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Autore: Unsub    08/10/2010    1 recensioni
Un inaspettato ritorno nella squadra. Qualcuno il cui passato riguarda ognuno di loro. A volte la memoria gioca brutti scherzi...
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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Capitolo X Capitolo X:  You are the best!

Stava seduta sul divano rimuginando su quello che era successo fra lei e Hotchner il giorno prima. Non aveva detto niente a Emily, ma l’amica aveva capito che qualcosa era cambiato in lei. Più conosceva Reid e Hotch più la scelta che doveva fare le sembrava difficile. Erano due uomini splendidi. Hotch si sarebbe sicuramente preso cura di lei, l’avrebbe trattata bene. Aveva dimostrato di rispettarla e di volere solo che lei fosse felice.
Reid, invece, era dolce. Avrebbe sempre cercato di proteggerla. Aveva un passato simile e quindi sarebbe riuscito a capire meglio lei e i suoi problemi. E poi la faceva sentire cosi… non sapeva se esisteva un termine per quella sensazione di attesa che provava solo al ricordo di lui.
Riusciva solo a starsene lì seduta a pensare, senza venire a capo di niente. Non sapeva con chi confidarsi. Non voleva parlarne con Emily, lei non le avrebbe rivelato niente del suo passato.
Si alzò inebetita. Cosa poteva fare? Con chi poteva parlare? Prese la borsa e uscì senza una meta precisa. Aveva bisogno di riflettere e una passeggiata le sembrava una buona idea.
Era fuori già da un po’ e cominciava a sentire stanchezza nelle gambe, intravide un pub all’angolo della strada e decise di entrare. Forse si poteva prendere un bel tè bollente… come si mise a sedere cambiò idea. Cavoli, ormai aveva ventisei anni e stava cercando di decidere a chi spezzare il cuore! Al diavolo il tè, qui ci voleva un bel whisky doppio e liscio. Lo ordinò e rimase li seduta a contemplare il bicchiere.
Se solo i suoi ricordi non fossero stati cosi frammentari, se solo i suoi sentimenti fossero stati più chiari. Sospirò rumorosamente. Non sapeva cosa fare, ne come comportarsi.
-    Quello è il sospiro di una con un sacco di guai!
Alzò la testa di scatto. L’agente Morgan la fissava con un sorriso beffardo sulle labbra e una busta del supermercato appoggiata al fianco.
-    Agente Morgan, come mai è qui?
-    Ti ho vista passando e sembrava che tu avessi bisogno di una spalla su cui piangere.
Lei chinò il capo e assentì.
-    Vuoi che chiami Emily?
-    No, lei ora non mi sarebbe d’aiuto. Forse non c’è nessuno che possa aiutarmi.
Derek posò la busta per terra e si accomodò accanto a lei. Chiamò la cameriera e ordinò una birra. Aspettò che arrivasse e si voltò a guardare Collins.
-    Chi beve whisky liscio a quest’ora ha un problema veramente grosso.
-    Più di quanto lei possa immaginare.
-    Non esserne cosi sicura, ragazzina, io di problemi ne ho avuti tanti – rispose lui sorridendo.
-    Ha mai dovuto decidere a chi fare del male?
-    Cosa vuoi dire?
-    Mpf… niente, lasci perdere.
-    Ti riferisci a Hotch e Reid, vero?
Lei lo guardò triste e assentì.
-    Hai mai pensato che sono due uomini adulti? Sanno a cosa vanno incontro, il rischio fa parte del gioco.
-    Cosi non mi aiuta mica!
-    Già. Beh ti posso dare il consiglio che mi diede una volta una ragazza molto saggia: “se logica e cuore si scontrano, tu segui sempre il secondo. Soffrirai e commetterai degli errori ma almeno saprai di essere stata viva”.
Sarah lo guardò stupita. Quella frase gliela aveva detta una volta sua padre! Era il più grande tesoro che lui le avesse lasciato. Lo custodiva gelosamente, non l’avrebbe condiviso con il primo venuto! Guardò meglio il suo collega. C’era qualcosa in lui, qualcosa che…
-     Non è facile per me parlare di quello che provo, ci conosciamo appena, ma… tu conosci molti dei miei segreti, compreso il più importante e… l’istinto mi dice che posso fidarmi di te, che non dirai niente a nessuno e per nessun motivo. Lo sai cosa vuol dire questo?
-    No – Sarah cercava di capire dove stesse andando a parare Derek.
-    Che anche se ti conosco da meno di 48 ore, per me anche TU sei un’amica.
Sentì un principio di emicrania, anche se molto leggera. Morgan si protrasse verso di lei.
-    Tutto bene?
Lei chiuse gli occhi, c’era dell’altro, c’era molto altro!
-    Allora ragazzina? Come ti senti?
-    Mio padre diceva sempre che era impossibile che mi rompessi la testa visto che era tutt’osso… sono contenta che avesse ragione – scherzò Sarah.
Morgan scoppiò a ridere e Collins rimase ad osservarlo. Le piaceva quando Derek rideva per qualcosa che aveva detto lei.
E poi ancora.
Scoppiarono a ridere. Lei si face più vicina a lui e gli poggiò il capo sulla spalla.
-    Grazie, due neuroni. Sei sempre il migliore.
-    Amici per sempre, ciuffo buffo.
Non era possibile. Come aveva potuto dimenticare?
-    Grazie due neuroni.
-    Ehi premio nobel, io sono sempre il tuo migliore amico, no?
-    Il migliore amico che io potessi mai sperare di avere.
Derek era lì e la fissava preoccupato, allungò una mano per scuoterla leggermente.
-    Allora, tutto bene?
Si  avvicinò ancora di più all’amico e gli diede un bacio delicato su una guancia. Lui la strinse a se. Quel contatto fisico lo rincuorava.
-    Tu sei stato il mio primo vero amico. Sei stato il primo della squadra a fidarsi di me e io questo non lo scorderò mai. Vorrei aiutarti ma sta a te decidere Derek, solo a te…
Lei aprì gli occhi, si alzò in piedi e lo guardò. Le lacrime cominciarono ad uscire senza che lei se ne accorgesse. Passò la mano sul bel volto di Derek.
-    Mi dispiace.
-    Per cosa? – Derek era sempre più preoccupato e si alzò a sua volta.
-    Ti voglio bene, due neuroni – rispose lei sorridendo fra le lacrime.
Poi si tuffò fra le forti braccia del suo amico e rimase cosi avvinghiata al suo possente torace.
Derek trattenne il respiro. L’aveva chiamato con il suo nomignolo preferito! Rimase fermo ancora un attimo e poi la strinse in un abbraccio che rischiava di stritolarla.
-    Bentornata a casa, ciuffo buffo!
Il loro abbracciò fu interrotto dal suono dei cellulari. JJ aveva un nuovo caso, dovevano andare a Quantico.
-    Vieni, Sarah, ho la macchina qui vicino.

