanti dei dardi, e quando vide un uomo alto quasi quanto Ian impegnare la lama contro Geoffrey Martewall e ferirlo ad un braccio non pensò nemmeno di riflettere e scoccò un dardo in direzione dell'uomo che stava per ferire il barone molto più gravemente. Lo colpì in mezzo alle spalle e quest'ultimo cadde perdendo la spada. Un cenno del capo del barone gli fece accertare che non era messo così male come credeva.
Dopo molti minuti di lotta furibonda, venne riscontrato che erano morti due soldati del convoglio che viaggiava verso Soeur. Uno francese e uno inglese. Seppellirono i caduti in fosse scavate in fretta mentre i genitori di Daniel, Sylvia in particolare, erano sconvolti oltre l'immaginabile.
Solo Ian e Martewall parlarono per il resto del viaggio, e fino all'arrivo a Soeur nessun'altro proferì parola.
Quando vennero accolti tra le mura del castello, Sancerre fu il primo dei tre compagni d'arme di Ian a comprendere l'accaduto.
-è opera di briganti?- chiese indicando il braccio ferito del barone.
-Sì Etienne.-rispose Ian al suo posto:-Ci hanno attaccato, apparentemente senza motivo. L'unica cosa che mi chiedo è il perché di un gesto tanto disperato.-
Il cadetto parlò con fare spedito e imperterrito:-Ultimamente ci stanno dando rogne, e non capisco perché portino scompiglio nelle mie terre. Ma lasciamo correre le brutte esperienze e godiamoci un po' di tranquillità che cerchiamo da tempo.- concluse con un sorriso.
-Se ci riusciamo...-commentò de Bar che nel frattempo era arrivato assieme ad Henri de Grandpè.
-Non dubitare. Ci vuole ben di più per far perdere coraggio a Etienne.- disse Ian
-Puoi scommeterci!- esclamò il cadetto:-Non ci fermeranno né se saranno in due né se saranno in duecento. E avete la mia parola.- Risero allegri dell'umorismo del compagno.
-Monsieur Daniel, ma che gioia vedervi assieme ai vostri genitori.- disse bonario Sancerre.
-è un piacere rivedervi, signor conte.- dissero i tre presenti.
Stavano entrando tutti nell'alta corte quando una donna dai graziosi capelli scuri corse verso il gruppo con un sorriso radioso sul volto.
-Jean! Daniel!- Chiamò i due giovani precipitandosi ad abbracciarli contenta di rivederli dopo mesi.
-Moglie! Insomma!- esclamò Sancerre cercando di tenere un contegno esagerato ripetendo una scena già vista diverse volte.
-Etienne, non devi essere geloso. Ti ho detto che per me loro sono come fratelli. Che vuoi di più?-
-Un po' di contegno in pubblico...-commentò aspro.
Donna sospirò e sbuffò insieme facendo ridere non solo Ian e Daniel, ma anche il resto degli aristocratici.
Dopo quella divertente scenetta John e Sylvia si rilassarono e nei giorni seguenti sorrisero cordiali a tutti anche se John Freeland non era proprio così aperto verso quel mondo così diverso.
Ian e Daniel stavano cercando le parole giuste per convincere il colonnello a cambiare idea sui suoi piani per Hyperversum dato che ormai ne avevano conferma guardando come si comportava.
Furono giorni di divertimento e di gioia per tutti anche se ognuno aveva nostalgia della propria famiglia.
L'ultima sera prima della partenza e del fantomatico ritorno alle isole oltre la Scozia, Ian e Daniel rimasero del tempo in più nella camera dei Freeland. Nonostante avessero avuto quasi una settimana di tempo per preparare un discorso convincente, nessuno dei due sapeva come cominciare.
Decisero di andare sul classico dei discorsi difficili:-John, dobbiamo dirti un cosa molto importante.- esordì Ian.
-E parlate, allora.- disse lui forse capendo il contenuto del discorso mentre Sylvia li guardava perplessa.
