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Autore: Leuviah_Utopia    12/10/2010    2 recensioni
Il legame che c'è tra Elena Gilbert e i fratelli Salvatore non potrà mai essere spezzato. E se questi fossero legati tra di loro da una storia vissuta centinaia di secoli fa...magari nel Medio Evo? Il destino ha deciso che i nostri giovani eroi saranno uniti per sempre da un nodo "inscindibile", che prima di loro, aveva unito le vite dei loro antenati...
Tutto potrebbe risolversi con una scelta...a meno che...
"Ti manca qualcosa. Sai di avere tutto, ma ti manca qualcosa che forse non potrai mai avere…" Pensò Elena.
La ragazza stava per lasciar andare un pianto silenzioso, come era ormai abituata a fare, quando sentì qualcuno afferrarle i fianchi da dietro e con delicatezza voltarla. Ad Elena si mozzò il fiato quando vide chi l’aveva stretta tra le braccia…
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Durante la notte Elena si svegliò. Aveva avuto un incubo che l’aveva turbata profondamente. Non appena la ragazza si mise in piedi, un’ombra nascosta nell’oscurità stava emergendo. Elena sentì il cuore battere a mille, ma quando riuscì a riconoscere quel viso così delineato, lascio andare un sospiro. Damon si mise a sedere sul letto di Elena e incrociando le braccia al petto le sorrise. «Ti ho spaventata?». Quella era sicuramente una domanda retorica, in quanto il ragazzo era riuscito a percepire esattamente le sensazioni che aveva provato Elena nel giro di quei pochissimi secondi. La giovane sbuffò e anche lei incrociò le braccia sul petto e con nonchalance alzò il viso all’in su, in segno di offesa e disinteresse. «Il tuo non era un bel sogno», aggiunse Damon. Elena lo guardò accigliata e diede al ragazzo un leggero colpo sul braccio destro.
«E tu come fai a saperlo? Non dirmi che puoi intrufolarti nei sogni altrui...». Elena guardava Damon aspettando impazientemente una risposta.
«Veramente…mi insinuo solo in quelli che mi interessano e i tuoi mia cara…mi appassionano molto», le lanciò uno sguardo malizioso. Elena si sentì offesa, ma nello stesso tempo lusingata, anche se non riusciva a comprenderne il motivo. Diede a Damon un altro pugno sul braccio, ma questa volta con un po’ più di forza a tal punto da sentire il polso emettere uno strano rumore.
«Aaaahh…che male». Elena ritirò la sua mano e se la poggiò al petto. Nel frattempo Damon la guardava divertito. «Allora…come fai ad entrare nei sogni delle persone?». Gli chiese la fanciulla che ancora massaggiava il suo polso indolenzito. Per poco si sarebbe slogato o peggio ancora… rotto.
«Questa è una delle tante capacità di un vampiro. Può introdursi nei sogni e può anche far sognare alla gente quello vuole». Damon aspettò che Elena gli facesse un’altra domanda che, come lui stesso si aspettava, arrivò immediatamente.
«Quindi sei stato tu a farmi avere quell’orribile incubo?», domandò la ragazza preparando l’altra mano per sferrare un altro attacco al giovane.

Evidentemente la prima volta non le è bastato.

