Serie TV > Everwood
Segui la storia  |       
Autore: Akira14    06/11/2005    2 recensioni
Ephram é tornato ad Everwood. Riuscirà a ritrovare la sua strada? Ed Amy? E la sua amicizia con Bright? E a proposito di Bright, come procederà la sua storia con Hannah? Una mia visione del futuro dei personaggi di Everwood. (piccoli spoiler sulla 4a stagione, ma più supposizioni che certezze)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La morte dei sogni

Piccola nota: siccome vi ho fatto aspettare tanto vi mando questa versione non ancora betata ;P...Ma uploaderò presto la versione ricoretta

“…La vita spesso è  una discarica di sogni…Che sembra un film dove tutto è deciso, sotto ad un cielo di un grigio infinito.” (Corpo A Corpo – Subsonica)

 

Al mondo c’è anche chi non ha un talento particolare.
Chi è nato mediocre, e tira avanti seguendo le passioni sapendo che però esse non gli daranno mai da vivere. Così era per Hannah. Scrivere le era vitale quanto l’aria, eppure dentro di lei una voce le faceva presente che il suo stile era piatto, i suoi soggetti triti e ritriti, i personaggi macchiette stereotipate. Sapeva che essa diceva il falso, che ciò che risiedeva nei suoi diari non era affatto da buttare.
D’altronde quando si espone un proprio lavoro al pubblico, si va inesorabilmente incontro a critiche. Perché non si può certo piacere a tutti…Quella voce esprimeva le loro opinioni.
E poi se anche lei, per assurdo, quel talento lo avesse avuto…Era pronta ad esporre agli occhi di mezzo mondo un pezzo della sua anima?

Ora doveva dare la priorità a Bright, alla scuola…Ad Amy, piuttosto.
Aveva sempre usato la possibilità di contrarre la corea di Huntington come paravento per non far progetti a lungo termine, ed in fondo pensava che non crearsi troppe aspettative per l’avvenire fosse stata una scelta conveniente che portava sicuramente meno sofferenza che costruire castelli in aria. Non l’aveva ampiamente dimostrato Ephram? Si era prefisso di entrare alla Julliard, di essere un grande pianista ed ora che gli era rimasto di quel castello? Manco le fondamenta.
Certo, poteva anche ritrovare la voglia di ricostruirlo da capo e renderlo ancor più bello. D’altronde Ephram le era sempre sembrato caparbio per quello che riguardava il suo domani…Si era solamente smarrito lungo qualche oscuro sentiero, ma prima o poi avrebbe ritrovato la sua strada.
Ma lei non sapeva se avrebbe potuto reggere la delusione, se davvero aveva bisogno di passare attraverso quel dolore, come se nella sua vita non ce ne fosse già stato abbastanza.
Sì, rimandare era la scelta migliore. Per il futuro c’è sempre tempo, no?


Sebbene anche Amy lavorasse al Sam’s, Hannah trovava che la domenica mattina avesse ritmi piuttosto serrati.
D’altronde non è che ad Everwood ci fosse molto da fare, e quattro chiacchiere in compagnia erano sempre preferibili a starsene rintanati in casa. E così nei weekend ci si ritrovava il pienone.
Situazione null’affatto spiacevole, sennonché i clienti avevano sì accettato i cambiamenti sull’arredamento ma non quelli sul menù, e metà del tempo lo si sprecava a sentire lamentele.
Nina ormai faceva la gnorri, ed Amy era troppo occupata a scambiarsi occhiate con Ephram che aveva fatto del locale la sua sala studio per dare peso alle loro rimostranze(prima o poi a forza di guardare lui invece di dove andava avrebbe finito per spalmarsi contro un pilastro) mentre Hannah si faceva in quattro per risolvere i problemi, salvo poi sentirsi dire che aveva creato un disagio ancora maggiore.
Per fortuna che la sua presenza era richiesta solo la domenica, altrimenti sarebbe stata sulla buona strada per un esaurimento nervoso tra il lavoro ed i pensieri che affollavano la sua mente.
E poi cercava di tenersi su di morale pensando che di lì a poco avrebbe fatto pranzo con Bright. Anche se avrebbero finito per parlare nuovamente del suo migliore amico, le andava bene lo stesso. Avrebbe dovuto  irritarla un po’ che questa faccenda di Ephram si mettesse sempre in mezzo fra loro due, ma non aveva intenzione di farsi lasciare da Bright per stupide manie di protagonismo. E a dirla tutta, le paturnie dell’ex prodigio del piano erano sicuramente un territorio franco rispetto alle prodezze sentimentali di Bright, che sebbene fosse già stato diffidato una volta da rivelare così come niente fosse il suo passato da dongiovanni, entrato in tema non riusciva a frenare la sua vena narcisistica.
Con questa sua mania, aveva rischiato di mandare tutto all’aria per la terza uscita!
Già, perché fino quando non aveva conosciuto lei, la politica sentimentale del giovane Abbott era sempre stata “Tre appuntamenti e via…”
“Via” nel senso che non ce n’era mai stato un quarto, perché nessuna l’aveva convinto tanto da chiederglielo.
E non si era fatto problemi a rivelarglielo, ben sapendo che lei era facile preda delle paranoie.
Avrebbe dovuto specificare subito: “Nessuna tranne te, Hannah.”
Per scoprirlo, invece, aveva dovuto passare ventiquattro ore d’inferno, concedere il fatidico terzo appuntamento per esasperazione, e dopo che quest’ultimo si era rivelato una serata terribile…Solo allora le aveva rivelato che non ne voleva un altro.

