- HALLO HAMBURG -
Quando
l'aereo finalmente atterrò, prendemmo le nostre otto valige, ne avevamo
entrambe quattro, anche se io portavo sulle spalle uno zaino in cui avevo dei
ricordi fin troppo importanti perché siano lasciati a Roma.
Uscita
dall'aereo mi guardai intorno, ero davvero all'aeroporto di Amburgo, avevo
aspettato quel giorno da quattro anni, e ora ero lì, immobile, aspettando che
la mia vita si trasformasse completamente.
«Alice, dovremmo andar via. Sai ci aspetta una
nuova casa» Scossi il capo, ritornando in me. Fatto tutto ciò che avremmo
dovuto fare per uscire da quell'aeroporto,chiamammo un taxi per portarci alla
nostra meta.
«non hai
paura ? » chiesi ad Amélie,cercando conforto in lei
«solo un po' » continuai a fissare i miei piedi,per non sembrare
eccessivamente malinconica
« vedrai che passerà tutto,stiamo avverando un nostro sogno,dovevamo
rinunciare a qualcosa,è un processo naturale » continuò lei,con voce bassa e
rassicurante
« hai ragione.» la mia voce tremava,era evidente che avessi paura di
cambiare,non ero abituata a tutto ciò. Arrivammo nel “nuovo” quartiere,ci
guardammo intorno per cercare la nostra casa. Era la seconda volta in quel
quartiere,per me.
« Eccola! » esclamò Amélie alla vista di quella
che,per me,era una cosa da sogno.
Piccola,ma
confortevole. Avevamo entrambe le chiavi per entrare.
Camminammo
lungo il vialetto che dirigeva all'entrata,era ricoperto di foglie
secche,evidentemente cadute dall'albero che ombreggiava l'altalena. Amélie che
era davanti a me,ebbe l'onore di aprire quella porta per prima,le sue chiavi
erano ormai state battezzate. Entrammo,varcando la soglia di una nuova vita. La
cucina era come l'avevo descritta nel mio diario. Il salotto aveva una divano non troppo grande,il rivestimento era suoi toni
del viola,molto originale. Accanto ad esso c'era una piccola poltrona con lo
stesso rivestimento. Esse erano rivolte verso un camino abbastanza grande.
Non vedevo
l'ora di accenderlo,la temperatura era cambiata molto,non so esattamente quanti
gradi facessero,ma il freddo governava in casa. Salì le scale che erano
posizionate lungo il corridoio.
Mi accorsi
che sopra c'erano quattro camere. Aprì la prima porta che mi ritrovai davanti.
Era un
piccolo studio,con una grande scrivania,in cui era appoggiato un computer molto
vecchio,probabilmente non funzionava,sopra di essa, però, notai che vi era
posta anche una stampate,una comodità per me, dato che
quella che possedevo era rotta. C'era anche un portapenne in
legno,con due matite e quattro penne all'interno.
La sedia era
nera,devo ammettere anche che fosse molto comoda.Dall'altro
lato della parete c'era un enorme libreria,ma nessun
libro. C'era anche un armadio in legno.
Lo
aprii,all'interno c'era un'antica macchina da scrivere.Fui entusiasta,avevo sempre desiderato averne una.
La finestra accanto all'armadio era piccola,con delle tende in pizzo bianco. Guardai
per un secondo l'intera camera per poi andarmene. Aprendo
la seconda che era un bagno abbastanza spazioso. La terza era una cameretta per
gli ospiti. La Quarta una camera da letto enorme. Io e
Amélie avremo dormito assieme,non ci ponevamo questo problema.
Scesi le
scale per controllare cosa stesse facendo la mia adorata amica. Mi diressi a
piedi nudi verso la cucina,mi guardai intorno,ma non la vedevo,allora scorsi la
sua figura dalla finestra. Stava annaffiando il giardino. Uscì percorrendo il
vialetto ancora con i piedi nudi.
« Non aspetti che metta i semi ? » Si voltò verso di me
« allora corri! Valli a prendere!»
annuì,ricordando di aver messo la bustina che conteneva i semi di tulipano
nello zaino.
Li presi,e
uscì nuovamente per porgerli ad Amélie.« Tieni..»
afferrò la bustina,strappando con i denti la carta. Prese
seme per seme,spargendoli per tutta la parte sinistra del giardino.
