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Autore: VanitasLust    09/10/2010    1 recensioni
You'll never find nobody better than me!
"Era incredibilmente buffo come il tempo passasse in fretta, un giorno prima si è bambini, e un momento dopo ci si ritrova adulti, con troppe responsabilità addosso, con pesi indesiderati insomma.
Roxas era arrivato alla conclusione che la vita faceva schifo, e che crescere era una sensazione totalmente disgustosa oltre che irritante."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora, Xion
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Roxas scosse nervosamente il corpo del fratello, che pigramente russava occupando il suo letto. Sbuffò sonoramente e poi passò una manina bianca tra le ciocche castane iniziando a tirarle; si poteva definire un passatempo divertente, ma irritante data l’assenza di risposta dell’altro.  Dalle labbra tirare in una smorfia di disperazione partì un gridolino  basso e rabbioso; alla fine deciso, si abbasso sull’orecchio del fratello e ci soffio dentro, rimanendo impassibile quando Sora saltò per aria urlando come un dannato.

“ Mi Mangeranno! I ravioli mi mangeranno!”  Borbottò il più grande osservando ad occhi sbarrati la figura sfuocata di Roxas.
“ Ma magari. “ Rispose sarcasticamente il biondo, scendendo dal letto e sistemandosi malamente la cravatta della divisa. Di quell’orribile divisa, di quella maledetta scuola. Ogni mattina, quando sentiva la sveglia disturbare il suo sonno si chiedeva perché. Perché esisteva la scuola?.
"Muoviti Sora, dobbiamo andare a scuola, o i Ravioli ti mangeranno sul serio. " Biascicò mentre cercava di non impiccarsi col cravattino.
La scuola era utile per conoscere gente, per il resto ci si poteva arrangiare da soli; se si voleva restare ignoranti, lo si poteva fare anche  stando su un banco.  Questa era l’opinione del piccolo biondino, che corrucciato osservava il suo viso candido riflesso nello specchio. Le ciocche bionde disordinate, le iridi chiare e acquose, la pelle lattea e lineamenti dolci un poco infantili. Le sue riflessioni vennero però interrotte da Sora, che piazzatosi dietro di Lui lo fissava  insistentemente, con aria poco sveglia.

Doveva ammetterlo, suo fratello aveva dei problemi mentali.


Sospirò rassegnato e spinse il castano dentro il bagno,  poi lo osservò rivestirsi ed inciampare nei suoi stessi pantaloni, rischiando un trauma cranico contro il lavandino. Non poteva negare di voler bene al fratello, ma talvolta gli sembrava che i ruoli si invertissero, e che quello maggiore con più responsabilità fosse Lui. Non gli dispiaceva quella soddisfazione che illuminava gl’occhi dei suoi genitori, ma avrebbe almeno per una volta levarsi dalle palle il peso dell’essere considerati adulti.

Dopo circa 20 minuti riuscirono finalmente ad abbandonare casa e si avviarono verso la scuola, lungo il tragitto incontrarono anche Le gemelle.  Due delicatissime ragazze dotate di una bellezza ammaliante, quella che colpiva più Roxas era la bionda, Naminè, con quel suo corpo fragile, gl’occhioni azzurri  e una dolcezza palpabile. Sora aveva una cotta per Kairi, dico aveva perché col tempo quei sentimenti infantili si erano prosciugati, lasciando posto ad altro.
“ Buongiorno ragazze. “ Mugugnò Sora tra uno sbadiglio e l’altro, mentre Roxas si limitava ad un cenno annoiato con la Testa; in lontananza poteva scorgere il testino nero di Xion, troppo occupata ad ascoltare la sua musica per accorgersi di loro.
Scosse la testa rassegnato, prima di voltarsi ad osservare una macchia rossa oltre la strada.

“ Perche scuoti il capo? “ La voce della bionda arrivò a malapena alle sue orecchie. Ogni sforzo per conversare  era inutile, dato non la stava ascoltando. Le iridi chiare erano occupate a fissare l’altro capo della strada, dove camminava Lui.

Davanti ai suoi occhi innocenti Axel appariva come una specie di Dio, non che lo fosse, ma lo adorava come tale.

