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Autore: Unsub    08/10/2010    1 recensioni
Un inaspettato ritorno nella squadra. Qualcuno il cui passato riguarda ognuno di loro. A volte la memoria gioca brutti scherzi...
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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Capitolo XI Capitolo XI:  Check mate

Erano appena tornati da Atlantic City. Reid era riuscito a fermare Samantha Malcolm senza ricorrere alla violenza. Tutti si erano congratulati con lui, ma Spencer sembrava non curarsene. Aveva altro per la testa.
Sarah continuava a non ricordare il loro legame e lui cominciava a perdere le speranze. Si ritrovò di nuovo al parco pubblico dove una volta giocava a scacchi. Si chiese perché no. In fin dei conti non aveva più giocato dalla partenza di Gideon.
Si mise a sedere e giocò a scacchi con uno dei ragazzi. Non si rese conto della folla di curiosi che si accalcava attorno a loro. Pensava solo a giocare ed era un sollievo togliersi lei dalla testa anche se per poco. Alla fine, quando Spencer dichiarò il matto, si levarono gli applausi contenuti della folla. Recuperò la sua tracolla e si alzò.
Lei era lì, con un bicchiere di caffè in mano che lo guardava sorridendo. Sentì di nuovo quel colpo al cuore. Faceva male non poterla toccare, non poterla baciare, dover tenersi dentro tutto quello che provava per lei.
-    Sei bravo. Non sapevo che giocassi a scacchi.
-    Era molto che non lo facevo più – rispose lui triste incamminandosi.
-    Mi piacerebbe sfidarti una volta o l’altra – disse lei camminando al suo fianco.
-    Non sapevo che giocassi – lui si fermò di colpo e si voltò verso di lei.
-    Non sai molte cose Reid – rispose lei con uno sguardo che lui non sapeva decifrare.
Lui guardò le scacchiere del parco.
-    Se vuoi puoi sfidarmi subito. Abbiamo a disposizione le scacchiere.
-    Comincia a fare un po’ troppo fresco e io non ho portato il giacchetto… abito qui vicino, vuoi venire a giocare da me? – di nuovo gli lanciò uno sguardo strano.
-    Ok – sapeva perfettamente che non c’erano scacchiere a casa di lei.

Entrò titubante nell’appartamento di lei. Cosa aveva in mente Sarah? Perché l’aveva invitato da lei? Rimase in piedi fermo ad aspettare la mossa di lei.
-    Vedo che conosci bene le regole degli scacchi – disse lei sarcastica – Gli scacchi sono un gioco di strategia militare. Due eserciti che si confrontano fino alla resa di uno dei due. Bisogna essere cauti e avveduti per far commettere un errore all’avversario. Bisogna saperlo provocare e innervosire.
-    Cosa… cosa stai dicendo? – perché lei si comportava cosi? Perché gli stava dicendo quelle cose?
-    Sto dicendo, mio caro dr Reid, che tu hai commesso degli errori in questa partita. Hai abbassato la guardia – riprese lei avvicinandosi al tavolo dove era poggiata la sua borsa – Hai lasciato che io intravedessi la falla nella tua difesa e che ne approfittassi.
Lentamente estrasse un fascicolo dalla borsa. Un fascicolo molto grande con il logo dell’F.B.I. stampato sulla copertina.
-    Quello… quello non dovrebbe uscire dall’archivio!
-    E’ solo una copia, non preoccuparti. L’originale è al suo posto. L’ho letto molto attentamente in questi giorni. C’era qualcosa che mi sfuggiva, che non riuscivo a capire – buttò il dossier Brunet ai piedi di Spencer – Tu mi hai fatto da guardia del corpo per tutta la durata del caso. Dimmi, il mio divano è stato il tuo migliore amico in quelle notti? Oppure ho provveduto io stessa a scaldarti?
Il sorriso di lei era cattivo. Sembrava si divertisse a torturarlo cosi.
-    E’ questo? Ti manca il mio corpo? Ero cosi brava?
-    Non è come pensi…
-    Ah no? Tu e Hotch vi comportate come due cani in calore e non è come penso? – rispose lei inarcuando un sopracciglio – E com’è dr Reid? Me lo vuole spiegare lei, com’è?
-    Io… io…
-    Il gatto ti ha mangiato la lingua? Chi altro è entrato nel mio letto oltre voi due? Cos’ero? Il giocattolo erotico della squadra? – lei si stava avvicinando lentamente, annullando la distanza fra loro.
-    Sarah…
-    Oh! Ora mi chiami per nome? Eravamo proprio intimi io e te. Talmente intimi che mi sono beccata una pallottola per salvarti… dovevi essere bravo anche tu – dicendo cosi poggiò le mani sull’esile torace di lui e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo.
-    Sarah… non cosi… non… - lui non riusciva a respirare per la vicinanza di lei, ma sapeva che era il modo sbagliato.
Lei si protese verso di lui per baciarlo. Spencer chiuse gli occhi. Non è lei. Lei non è mai stata cosi! Si impose di fermare quello che stava succedendo. L’afferrò per i polsi e la scostò da se. Si fronteggiarono. Lei voleva provocarlo, voleva fargli ammettere qualcosa che esisteva solo nella sua testa.
-    Tu non eri cosi. Fra noi non… - respirò e cercò di calmarsi.
-    Com’era fra noi? – lei lo guardava con rabbia e urlava – Perché nessuno mi dice chi veramente ero?
Lei era frustrata dalla mancanza di ricordi. Era spaventata dal comportamento di Hotch e dal suo. Era solo una ragazzina che non capiva cose le stava succedendo intorno. Lui si intenerì a quel pensiero e le sorrise dolce.
-    Eri… eri un’ottima profiler, eri forte e sicura. Eri la donna dei miei sogni.
Dopo aver detto questo le fece poggiare la testa nell’incavo del suo collo e l’abbracciò. Lei tremava e si strinse a lui. Stava piangendo in  silenzio. Sentiva le sue lacrime su collo e allora cominciò a carezzarle piano i capelli.