« non mi aiuti ? » chiese lei,senza voltarsi verso di me
« vado a prendere la
scopa » La scopa era poggiata sul muro dietro casa. Corsi a prenderla,per poi
ritornare per spazzar via tutte le foglie che ricoprivano il viale. Le accostai
in un punto indefinito del giardino. Presi una busta per metterle dentro. Ma per curiosità ne afferrai una,non era diversa dalle
altre,ma era rimasta tra le mie mani.
Portando
quella foglia nella mano sinistra,e la busta piena mi avviai
verso i cassonetti dall'altra parte della strada,per buttarvici
le foglie secche.Ritornata in giardino,vidi Amélie
ancora alle prese con i semi di tulipano,così entrai in casa,presi dello scotch
che trovai su di uno scompartimento della mensola in cucina. Ne strappai un
pezzo con i denti. Mi fermai davanti al frigorifero,guardai la foglia tra le
mie mani,allungai leggermente le braccia per attaccarla su di esso. Appoggiai
lo scotch sul suo fusto e lo sfregai per essere sicura che non si staccasse. Quella
foglia per me d'ora in poi mi avrebbe ricordato del mio primo giorno in quella
casa,in quel quartiere,in quella città,in quel paese.
Amélie
rientrò gettandosi sul divano. Mi diressi verso di lei,sedendomi sull'unico
posto libero in cui mi potevo sedere,la poltroncina.« cos'hai
? » le chiesi io
« non lo so » stentò per un momento poi riprese « avevi ragione tu,è
così strano »
le sorrisi accarezzandole la fronte.« Stiamo creando il nostro futuro »
sussurrai io.
Lei prese la
mia mano stringendola sempre più forte.
« Chiamo Erika » dissi io,lasciandole la mano. Digitai il suo
numero,sapevo che entrando in un altro paese mi avrebbero preso
più soldi dal telefono,ma avevo venti euro all'interno,non me ne curai
« Pronto ?» sentivo che la voce della mia dolce amica tremava «
Erika...sono io,Alice » quando pronunciai il mio nome,sentì che quella tempesta
stava per scatenarsi nuovamente
« Non mi lasciare,ti
prego » disse lei,in preda al panico
« no,Erika,ti...ti...prego
non fare così » appoggiai la mano destra sul mio volto,come per nascondere le
lacrime che stavano per sgorgare velocemente sulle mie guance
« davvero...non c-ce la posso f-f-fare » mi
sentivo impotente a quelle parole
« tu sei qui...» portai la mano sul mio cuore « nel cuore » continuai.« lo sento, perchè ti sei portata
via una parte di me,lì,ad Amburgo »
Continuava a
piangere singhiozzando,io facevo lo stesso.« non
riesco a sentirti così » non ce la facevo davvero,ma sentivo che continuava a
piangere.
« dovevamo restare per sempre insieme,per sempre » mi aprì un ferità
troppo dolorosa nel petto
« e resteremo
insieme,per sempre,in qualunque modo » la rassicurai. Noi saremo rimaste per
sempre ciò che eravamo un tempo,nulla poteva dividerci,nemmeno la
lontananza,essa era solo una debolezza.
« promettimi che non mi dimenticherai » continuava a singhiozzare
« sai bene che non ne sarei capace...» non l'avrei ma dimenticata,per
nulla al mondo
« promettimelo,giuramelo!
» socchiusi gli occhi con la mano sul cuore « lo
prometto,lo giuro...» ero diventata calda,dentro di me bruciavo
« Erika,quando sarai
pronta per venirmi a trovare,dimmelo,ti pagherò il viaggio »
« te lo dirò » alzai
gli occhi al cielo,come se per magia apparisse il suo volto
« ti voglio bene
dolcezza » lei mi disse lo stesso per poi attaccare entrambe.
Mi
accovacciai sull'erba fredda,piangendo. Ora la tempesta era giunta fino a me,e
non potevo farla smettere. Nella mia mente pensavo solo a lei,Erika.Il dolore
che provavo solo pensando che lei non poteva essere lì,con me a sostenermi,mi
assalì. Caddi sdraiata,non ricordo altro.