Amava quel modo di camminare a testa alta, la forza con cui superava gl’ostacoli o chiunque gli si parasse davanti. Le iridi smeraldo, il sorriso tentatore, i capelli fiammeggianti, il corpo scultoreo e perfino i tatuaggi posti appena sotto l’occhio. Possiamo dire Che Roxas non riusciva a trovare un difetto fisico in lui,  era la perfezione fatta a persona; ma non teneva conto della personalità e del divario che regnava tra loro.
Non ricordava precisamente quando fosse iniziata quella fissazione per il rosso. Forse la mattina che aveva visto il suo profilo illuminato dai primi raggi del sole, mentre leggeva un libro e fumava tranquillamente in biblioteca. Forse quando quel azzurro limpido si era mischiato in un verde profondo, capace di intrappolare. Ogni volta che i loro sguardi si incrociavano il biondo si perdeva miseramente in un labirinto senza uscita.
Non che gli dispiacesse restarvi imprigionato.

Axel dal suo canto aveva notato gli sguardi timidi del ragazzo, ma era impaurito dal rimanerne invischiato in quelle iridi chiare e quiete come quelle di un lago. Aveva paura di affogarvi dentro.Essere spaventati è concesso anche ai più forti. Ma gli piaceva guardarlo, voltarsi e vedere il viso imporporato nascondersi immediatamente e fuggire. Gli piaceva da morire, e come.

Una presenza indesiderata alle sue spalle lo distrasse dalla sua adorazione mattutina, Riku e la sua faccia di bronzo era arrivato. Sora naturalmente gli saltellava attorno come un bambino, e non si faceva troppi problemi a prenderlo per mano e a tirarlo a destra e a sinistra come una bambola. Era chiaro, che a Roxas l’argenteo NON piaceva, anzi gli stava simpatico solo quando non c’era.
“ Ciao Roxas. “ Dalle sue spalle provenì la sua voce bassa. Naturalmente Il biondo si voltò di riflesso, ma invece di salutarlo proferì una maledizione e tornò a concentrarsi su Axel, che, sfortuna vuole, era sparito.
“ Roxy saluta Riku! Non fare il moccioso  o non ti vorrò più beneeeee” Piagnucolò Sora alle sue spalle, mentre si stringeva al collo dell’amico e si lasciava pigramente trascinare in giro. Roxas si voltò disgustato e guardò prima il fratello e poi L’albino. “ Devo proprio?. Se devo essere sincero, l’unico momento in cui lo saluterei è quando se ne va. Almeno non sono costretto a sopportare la sua irritante presenza. “  Il biondo la trovava una meravigliosa risposta, ma per buon cuore, borbottò un ciao e riprese a camminare.

La scuola, le lezioni erano qualcosa di poco appassionante, amava studiare intendiamoci, ma voleva farlo a modo suo e con le materie che decideva Lui; mentre invece era costretto a sopportare  Pence e Hayner ad economia domestica, capaci solo di infarinarlo come una pizza. Oppure quell’imbranata di Olette che a pittura, lo aveva ricoperto di inchiostro, sotto le risate di tutti.  I suo compagni di classe non lo amavano, e lui non amava loro. Il biondo troppo silenzioso e gli altri troppo chiacchieroni.
Fortunatamente alle 13 la campanella suonava e ognuno andava dove voleva, chi a casa a mangiare e chi a scuola per studiare; naturalmente il biondo faceva parte dell’ultima categoria. Non che gli piacesse saltare il pranzo, ma perché era l’unico modo per vedere Axel da vicino.

Ogni pomeriggio alle 14, il rosso entrava in biblioteca  e si sedeva accanto alla finestra, Roxas non mancava mai.  Occupava il posto più vicino e svolgeva i suoi compiti, intanto godendo della compagnia dell’altro. Non parlavano, non si conoscevano, ma il biondo doveva vederlo. Axel  era divertito da quegl’incontri, e prima o poi avrebbe rotto il ghiaccio che li separava, magari proprio quel giorno,  e magari proprio quando avrebbe incrociato le occhiate furtive del ragazzo; avrebbe parlato per la prima volta.  Magari dopo, o meglio ora?.

Non cè tempo, per chi vuol tempo.

“Roxas. Giusto?.” Chiese il rosso, poggiando il libro sul tavolo e sedendosi accanto al biondo, che lo guardava con occhi sognanti ma spaventati al tempo stesso.

“ Io sono Axel, piacere. “

  
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