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Autore: Twilight Goddess7    05/11/2005    2 recensioni
Harry e Draco non sono maghi normali... e, che succedereebbe, se ci fossero dei fratelli e la Famiglia potter ancora Viva? una fic molto particolare.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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VEELA CHILD, MOON CHILD

VEELA CHILD, MOON CHILD

di Twilight Goddess7

tradotto da Freya

beta Rowan_Mayflower

 

cap.2: Finalmente sono a casa

 

Harry aprì gli occhi, le ultime tracce di sonno che evaporano alla luce della mattina. La mente ritornò al sogno su Draco Malfoy,  e quello che era accaduto seguente.

Adrian ed Amy aveva rifiutato di venire giù dalle scale a salutare il fratello, Lily era riuscita stento a non piangere, vedendo il figlio salutare il nuovo insegnante. James, Sirius e Remus tentavano di alleggerire la situazione, scherzando sulle future birichinate che Harry poteva fare una volta giunto nella nuova scuola.

Ma quando venne il momento di andare, Harry rifiutò di volgere il capo. Sapeva che cosa avrebbe visto. I suoi due fratelli e forse Draco, che forse stavano guardando la macchina allontanarsi dalle finestre. Sua madre che singhiozza mentre il marito e gli amici tentano di consolarla.

Come sempre, al ricordo, non riuscì a contenere un sospiro. Non aveva rammarichi, ma non poteva fare a meno di pensare che avrebbe dovuto.

Una volta lasciata dietro a se la cosiddetta ‘casa’, aveva trovato difficile ritornare. I genitori l’avevano riportato a casa dopo un anno e mezzo che si trovava alla Scuola di Arti Domyoji, con molta felicità di suo fratello e di sua sorella. Ma Harry precipitò quasi immediatamente in depressione a causa della nostalgia per la scuola.

Il professor Albus Dumbledore, noto anche come nonno Albie ai bambini dei potter, fu l’unico ad  osservare che cera qualcosa di sbagliato nel ragazzo, e cercò di rimediare. Durante una passeggiata nei giardini di Hogwarts, mentre guardava il trio Potter, riuscì finalmente a capire cosa stesse infastidendo Harry. A quel punto, andò da James e Lily, chiedendo loro il permesso di far ritornare il ragazzo alla scuola.

E qui si trovava tuttora, due anni più tardi e una quantità di felicità maggiore.

La scuola che così tanto amava, non era un unico edificio come Hogwarts, ma l’insieme di più costruzioni attorno ad una piazza centrale. C’erano grandi ingressi su ogni lato, che conducevano nel cortile centrale. Oltre alla costruzione principale, ve ne era uno più piccolo (usato soprattutto come classi). Una grande torre risiedeva vicino alla parte posteriore dell’edificio. All’arrivo, parlando con Isao Hisashi, aveva commentato come sembrava che l’insieme sembrasse un solido muro messo a protezione del cortile. L’insegnante aveva riso, informandolo che il luogo era stato costruito come un palazzo fortificato, adottando l’idea di rendere difficile il conquistarlo.

“Dannazione, Ri, come puoi svegliarti così presto!” Gemette una voce attraverso la stanza. Harry si volse verso il suono, cercando di nascondere un sorriso, vedendo Ai Hisashi scalare goffamente fuori dal suo letto e inciampare verso il bagno.

All’arrivo alla scuola, Harry venne informato che avrebbe diviso la camera con altri tre ragazzi della sua età, Ai, Quentin Bridge e Kert McHenrey. Da prima si era sentito esitante, ma i ragazi l’accettarono volentieri nel loro gruppo, e presto si abituò alle loro buffonate. Ai aveva capelli neri e corti, con occhi a mandorla color dell’onice. Quentin era un allegro piccolo ragazzo americano, con pelle del color del bronzo e capelli neri e ricci. Kert era un baldo australiano, con pelle abbronzata, capelli bioni e occhi blu e innocenti, che nascondevano un atteggiamento ardente.

Nonostante l’evidente diversità, erano diventati molto uniti. Gli insegnanti si stupirono nel vedere il loro progresso, dato i problemi che ognuno portava con se come bagaglio. Ai e la sua gemella, Kyoko, erano stati affidati allo zio quando i genitori morirono in un incidente di macchina. Quentin veniva dai bassifondi, ed era stato liberato dalla schiavitù ad una banda di medicine-contrabbandieri. Kert, figlio di un ricco tycoon e di una prostituta. Era stato abbandonato ancora infante.

