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Autore: Unsub    10/10/2010    1 recensioni
Un inaspettato ritorno nella squadra. Qualcuno il cui passato riguarda ognuno di loro. A volte la memoria gioca brutti scherzi...
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sarah Collins '
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Capitolo XVI Avvertenze: in questo capitolo e nel prossimo una personale versione dell’episodio 14 della quinta stagione “La rete dell’inganno”.

Capitolo XVI:  Without control

Cacciò un urlo sentendosi afferrare da dietro.
-    Dico, ma sei impazzito? – cercava di sembrare severa e arrabbiata, ma la cosa non le riusciva come sperato.
-    Sei tu che vuoi farmi impazzire – rispose lui ridendo mentre la stringeva di più.
-    Non dovresti arrivarmi alle spalle in questo modo quando ho un coltello in mano – il tono non le era uscito deciso come voleva, la sua voce tremava mentre le mani di lui scivolavano sulla sua pelle.
-    E tu non dovresti metterti a cucinare con solo la mia camicia addosso – la riproverò lui mentre tornava a stuzzicarla.
-    Spencer Reid, sei incorreggibile! – rideva contenta mentre lui cercava di “distrarla”.
Lei lasciò andare il coltello mentre lui la faceva girare.
-    Devo preparare il pranzo. Devi mangiare – lui la zittì con un bacio.
-    Ho un altro tipo di fame ora – le mormorò mentre la metteva a sedere sull’isola della cucina – e la colpa è sola tua.
-    Stai diventando un maniaco – rise lei mentre lui tornava a baciarla.
Spencer l’afferrò per le gambe e le divaricò per far aderire meglio i loro corpi. Dopo di che si dedico con meticolosità al collo di lei.
Il telefono ruppe l’incanto e lei si allungò per prendere il cordless.
-    Non rispondere – la pregò lui mentre affondava il viso nei suoi capelli – prometto di farti dimenticare il lavoro.
-    Se dessi retta a te non dovrei mai uscire dal letto – rise lei, poi finalmente prese la chiamata – Collins.
Divenne un attimo seria e  lo staccò da se. Lui rimase a fissarla, sicuramente era un nuovo caso.
-    No, non è possibile ora… ne riparliamo domani in ufficio… No, sul serio… a che ora? Si, certo ci sarò – dicendo cosi riattaccò.
-    Chi era?
-    Zia Erin.
-    E’ successo qualcosa?
-    Niente di serio – rispose lei, ma si vedeva che non era convinta.
-    Sarah… non le sai dire le bugie.
-    L’Interpool vorrebbe che io tornassi a Lione.
-    Perché?
-    Hanno bisogno di profiler in gamba e hanno pensato a me.
-    E tu cosa hai risposto? – Spencer sembrava preoccupato.
-    Ho già detto che non mi interessa. Ma loro insistono…
-    Sarah – lui l’afferrò per i polsi e la guardò dritta negli occhi – tu vuoi… andare?
Sembrava terrorizzato all’idea che lei potesse partire.
-    E dove vuoi che vada? – rispose lei sorridendo – La mia vita è qui adesso.
Detto questo si sporse verso di lui per baciarlo, ma Spencer si ritrasse.
-    Se hai detto di no, perché tua zia ti vuole parlare?
Lei fece spallucce, mentre lui le lasciava andare le mani.
-    Non saprei proprio. Ormai dovrebbe avere imparato che quando dico no è no… comunque adesso dr Reid… sarebbe il caso di riprendere quel discorso sul farmi dimenticare il lavoro – disse lei maliziosa mentre incrociava le gambe intorno al bacino di lui per tirarlo più vicino.

Sarah batteva il piede contro la gamba della sedia. Era tesa e si vedeva lontano un chilometro. Sua zia guardava fuori dalla finestra. Ricominciò a insistere.
-    Ti rendi conto, spero, che è un’opportunità unica! Hai solo ventisei anni e hanno pensato a te! Il tuo curriculum è eccellente, ma sei ancora molto giovane… non credo che qui avresti le stesse possibilità.
-    No.
-    Sarah! – ormai era spazientita – Ti hanno offerto di dirigere la sezione di criminologia! E’ molto più che essere un agente supervisore!
-    No. E poi non capiscono perché lo propongano a me.
-    Battemberg va in pensione quest’anno. Il suo successore doveva essere McGregor, ma… lo sai… è morto.
-    Quindi me lo chiedono per mancanza di candidati, giusto?
-    Andiamo! Che cosa importa perché? Dovresti accettare! Ti ci vorranno anni qui per avere anche solo la speranza di avere una squadra tua. E poi non è neanche detto che tu possa ottenerla.
-    Ho detto no! – perché sua zia non capiva.
-    Sei ancora giovane – sospirò la Strauss – Non capisci. Che garanzie ti da lui per il futuro? Ne avete mai parlato?
-    Non è questo il punto!
-    Dovrebbe esserlo, Sarah. Se la cosa è cosi seria, dovreste poter parlare dei vostri progetti… comunque l’offerta rimarrà valida ancora per un po’. Pensaci.
Lei non voleva pensarci, non voleva neanche parlarne con Spencer. Certo come capo della sezione avrebbe potuto portare Spencer con se, ma qualcosa le diceva che lui non l’avrebbe seguita. Non voleva andarsene, non voleva lasciarlo.