Ma ottanta altri appuntamenti.
A ripensarci, non erano stati poi tanto male insieme, quella sera.
Naturalmente, sarebbe tornato il momento di concentrarsi sui loro problemi di coppia. Conosceva abbastanza Bright da sapere che l’avrebbe lasciato notevolmente basito la sua scelta di conservare la verginità fino alla prima notte di matrimonio. Ed altrettanto bene sapeva che lui si sarebbe spinto ben presto in questa direzione. Si augurava che lui la amasse abbastanza da accettare la sua scelta, ma avrebbe avuto bisogno di tempo…E soprattutto di dialogo.
Ed anche quello era meglio posticiparlo il più a lungo possibile…Quando si poteva vivere alla giornata senza troppe preoccupazioni, perché andarsele a cercare?

 

“Hannah!” una voce dall’oltretomba la risvegliò dalle sue riflessioni. Una mano la strattonò per il polso e la tirò indietro. Prima che si spalmasse LEI contro il pilastro…Che figura.
Manco a dirlo tutto il contenuto del vassoio si riversò sul pavimento. Se non altro aveva salvato il naso da una brutta botta!
Meno male che si trattava di Ephram, si sarebbe sotterrata dalla vergogna se si fosse trattato di Bright. Anche se quel suo mezzo sorriso era l’ideale per mettere una persona a suo agio.
 “N-niente lezione, oggi?” balbettò lei, sentendo le guance infiammarsi.


Ephram le lasciò il polso e si ributtò sulla sua amata poltrona beige. Il Sam’s non era sicuramente il posto più tranquillo per studiare, ma quella ‘zona relax’ in un angolo della grande faceva così Central Perk(1) che era come se avessero portato un pezzo di New York City ad Everwood. Questo lo faceva stare bene.
Sì, bene. Nonostante tutti i momenti più tragici della sua vita, la morte di sua madre e la rivelazione di Madison si collegassero alla Grande Mela, era stata la sua casa tanto a lungo che vi era legato profondamente. Vi era come cordone ombelicale inscindibile tra lui e la sua città natale.

Tralasciando il complesso rapporto Ephram/NYC, forse il fatto che al Sam’s lavorasse Amy era un’altra buona ragione passare ore intere al Sam’s. Non aveva alcuna intenzione di pressarla, di ricostruire qualcosa che si era perso irrimediabilmente. Doveva lasciare che il tempo passasse, che lenisse le ferite. Solo allora, magari, avrebbero potuto recuperare un rapporto d’amicizia.
Recuperare, oh che parolone. Come se tra loro ci fosse mai stata una vera amicizia, e non fiumi di parole non dette e di azioni represse…Ephram tentava di non darsene troppo pensiero.
Però rubava sguardi, studiava attentamente quel corpo che una volta era stato suo, giustificandosi ogni volta: uno sguardo non faceva male a nessuno, non significava nulla, no?
Perché poi provava quest’irrefrenabile istinto di giustificarsi, se davvero era una cosa di così poca importanza?

Mah, aveva rinunciato a capirsi.