Nonostante tutti i loro problemi, erano riusciti ad aiutarsi l’un con l’altro. Anche Harry, che nel principio aveva rifiutato di aprirsi verso gli altri, si era trovato a confortare Ai che singhiozzava a causa di un incubo sui suoi genitori. Era stato quello il momento in cui si era creato il legame. Tutti insieme avevano cercato di confortare il compagno. Insieme, Ai con il suo senso di colpa per esser sopravissuto, Quentin con la sua tendenza a diffidare di tutti, Kurt con la sua rabbia repressa e Harry, con la sua naturale tendenza ad isolarsi.

Harry guardò i suoi due compagni alzarsi, lamentandosi incessantemente di quanto fosse presto. Harry gettò uno sguardo al suo orologio, leggendo l’ora: 6 e 03 di mattina.

“Ci svegliamo alla stessa ora tutte le mattina. Non capisco perché vi lamentate così tanto.” Si lagnò divertito. Questo commento, gli guadagnò una cucinata in pieno viso.

“Dillo di nuovo e ti arrivo un pugno in faccia. Gemette Kurt. Quentin, non ancora pienamente sveglio, ridacchiò.

Kurt ringhiò al suo indirizzo, causando una risata maggiore.

“Sbrigatevi, o saremo in ritardo!” Si lamentò Ai, scivolando nel giapponese, sua lingua natia. A causa di un incantesimo di traduzione messo su di loro all’arrivo, poteva esser capito da tutti gli altri, che si affrettarono a prepararsi.

 

C’erano altri cinque studenti dell’età di Harry alla scuola, e tutte erano ragazze. Kyoko Hisashi, la sorella di Ai, era una energica ragazza dai corti e neri capelli, che arricciavano attorno al suo viso da folletto, e con neri e brillanti occhi scintillanti. Deborah Ingénue era una vivace brasiliana con capelli ricci e occhi color caffé. Leigh McArthur era una bambina irlandese con capelli rossi e occhi color del cielo, dati colori, i più credevano che fosse di carattere ardente, sebbene non ci fosse nulla di più lontano dal vero. May Johnson era una cinica americana, dai capelli biondi, occhi blu e un senso dell’umorismo così asciutto da rivaleggiare col Sahara. L’ultima ragazza, Rosalie Barrocciaio, era una dolce italo-americana, con capelli marrone dorato e occhi di un espressivo blu.

Normalmente, i nove studenti, avrebbero avuto lezione all’interno, a meno che l’insegnante avesse pietà in un bel giorno di sole e permettesse loro di farla all’esterno. Dopo le loro lezioni, i nove studenti di otto anni, si unirebbero al resto degli studenti nella sala da pranzo per mangiare, per poi tornare di nuovo fuori alle lezioni fisiche.

Queste lezioni trattavano qualsiasi cosa, dal Karate e tiro con l’arco, alla meditazione. Per i più giovani, furono insegnate attività meno difficili da seguire, ma con l’avanzare dell’età, le lezioni divennero sempre più faticose. Mentre i ragazzi si divertivano ad imparare Karate e Kendo, le ragazze facevano meglio a meditazione ed esercizi di rilassamento.

Alla fine del giorno, agli studenti veniva concesso del tempo libero, che potevano spendere come meglio volevano. La maggior parte degli alunni andavano alle terme naturali per un bagno, o alla cascata per un massaggio rilassante.

“Penso di essermi tirato un muscolo.” Si lamentò Kert, affondando nell’acqua, per permettere alla cascata di massaggiargli le spalle e la schiena.

“Dove?” Chiese Ai, dall’altro lato di Harry. Kert sorrise pericolosamente, giungendo ai suoi pantaloncini.

“Vuoi vedere?”

Eww! No, nessuno di noi lo vuole!” Esclamò Quentin, un ghigno sulle sue labbra.

“Il termine d’inverno sta finendo.” Disse Ai, cambiando soggetto.

“Si...tornerai dalla tua famiglia, Ri?” Chiese Quentin, aprendo un occhio per vedere la risposta di Harry. Il sospiro del bambino causò uno schizzo d’acqua sulla faccia dell’amico.

“Non sono sicuro. Non li ho visti da così tanto tempo...e adrian e Amy sono ancora adirati con me per voler ritornare qui...” Disse mestamente, alle occhiate comprensive degli altri ragazzi.

“Ehi, ho un’idea! Chiediamo a mio zio se possiamo andare al sacrario della città, domani, per Hanami!” Suggerì Ai. Kert sbuffò.

Si a guardare tutti quei individui con le ragazze? Certo sarebbe divertente!” Nitrì. Ricevette in ritorno delle occhiatacce dagli amici, che ignorarono il suo commento maleducato.

“Possiamo portare le ragazze con noi.” Propose pensieroso Quentin. Kert ringhiò alla proposta, ma non disse niente.

