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Autore: ArtemisiaDea87    11/10/2010    4 recensioni
Nella grande periferia di Napoli, precisamente Scampia, c'è una scuola. Se scuola essa possa esser chiamata. Un bell'istituto di ben quattro piani, dai professori efficienti e studenti deficienti. In ogni classe, ogni anno, vengono promosse quattro persone a caso, che hanno meno di 59 rapporti. Eleonora, non se n'era mai lamentata. Amava la sua scuola come amava gli studenti e i professori che invece la odiavano. Antonio Riccione era il ragazzo più bello che occhio umano avesse mai visto. Alto, riccioli neri come l'onice, occhi verdi e carnagione scura. Se ne fregava di tutto e di tutti ma tutto e tutti l'amavano. 234 rapporti, dieci sospensioni e due denunce, Antonio veniva considerato il figo della situazione. Il loro era un rapporto di odio e amore. Oppure un rapporto di schifo e sbavo. Quell'anno sarebbe iniziato un nuovo anno, precisamente il loro QUARTO anno. Un vero inferno.

E' la prima storia originale che scrivo, spero davvero di non aver fatto una gaffe. Spero che vi piaccia e che voi lasciate una traccia al vostro passaggio. Grazie in anticipo

Genere: Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eleonora fece una smorfia quando il freddo penetrò nelle sue ossa.

I suoi denti battevano ripetutamente, mentre attraversava il suo Rione.

Non era andata a casa, non era andata in Ospedale.

Se n'era stata sola.

Con passo pesante si diresse nuovamente nel palazzo dove abitava il Boss, salì con fatica le scale bussando nuovamente a quella porta fin troppo familiare.

La madre del Boss venne ad aprire e la fece nuovamente accomodare.

Eleonora si sedette di fianco al Capo tavola, che guardava silenzioso la televisione spenta.

- Ho parlato con alcune persone... - Iniziò l'uomo con uno strano ghigno a deturparle le labbra.

- Sai che ti considero come una figlia e chiunque sia amico tuo è anche amico mio... - Continuò con tono accondiscendente.

- So' che Riccione ha fatto un ottimo lavoro... - Disse con voce roca.

- E come sai, i miei uomini non si toccano. - Sibilò con astio.

Eleonora tremò e fu  in quel momento che capì come dovessero sentirsi gli avversari di quello che considerava uno zio.

- Quei quattro mocciosetti del Rione Sanità hanno avuto quel che meritavano, ma a me le tarantelle non piacciono. - Disse lugubre.

- Cioè? - Domandò Eleonora con una strana espressione dipinta sul volto.

- Conosci un certo Claudio Impero? - Domandò " suo zio ".

- Quell'idiota? - Sibilò Eleonora.

- Diciamo che quell'idiota aveva delle conoscenze. Era censurato, Eleonora. Si farà otto mesi di arresti domiciliari e uscirà. - Rimbrottò.

- E' stato lui? - Strillò Eleonora balzando in piedi.

- Diciamo che lui ha calcato la mano su' chi voleva già fare fuori Riccione e company. - Disse l'uomo con tono calmo, ammonendola con uno sguardo.

- So' che ti sei sbarazzata della pistola e credo che quella sia stata la migliore soluzione, ma vi voglio fuori, entrambi. - Disse.

- Fuori? - Domandò confusa la ragazza.

- Non mi hai detto tutta la verità e a me non piace chi mi mente. Sono magnanimo con te perchè ti considero come una figlia. Ma entrambi, tu e quel Riccione... vi voglio fuori. - Ripete'.

- Fuori dove? - Domandò esasperata la ragazza.

- Fuori Napoli. - Sbottò spazientito.

- E dove dovremmo andare? - Domandò Eleonora con gli occhi fuori dalle orbite.

- Quando Riccione si riprenderà prenderete il primo treno per Milano e vi trasferirete lì, da tua zia. Riccione è nella merda e tu lo stesso. Non mi piace chi ti tocca ma non posso toccare chi è protetto. Dovrei scatenare una guerra ma questa guerra è già in atto. - Disse il Boss guardandola.

- Io non voglio che si scateni tutto questo per una sciocchezza... - Sussurrò Eleonora.