 “Kyle ha l’influenza.” Rispose Ephram, poi conscio di come aveva descritto il suo allievo agli amici, vale a dire come un ragazzino che non perdeva occasione per dimostrargli di essere un dio del piano, aggiunse “Lui sarebbe venuto anche in punto di morte. ‘Ma già che non vengo pagato’ mi ha ricordato Tracy, sua madre, ‘non devo assolutamente rinunciare al fine settimana per seguire qualcuno che a malapena comprende quello che gli viene detto.’ Secondo me non lo comprende neanche da lucido, ma non mi pareva una cosa carina da dire…”
 “No, sicuramente no…” Hannah sorrise, mentre raccoglieva i frammenti di vetro dei bicchieri dal pavimento sul suo vassoio.

“E così, eccomi qui. Libero come l’aria, tutto il giorno.” Sospirò lui.
‘Studiare no, eh?’ stava per dire, quando sentì la porta aprirsi e girandosi vide entrare Bright. Si domandò se fosse venuto per stuzzicarla, aveva insistito più volte che lui non si presentasse al locale quand’era di turno…Il solo vederlo aveva mandato in tilt per qualche minuto le sue povere sinapsi. A malapena si ricordava come si chiamava. Ma si riprese subito, e ricordò che teoricamente avrebbero dovuto parlare di come essere d’aiuto ad Ephram. Il che supponeva che il citato soggetto non fosse presente alla loro tavola, quindi dovevano liberarsi in modo sbrigativo ma non scortese di lui. Mica facile.
Hannah si stava scervellando per trovare una soluzione, e si può facilmente immaginare il suo stupore quando vide alzarsi l’amico come se niente fosse e uscire dal locale.
Guardò Bright boccheggiando, prima che lui con un sorriso soddisfatto le spiegasse “Gli ho detto che sono arrivati i DVD di Cowboy Bebop.” E poi, anticipando anche la seguente domanda proseguì. “Assolutamente falso, altrimenti non ti pare che sarei a sbavare anche io su Fay Valentine?”
Ecco un tipico esempio di ciò che a sproposito, nella sua inguaribile sincerità, usciva dalla bocca di Bright.
 “Beh certo. Scusa tanto se non sono attraente come quella cacciatrice di taglie.”  Hannah biascicò contrita.
 “Tu sei reale, Hannah. Sei mille volte meglio di lei…” Le prese la mano e dopo avergliela teneramente baciata, la condusse fino ad un tavolo piuttosto appartato, ove si sedettero. “Scusa, devo ancora sviluppare quel maledetto radar per capire cosa è meglio dirti e cosa no…”


Nina aveva una mezza idea di andarle a dire che non avrebbe dovuto sedersi e pranzare con i clienti durante il suo turno, o meglio darsi la pausa pranzo da sola…D’altronde non voleva fare neanche la zitella acida, e così se ne stette zitta. Zitta come sul fatto che non era una buona cosa che una ragazza di sedici anni se ne stesse sempre a casa di tre aitanti giovani nel pieno della loro libido sessuale, che non avesse un coprifuoco o potesse avvisare che non cenava a casa quando era già pronto in tavola.
Le avrebbe sicuramente fatto un discorsetto uno di questi giorni.


Dopo mille scuse da parte di Abbott, i due arrivarono al punto per cui si erano incontrati. Bright intimamente sperava che non entrasse da un momento all’altro Ephram furioso, e lanciava un’occhiata alla porta ogni due secondi. Il che non è che mettesse Hannah in condizioni ideali per perdonargli la mancanza di tatto di poco prima, ma gliel’avrebbe fatto notare più tardi.
Ephram fortunatamente non si vide. Probabilmente a casa gli era venuta un’improvvisa ispirazione per un brano, e ciò lasciò loro il tempo di elaborare una “strategia”.
Il biondo avrebbe tenuto sotto osservazione il suo amico nel pomeriggio, per meglio elaborare una terapia d’urto che lo liberasse di quella sua malsana abitudine di farsi duemila seghe mentali al minuto.