“Chiederò a mio zio domani. Noi, adesso faremo meglio ad andare a dormire. Affermò Ai, indicando il cielo che diventava scuro. Una cacofonia di lagnanze venne dai suoi compagni, che però lo seguirono in ogni modo a scuola.

 

 

“Oh, guardate fuori!”

Harry guardò il compagno americano correre sul bordo della strada e guardare verso l’Oceano Pacifico, che si vedeva attraverso gli alberi. Stavano camminando su di un sentiero affollato di persone ridenti e petali floreali colorati di rosa, svolazzanti nell’aria. Le persone erano là per Hanami, erano venuti a vedere i petali.

Harry era convinto di non aver mai visto nulla di più bello degli alberi di Satura(ciliegio) in fiore. Sicuro, anche in Inghilterra vi erano fiori a primavera, ma in qualche modo, era diverso. Più sacro e speciale. Soprattutto siccome gli alberi fiancheggiavano entrambi i lati del sentiero, che proseguiva per miglia. Non importava dove tu andassi, eri sempre circondato da una folata di petali sempre.

“È bello.” Bisbigliò Rosalie, toccando il suo bel chimono. Harry si volse verso di lei, sorridendo.

“Davvero. Non c’è nulla di  simile in Inghilterra.” Commentò, guardando la folla che li circondava. L’amica ridacchiò guardando un uomo ubriaco, con una cravatta legata intorno alla testa, tentare di scalare un albero e lanciare verso di loro un sorriso idiota.

Rosie! Venite! Miyagi-sensei ha tenuto un posto per noi!” Li chiamò Leigh, con i capelli rossi che le volavano sul viso. Rosalie, rapidamente guidò il gruppo verso di lei, per poi sedersi tutti sulla coperta che l’insegnante aveva posato a terra per loro.

“Ah-ah-ah! Niente di questo per voi!” Disse Miyagi-sensei, requisendo una bottiglia semiaperta di sake dalle mani di Kert. Il ragazzo sporse le labbra, ma si accontentò di mangiare un pezzo di sushi.

“Dovremmo fare più spesso di queste riunioni. È divertente!” Commentò Kyoko, seduta accanto ad Ai.

“Forse. Siete fortunati che il preside ha permesso di farlo. Chiaramente, ciò può dipendere dal fatto che anche lui voleva venire... Hisashi-sensei si allontanò come il preside iniziò a ballare il valzer, cercando di cantare una canzone di Enya. Il gruppo iniziò a ridere come compresero che doveva aver goduto un poco troppo del sake.

Harry guardò al gruppo, sorridendo alla vista.

Si, questa era casa sua. E queste persone... erano loro la sua famiglia.

 

“Amo queste interruzioni estive! Solo noi, senza ragazze chiassose!” Si lamentò Kert, stravaccato nell’erba verde del cortile. Harry alzò lo sguardo dal libro che stava leggendo, alzando un sopracciglio, ma saggiamente non replicò.

Durante l’estate, molti degli studenti ritornavano alle loro famiglie, per passare con loro le vacanze. Quelli che non avevano nessuno a cui ritornare, solitamente godevano di vacanze attentamente programmate per loro dai professori. Come per gli amici di Harry, che solitamente sceglievano di spendere le loro vacanze alla scuola, godendo lunghe passeggiate in città per prendere un gelato e di lunghe notti passate a giocare tra loro.

Quel giorno, Quentin ed Ai, erano andati con lo zio del giovane giapponese, in città per dei generi alimentari, mentre Kert e Harry avevano scelto di restare a scuola.

“Bellimbusto! Vecchio a ore dieci!” Disse improvvisamente Kert, sedendosi. Harry, ancora una volta guardò su dal suo libro, e spalancò gli occhi.

“Nonno Albi?” Mormorò, alzandosi da sotto l’albero sotto cui sedeva. Gli occhi blu e brillanti del vecchio, incontrarono i verdi confusi.

“Ciao, Harry. Lo salutò il vecchio mago, avvicinandosi al giovane. Harry sorrise, correndo ad abbracciare l’uomo.

Cosa stai facendo qui?” Chiese. L’uomo sorrise.

“Il tuo sensei...Il sig. Hisashi ed io abbiamo tenuto il contatto, durante questi anni. Mi ha invitato a visitare la scuola e a vedere come stavi.

“Io sto bene.” Affermò Harry, drizzandosi un poco. Albus Dumbledore rise.

“Posso vederlo. E sei anche cresciuto parecchio. Ormai sei grande come tuo fratello.” Commentò, mettendo una mano sul capo del giovane. Dietro a loro, Kert stava diventando irritabile.