Non sapeva da quanto tempo erano lì fermi in piedi al centro del salotto, i tremiti di lei si erano andati via via calmando. Ora era placida e abbandonata a quell’abbraccio, lui non chiedeva di più che essere di conforto. Non voleva che lei si sentisse ancora spaventata e sola.
Poi lei lentamente cominciò a risalire il collo di lui con le labbra.
-    Sarah, non devi…
-    Baciami, Spencer – era la prima volta dal suo ritorno che lo chiamava per nome.
Si scostò leggermente per guardarla in volto. Non c’era più rabbia nei suoi occhi, solo una supplica muta. E lui l’accontentò.
Posò le proprie labbra su quelle di lei, piano e dolcemente. Aspettò di sentire che lei ricambiava quel bacio e poi la sua lingua prese a stuzzicarla. La risposta di lei non si fece attendere, dischiuse le labbra avidamente, cercando di avvicinarsi ancora di più a lui. Sembrava non essere mai sazia di quel contatto fra loro. Lui mise le mani in quei capelli morbide e scuri come la notte e l’avvicinò ancora di più. Erano sospesi nel tempo, persi in quel bacio.
Poi lei si fece più audace e cominciò a esplorare il torace di lui con le mani. Andava tutto cosi veloce! Spencer sentiva la propria mente svuotata, c’era solo lei. Lei e il suo corpo cosi morbido e caldo. Le mani abbandonarono i capelli per scendere lungo la schiena e fermarsi sui fianchi per tirarla a lui e far aderire meglio i loro corpi.
Sarah era senza fiato, sentiva l’erezione di lui premerle contro il ventre e si sentiva eccitata a sua volta. Lo voleva, non riusciva a pensare ad altro. Lo voleva!
Ripensò a quello che si erano detti lei e Derek sul cuore e la logica. Non credeva che quello che stava parlando adesso fosse il suo cuore. Erano i suoi ormoni impazziti a guidare le sue azioni ora. Non le importava più di nulla. L’odore di lui era inebriante e il suo calore la stordiva in modo mai provato.
Voleva fare sesso con lui, ma non sapeva come esprimersi. Dirlo a voce alta le metteva paura e la imbarazzava troppo. Non ricordava come si facesse a far capire ad un ragazzo che si era disponibili… ma forse era meglio spegnere il cervello e seguire solo l’istinto.
Si strusciò contro il corpo di lui e il gemito soffocato di Spencer le disse che era quello che anche lui voleva. Mise le mani sotto il golf di lui e cominciò a toglierglielo. Le loro labbra si staccarono solo per un breve istante, poi lui tornò a baciarla con passione. Sentiva le mani di lui armeggiare con i bottoni della camicia e sospirò. Lui si staccò di nuovo per guardarla come a chiedere il permesso.
Lei sorrise e gli scostò i capelli dal viso.
-    Sei sicura? Vuoi che mi fermi?
-    Guai a te se ci provi – rispose con un sorriso.

Erano sdraiati nel letto di lei. Sarah aveva poggiato la testa sul petto di Spencer, che lentamente le carezzava la schiena.
-    Credo che questo possa essere definito uno scacco matto – disse lei mentre si voltava a guardarlo.
-    Sarah… io… - non trovava le parole.
-    Io non mi aspetto niente. Lo volevamo tutti e due ed è successo. Il resto non conta. Non mi aspetto che succeda di nuovo o che fra noi due nasca una grande storia d’amore. Lasciamo le cose cosi – allungò una mano per carezzare il viso di lui.
-    E se invece fossi io a volere di più? – il suo sguardo era triste.
-    Allora… beh… lasciami tempo e spazio – rispose lei incerta – io non so cosa provo per te e… non voglio prenderti in giro o farti soffrire. Dammi tempo.
Lui si girò spingendola sotto di se.
-    Voglio che tu sappia solo una cosa. Io ti amo e… - lei gli poggiò un dito sulle labbra.
-    Dammi tempo – lo baciò e poi si perse di nuovo in quell’abbraccio che non voleva sciogliersi.

Continua…

Per Benny: i tuoi complimenti mi lusingano sempre... cmq ricordarsi del suo migliore amico non lo definire non ricordare le cose importanti... e secondo te due personcine di nostra conoscenza permetterebbero ad un divieto del capo sezione di rovinare la vita della loro amica? ;) In quanto alle pressioni... beh la storia lo finita di scrivere da un pezzo... e scusate la franchezza la adoro cosi com'è... niente ritocchi... e poi mi piace vedere soffrire un poco il nostro genietto :))))
   
 
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