Bright avrebbe insistito che una bella donna sarebbe stata la soluzione migliore per tutto, ma questa volta ebbe abbastanza buon senso da non fare nemmeno cenno alla sua idea, ma a grattarsi imbarazzato la testa per il solo fatto di averlo pensato. Aveva fatto progressi, perché quando Nina venne ad avvisarli che la pausa pranzo era finita e che sarebbe stato meglio se Hannah fosse tornata alle sue mansioni(sempre che non volesse essere licenziata, non detto ma sottointeso), quest’ultima l’aveva salutato con un bacio fugace sulle labbra. Non sapeva che aveva fatto per farle tornare il buon umore…Mah, probabilmente tenere la bocca chiusa per almeno cinque minuti non era stata un’idea malvagia. E poi, chi non ama vedere qualcuno che pende dalle sue labbra? Specie se si trattava di un’insicura cronica come la sua ragazza…Si era ripromesso di essere il suo infermiere personale, di somministrarle massicce iniezioni d’autostima quando n’avesse avuto bisogno, ed era soddisfatto di essere riuscito in ciò che si era ripromesso almeno questa volta. Poco importava la dinamica, no?
L’avrebbe capita alla fine, e la comprensione avrebbe fatto sì che si avvicinasse all’ideale dell’uomo che voleva essere per Hannah. Un uomo capace di renderla felice…Non era facile, ma Bright amava le sfide.
Sfide…Come quella di inculcare il buon senso ed il buon umore nella sua testa di rapa del suo migliore amico.
Brighton Abbott, uscendo dal locale e sospirando ad il solo pensiero che aveva sacrificato un delizioso pomeriggio in ammirazione di Hannah per una manciata di deprimenti ore con Ephram, si ripromise che non avrebbe perso nessuna delle due.

Lo trovò, effettivamente, circondato dagli spartiti sparsi sull’isola tra la minuscola cucina ed il salotto.
Manco si era trasferito da lui, gli aveva solamente lasciato le chiavi la sera prima…E guarda quanto si era già allargato! E per cosa poi? Per le sue stupidissime lezioni!

D’altronde, non si poteva dire che si occupasse di molto altro nelle sue giornate(eccetto lamentarsi perché suo padre non smetteva un momento di tallonarlo, mentre Amy non lo cagava di striscio).
E meno male che gli aveva assicurato che lui quelle lezioni le dava solo per soldi! Già, e presto avrebbero aperto una pista d’atterraggio per gli asini volanti…Avrebbe dovuto aprire le finestre quel giorno, quella cazzata ancora impregnava l’aria. Perché avrebbe potuto scommettere che si stava sbattendo proprio per quel Kyle che manco gliele pagava le lezioni, semplicemente perché il suo incredibile talento e quel suo caratterino strafottente avevano riacceso in Ephram l’interesse per la musica.
Non si sarebbe fatto dire da uno che manco aveva quattordici anni come fare il suo lavoro. Questa era la giustificazione che aveva addotto per il particolare riguardo che aveva per Kyle…Ma Bright sapeva che era una scusa come un’altra per riavvicinarsi al pianoforte. Fingeva di detestarlo, come per faceva con il padre. In verità, però, era soltanto troppo orgoglioso per ammettere che ne aveva un estremo bisogno.
No, non avrebbe permesso a quel diabolico strumento di portargli nuovamente via Ephram, di distoglierlo dalle attenzioni che avrebbe dovuto dargli nella sua posizione di migliore amico.
Per ora non voleva fargli pressioni, gli aveva già esposto i suoi timori ed anche se Ephram aveva sparato la sopraccitata cazzata da dieci milioni di dollari, perlomeno per ora non lo stava trascurando.
Beh, forse proprio ora come ora…Lo stava bellamente ignorando. Era entrato in casa e lo stava osservando da due minuti buoni e l’altro manco se n’era accorto!
La sua ultima risorsa, colpirgli quella sua fronte sconfinata con un colpo ben piazzato dell’indice, pareva non aver sortito nessun effetto.
Sennonché Ephram mugolò un “Ahia!” circa un minuto dopo l’offensiva dell’amico.
“Bentornato sulla Terra, Brown.” Lo salutò.
Prima di parlare, ripassò mentalmente come aveva deciso di passare quel pomeriggio insieme.
Giocando sull’X-Box o alla Play(il Cubo ancora mancava, ma era questione di giorni e sarebbe arrivato pure lui), leggendo manga o guardando anime. All’apice della noia, si sarebbero perfino ridotti ad andare a zonzo per le strade di Everwood…Per nulla diverso da ciò che avevano sempre fatto….Mh!
Si batté la fronte con il palmo, dandosi prima dell’idiota e poi complimentandosi con se stesso per esserci arrivato, anche se in tempi piuttosto lunghi.
Forse era proprio qualcosa di “diverso” che avrebbe scosso Ephram da quella sua semi-apatia, e gli avrebbe fatto imboccare la retta via. Bright poteva trascinarlo nel suo mondo di festini, ma per un cambiamento l’iniziativa doveva partire da lui.
Doveva imparare a godere delle piccole cose. Trovare la serenità sotto un cielo stellato.