Ri, chi è questo?” Esclamò, non riuscendo a frenarsi.

Kert, questo è mio...voglio dire...è Albus Dumbledore. È il direttore di Hogwarts, la scuola di cui vi ho parlato. Nonno Albie, questo è il mio amico, Kert McHenrey. lo presentò Harry. Il viso dell’uomo si accese alla parola ‘amico’, e prese la mano offerta con un sorriso.

“È un piacere conoscerti.”

“Quanto tempo resterai?” Chiese Harry, con occhi ansiosi. Albus sorrise.

“Almeno una settimana. Gli altri professori, hanno pensato che avevo bisogno di una vacanza, così, più o meno, mi hanno intimato di venire a trovarti e prendermi una lunga vacanza.”

I due ragazzi iniziarono a ridere, scaldando il cuore del più vecchio uomo.

Il piccolo Harry Potter, aveva finalmente trovato il luogo a cui apparteneva.

 

Il soggiorno di Dumbledore si rivelò molto piacevole, e molto divertente per i quattro ragazzi. Non solo raccontò a loro storie su Hogwarts e i suoi fantasmi, ma insegnò a loro anche alcune delle magie per cui la scuola era conosciuta. Incantesimi, Pozioni, Erbologia, e Trasfigurazione erano cose a cui i ragazzi si erano interessati grazie alle sue storie.

Isao, lo zio di Ai, li aveva informati che non tutti gli studenti a Domyoji erano capaci di magia. Comunque, quelli che invece la possedevano, avrebbero potuto frequentare le lezioni di tali cose quando avrebbero compiuto gli undici anni. Tale notizia, aveva spinto i ragazzi a desiderare di avere già tale età. Tutti loro avevano mostrato di possedere la magia.

Per Ai, era accaduto quando, praticando karate nella loro camera, aveva accidentalmente colpito una mensola che ospitava i libri favoriti di Harry. Questi stavano per colpire Kert che stava riposando. Nel momento in cui stava per accadere ciò, questi si gelarono a mezz’aria, per poi volare nelle braccia di Ai.

Per Kert, era accaduto quando, in un accesso di rabbia contro suo padre, provocò l’incendiarsi di un albero. I servi del padre erano riusciti a domare l’incendio in breve tempo, ma l’accaduto aveva scosso profondamente il ragazzo.

Quentin, era una storia completamente diversa. I suoi scoppi di magia avevano spaventato una banda di strada mentre si trovava ancora era allo sbando, e anche alcuni studenti quando era giunto li. Quando era spaventato, tendeva a spingere via le persone senza toccarle, finendo per mandarli in infermeria con ossa rotte o abbondanti lividi.

Come per Harry, anche lui aveva sperimentato molti scoppi magici, sebbene i più grandi vennero quando lui stava correndo con la sua classe, durante una corsa di routine in una parte pericolosa della montagna. Scivolò su una pietra bagnata, cadendo lungo il versante della montagna. Senza sapere come, si ritrovò accanto ai suoi compagni, che già stavano per farsi prendere dal panico, e che gli chiedevano come avesse fatto a ritornare su.

Dumbledore aveva ascoltato queste storie con divertimento, sebbene quando Harry raccontò la sua storia, gli lanciò continuamente delle strane occhiate.

Ad ora che venne il tempo di ritornare, il vecchio mago aveva legato piuttosto bene con tutti i ragazzi, promettendo di visitarli nuovamente. Li invitò, parimenti, a venire, un giorno o l’altro, ad Hogwarts, guadagnandosi cenni impazienti dai ragazzi.

Una volta tornato al castello, comunque, Dumbledore chiese al giovane Professore di Pozioni, Severus Snape, di preparare una pozione piuttosto difficile. Il più giovane uomo, riuscì a portare a compimento la richiesta, e alla fine della settimana, il direttore di Hogwarts, stava fissando un calderone, con un piccolo sorriso sulle sue labbra.

In quel calderone, vi era un’immagine.

L’immagine di un ragazzo, con incredibili ali nere che spuntavano dalla sua schiena, ed occhi verdi che splendevano come smeraldi.

 

SIGNIFICATO DELLE PAROLE STRANIERE

 

Hanami: antica tradizione popolare giapponese. La gente va nei sacrari e nei parchi della nazione, per ammirare i primi fiori di ciliegio fioriti. Ci si va in compagnia della famiglia e dei amici, dividendo canzoni, cibo e sake(liquore tradizionale giapponese).

Chimono: abito tradizionale giapponese portato sia da uomini che da donne in occasioni speciali.

Sensei: significa maestro.

Sushi: tipico piatto festivo giapponese, consistente di riso e pesce crudo.

         

 

    

  
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