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Autore: Unsub    08/10/2010    2 recensioni
Un inaspettato ritorno nella squadra. Qualcuno il cui passato riguarda ognuno di loro. A volte la memoria gioca brutti scherzi...
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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Capitolo XII Capitolo XII:  Desire

Era ferma davanti alla macchina del caffè e osservava non vista JJ e Reid che chiacchieravano nel corridoio. Lei e JJ avevano un rapporto corretto ma freddo, molto freddo. Non si sentiva a suo agio con la bionda e non riusciva a capire perché. Poi vide lei levare un pelo dalla giacca del ragazzo e sentì il sangue andarle al cervello. Sorrise. Ecco perché non sopportava la bionda agente… lei era gelosa di Reid e non sopportava che JJ avesse cosi confidenza con lui.
Che diritto aveva di sentirsi cosi? In fin dei conti aveva detto a lui di volere tempo, anche se non era vero. Lei sapeva benissimo cosa provava per Spencer. Aveva paura ecco tutto. Una dannata paura di rimanere ferita. Dopo aver fatto l’amore con lui sapeva a chi erano connesse le sensazioni di quel sogno. Era lui.
Si incamminò lungo il corridoio dalla parte opposta ai due. Non voleva incontrarli. Si sentiva in difficoltà. Ed ecco venirle incontro l’altro motivo per cui aveva dei problemi con Reid. Hotchner, il suo capo. Non aveva più affrontato l’argomento dopo il loro incontro in garage. Se solo avesse saputo cosa esattamente era successo fra loro…
Si domandava perché la sua storia con Hotch non avesse funzionato.
-    Buonasera, Collins.
-    Buonasera, Hotch – disse continuando a camminare.
Non voleva affrontare neanche lui. Era una codarda, ecco cos’era! Teneva in sospeso due uomini senza sapere cosa fare esattamente.
Si chiuse nell’archivio, unico posto dove poteva trovare un po’ di pace. Si mise a scartabellare fra i vecchi casi. Improvvisamente trovò qualcosa di strano. Qualcuno aveva archiviato male una pratica… Era un’occasione unica!

Fuori dall’archivio Morgan sorrideva soddisfatto. Emily lo raggiunse con un sorriso complice stampato in faccia.
-    Allora?
-    E’ entrata… sono sicuro che lo troverà in un baleno.
-    Sei sicuro?
-    Se tu cercassi delle risposte nell’archivio, dove guarderesti?
-    Nei vecchi casi che ho seguito.
-    Beh, qualche sbadato ha accidentalmente inserito il suo dossier personale proprio lì… - rispose Derek facendo l’occhiolino alla sua complice.
-    Il personale è di una sbadataggine unica in questo posto – convenne lei allungandogli una tazza di caffè.
-    E se le venisse l’emicrania?
-    Per questo noi stiamo qui fermi a prenderci un caffè. Non si sa mai… qualcuno potrebbe sentirsi male…
-    Siamo sicuri che questo l’aiuterà?
-    Se non l’aiuta questo non so più cos’altro inventarmi… - Emily fece un sorriso complice al ragazzo – In fin dei conti noi non abbiamo contravvenuto agli ordini di non dirle niente, giusto?
-    Giustissimo – rispose lui con un sorriso sornione – noi che colpa ne abbiamo se qualcuno non sa bene come si archiviano le pratiche?

Si era allontanata dalla squadra per un mese dopo il caso a Miami. Perché? Cosa era successo? Rilesse gli incartamenti cercando una risposta. Sentiva l’emicrania arrivare ma non le importava. Doveva sapere.

-    Collins c’è un’altra cosa…
-    Dimmi Hotch.
-    Riguarda la tua carriera all’interno dell’F.B.I.
Sarah si girò accigliata. Che diavolo di storia era questa?
-    Cioè?
-    Beh pensavo che visto il tuo eccellente curriculum tu fossi pronta ad avere una squadra tutta tua…
-    Ma ho solo 25 anni!
-    Ma sei una profiler eccezionale. Cosi ho chiesto a Cooper se era interessato ad averti nel suo team. Sarebbe un trampolino di lancio per la tua carriera.
Il viso di Sarah si riempi di chiazze rosse. Cosa cavolo stava dicendo Hotch?
-    Io non voglio lasciare la squadra!
-    Ragiona! Qui hai molti più ostacoli nel metterti in evidenza. Cooper saprà valorizzare il tuo lavoro.
-    No! Non puoi trasferirmi ad un altro team senza una motivazione! Io non intendo accettare!
Hotch si alzò e si avvicinò a lei. Sarah sgranò gli occhi quando capì il vero motivo del trasferimento.
-    Siccome non riesci a toglierti il mio corpo dalla mente e sai di non potermi avere hai deciso di punirmi?
-    Non so di cosa tu stia parlando. E’ un’opportunità per te…
-    No, è un’opportunità per te di toglierti da sotto gli occhi me!
-    Mi stai forse accusando di scorrettezza?
-    Scorrettezza? Io direi proprio che sei uno stronzo!
Hotch si avvicinò e l’afferrò.
-    Ascoltami bene ragazzina…
Ma non riuscì a finire la frase. I suoi occhi caddero sulle labbra di lei. Cosi rosse, cosi morbide, cosi sensuali. E provò di nuovo a baciarla. Stavolta Sarah ebbe i riflessi pronti e voltò il viso tempestivamente.
-    Aaron Hotchner, sei un porco schifoso!
Hotch non seppe mai come fosse successo. Vide la sua mano partire a rallentatore e andare a scontrarsi contro il viso della Collins.
Sarah indietreggiò. La mano sulla guancia e un’espressione costernata sul volto.
-    Scusami, io non volevo, non so cosa mi sia preso – farfugliò Aaron.
La ragazza scappò via senza voltarsi indietro.