Uscì dall’ufficio di sua zia sbattendo la porta. Era nervosa e desiderosa di sfogarsi con qualcuno. Le ultime due domande che le aveva rivolto Erin le maceravano dentro. No, con Spencer non avevano mai parlato del futuro, lui non le aveva dato garanzie ne fatto promesse. Finora era riuscita a vivere cosi, alla giornata, accontentandosi di quello che lui le dava. Sapeva di volere di più, ma non osava parlarne con lui.
In fin dei conti lui non le aveva mai dato motivo di credere che avessero un futuro insieme. Si fermò di colpo. Sapeva di quell’anello chiuso nel cassetto del comodino di lui, ma non ne avevano mai parlato. Lui non glielo aveva mai chiesto e ora… soprattutto ora aveva la necessità di poter programmare il suo futuro. Voleva che lui le dicesse di restare, di non partire. Le sarebbe bastato quello. Riprese a camminare verso l’openspace.
Erano tutti in fermento e stavano prendendo le valigie.
-    Cosa succede? – chiese a Prentiss.
-    Sbrigati, dobbiamo partire.
-    Dove andiamo, stavolta?
-    Miami.
Prese la borsa da viaggio da sotto la scrivania e si accorse di due occhi nocciola che la guardavano. L’ultima volta che erano stati a Miami lei era fuggita dalla squadra. Non sapeva bene perché, forse per quello che era successo fra lei e Hotch ma non ricordava di preciso. Aveva avuto dei flash. Ricordava di essere tornata in camera e di aver cominciato a fare le valigie di corsa. Quel ricordo era accompagnato dalla sensazione di dover scappare lontano. Ma scappare da cosa?

-    Voi due siete incredibili! – Morgan li osservava stranito – Sembra quasi che vi stiate divertendo!
-    Adoro le piste documentali – rispose Reid continuando a scartabellare – Sono fonte di ispirazione.
-    E poi questi rapporti sono cosi accurati e messi in perfetto ordine…  – convenne Collins.
-    E’ difficile per voi due essere normali, almeno per una volta? – li scrutavano non riuscendo a capire cosa ci trovassero di divertente in quella marea di fascicoli.
Sorrise, pensando che quei due si erano proprio trovati. Eccoli lì, uno affianco all’altra, a leggere quei fascicoli. Certo Sarah era più lenta di Spencer nell’esaminarli, ma nessuno era veloce come Reid a leggere.
Hotch entrò nella stanza annunciando che l’S.I. aveva ucciso un’altra vittima dei suoi inganni, bruciando cosi un’altra identità. Spencer si alzò, mostrandogli i dati sulla permanenza del truffatore in varie città. Ma a San Diego si era fermato per ben tre anni e mezzo.
-    Tu e Collins seguite questa pista, vedete dove ci porta.

-    Dopo San Diego ha cambiato il suo stile di vita – interloquì Spencer girandosi verso Sarah.
-    Direi in modo radicale. Auto diverse, case diverse. Cosa può spingere un uomo a cambiare cosi tanto? – gli chiese lei reclinando la testa sulla mano.
Reid si fece distrarre un attimo da lei. Il modo in cui i suoi occhi brillavano, il modo in cui il sole che entrava dalla finestra strappando riflessi intensi da quella massa di capelli neri, le sue labbra cosi rosse…
Si riscosse prontamente girandosi di nuovo verso il tabellone. Non poteva farsi distrarre cosi! Doveva concentrarsi sul caso. Cosa spingeva un uomo a cambiare cosi tanto? Si voltò di nuovo a guardarla. Stava giocherellando con una matita. Anche lui era cambiato molto. Era cambiato per amore di lei.
Un lampo. Cosa spinge un uomo a cambiare?
-    Ha messo su famiglia! – sbottò Spencer convinto.
-    Sei sicuro? – Sarah non seguiva il suo ragionamento.
-    Si – disse lui fissandola intensamente – La cosa che spinge un uomo a cambiare è il desiderio di una famiglia.
Sarah lo guardò, non era sicura che si riferisse solo all’S.I.

Continua…
   
 
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