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Autore: mikamey    12/10/2010    2 recensioni
"Asuma desiderava quella bambina, l’aveva amata già da quando non sapeva ancora se esistesse a tutti gli effetti o meno." piccola shot sui pensieri di una Kurenai ormai madre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurenai Yuhi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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choosing a name

Choosing a name



Un flebile pianto destò la kunoichi dagli occhi cremisi dal suo breve sonno, voltò il suo sguardo verso la sveglia che lampeggiava ritmicamente le due e quarantasette di notte  e sospirò profondamente passandosi una mano sul viso prima di alzarsi dal letto per recarsi alla fonte di quel pianto che ora, era aumentato di almeno due toni. Sorrise guardando sua figlia con i pugni stretti che strillava, le guance lievemente arrossate e le ciglia appiccicate per le lacrime. Era bellissima anche in quel momento.

La prese tra le braccia sussurrandole parole che la potessero calmare. Non aveva scelto ancora un nome e continuava a chiamarla tesoro, amore, piccola mia. Sapeva che era sciocco rimandare la cosa, ma aveva sempre sperato di poter dare il nome a sua figlia o figlio insieme ad Asuma. Sperava di sedere tra le sue braccia fra l’erba mentre lui le accarezzava dolcemente il ventre rigonfio e faceva pronostici sul sesso del nascituro. Avrebbe voluto bisticciarsi con lui per le sue proposte su nomi troppo complicati, fare dibattiti per quelli sui quali era incerta ed infine una volta nato il bambino glielo avrebbe messo tra le braccia e avrebbe dato a lui l’onore di attribuirgli un nome, ovviamente, scelto tra quello che lei approvava.

Sì, era cosi che si era immaginata tutto, invece erano già due mesi che la sua bambina era nata e ancora non aveva un nome, c’era già una piccola lista tra cui scegliere ma farlo era come mettere fine alla presenza del suo compagno, come dare conferma della sua scomparsa avvenuta armai cinque mesi fa.

-Piccola mia, ti sei calmata ora? Si amore lo so che hai fame, ma la mamma era tanto stanca e si era addormentata.-

Allentò un po’ lo yukata che indossava e portò la sua piccola al seno, ormai si era abituata alle poppate notturne e alle passeggiata per casa per farla addormentare. Doveva ammettere che occuparsi di una bambina era quasi più faticoso di essere in missione, dormiva pochissimo, stava sempre sul chi va là e non riusciva a distogliere l’attenzione da quel piccolo frugoletto instancabile. Se ci fosse stato Asuma, la sera, sarebbe stato lui a cullarla per farla addormentare e magari l’avrebbe controllata lui la notte quando si vegliava e vedendosi sola scoppiava a piangere.

Avrebbe voluto vederlo la mattina con le occhiaie e con i capelli in disordine per il poco riposo,e avrebbe voluto che lui la vedesse assonnata e stanca ma felice alzarsi per ogni poppata, invece era sola, il suo uomo non c’era più e non avrebbe potuto vedere il frutto del suo amore per lei. Asuma desiderava quella bambina, l’aveva amata già da quando non sapeva ancora se esistesse a tutti gli effetti o meno. Amava Kurenai e amava quella piccola vita che sperava fosse stata concepita, lei sapeva che per un ninja una gravidanza poteva procurare disagi ma non aveva mai preso in considerazione questa visione della cosa, anche lei al primo segnale aveva sperato di portare in grembo una nuova vita e quando fu certa che aspettava un figlio ne fu profondamente felice cosi come il suo compagno.

Lei aveva sempre sognato di avere una famiglia magari anche numerosa, non meno di tre figli si diceva, sperava che il primo fosse un maschietto e magari anche il secondo; ma la terza, doveva essere per forza una bambina. Lo aveva raccontato ad Asuma un giorno e lui le disse invece che avrebbe tanto voluto avere una femminuccia per prima magari che le assomigliasse.

Kurenai guardò di nuovo la sua bambina, i capelli nerissimi, gli occhi cremisi e la pelle era diafana come la sua, tutto sommato, si disse, Asuma sarebbe stato contento.