Pensò Damon. «No, non sono stato io. Ad essere sincero ho cercato di cambiare qualcosa del tuo sogno, ma non sono riuscito a partecipare completamente. Non so il motivo per cui sia accaduto questo ma, credimi, ho fatto del mio meglio per cercare di aiutarti in quello che stava succedendo. Ero lì, potevo vedere tutto, ma era come se qualcosa mi tenesse fermo, senza poter intervenire». Finalmente Damon fece un pausa e sospirò. «Non era mai capitato prima d’ora». Elena, intanto, aveva ascoltato confusa quello che il ragazzo le stava raccontando. Poi ripensò al suo incubo: lei che veniva circondata da una cosa orribile che stava cominciando a soffocarla. Affianco a lei c’era Stefan, disteso per terra, apparentemente senza vita e lei urlava il suo nome, mentre quella cosa continuava a stringere il suo corpo. Era quasi riuscita a sentire il dolore che sembrava così reale. Un brivido le attraversò il corpo e Damon se ne accorse e con un gesto che Elena non si sarebbe mai aspettata, lui la strinse tra le braccia.
«Non lascerò che qualcuno ti faccia del male». A quella frase la ragazza sentì il suo cuore smettere di battere per un istante, per poi riprendere il suo movimento delicato come lo sbattere delle ali di un uccello. Elena si sentì di nuovo protetta tra le braccia di Damon, come lo era stata tra quelle di Stefan e senza volerlo, le lacrime cominciarono ad inumidirle il viso.
«Riportami Stefan, ti prego». A quelle parole Damon sentì una fitta scagliarsi contro il suo cuore spento.

Al diavolo Stefan!

Avrebbe voluto gridare il giovane che si trattenne nel farlo, perché sapeva quando Elena avrebbe sofferto se lui gliel’avesse detto.

Avrò Elena, ma non così. Questa è solo la prima caduta verso un precipizio, ma dopotutto…solo chi cade impara a risorgere.

Damon allontanò Elena da se e voltò le spalle alla ragazza.

Se dipendesse da me, lascerei mio fratello ovunque si trovi, ma non posso farlo. Non posso, altrimenti Elena mi odierebbe.

«Te l’ho già detto, cercheremo insieme mio fratello». Adesso Damon si trovava di fronte la finestra, che aveva aperto, facendo entrare un leggiadro venticello che scompigliava i suoi capelli ribelli. Elena lo fissava e grazie al bagliore della luna riusciva a vedere quel viso perfetto confondersi con un’espressione atipica sul viso. Gli occhi scuri brillavano come preziose pietre nere che esprimevano qualcosa che nessuno sarebbe mai riuscito a comprendere.

È davvero bellissimo.

La ragazza si sentiva folgorata da una simile bellezza. Anche Stefan era bellissimo, ma la loro bellezza differiva perché ognuno di loro mostrava delle espressioni diverse sul viso che si manifestavano cariche di sentimenti. Quelli di Damon erano sempre sentimenti contrastanti tra di loro e molto spesso, anche se lui non lo dava a vedere, c’era tristezza sul quel viso, che Damon nascondeva sempre con quell’ironia insolente. Elena era riuscita ad accorgersi di questo, ma non voleva, anzi, non doveva preoccuparsi più di tanto, perché doveva pensare a lui…al suo Stefan.
Poi Damon si voltò nuovamente verso Elena e nel suo viso comparve uno dei suoi sorrisetti sghembi che innervosivano la ragazza che si sentì imbarazzata, perché il giovane si era accorto che lei lo stava fissando. «Per prima cosa dobbiamo scoprire chi è stato ad attaccarvi». Damon stringeva i pugni, ma non aveva detto ad Elena che la cosa che l’aveva quasi uccisa era tornata per completare il lavoro.
Elena annuì e sorrise, sempre con imbarazzo. «Hai ragione». I due si guardarono per un momento interminabile e con un voluto sorriso salutarono la notte.