E quale miglior scenario per questa delicata missione delle montagne che circondavano la città?
Ed ecco, che di fronte a queste osservazioni, si stagliava la sua brillante idea.
La settimana seguente, infatti, sarebbe dovuto andare in campeggio con suo padre. Ci andavano fin da quando era piccolo; per rinsaldare il loro legame. Almeno questo era lo scopo secondo il dottor Abbott.
Bright non era così stupido da credere che servisse veramente a qualcosa, se non ad essere subissato di ramanzine e continuamente sminuito nel confronto con Amy.
D’altre parte non aveva nemmeno tanto fegato da ribellarsi. E se anche l’avesse avuto, quello non era l’anno adatto. Non voleva certo procurare altri pensieri al padre, non voleva essere la palla al piede della famiglia.
La presenza di Ephram avrebbe potuto rendere tutto più sopportabile, però.
Alla fine non si trattava che di un reciproco scambio di favori. Forse, presentandogli così la questione Ephram avrebbe accettato.
Nel frattempo, avrebbe suggerito a Harold di invitare anche Andy Brown. Sì, a prima vista sarebbe potuto sembrare il modo perfetto per farsì che l’altro ragazzo non accettasse nemmeno morto. Confidava che nel corso della settimana sarebbe riuscito a presentargliela come una sfida ad evitare suo padre anche in 48 ore a stretto contatto o come occasione per un rappacificamento. Molto dipendeva da come sarebbe girata la luna ad Ephram nel momento in cui gli avesse parlato della faccenda…A volte sembrava veramente di avere a che fare con due personalità diverse.
D’altronde era proprio la sua complessità che aveva sempre affascinato Bright. Il fascino dell’oscuro, come quello che si prova per l’antagonista del tuo telefilm preferito.


Risvegliandosi dai suoi pensieri, vide Ephram stravaccato sul divano. Come se fosse a casa  sua, solo che ancora non lo era…Che spudorato!
 “Lo so che la mia bellezza rapisce gli animi più sensibili, ma credo non sia il tuo caso ed il tuo sguardo mi sta spaventando Bright…” si accorse così che lo stava fissando già da diverso tempo. “Mi sta per caso spuntando una seconda testa?” aggiunse beffardamente.
 “Non metterti troppo comodo…Andiamo.” Ribatté Bright offeso.
 “Dove?” domandò Ephram, temendo quasi la risposta. Ad un altro di quei party dove avrebbe fatto da tappezzeria, o alla meglio sarebbe riuscito a defilarsi per trovare Amy al suo stesso spettacolo al cinema?
Ad un sexy shop? O una bisca clandestina?
Anche se, da quando usciva con Hannah, Bright pareva aver messo la testa a posto con lui non, si poteva mai sapere.
 “A casa dei miei e poi da te. Prima di andare a far compere all’emporio, meglio fare l’inventario di quello che abbiamo già.” Bright spiegò lentamente, come se stesse parlando ad un bambino.
 “Inventario per cosa?” Ephram si sentiva ancora più confuso.
 “Per il campeggio. Verrai con me, mio padre e tuo padre.” Rispose sospirando.
 “Scordatelo.” La voce di Ephram si fece minacciosa. “Manco morto.”
 “Tu sottovaluti i miei sottili metodi di convincimento, Ephram.” Replicò il biondo, trascinando l’altro ragazzo fuori di casa. “Per la fine della prossima settimana, avrai pronto il tuo zaino.”
 “Lo vedremo.” Borbottò Ephram non molto convinto.
 “Contaci.” Sulle labbra di Bright apparve un sorriso.
L’avrebbe avuta vinta lui.

 

Ed in effetti, il venerdì Ephram era capitolato. Nessuno resisteva all’estenuante martellamento di Brighton Abbott. L’aveva braccato ogni qual volta erano insieme, non molte perché quando poteva preferiva passare il suo tempo con Hannah, ma abbastanza da persuaderlo che la sua presenza nel fine settimana era indispensabile.
Stava frugando dentro il frigo(ma perché non c’era mai niente lì dentro? Qualcuno che facesse la spesa in quella casa no, eh?), quando il moretto si era detto impietosito a tal punto dalle sue preghiere di partecipare al campeggio.