-Papà, abbiamo capito ciò che pensi riguardo ad Hyperversum e la cosa non fa comodo a nessuno posso garantirtelo.- disse Daniel.
Il padre lo guardò indurendo in volto.
-John-cominciò Ian:-So quanto questo “gioco” possa sembrarti vantaggioso, ma metteresti in pericolo troppe persone.-
-Non vedo il problema, si risolverebbero un sacco di guai avvenuti nel tempo.- disse con un scrollata di spalle.
Sylvia rimase atterrita, evidentemente non sapeva di ciò che il marito pensava.
-Ma non è così che deve andare!- cercò di convincerlo Ian:-Non puoi cambiare il corso della Storia!-
-Ma tu l'hai fatto.- lo accusò il colonnello.
-No, ti sbagli. Era la Storia ad essere sbagliata ed era destino che io fossi così interessato al 1200, a Isabeau, che varcassi il tempo per venire qui e sostituirmi ad un Jean de Ponthieu che odiava suo fratello tanto da farlo condannare a morte!- disse alzando la voce.
L'uomo rimase colpito dalle parole di Ian, su cui probabilmente non aveva pensato di riflettere.
L'altro giovane intanto continuava a parlare:-Non hai idea di quanto sia stato difficile adattarmi qui, ma credimi, non me ne sono mai pentito. Io qui ho una famiglia, degli amici. Una vita che nel mondo moderno non avrei mai avuto. Non so quale miracolo mi abbia permesso di venire qui ma, mi dispiace dirtelo, se tu porti Hyperversum agli scienziati moderni, ti assicuro che non solo cambierai la Storia, ma distruggerai la mia vita. E non credo che tu voglia questo, non è vero?- Ian sapeva che il ricatto era un colpo basso terribile, ma data la situazione pensò di poterselo permettere.
Si guardarono occhi negli occhi per un minuto buono nel gelo della stanza, poi Ian riprese:-Se queste parole non ti hanno nemmeno sfiorato, non ti permetterò comunque di passare di qua per scopi che non siano una visita di cortesia. Io e Daniel ci siamo già accordati. Al primo sentore di pericolo, Daniel distruggerà Hyperversum e non ci rigiocherà mai più. Così ognuno rimarrà nella parte che ha scelto.-
Quando ebbe finito di parlare, girò sui tacchi e fece per uscire dalla stanza, quando John Freeland lo fermò con la voce malferma.
-Ian, capisco i tuoi motivi e ti chiedo scusa per non aver riflettuto. Sono passato a delle conclusioni affettare senza capire che avrei compromesso non solo la tua vita, ma anche quella di tanta altra gente che non merita di veder cambiare tutto ciò che ha intorno. Mi dispiace, ti prometto che tutto ciò che riguarda te e Hyperversum rimarrà nascosto a chiunque non sia della nostra famiglia.- Disse accalcando le parole nel timore che il giovane se ne andasse senza ascoltarlo.
Ian aveva gli occhi lucidi e sentì il fantasma dell'emozione che aveva provato quando Guillaume gli aveva restituito l'anello nobiliare diffondersi in tutto il corpo per poi sforzarsi di non piangere e mormorare un grazie uscendo dalla porta.
Daniel rimase nella stanza guardando prima l'uno poi l'altro genitore e disse:-Domani torniamo a casa.-
Sylvia Freeland volse gli occhi al cielo con un sorriso serafico:-è stata una bella avventura.-
-Ma non è detto che non si ripeta.- fece eco Daniel.
-Speriamo che sia meno movimentata di questa!- esclamò il padre di Daniel guardandolo sorridendo dopo aver sciolto il groppo che aveva in gola.
-Penso di sì, a meno che Sancerre non voglia fare una sortita a dare la caccia ai briganti.-disse ridendo.
Il resto della notte fu agitato, ma in fondo nessuno rimpiangeva quanto trascorso.
Continua... 
  
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