Quando la piccola finì la kunoichi si rivestì e face fare il ruttino alla sua bambina per poi cominciare a cullarla per farla riaddormentare, si erano fatte già le tre e lei aveva dormito si e no un’oretta quella sera, si sentiva davvero stanca ma per nulla al mondo avrebbe rinunciato a tutto quello.

-Ehi amore lo sai che ancora devo sceglierti un nome? Magari ti chiamerò davvero cosi. Ai.. è un bel nome sai? Ma al tuo papà magari ne sarebbe piaciuto un altro, però sono un po’ avvantaggiata perché lui voleva proprio una bambina come te quindi… sceglierò un nome che avrebbe pensato lui e che mi ricorderà  lui. Che ne dici di Nadeshiko? Significa garofano selvatico,  ho sempre amato quei fiori, e il tuo papà me li regalava sempre, diceva che la loro corolla rossa gli ricordava il colore dei miei occhi che poi è uguale al tuo; però, i garofani selvatici per quanto belli e profumati hanno una vita troppo breve ed effimera, mentre io desidero che il tuo nome ti doni forza oltre che grazia.. potrei chiamarti Akane! Significa rosso scuro e pronunciarlo infonde un senso di potere, ma ad Asuma sarebbe tanto piaciuto attribuirti un nome più femminile, ne sono certa. Saresti stata la sua amata bambina, forte certo, ma ugualmente molto femminile. Di sicuro avrebbe voluto che indossassi solo abitini rosa con ampie gonne e fiorellini ovunque, almeno per la tua prima infanzia. -

Sorrise, Kurenai, immaginando Asuma passeggiare per le vie di Konoha con la sua bambina in braccio fiero e orgoglioso di quella piccola vita.

-Ti avrebbe trattata come un principessa amandoti incondizionatamente; ma bada che non avrebbe mai voluto che fossi debole, ti avrebbe certamente insegnato a combattere e a modellare il chakra, insomma la vita da ninja; ma per nulla al mondo avrebbe sminuito la tua femminilità. Il tuo papà era un vero gentiluomo sai? Ed era un bravissimo ninja, ma come tutti amava la pace e la quiete. Il sogno di avere una famiglia era anche il suo, nessuno lo immaginerebbe mai ma amava davvero la vita domestica; e qualche volta ha perfino tentato di svolgere i lavori domestici e di cucinare. Avresti dovuto vederlo il tuo papà con un fazzoletto in testa e il mio grembiule a fiori che armeggiava tra i fornelli.. è stata una delle scene più dolci a cui abbia mai assistito… io ero stata via per una settimana in missione e al mio ritorno, ho trovato la casa brillante e Asuma che preparava la cena. Si era davvero impegnato quella sera, perfino la tavola era apparecchiata a dovere, con un magnifico vaso pieno di papaveri. Purtroppo però finimmo col mangiare una ciotola di riso in bianco ciascuno la cucina non era proprio il suo forte.

Ecco se c’è un fiore che tuo padre amava più dei garofani è il papavero, certo sono meno affascinati dei nadeshiko ma hanno un significato molto più profondo, sia per il nostro mondo che per noi. Anche i papaveri sai ha una grande corolla di un rosso brillante, e cresco numerosi nei prati in primavera screziando di rosso intere distese di verde e di oro, riescono ad impreziosire perfino il giallo del grano oltre che i prati, spiccano ovunque lasciandoti senza fiato per la loro semplice bellezza.
Asuma però li amava anche per ciò che rappresentano, è tradizione infatti dedicare questi fiori alla memoria dei ninja caduti in missione e spesso, nelle ricorrenze in loro onore, si è soliti portali in dono o indosso per celebrarli. Altra tradizione è quella di spargere i semi di questi fiori nei campi di battaglia affinchè li adornino scacciando l’evento nefasto ma ricordino ai passanti col loro rosso brillante il sangue dei valorosi combattenti che vi hanno perso la vita…-

Kurenai accarezzò dolcemente la gota della sua bambina ripensando al giorno in cui si recò alla tomba di Asuma, anche lei gli aveva recato in dono un mazzo di papaveri rossi, era convinta che quello fosse il modo più giusto per salutarlo, con quei fiori avrebbe unito le due vite del suo compagno, ovvero l’uomo che la amava e il valoroso ninjia che era stato in vita.