Trasse un profondo respiro. Hotch, Hotch l’aveva colpita! E tutto perché lei lo aveva rifiutato! Che stronzo! Ma perché lei era tornata a lavorare con lui? Perché non l’aveva denunciato?

Ora erano lì nel salotto di Hotch a scrutarsi.
-    Io non avrei dovuto darti dello stronzo e del porco…
-    E io non avrei dovuto provare a baciarti e, soprattutto, non avrei mai dovuto colpirti.
Avevano gettato le basi, ma la diffidenza era ancora alta.
-    Collins, io non so cosa mi sia preso… o meglio lo so fin troppo bene… tu sei una bellissima ragazza e io mi sono lasciato trasportare. Non proverò mai più a fare una cosa del genere e non proverò più a trasferirti contro la tua volontà… però di prego di essere comprensiva… io…
-    Hotch, te lo dirò una volta sola. Non provare mai più a fare una cosa del genere. Questa volta è andata cosi e faremo finta, o meglio, proverò a far finta che non sia successo nulla. Ma ricorda quello che ti ho detto la prima volta. Fra noi non ci sarà mai niente, cerca di fartene una ragione.
Ora sapeva cosa doveva fare!

Era passato un mese dal ritorno di Sarah. Aveva ricordato i suoi migliori amici e recuperato frammenti di conversazioni con alcuni membri della squadra. Eppure tabula rasa su di lui. Spencer richiuse il libro con un sospiro. Dopo quello che era successo fra loro, lei non ne aveva più fatto menzione. Anzi in ufficio lo chiamava ostentatamente Reid. Sbuffò. Non l’aveva vista per tutto il giorno. Era venerdì sera e lei sicuramente era uscita con Morgan e Prentiss.
Lui non era stato invitato… non che avrebbe accettato, la situazione gli pesava già cosi senza dover stare tutta la sera con lei seduta accanto che lo ignorava.
Qualcuno suonò il campanello e lui andò ad aprire senza neanche guardare dallo spioncino. Aveva il morale a terra.
-    Non pensavo di trovarti a casa di venerdì – lei lo guardava con un sorriso malizioso sulle labbra.
Aveva in dosso uno di quei vestitini che lo facevano impazzire.
-    Cosa… cosa…
-    Credo ti si sia incantato il disco. Mi fai entrare o mi lasci qui fuori tutta la notte?
Lui si spostò per permetterle di entrare e chiuse la porta poggiandosi contro.
-    Cosa ci fai qui?
-    Vedo che abbiamo recuperato il dono della parola – rispose lei con un sorriso sbiego sulle labbra.
-    Allora? Devo ripetere la domanda? – lui si sentiva estremamente nervoso, per più di una settimana lei lo aveva ignorato e ora era venuta a cercarlo.
-    Vuoi che ti risponda?
-    Sarebbe meglio – cominciava ad arrabbiarsi.
Sarah si avvicinò buttandogli le braccia al collo e premendo il proprio corpo contro di lui.
-    Mi mancavi e ho pensato di venire a vedere se anch’io mancavo a te. Non sei più venuto a trovarmi.
-    Mi avevi detto di lasciarti spazio e tempo…
-    Sono una donna. Ho cambiato idea – dicendo cosi lo baciò.
-    Sarah, non puoi… non puoi giocare cosi con me! – stava perdendo veramente la pazienza.
-    Non sono qui per giocare – le rispose lei tutta seria – Hai detto di amarmi, giusto?
-    Si. Ma tu mi hai risposto… - di nuovo lei gli mise un dito sulle labbra.
-    Prometti di rispondere sinceramente ad una domanda?
Lui annuì dubbioso.
-    Io… tu… insomma noi… - Sarah sospirò cercando il coraggio di mettere in parole il pensiero che la tormentava da quel pomeriggio  – io ero la tua ragazza, vero?
Lui guardò in quei profondi occhi verdi. Poteva riaverla! Poteva essere di nuovo sua!
-    Si. Eri la mia ragazza – ammise lui cominciando a stringerla a se.
Lui la baciò con trasporto e la strinse ancora di più a se. Quando si separarono erano entrambi ansanti e desiderosi di approfondire il loro contatto.
-    Non è che non mi fidi di te,ma… puoi dimostrare di avermi detto la verità? – lei sembrava incerta.
Spencer la prese per mano e la mise a sedere sul divano.
-    Aspettami qui – le disse con un sorriso.
Prese un album dalla libreria e poi cominciò a girare le pagine alla ricerca di qualcosa. Si mise a sedere accanto a lei e le mise in grembo l’album aperto indicando con la mano una foto in particolare.
Erano loro due a Falmouth. Lui la stringeva da dietro e avevano tutti e due un sorriso felice sulle labbra. Poi girò lentamente la pagina. Di nuovo loro stretti in un abbraccio ma stavolta si guardavano negli occhi. Si, decisamente erano una coppia.
-    Io non ricordo noi due, ma… - lei poggiò la fronte contro quella di lui – forse con il tuo aiuto… voglio ricordare. Posso essere ancora la tua ragazza?
-    Non chiedo di meglio che riaverti nella mia vita.
Lei si alzò e lo prese per mano facendolo alzare a sua volta. Poi si incamminò verso la camera da letto.
-    Sarah?
Lei si girò e lo guardò a lungo. Poi si strinse a lui e gli bisbigliò nell’orecchio.
-    Non credi di poterti accontentare di riavermi nel tuo letto, almeno finché non comincerò a ricordare? – la voce di lei era allegra, stava sorridendo.

Continua…
   
 
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