Impietosirlo era facile come rubare una caramella ad un bambino, avrebbe dovuto giocare questa carta più presto…Beh, ciò che contava era il risultato.
Tanto più che, dopo l’ultimo confronto che aveva avuto con Hannah…Ephram era veramente la sua ancora di salvezza per quel terribile week-end. Il suddetto confronto aveva avuto come argomento…Indovinate cosa?
Il sesso naturalmente...Cercava di rispettare la scelta della sua ragazza di “mantenere intatta la sua virtù”, fino al matrimonio, ma di qui a bandire ogni cosa che andasse oltre i baci! Era come andare in giro con un cartello “Tradiscimi!”. No, non lo era…E lui era un uomo da poco, non meritava Hannah se lo pensava veramente. Solo che a volte diventava così frustrante dover reprimere i suoi bollenti spiriti proprio nel bel mezzo di un bacio focoso...Magari doveva lasciarla, così che si trovasse qualcuno più adatto a lei…Voleva solamente vederla felice. Ma era davvero la soluzione giusta?
Ephram forse non avrebbe potuto consigliargli un bel niente, ma doveva liberarsi dal peso di questo conflitto interiore parlandone con qualcuno.
Poco ci mancò, quindi, che facesse i salti di gioia per tutto il grande salotto di casa loro. Si limitò a dargli un’amichevole pacca sulla spalla, e a regalargli un sorriso talmente sincero che Ephram si sentì orgoglioso della scelta che aveva fatto. Nonostante aborrisse l’idea di passare due giorni sperduto fra i boschi quasi quanto trovarsi gomito a gomito con suo padre.
Fecero effettivamente l’inventario, e siccome Ephram non era mai andato in campeggio Bright si era ritrovato materialmente a preparare due zaini. Faceva prima che stare lì a consigliarlo continuamente su cosa fosse utile e cosa no.

Il viaggio, tutti insieme sul fuoristrada nero del Dottor Brown, fu piuttosto silenzioso. Ephram aveva consigliato di non mettere su musica, per evitarsi le strazianti rivisitazioni delle melodie da parte della stonatissima voce del padre…Andy si era un po’ risentito, sostenendo che solo per il fatto che possedeva un discreto orecchio musicale non poteva arrogarsi il diritto di giudicare la sua voce una tortura condannabile dalla Convenzione di Ginevra, ma poi aveva lasciato perdere e se n’era stato zitto.
Harold aveva alzato gli occhi al cielo. Non poteva credere alle proprie orecchie: quei due si attaccavano ad ogni minima cosa per poter litigare. Erano proprio senza speranza, non come lui e Bright che invece avevano trovato un’invidiabile intesa. Ma se n’era stato ben zitto. Dietro suggerimento del figlio, era stato proprio lui ad inventare Andy ed ora sarebbe stato alquanto indelicato fargli notare che era infantile quanto la sua progenie. E poi non è che il dottor Brown non lo sapesse.
E così gli unici rumori furono quelli del motore, delle ruote sull’asfalto, del fruscio delle foglie scosse dal vento, dei commenti puntualmente fuori luogo di Bright…Tutto come da copione.
Quello che chiunque si sarebbe aspettato. Non cadere nell’ovvio, inventarsi qualcosa di innovativo, di “diverso” come si era ripromesso era molto più difficile di quanto avrebbe mai creduto.  
Meglio, se sudato il successo sarebbe stato ancora più appagante.

