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Autore: Cassandra caligaria    10/10/2010    3 recensioni
Campi, estate del 1944. Una giovane fanciulla, figlia di un ricco proprietario di una masseria, passeggiando in un campo di grano nella tenuta di famiglia si imbatte in un giovane sconosciuto dall'accento americano. Seppur provenendo da mondi lontani e diversi, i due giovani scopriranno presto di essere spiriti affini.
La guerra, però, bussa anche alle porte della pacifica masseria e il giovane straniero cela nel suo cuore un doloroso segreto...
Tutti umani.
N.B. L'ultimo capitolo pubblicato è un extra che può essere letto anche senza conoscere tutta la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Buonasera ... o buonanotte! E' tardissimo e le palpebre si stanno chiudendo da sole ;) Vi lascio al capitolo, spero vi piaccia!

Buona lettura e grazie a tutti coloro che leggono e seguono questa storia!

 

PUBBLICITA'!

Ricordo come sempre l'altra storia che sto pubblicando sempre in questa categoria : I WANT TO KNOW WHAT LOVE IS . Passate, se vi va!

 

 

 

CAPITOLO NONO

 

 



Infilò in fretta i suoi pantaloni e corse fuori dal vecchio frantoio, che quella notte era stato testimone accogliente del loro amore e della loro passione.
L’aurora stava disegnando in cielo il mattino, con le sue dita di un caldo colore a metà tra l’arancio ed il rosa.
La linea dell’orizzonte diventava man mano più definita, le goccioline di rugiada riflettevano lo spettro dei colori dell’arcobaleno.
In lontananza un gallo cantava, mentre le tortore dagli alberi vicini intonavano il loro strano verso esotico, che in quel momento, a Edward sembrava il più disperato dei suoni della natura.
Era sicuro di sapere dove poter trovare Bella.
Oltrepassò la tenuta e percorse la salita che portava alla collina dove qualche notte prima avevano ammirato insieme la luna, la stessa collina che era stata testimone della loro strana e sensuale sigaretta, dove in seguito Edward aveva picchiato ed allontanato Jacob.
Bella era lì, seduta sul terriccio molle in posizione fetale, il corpo scosso da singhiozzi.
I capelli morbidi e lucenti le ricadevano sulle spalle e davanti al viso, frapponendosi fra di loro, innalzando ancora di più un muro che le circostanze avevano costruito.
Edward si sedette accanto a lei ed iniziò ad accarezzarle quella massa ribelle e setosa. Al suo tocco, Bella si ritrasse ed iniziò ad urlare.
“Vattene! Vattene! Lasciami stare, io non ti voglio più vedere!!”
Urlava e si dimenava, allontanava le mani di Edward che cercavano inutilmente di fermarla.
“Bella, Bella … ti prego! BELLA!”, urlò e lei, come incantata, si fermò e puntò i suoi occhi in quelli di Edward.
Lesse un grande dolore in quel verde così limpido, e la voglia di conoscere la verità si impossessò di lei.
“Bella, amore, lascia che ti spieghi … te ne prego. Poi potrai decidere se credermi o meno. Ma ti prego, ascolta la mia storia.”
Fece un cenno con il capo e quando l’ultimo singhiozzo si congedò dal suo corpo, Edward iniziò a raccontare.
“Mi chiamo Edward Masen, sono nato a Chicago il 20 giugno del 1925. Mia madre quella notte partorì due gemelli, mio fratello Anthony e me. Mio padre, Edward, è un noto commerciante di stoffe di Chicago, figlio di una emigrante italiana e di un americano. Mia madre, Elisabeth, è un’insegnante.
Io e mio fratello spesso da bambini sognavamo di diventare soldati e di ricevere tante medaglie d’oro, come quelle di nonno Anthony, valoroso generale della guerra di secessione americana.
Quando scoppiò la guerra avevamo solo 15 anni e giurammo che se fosse durata a lungo, appena compiuti i 18 anni ci saremmo arruolati nell’esercito americano, preservando ed esaltando l’onore e la gloria che appartenevano alla nostra famiglia da sempre.
Il 4 luglio dell’anno scorso Anthony ed io giurammo fedeltà all’esercito Americano e agli stati uniti d’America. All’inizio tutto sembrava un gioco, come quelli che facevamo da bambini. La sveglia, gli esercizi, la marcia, l’addestramento. Fino a quando un giorno ci fu comunicato che eravamo stati scelti per compiere una missione importantissima, la più importante di tutte. Eravamo due dei soldati scelti del grande battaglione di fanteria che poi avrebbe agito in Italia. Compagnia di artiglieria, eravamo due dei 187 uomini che la componevano.
Eravamo felici e fieri di questa missione, lo comunicammo a nostra madre che scoppiò a piangere alla notizia della nostra imminente venuta in Italia, mentre nostro padre, fiero dei suoi figli, ci augurò buona fortuna.
Siamo sbarcati in Sicilia, poi la nostra compagnia si spostò in un paesino della Calabria. Eravamo, insieme ad altri 10 ragazzi, i più giovani soldati della compagnia. Una notte, gli ufficiali ed altri uomini, probabilmente molto ubriachi, iniziarono a schernirci e denigrarci. Ci chiamavano pappe molle, dicevano che non eravamo degni della nostra divisa, soprattutto io e io fratello, di origini italiane. Pretendevano che pulissimo le punte dei loro stivali con la lingua. Noi rifiutammo e loro iniziarono a picchiarci. Ci ridussero molto male, e poi, non contenti, strapparono le piastrine che avevamo al collo, le scaldarono vicino al fuoco e, come guardiani di bestiame, ci marchiarono la pelle con le piastrine incandescenti.”
Edward prese una pausa, Bella intanto ascoltava piena di tristezza quella storia.
“Dopo quell’episodio, ce ne furono altri, un po’ meno violenti, ma altrettanto fastidiosi. Io e mio fratello iniziammo a pentirci della scelta compiuta. Non era quella, fatta di fango e servigi, la vita militare che sognavamo. La nostra gloria terminava nel momento in cui iniziavamo a lustrare le scarpe ai nostri ufficiali.
Una notte, che probabilmente non dimenticherò mai, subimmo un attacco da parte di una piccola organizzazione di guerriglia locale. Perdemmo due uomini, mio fratello salvò la vita dell’ufficiale che ci aveva marchiati a fuoco uccidendo i nostri invasori.
Da quella notte Anthony cambiò, completamente. Aveva lo sguardo spento, non parlava più. Una sera mi confidò che non riusciva più a dormire perché era perseguitato dagli occhi morenti degli uomini che aveva ucciso.
Voleva fare lo scrittore Anthony. Aveva un animo molto sensibile, molto più del mio. Le ragazze facevano la fila per poter uscire con lui. Aveva uno splendido futuro davanti. Se solo avesse trovato la forza di scappare via da quell’orrore della vita militare …
Il 15 marzo io ero di guardia. Staccai il turno alle 6 di mattina e rientrai nella nostra stanza. Non trovai mio fratello nel suo letto, né altrove, così iniziai a cercarlo fuori dal campo.
E lì, appeso ad un albero, giaceva il corpo esanime di mio fratello Anthony, morto suicida alle idi di marzo. Ai suoi piedi trovai una lettera, due righe abbozzate per me.”
Edward estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni un foglio ingiallito e malconcio, su cui campeggiavano poche righe tremanti.