***

L’indomani Elena e Damon stavano già discutendo sul da farsi. «Come facciamo a sapere chi è stato ad attaccarci?». Elena si era posta questa domanda almeno un milione di volte, ma non aveva la più pallida idea della risposta che avrebbe dovuto dare. «Non sembrava qualcosa di…umano». Continuò lei. Damon intanto se ne stava all’in piedi nel grande terrazzo che si affacciava al di fuori della sala principale. Era immobile ed impassibile a tutto quello che diceva Elena, infatti sembrava quasi che non la stesse ascoltando.
«Non lo sappiamo, ma ti assicuro che non era qualcosa di umano, perché sono riuscito a percepire la sua aurea e non era quella di un comune mortale ma…neppure quella di un vampiro». Damon si era portato le mani dietro la schiena, unendole.
«Da dove cominciamo ora?», chiese Elena raggiungendo la ringhiera e affacciandosi lievemente da essa.
Damon guardò Elena con una strana espressione. «Noi, mia cara, non faremo niente. Dobbiamo aspettare che venga il nostro avversario a cercarci», le rispose Damon con uno strano sorriso ironico.
«Ma, Damon…chi ti dice che tornerà?! È plausibile che quella di ieri sera sia stata soltanto un’improvvisa aggressione», disse Elena con convinzione e voltandosi verso Damon che guardò come se non capisse che quello che lei gli stava dicendo fosse ovvio.
«Oh Elena, è così. Fidati di me. E poi, se fosse come dici tu, perchè Stefan sarebbe scomparso nel nulla?!». Ovviamente Damon non aveva detto ad Elena del ritorno di quello strano essere, ma la ragazza non aveva bisogno della conferma perché, anche se non riusciva a spiegarselo, si fidava di quello che Damon le aveva detto.
Elena abbassò lo sguardo, non sapendo più cosa dire e Damon la guardò con la coda degli occhi. Improvvisamente decise di dirle quello che pensava. «Elena, molto probabilmente saremo attaccati di nuovo al calar del sole e…tu non ci sarai». La ragazza alzò di scatto il viso verso Damon, che guardava un punto fisso di fronte a lui, con le braccia allargate su lati opposti e le mani poggiate sulla ringhiera. Aveva un’espressione seria sul viso.
«Cosa vuoi dire con questo?», domandò la ragazza incerta.
«Voglio dire…che adesso tu verrai con me e io ti lascerò in un posto dove so che sarai al sicuro». Le rispose il ragazzo freddamente e scandendo le parole come se Elena fosse stata una bambina.
Elena si avvicinò a lui e gli strinse il braccio con la mano. «No! Tu non puoi decidere per me. Sono abbastanza grande da poter badare a me stessa!». La ragazza strinse ancora di più quel braccio e cercò gli occhi di Damon, che subito trovarono i suoi.
«Possibile che tu non lo capisca Elena?», Damon la guardava con aria da rimprovero ed anche il suo tono di voce aveva assunto questo timbro, «Io non posso essere concentrato se so che tu non sei al sicuro. Non sappiamo chi si presenterà stasera e non sappiamo nemmeno se sarà più di uno. Io sono capace di affrontare qualsiasi cosa, ma sapendoti al sicuro saprei per certo di avere la vittoria in pugno!». Adesso era Damon a stringere il braccio di Elena. La guardava negli occhi e la ragazza sentiva lo sguardo del giovane penetrarle dentro come raggi di luce che attraversano un velo di orgoglio.

Orgoglio.

Era questo il problema di Elena, non avrebbe mai rinunciato al suo orgoglio e questo la portò a dire qualcosa di insensato. «Non mi importa. O tu mi lascerai qui o sarò io a cercarli». Elena non si sentiva più intimorita da quegli occhi che, adesso, stavano ardendo come fiamme. Damon le lasciò il braccio e, stavolta, la strinse per le spalle, continuando a tenere i propri occhi fissi su quelli di lei.
«Ti ho detto di no. Perché devi insistere? Ti ho anche dato la motivazione. Adesso devi fare come ti dico io!». Anche Damon sentiva l’orgoglio ribollirgli dentro. Lui ed Elena erano più simili di quanto loro stessi potevano pensare.
«E io ti dico di no. Punto.», Damon sentì i suoi nervi propagarsi per tutto il corpo. Si sentiva esplodere, ma non era sua abitudine farlo, così assunse di nuovo quella sua espressione divertita e sorrise tra se e se agitando leggermente la testa.

Anche in questo siamo uguali.