Una volta arrivati, prima ancora che suo padre potesse riprenderlo sulla sua svogliatezza, montò la tenda, così da avere una scusa per defilarsi con Ephram, anche se solo a pagare l’anticipo per la notte alla reception del campeggio. Lasciò che per l’ennesima volta si lamentasse di Kyle, che pareva essersi offeso perché Ephram aveva annullato la loro lezione per farsi delle scampagnate con il padre. Ephram non capiva perché, e onestamente neanche Bright.
Quindi passarono ad argomenti futili come i loro corsi al college e poi, al quesito di Ephram sul perché avesse chiesto al tizio della reception se ci fossero orsi nei dintorni, gli raccontò una disavventura di qualche anno prima.
C’era ancora suo nonno, ed era stata una delle loro ultime vacanze a tre. Il rapporto tra lui e Harold era molto freddo, e qualunque proposta facesse Junior era bocciata con metodica indifferenza.
Ma suo padre quel giorno non si fece smontare. Lasciò che il vecchio dormisse pure nella tenda, e se ne partì per i boschi con Bright.
Era tanto entusiasta dell’itinerario da lui preparato che procedeva a passo sicuro senza nemmeno guardarsi per un attimo indietro e così era bastato che Bright inciampasse in una radice per rimanere indietro con un bel ginocchio sbucciato.
Naturalmente, anche da bambino era l’impavido cavaliere senza macchia e senza paura che era ora. Cercò di orientarsi con la mappa, ma non capiva in che punto si trovasse e da che punto la dovesse girare. Neanche la bussola gli era di molto aiuto, dal momento che non sapeva affatto in quale dei quattro punti cardinali dovesse dirigersi per tornare indietro. Questo rendeva inutile anche guardare il sole.
Aveva sentito un fruscio tra i cespugli nel sottobosco, e nella sua infantile ingenuità era certo che si trattasse del padre che, accortosi della sua assenza, era ritornato indietro a prenderlo.
Invece si trovo praticamente a tu per tu con un orso. Fortunatamente sul ginocchio aveva solo una leggera abrasione, quindi non c’era sangue che potesse stimolare l’olfatto della bestia. E la buona sorte giocava a suo favore anche  nella sua distanza da essa, era abbastanza lontano da essa perché quest’ultima non lo distinguesse bene. Bright però era terrorizzato, quindi non stesse un solo secondo a pensare che forse l’orso manco l’aveva notato e si era messo a correre terrorizzato.
Non aveva nemmeno una meta precisa, avanzava rapidamente mentre le foglie acuminate dei sempreverde gli pungevano le braccia.
Si era fermato solo quando era incappato in un vecchio signore. Gli aveva riversato addosso un fiume di parole sconnesse, parlandogli come se fosse uno sconosciuto…Salvo poi scoprire che si trattava di suo nonno, che in seguito non mancò di far pesare al figlio il modo sconsiderato in cui si era assolutamente dimenticato dell’esistenza di Bright. Era sempre stato un alleato per lui, poiché era l’unico in grado di zittire il padre facendogli notare che neanche lui era poi così perfetto come voleva che gli altri fossero.
Ma insomma, in fin della fiera lui aveva corso a perdifiato e probabilmente l’orso manco si era mosso, visto che guardandosi alle spalle qualche minuto dopo aver recuperato l’uso dei polmoni perso strada facendo non vide anima viva. Il nonno l’aveva poi portato all’infermeria del campeggio per il ginocchio, e la vacanza era continuata senza altri intoppi.
Questo però era bastato a spaventarlo per gli anni a venire, e a far venire la paranoia degli orsi anche al padre. Ecco perché ogni volta che ritornavano lì si assicuravano che non ci fossero più quelle bestiacce nei dintorni.
Aveva narrato tutto questo con una faccia così funerea, come se fosse successa chissà quale disgrazia, che quando aveva concluso con questo finale all’acqua di rose, Ephram non aveva potuto fare a meno di scoppiare in una grassa risata.
Riusciva perfettamente ad immaginarsi un Bright bambino(non che ci fosse molta differenza con quello di adesso) che avanzava scompostamente nei boschi, gridando aiuto per una minaccia fantasma. Almeno avrebbe potuto avere il buon senso di voltarsi per sincerarsi di essere realmente seguito…Ma era pur sempre Bright. Difficile che “buon senso” e “Bright” potessero stare nella stessa frase.
E guardando il volto di Bright, che da pseudo-sconsolato si era fatto sempre più corrucciato per le sue risate, Ephram non poteva fare a meno di continuare a ridere.
Sentendo l’amico ridere così di gusto, non ci volle poi molto perché Bright dimenticasse cosa l’avesse fatto irritare, e continuarono a scompisciarsi anche solo guardando le labbra dell’altro tremare per trattenere le risate, fino alla riva del lago dove i loro padri avevano piazzato il tavolino da pic-nic.
Oltre a quello, Andy aveva anche tentato di costruire la tenda senza alcun successo. Harold aveva appena scaricato la canoa e si stava lamentando del fatto che l’inettitudine del neurochirurgo aveva sconvolto la sua tabella di marcia, accumulando una caterva di ritardi.
Ephram e Bright si ricomposero, e fecero gli gnorri. I loro padri amavano stuzzicarsi l’un l’altro, ormai c’erano abituati a questi loro battibecchi.
 “Hey, giovincello! Dove credi di andare?” Ephram sentì la voce di Harold chiamarlo mentre si dirigeva verso la tenda degli Abbott.
“Pensavo…Io e Bright…” A proposito, perché quando si trattava di dargli manforte con il Dottor Abbott il biondo si defilava?