Mentre erano fermi ad aspettare l’ascensore sopraggiunse Reid.
-    Come va? – domandò senza alzare gli occhi. Aveva paura che Sarah fosse ancora arrabbiata.
-    Magnificamente – rispose Derek – Non è vero, ciuffo buffo?
-    Ehi, pollice non opponibile, spremi quei due neuroni che ti sono rimasti e trovami un altro soprannome – rispose la ragazza ridendo.
Spencer era cinereo. Aveva ricordato Prentiss, aveva ricordato Morgan, aveva ricordato persino quello che si erano detti lei e Hotch quando aveva reso inoffensiva la Strauss. Eppure ancora non si ricordava di lui.
Morgan intuì i pensieri dell’amico e gli mise una mano sulla spalla. Non poteva fare nient’altro per lui.
-    Ehi Reid? – intervenne Sarah.
-    Si? – rispose lui ancora tramortito.
-    Quando torniamo da questo caso, volevamo andare a mangiare in un ristorante italiano. Sei dei nostri? – chiese la ragazza con un sorriso.
Lui sentiva un groppo in gola. Era tornato ad essere un semplice amico per la donna che amava.

Continua…

Grazie per i complimenti lillina.  Hotch o Reid... dovrete continuare a leggere per scoprirlo ;P
   
 
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