-Keshi.. ti piace questo nome? Ti chimerò proprio così, Keshi..








Eccomii!!! Oggi avevo proprio voglia di scrivere qualcosina è da tanto che non lo faccio!! O meglio inizio e poi mi fermo vuoi impegni vari vuoi per mancanza di ispirazione e via dicendo.. potrei darvi centinaia di motivazioni ma la prevalente è che purtroppo prima viene lo studio e poi il piacere.. quindi la domanda sorge spontanea perché questa shot?? Non ne ho la più pallida idea, so solo che ero qui davanti al pc e ho cominciato a scrivere.. è passata un’oretta da quando ho iniziato più o meno.. anzi manca qualcosa per un’ora.. ma il punto è che è conclusa quindi mi son detta perché non pubblicarla?? So che è molto semplice.. magari scadente.. ma l’ho postata senza pretese nella speranza che possa piacervi almeno un po’..

Che dire.. ovviamente Keshi significa “papavero”. Non so perché mi è venuta in mente proprio Kurenai come “protagonista” di questa shot (che fra l’altro la vera protagonista credo sia la bambina.) e ignoro anche il motivo che mi spinge ad immaginare il nascituro come femmina, cioè forse un maschietto sarebbe più adatto per ricordare Asuma ma..già nella shot ho dato le mie motivazioni.. cioè Asuma avrebbe preferito una bambina ( io ho deciso cosi ok? :P NdA) e poi diciamocelo.. come risparmiare a Shikamaru la sua ennesima seccatura?? Il destino gli ha sempre fatto avere relazioni più o meno piacevoli con le donne. Crudele ironia?? Non si sa ma da misogino quale è se l’è sempre dovuta vedere con le donne! Partiamo per gradi.. sua madre che lo tormenta, poi Ino come compagna di gruppo ovvero più pazza tra le kunoichi assieme a Sakura, andiamo avanti nelle eliminatore della prova ninja ha combattuto sempre con donne e con Temari deve anche intrattenere rapporti per i legami tra Suma e Konoha.. altra cosuccia, se la deve vedere con l’Hokage che guarda caso è donna! La prima donna hokage.. e che caratterino ha! Comunque.. sto divagando.. torniamo a noi.. molti di voi già lo sapranno ma la “storia” del papavero come ricordo per i combattenti caduti in gerra è vera!! Assolutamente vera! ora vi riposto un piccolo articolo tratto da wikipedia giusto per dissetare un po’ di curiosità “Nel mondo anglosassone Papaver rhoeas è tradizionalmente dedicata alla memoria delle vittime sui campi di battaglia della prima e della seconda guerra mondiale. Ad esempio, in Gran Bretagna, nel Remembrance Day, tutti portano un papavero rosso all'occhiello.
Ma la cosa sembra risalire a ben più indietro nel tempo: si narra che Gengis Khan, l'imperatore e condottiero mongolo, portasse sempre con sé dei semi di papavero che spargeva sui campi di battaglia dopo le sue vittorie, in ricordo e rispetto di coloro che vi erano caduti con onore (a questo si ispirò il cantautore Fabrizio De André per i versi della sua notissima "La guerra di Piero"), ed anche per "segnare", con il colore di quei fiori, che là si era svolta una battaglia.”

Quindi la loro “funzione” non è assolutamente farina del mio sacco! L’ho solo utilizzata ad uso e consumo per questa shot.. non so che altro aggiungere se non che mi scuso per gli eventuali errori che ho commesso nella stesura della storia e sperare che vi sia piaciuta almeno un pochino, vi invito quindi a lasciare anche un commentino piccolino piccolino che si sa fa sempre piacere.

Un abbraccio
Mikamey


  
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