“Lascia che i ragazzi dividano la tenda, Harold…” Un inaspettato aiuto arrivò da suo padre. “Io e te ci divertiremo, conosco ottime storie di fantasmi e non sai come possa rendermi terrificante con i giochi di luce della torcia…”
“Non è tu abbia bisogno di una torcia per renderti terrificante, Andy…” ribatté asciutto Harold. Andy, sorrise a quella che prese per una battuta dell’altro dottore, e distraendolo il tempo necessario perché anche Bright potesse arrivare alla tenda senza essere ripreso dal padre, continuò “Lo prenderò come un complimento. Piuttosto, accompagnami fino alla macchina che ho dimenticato i miei cuscini nel bagagliaio.”
 “Cuscini? Più di uno? Ma cosa credi, che questo sia un hotel a quattro stelle?” Accompagnando Andy alla macchina, alzò nuovamente gli occhi al cielo e sospirò esasperato,
Sarebbe stata una combinazione di gesti che avrebbe ripetuto innumerevoli volte nel corso di quelle quarantotto ore.


Harold onestamente non capiva che cosa avesse in mente Andrew Brown. Da quando il figlio era tornato dall’Europa non gli aveva lasciato un attimo di respiro, cercando in ogni modo di riallacciare il loro rapporto.
C’era riuscito tre anni prima, quindi perché stavolta no? Non dubitava che potesse riuscirci, nonostante il rancore che gli serbava per la vicenda di Madison, Andy era per Ephram una figura importante. Che lo volesse o no, era pur sempre suo padre. Inconsciamente, continuava a ricercarne l’approvazione. Era già qualcosa su cui si poteva lavorare.
Quello che lo confondeva era che nel bel mezzo del suo placcaggio di Ephram, avesse deciso di buttare la spugna. Perché non aveva insistito per dormire insieme quella notte?
 “Stargli con il fiato sul collo non è la strategia giusta, Harold…” si dolse Andy, e anticipando la sua domanda proseguì:  “Voglio provare a lasciargli i suoi spazi.”
Oh, il grande dottor Brown che ammetteva i suoi sbagli senza cercare alcuna giustificazione? Avrebbe voluto avere una telecamera per testimoniare l’evento…Perlomeno un registratore… Dannazione, mai che avesse sottomano l’attrezzatura giusta al momento giusto!

Ed ecco che nuovamente alzò gli occhi al cielo, maledicendo il fato avverso.

Effettivamente, come si era ripromesso, Andy incrociò Ephram ben poche volte quel pomeriggio. Anzi, per scongiurare ogni altra eventuale occasione d’incontro, convinse Harold a portarlo a fare un giro in canoa sul lago.

Approfittando dell’assenza dei due, Bright avrebbe voluto confidare ad Ephram i suoi affanni ma quest’ultimo se la stava dormendo della grossa. Sarebbe stato molto avventato provare a svegliarlo, chiunque si alza di malumore se è interrotto in un riposino pomeridiano. Ed il malumore di Ephram era proprio quello che voleva sanare, quindi perché andare a provocarlo?
Coglieva alla sprovvista perfino se stesso il riguardo per il prossimo che stava sviluppando. Che questo volesse dire che stava crescendo? Non era così male come aveva sempre ritenuto, allora.
Aveva notato che anche Andy stava usando molto riguardo nei confronti del figlio, finalmente lasciandogli lo spazio che gli occorreva. Poteva darsi che questo l’avrebbe spinto a cercare un riavvicinamento, un dialogo con il padre.
Molto si sarebbe deciso nelle prossime ore.
La sera che lui non vedeva l’ora che arrivasse, per potersi finalmente sfogare con il suo migliore amico.
La sera che Andy attendeva con fermento, per poter finalmente ritrovare il piacere di stare con suo figlio.
La sera che Harold desiderava giungesse presto, per potersi godere il capolavoro che le stelle tessevano su una veste color blu oltremare.

La sera che Ephram aspettava impazientemente, perché avrebbe significato che si avvicinava l’ora di tornarsene a casetta sua, dal portatile, dal lettore di DVD e dalla tv via cavo…C’è chi aveva aspettative più o meno nobili, più o meno poetiche…Tuttavia condividevano lo stesso sentimento.
Il tramonto non sarebbe stato accolto con tanto piacere quanto quel giorno.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Everwood / Vai alla pagina dell'autore: Akira14