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Autore: Herm735    07/10/2010    4 recensioni
Aveva avuto una giornata molto dura. Ma avere giornate molto dure era entrato a far parte della sua routine. Ormai i metodi magici non erano più sicuri. Potevano essere quelli a farti beccare.
Era paranoica, ecco la verità.
Certo, se loro non avessero continuamente tentato di uccidere la sua gente, forse non lo sarebbe stata.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'WANTED'
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Harry aveva seguito Neville fuori dalla tenda e si era lasciato condurre fino al centro del campo senza fare domande.
Ma, arrivato al limite della pazienza, lo bloccò, trattenendolo per un braccio e costringendolo a voltarsi verso di lui.
“Che sta succedendo Neville?” chiese irritato.
“Sono vivi.”
Harry lo guardò confuso.
“Chi?”
“Dean e Seamus” spiegò lui come se fosse ovvio di chi stava parlando. “Senti, adesso non c'è tempo di spiegare. Vai a chiamare Draco e venite immediatamente nella mia tenda. Chiama anche Ron.”
Fece qualche passo, ma poi si bloccò e tornò indietro scuotendo la testa.
“No, non chiamare Ron. Lui ha una famiglia. Voi due...voi due basterete.”
Fece qualche altro passo, ma poi tornò di nuovo indietro.
“Tu chiamalo, ok? Poi faremo decidere a lui. Chiamalo.”
Si dileguò in direzione della sua tenda, lasciando Harry immobile, a bocca aperta, che fissava il punto in cui era sparito.

“Sei bellissima, Ginevra.”
Ginny alzò gli occhi, vedendo riflessi nello specchio quelli di Draco.
“Buonasera” gli disse con un piccolo sorriso malizioso stampato sulla faccia.
Era seduta davanti allo specchio e si stava preparando per andare a dormire.
Draco le si avvicinò, posandole le mani sulle spalle e baciandola dolcemente su una guancia da dietro.
Poi, lentamente, controvoglia, si allontanò da lei sedendosi sul loro letto, al centro della tenda che condividevano.
“Qualcosa non va?” chiese Ginny.
Si alzò e si andò a sedere vicino a Draco, prendendogli una mano con dolcezza. Lui a quel toccò rabbrividì leggermente, come gli accadeva ogni volta.
Non c'era abituato.
E non si sarebbe abituato mai.
Essere amato, accudito, abbracciato, per lui era ancora strano, anche dopo tutto quel tempo.
Alla domanda di Ginny si limitò a scuotere la testa, negando.
Le prese entrambe le mani tra le sue.
“Ginny, quello che abbiamo visto oggi, a Diagon Alley...”
“Non c'è bisogno Draco. Davvero, io sto bene...” gli sorrise dolcemente. “Ma grazie per aver tentato.”
Sapeva quanto fosse difficile per Draco tentare di parlare e condividere emozioni con un'altra persona in totale sincerità.
E, vista la sua infanzia e adolescenza, non poteva biasimarlo per quello. Non le importava che non esprimesse bene quello che sentiva. Lei sapeva quanto lui l'amava, e quello bastava ad entrambi.
“Quello che sto cercando di dire, Ginny, è che oggi ho capito una cosa. Ho capito che domani potrei non esserci più. Ma ho capito anche che ciò che voglio, per te, è che tu abbia una famiglia a cui appoggiarti. Io non ho mai avuto una mia famiglia e tu lo sai. Per te voglio che sia diverso...”
Ginny scosse la testa in maniera molto decisa. “Scordatelo Draco. Non rimarrò nelle retrovie, io continuerò a combattere. Voglio essere lì. Voglio stare con te.”
Draco sorrise leggermente amareggiato.
“Sai che non sono d'accordo. Comunque non è quello che intendevo e mi irrita che sia la prima cosa a cui tu abbia pensato.”
Ginny corrugò la fronte.
“E cosa intendevi?”
“Intendevo...” senza lasciarle le mani si inginocchiò ai suoi piedi. “Ginevra, voglio essere la tua famiglia. Sposami.”
Le porse una piccola scatola schiusa. Dentro c'era un piccolo anello grigio almeno quanto le iridi di colui che glielo porgeva.
Ginny lo guardò per diversi secondi, convinta di aver capito male.
Quando si rese conto che Draco non stava scherzando si sporse e lo baciò.
Uno dei loro soliti baci dolci e amari.
Morbidi e ruvidi.
Dolci eppure carichi di passione.
“Sì. Voglio essere a mia volta la tua famiglia.”
Si scambiarono un lungo sguardo. Stavano per baciarsi di nuovo, quando da fuori la tenda qualcuno pronunciò il nome di Draco.
“Draco, esci. Neville ha bisogno di noi per una specie di emergenza. Si, insomma, sai, una di quelle cose alla Neville. Non so spiegarti bene adesso, però devi uscire. Subito.”
Draco maledisse mentalmente Harry per il suo solito tempismo del cavolo.
“Tornerò presto” promise a Ginny.
Le mise al dito l'anello, e poi uscì dalla tenda.