- Li volevi sciolti nell'acido? E' stato fatto. - Sibilò l'uomo.

Eleonora sobbalzò, ma non disse nulla.

- Li ho fatti fuori e nessuno ha fiatato, perchè tutti sapevano che stavano dalla parte del torto. Non mi piace che tu ti ritrovi in mezzo, quindi te ne devi andare. Ho già parlato con tua madre, appena Riccione si dimette, tu fai le valige e te ne vai insieme a lui. - Disse l'uomo liquidandola con uno sguardo severo.

Eleonora uscì da quella casa che aveva visto mutare in un vero e proprio comando di sicurezza.

Camminò e chiamando un taxi si fece accompagnare in ospedale, dove la sorte di Antonio, per lei, era ancora sconosciuta.

Domandò dove fosse la sua stanza e ci andò.

Esitò dinnanzi a quella porta bianca, ma con mani tremanti l'aprì.

E finalmente lo vide, ma non era solo.

Se ne stava lì, con il capo bendato per la botta, l'incarnato pallido e il busto fasciato insieme alla spalla, dov'era stato colpito.

Una ragazza dai lunghi capelli biondi, piangeva con la fronte appoggiata sulla sua mano.

Lui asciugava le sue lacrime con una mano tremante, anche lui piangeva.

Eleonora conosceva quello scricchiolo.

Perfetta sotto tutti i punti di vista, Dalila Natale era stata la ragazza per ben due anni di Antonio.

- Ho prenotato un volo, per Torino. C'è ne andremo, io e te. - Disse Dalila con voce tremante.

Eleonora, con il cuore in gola, lo vide annuire.

Con un sorriso, richiuse la porta.

Scappò, Eleonora.

Ciò che desiderava si era avverato, finalmente.

Antonio stava bene.

Respirava.

Il suo cuore batteva.

I suoi bellissimi occhi smeraldini erano aperti e consapevoli.

Scappò, Eleonora.

Lontano da loro.

Lontano da lei stessa.

Lontana dal mondo.

Ti amo.

Con un sorriso amaro sulle labbra, Eleonora preparò le valige.

Non aveva nessuna ragione di rimanere.

Nessuno la intratteneva.

Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, se non sua madre.

 

***

 

 

Il giorno dopo, una ragazza dai lunghi capelli bruni camminava solitaria sul binario Napoli-Milano.

Aspettava impaziente il suo treno, per andare finalmente lontano.

Per allontanarsi dalla realtà.

Da colui che l'aveva ferita.

Da colui che aveva ammesso di amare.

Eleonora si guardò un ultima volta indietro, osservando per un ultima volta il suo paese natale.

Dov'era nata, dov'era cresciuta, dove aveva capito il vero significato di vita.

Nessuno la fermava, nessuno piangeva la sua partenza.

Con un ultimo sospiro, Eleonora salì sul treno, sedendosi in uno scompartimento libero.

Dimmi cosa c'è...

Prova a farlo senza tanti scrupoli...

Parlami di te...

Di un amore che...

Non ha più brividi...

Rannicchiata su' se stessa, Eleonora pianse.

Così iniziò la sua nuova vita.

Con occhi rossi e gonfi e con il cuore a pezzi.

Aveva fatto il suo dovere.

Aveva fatto ciò ch'era umanamente possibile.

Era partita, senza guardarsi indietro.

Perchè non c'era nulla da guardare, se non la desolazione.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

isabella_cullen: Ma... il padre di Eleonora non è morto O.O E' in carcere O.O Vabbè, non preoccuparti, l'importante e che poi recensisci. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!!

clakki94: Io? con nessuno XDXD HAHAHAHAAH, Non è morto... contenta? U.U Ecco, ho aggiornato e tu mi hai pure bleffato con quei maledetti colori T.T ( ps non preoccuparti, le cose poi si aggiustano ) spero che il capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, baci!

Moon Hunter: Hahahaha, addirittura? ma poi hai doppia personalità XD Comunque Antonio non è morto U.U Visto? Grazie, sei molto gentile. Spero che questo capitolo ti piaccia e che tu continua a seguirmi. Alla prossima, almeno spero!! baci!!




  
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