«Hai proprio la testa dura eh?!», le disse il giovane sarcasticamente. «Questo mi piace ancora di più», aggiunse. «D’accordo. Ma dovrai stare in un posto in cui io possa saperti al sicuro, qui al castello». Alla fine Damon si arrese a quegli occhi che le ricordavano tanto il cielo notturno ricoperto di stelle. Elena gli sorrise soddisfatta e con aria vincente. Damon la guardò accigliato, ma subito dopo le sorrise con compiacimento. «Sono quasi due giorni che sei in mia compagnia e già stai imparando da me».
Elena lo guardò con aria di sfida e socchiudendo gli occhi si voltò con noncuranza e si avviò verso la finestra. Tempestivamente Damon la prese per il polso e la voltò di nuovo verso di se. Fece per avvicinarsi a lei e abbassò il suo viso su quello della ragazza. Il cuore di Elena aveva cominciato ad accelerare i battiti in modo quasi eccessivo e Damon, sentendo cosa la ragazza stava provando, sentì una profonda soddisfazione crescere in lui. Avvicinò ancora di più il proprio viso a quello di Elena e non appena la fanciulla chiuse gli occhi, si sentì dell’aria fresca invaderle il viso. Stordita, la ragazza aprì gli occhi e vide Damon che le stava sorridendo divertito. «Oh Elena, Elena. Non eri tu quella che non si sarebbe mai fatta baciare da uno sconosciuto qualsiasi?». Damon corrugò la fronte e poggiò una mano sul suo mento. Elena sentì il suo corpo ardere di rabbia e si sentì anche una stupida, perché Damon aveva detto la verità.

Cosa diamine mi salta per la testa? Questo non deve succedere.
Non voglio che succeda!

La ragazza si allontanò dal giovane, che prese a fissarla in quel suo solito modo irriverente e con l’orgoglio ferito ritornò dentro il castello.

Adesso siamo pari.

Pensò Damon. Un sorriso arrogante si era fatto spazio sul suo viso. Damon non amava gli affronti che venivano fatti al suo orgoglio ma, adesso, il giovane si era preso la sua rivincita con Elena, competendo con l’orgoglio della fanciulla.

***

Era già calato il sole ed Elena non aveva parlato con Damon per tutto il giorno. Per lui questo fu indifferente, anzi, era molto soddisfatto di se stesso. Si erano evitati per l’intera giornata, ma in questo modo Damon aveva avuto il tempo di allontanarsi per un po’. Era andato a caccia ed aveva trovato due belle fanciulle vicino il pozzo dell’acqua, fuori il villaggio. Per lui era stato un gioco da ragazzi soggiogare quelle giovani che, non appena l’avevano visto, si erano avvicinate spontaneamente.

State cadendo nella trappola del lupo.

Aveva pensato Damon sorridendo alle due fanciulle. Erano una biondina e una mora ed entrambe dovevano essere delle serve. Damon si era nutrito di loro, ma aveva deciso di lasciarle in vita anche se stava per prosciugarle completamente. A dire il vero aveva lasciato una delle due ragazze, la biondina, quasi senza vita e, forse, era già troppo tardi. Questo, però, a lui non importava.
Elena era nella sua camera e stava scrivendo qualcosa, quando Damon entrò dalla finestra. «Non si usa più bussare? Ah, dimenticavo, sei entrato dalla finestra della mia camera». Elena era parecchio irritata, ma Damon se la spassava a vederla così.
«Devi scendere nei sotterranei, è calato il sole». Il giovane era rimasto davanti la finestra ed aveva incrociato le braccia sul petto.
«Questo è un ordine?», domandò Elena ancora più irritata.
«Prendilo come vuoi, basta che vai giù.», le rispose Damon con indifferenza. Elena arrestò il movimento delicato che stava usando per scrivere su quel foglio di carta e si voltò verso Damon.
«Non osare darmi ordini, capito?». Elena era un po’ infuriata, ma Damon non potè far a meno di sorridere divertito. «E smettila di fare quei sorrisi che mi danno sui nervi!». Concluse. Dopodiché la ragazza prese carta e penna e si avviò fuori la stanza, per poi raggiungere le scale che portavano ai sotterranei. C’era buio, ma Damon, che le stava dietro, aveva portato con se delle candele.