« Alice...» sgranai gli occhi ancora lucidi,non capendo
cosa fosse accaduto.« Alice? » mi accorsi che la voce
che pronunciava il mio nome aveva un viso fin troppo conosciuto.
« Amélie?sei tu? » la mia vista era
sfumata,probabilmente per colpa delle lacrime.
« si,sono io » alzai per un secondo il capo,ma Amélie mi fermò,facendomi
appoggiare al morbido cuscino.
« cos'è successo? » la mia voce era stanca.
« sei svenuta » aprii improvvisamente gli occhi
« Svenuta?
Ma non mi era mai accaduto » Amélie alzò le spalle
« a
quanto sembra ora è accaduto » ero confusa,non riuscivo a capire nulla.
« perchè sono svenuta ?»
« probabilmente
per il cambio di temperatura,non so,sei svenuta dopo aver parlato con Erika,ed
hai iniziato a piangere ininterrottamente »
posai la mano destra sulla mia fronte,ero eccessivamente calda
« oh,capisco » sentivo
che il mio corpo era debole,la temperatura si era alterata,non mi ero mai
sentita così.« sono caldissima » ammisi io ,prendendo la mano di Amélie e
appoggiandola sulla mia fronte bollente.
« ho portato il termometro con me,vado subito a prenderlo » Si alzò ed
uscì dalla camera da letto. Quest’ultimo era soffice,comodo e caldo,il massimo
per me. Dopo non più di tre minuti riapparve Amélie armata di termometro. Lo
infilai sotto l'ascella per misurare la febbre,che effettivamente sentivo nel
mio corpo. Con il termometro aveva preso anche un golfino di lana,per farmi
sentire al caldo. In quei cinque minuti chiusi gli
occhi,cercando di non pensare a nulla. Amélie era ancora accanto a
me,disponibile e dolcissima come il suo solito,sempre pronta a prendersi cura
di me. Sfilai il termometro e vidi che avevo 38° di febbre,non era eccessivo,ma
mi preoccupai immediatamente,era il mio primo giorno lì,e avevo la febbre,mi
abbattei.
Amelié, dopo aver constatato la temperatura del mio
corpo,mi fece scendere al piano di sotto,ed accese il camino. Erano le otto e diciannove minuti,perciò mi preparò una minestra
calda per quella maledetta febbre.
Me la porse tra le mani « ti
ringrazio,davvero! »
Amélie sorrise guardando le fiamme « l'avresti
fatto anche tu per me »
« hai ragione,ma io non smetterò mai di ringraziarti » si voltò verso di
me,per ascoltare meglio le mie parole « tu mi appoggi in tutto ciò che
faccio,mi incoraggi a raggiungere i miei sogni,mi aiuti ad ogni mia
debolezza,insomma tu ci sei sempre accanto a me,non mi lasci mai sola,nella
solitudine »
Amélie mi abbracciò facendo scorrere due lacrime sul suo dolce volto,è
sempre stata una persona molto emotiva.« Alice,io
ringrazio che tu sia qui,senza te io non sarei arrivata a tutto ciò,in fondo la
nostra felicità l'abbiamo sempre vista passeggiare qui,ad Amburgo,tutto ci
riporta a questa città. Ricordi quando eravamo adolescenti ?
» ci staccammo da quell'abbraccio. Anche a me era sgorgata una piccola
gocciolina d'acqua salata
« si,ricordo
; le promesse,i sogni ben oltre i limiti,gli amori impossibili » Mi guardò con
rimpianto di quei tempi spensierati
« esatto,ed ora invece siamo qui,senza quegli amori impossibili,ma con
mete realistiche,e che noi sicuramente raggiungeremo » Sorrisi felice di quelle
parole sagge che aveva pronunciato con la sua voce delicata.
« Noi resteremo per l'eternità assieme » dissi io abbracciandola nuovamente.
Avevo finalmente trovato la vita che avevo sempre sognato,anche se il resto
delle persone più importanti l'avevo lasciate a
Roma,in quel posto che a me non avrebbe mai potuto dare così tanto come invece
avrebbe potuto fare Amburgo.
Mi sentivo in pace con me stessa,la mia anima aveva trovato il posto
adatto in cui alloggiare.