“Perdonami Edward, io non ce la facevo più. Fuggi via di qui, liberati, scegli di vivere la tua vita. Fallo anche per me. Abbraccia forte la mamma e dille che le ho voluto bene. Chiedi scusa a papà da parte mia se ho disonorato la gloria della famiglia Masen e dì anche a lui che gli ho voluto tanto bene.
Spero che un giorno potrete perdonarmi … veglierò per sempre su di voi.
Con tutto l’affetto di cui sono in possesso, Anthony.”


Bella aveva il volto rigato dalle lacrime. Abbracciò Edward di slancio ed iniziò a piangere sulla sua spalla.
“Scusami”, sussurrò al suo orecchio quando si calmò.
“Non devi scusarti tu. Sono io quello che deve farlo. Puoi perdonarmi, Bella? Puoi perdonarmi se non ti ho raccontato subito la verità?”, chiese con gli occhi lucidi.
“Amore mio, per cosa dovrei perdonarti? Per aver sofferto così tanto? Per aver ricevuto dei trattamenti così brutali? Perché la vita ti ha strappato tuo fratello in un modo orribile? Edward … non devo perdonarti nulla. Vorrei solo poter cancellare almeno una parte del tuo dolore ..”
“Bella”, sussurrò Edward commosso.
“Tu sei il regalo più bello che la vita potesse farmi. Quando sono fuggito dal campo e sono arrivato qui in Puglia credevo che anche per me sarebbe finita. Non avevo più speranze, avevo il cuore lacerato dal dolore. Tu hai restituito al mio cuore un motivo per battere. Ti amo, Bella.”
“Oh, Edward!! Anch’io ti amo!”, quasi urlò tra le lacrime la fanciulla, incollando febbrilmente le sue labbra su quelle di Edward.
Carichi e felici della confessione del loro amore, mera espressione verbale della notte appena trascorsa, i due ragazzi continuarono a bearsi delle loro carezze mentre il sole faceva capolino all’orizzonte illuminando i loro corpi innamorati.




 

  
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