È soddisfatto perché ha pensato di portare le candele, mentre io no! Insolente che non è altro.

Elena continuava a camminare. Quei sotterranei sembravano non avere una fine ed erano così… tetri. Si sentiva come quando aveva visto quel castello la prima volta, ma c’era Stefan al suo fianco e l’aspetto del castello era passato in secondo piano. Adesso, invece, c’era Damon lì con lei, ma si sentiva lo stesso protetta, anche se molto infastidita per ciò che era accaduto la mattina.
Finalmente arrivarono alla fine del lungo corridoio. Elena si voltò, ma Damon non era più alle sue spalle, ma bensì di fronte a lei. La ragazza sussultò, ma si compose subito. Damon aprì una porta davanti a lei.

Oh mio Dio, questa è…è…una cella!

«Ma io non posso stare qui!». Elena era terrorizzata dall’orrore di quella prigione. Sembrava un buco nell’oscurità più profonda di quella reggia.
«È l’unico posto del castello in cui è probabile che tu sia al sicuro», affermò Damon. «E poi…sei stata tu a voler rimanere qui», le rammentò il giovane che aveva nuovamente incrociato le braccia al petto. Elena deglutì e si infilò dentro quel terribile buco. Damon fece per andarsene, ma Elena lo trattenne per il polso.
«Damon», il giovane si girò verso la fanciulla, notando che un’espressione turbata era comparsa sul suo viso. «Prometti che ritornerai a prendermi?».
Damon sentiva le mani calde di Elena sul suo polso e il sangue che le pulsava nelle vene così intensamente da fargli venire l’acquolina in bocca. Guardò ancora una volta quegli occhi in cui ci si poteva perdere e si lasciò andare ad una breve risata. «Ancora non mi conosci, mia dolce Elena», con queste parole il giovane si avvicinò alla fanciulla e le diede un bacio sulla fronte, per poi allontanarsi da lei e dirigersi verso quell’oscurità da cui erano arrivati un attimo prima.

***

Era passata all’incirca un’ora da quando Damon aveva lasciato Elena di sotto e ancora non si era fatto vivo nessuno. Se ne stava sopra un albero a concentrarsi per cercare di capire se qualche aurea, che non fosse quella di un uccello o un coniglio, si aggirava nei dintorni. Il sole era calato da un bel po’.

Che fine hai fatto?

Damon se ne stata sopra quell’albero, immobile, ma pronto per attaccare ad un minimo rumore sospetto. Improvvisamente quello che Damon stava aspettando arrivò. Un’aurea forte, ma non quanto la sua, forse nemmeno la metà, si stava avvicinando al castello.

Eccoti, finalmente. Mi stavo proprio stancando di aspettare.

Con un sorriso Damon scese silenziosamente dall’albero, per far si che l’avversario non si accorgesse di lui. A quanto pare c’era riuscito, perché quell’essere continuava a camminare come se niente fosse. Si avvicinò verso quella creatura viscida che strisciava come un serpente. In effetti era un serpente, ma molto grosso, quasi il doppio di un pitone. La sua pelle emanava un odore disgustoso per via del muco che fuoriusciva da essa. Era di un colore verdognolo e aveva occhi rossi.

Ma che razza di cosa sei?