Erano ormai diversi minuti che suo marito aveva smesso di piangere. Anche se il suo non era un vero e proprio pianto. Più che altro piccole gocce gli scorrevano lungo gli zigomi, senza che lui fosse in grado di arrestarle.
Silenziosamente aveva sfogato tutto il suo dolore.
Luna era sdraiata sul letto e Ron era al suo fianco, con la testa appoggiata innocentemente sulla sua spalla.
Lei, dolce come lo era sempre stata, gli accarezzava i capelli con lentezza.
Pian piano si stava riprendendo.
“Sono vivi, Ron.”
Lui alzò la testa di scatto.
“Come fai a dirlo con così tanta sicurezza?” chiese.
“Perché lo so. È una di quelle cose che sento.”
Sospirò e tornò a guardare verso il soffitto, mentre il rosso, con un breve sorriso, chiudeva gli occhi e tornava a bearsi delle sue carezze.
La sua proposta di matrimonio non era stata un granché, ma era stata tipicamente alla Ron, quindi Luna non se n'era lamentata.
Ricordava di averla guardata negli occhi e poi di aver balbettato qualcosa di incomprensibile che assomigliava vagamente ad un “Allora, sì...beh...che dici, noi ci...sai, no? Ci sposiamo?”
E Luna, come al solito, aveva letto nei suoi occhi le parole che avrebbe voluto dirle, ma che non era riuscito a far uscire.
“D'accordo.”
Una risposta così semplice che anche Ron non ebbe difficoltà a comprendere.
E da quel momento in avanti Luna c'era sempre stata. Era sempre stata al suo fianco, come aveva promesso.
Nella gioia, nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte, non lo aveva mai lasciato a dover affrontare la vita da solo.
Perfino in quel momento, in cui lui credeva di aver perso per sempre i suoi fratelli, lei era rimasta lì, a prendersi cura di lui.
“So che non ti piace quando ne parliamo, Ron. Ma Molly e Arthur sarebbero così fieri di te se ti vedessero adesso. Tua madre sarebbe felicissima. Ne sono sicura.”
Ron sorrise tristemente, senza aprire gli occhi.
“Io ti amo, Luna.”
Si abbracciarono e rimasero immobili, cullandosi nel dolce torpore che si trasmettevano a vicenda.
Finché un lento ma costante rumore, li riscosse improvvisamente dal dormiveglia.
“Vado io” disse Ron alzandosi.
La piccola Molly faceva i capricci.
La prese in braccio e la cullò fino a farla smettere di piangere. Poi le cantò una vecchia canzoncina che sua madre gli aveva insegnato.
Quando la piccola riprese sonno la appoggiò sulla sua culla bianca e la lasciò a sonni tranquilli e sogni bellissimi.
Quando tornò nell'altra stanza, però, Luna non era più sola.
Harry stava in piedi davanti alla porta.
“Ron, c'è una cosa che...Neville mi ha, mi ha chiesto di venire qui. So che non è un buon orario, ma dobbiamo proprio andare.”
Ron annuì.
“Dammi solo il tempo di vestirmi.”
Harry uscì e lui andò verso Luna.
“Di solo una parola e dico ad Harry che stavolta non vado.”
Ron sapeva che, per la maggior parte, gli allarmi rossi di Neville non erano che falsi allarmi.
“No, vai. Devo dire che mi sento più tranquilla, quando so che è un falso allarme.”
Sua moglie gli sorrise.
Non gli piaceva quando doveva combattere.
E a lui non piaceva che, ogni volta che combatteva, lei volesse ad ogni costo andare con lui, per tenerlo sotto il suo sguardo vigile.
Però quello era il patto.
Andavano in guerra insieme ed insieme tornavano a casa sani e salvi.
E finché le cose sarebbero rimaste in quel modo, a lui andava più che bene.

Neville li sentì arrivare ancora prima di vederli.
Quando entrarono si alzò di scatto e iniziò a parlare a raffica.
“Dean e Seamus, sono vivi. Li hanno catturati, però se ci sbrighiamo possiamo salvarli. Li torturano, credo, ma sembra che non abbiano ceduto perché...bhé, perché noi siamo ancora vivi.”
“Nevilla, ma cosa...” stava per chiedere Ron, quando fu interrotto da Draco.
“Come fai a sapere che sono vivi?”
Neville si scrutò attorno, probabilmente cercando un modo di eludere la domanda. Quando capì che non l'avrebbe trovato si decise a rispondere.
“Ok, stavo facendo questo esperimento...e loro si sono offerti volontari per aiutarmi, diciamo.”
“Che esperimento?” chiese Harry.
Neville temporeggiò.
“Ho chiesto quale esperimento, Neville.”
“Controllo dei battiti e delle attività cerebrali.”
“Oh, cazzo Neville! E ti è tornato in mente solo adesso?” chiese Harry furioso.
“Sì. Stavo controllando un paio di vecchi esperimenti che volevo provare a rimettere in piedi, quando mi sono capitati sottomano quei due chip. Io credevo non avessero mai funzionato, perché la luce non si spostava mai da verde. Prima però, quando li ho presi in mano, quello di Seamus è come impazzito. Sembrava peggio di una spia antifurto. Ha iniziato a lampeggiare di rosso, segnando più di duecento battiti al minuto e l'attività cerebrale ha raggiunto un picco di dolore quasi inimmaginabile.”
Ron batté un pugno contro un tavolo.
“Dicci dove sono. Andiamo subito.”
“Harry, non credo che sia...”
“Neville. Dicci dove sono. Ho detto che andiamo.”
“D'accordo” alzò le mani in segno di resa, mostrando i palmi. “Permettetemi solo di dirvi un paio di strategie che potreste teoricamente usare...”





Ringrazio Roxy_xyz, Namy_love, e Lights per aver recensito il precedente capitolo.

Detto questo, spero che mi farete sapere che ne pensate. Vi ricordo inoltre che lasciare recensioni fa bene alla salute tua e di chi ti sta intorno.
Sarò buona e aggiornerò presto, fate i bravi e date retta ai vostri genitori, in particolare tu, Roxy, fai la brava!


A presto, gente.





  
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