Il serpente si voltò con uno scatto verso Damon che era a tre metri da esso. Subito gli fu addosso, ma Damon riuscì a scansarlo con agilità. «Credi davvero che ti renda tutto così facile?!». Il giovane stava sorridendo, ma non aveva perso la concentrazione. «Adesso tocca me». Con un balzo elegante, ma aggressivo nelle stesso tempo, Damon si ritrovò sul dorso del serpente gigante, che cominciò ad agitare il corpo, ma il giovane riusciva a tenersi ben in equilibrio lo stesso. Con tutta la sua irruenza, Damon scagliò un colpo al serpente che lanciò un urlo silenzioso, ma udibile per i sensi ben sviluppati del ragazzo. – Damon si nutriva di sangue umano e questo lo rendeva molto più forte di Stefan che, invece, si nutriva solo di sangue animale. Ma Damon era anche più forte perché aveva una volontà diversa da ogni altro vampiro. Era uno dei migliori della sua razza -. Dopo quel colpo Damon saltò giù da quell’essere e vi si parò davanti. Il grosso serpente sembrava sul punto di cedere quando all’improvviso si avventò verso il giovane. Damon riuscì a scansarlo, ma non fu abbastanza veloce come prima ed il serpente riuscì a mordergli il braccio, che cominciò a sanguinare.

Come ha fatto? Credevo di averlo scansato!

Un altro attacco da parte del serpente, ma questa volta il giovane fece più attenzione. Prese un paletto di legno e lo infilzò sul suo capo. Il serpente prese ad agitarsi nuovamente, ma Damon schiacciò ancora di più il paletto nella testa fino a penetrarvi il cervello. Il serpente smise di agitarsi e con un altro urlo silenzioso, ma tremendamente assordante per i sensi di Damon, l’animale si accasciò a terra e smise di respirare. Damon sospirò.

Dannato di un serpente!

Il ragazzo si avvicinò alla carcassa senza vita dell’animale e prese ad osservarlo. A giudicare da ciò che aveva visto Damon, quello non era un animale autonomo. Sicuramente c’era qualcuno che l’aveva sganciato per compiere una missione. «Ma perché mio fratello ed Elena?», Damon fece quella domanda ad alta voce, poi sentì qualcosa colpirlo alla schiena. Damon rimase per terra. Non riusciva a muoversi. Poi, una voce rispose alla sua domanda.
«Perché sono i prescelti». La voce era maschile e a giudicare dall’aurea potente quello doveva essere un vampiro, ma di sicuro non uno comune.
«Solo un codardo attaccherebbe alle spalle», lo sfidò Damon pur essendo immobile per terra.
«Ti consiglio di non aprire più bocca, se non vuoi fare una brutta fine», la voce era seccata. Damon faceva questo effetto a tutti, anche ad altri vampiri a quanto pare. «Adesso ti lascerò qui, nel frattempo cercherò la ragazza e…».
«Non provare ad avvicinarti a lei», lo minacciò Damon. Un’incredibile forza si impossessò del giovane che riuscì ad alzarsi da terra. Si voltò, ma alle sue spalle non c’era più nessuno. Anche la potentissima aurea era scomparsa. Damon si guardò intorno, nessuna traccia di quel vampiro. Istantaneamente quell’aurea si rifece viva, ma questa volta era dentro il castello.

Elena!

Damon si precipitò, con tutta la velocità che gli era possibile dentro il castello, fino a ritrovarsi nei sotterranei. Quando raggiunse quella cella in cui Elena si era rifugiata, lei non era lì.


Note d'autore:

Ecco per voi il quinto capitolo. Come avevo anticipato, qui avete potuto leggere di un Damon abbastanza agguerrito. Il rapporto tra Elena e il nostro giovane vampiro comincia a prendere nuove pieghe.
Cosa accadrà poi? Non lo so neanche io, perchè devo ancora iniziare il sesto, ma credo di avere le idee chiare su tutta la storia.
Che fine ha fatto Stefan? Be', anche questo lo vedrete più in là...lui è uno dei prescelti. Per cosa? Anche questo lo scoprirete presto.
See you later...thank you =)
Grazie come sempre alla mia Marselyn ^.^
   
 
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