Fanfic su artisti musicali > Children of Bodom
Segui la storia  |       
Autore: Crazy_Me    12/10/2010    3 recensioni
Seguito di Trashed, Lost and Strungout.
Alexi e Jessica. Finalmente insieme. Felici, innamorati e pronti per il Tour Americano. Ma le cose cambiano, anche se non vogliamo...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

15° Capitolo



Alexi si era seduto svogliatamente, stanco e sudato, sul divanetto nell’angolo.
Erano tutti ancora carichi dopo il concerto, tutti con il sorriso sulle labbra, quel sorriso vero e sincero che solo una band che ama ciò che fa può avere.
Ma nell’ultimo periodo, dopo ciò che era successo con Jessica, Alexi quel sorriso l’aveva come perso.
Sembrava sempre assorto, freddo e distaccato, sebbene fosse sempre il migliore sul palco.
- Che ha? – Sussurrò Roope all’orecchio di Janne.
- C’è bisogno che te lo dica? –
- Penso proprio di no. -
Alexi, lentamente, si alzò e raggiunse il bagno, mugugnando qualcosa di molto simile a
vado a fare la doccia.
- Ok, ragazzi, qui bisogna trovare una soluzione. – Esordì il chitarrista, come se stesse preparando un piano per il nemico.
- Concordo. – Si unì Jaska, mentre tamburellava con le bacchette il ritmo di qualche canzone. – Ma Alexi è troppo testardo, se gli dicessimo che deve tornare da Jess, non lo farebbe mai! -
- Sì, questo è vero. – Constatò Roope, un po’ giù di corda.
Henkka, che fino a quel momento aveva preferito stare zitto, come se lui fosse escluso da quel discorso, illustrò la sua idea ai ragazzi, che approvarono.
Non appena il biondo uscì dal bagno, con l’asciugamano intorno alla vita e alcune gocce d’acqua che ancora scivolavano sulla pelle, Robert si stese sul divano.
- Alexi, Rob non si sente bene. – Disse Alex, mettendo una mano sulla fronte al ragazzo.
- Che ha fatto? – Chiese un po’ preoccupato il biondo.
- Ha un po’ di febbre, non è che potresti andare a prendere qualcosa in farmacia? – Chiese innocentemente Janne, allungandogli la borsa nera.

- Perché io? -
- Perché tu hai già fatto la doccia e devi solo vestirti, mentre noi…-
- Ok ok, ho capito. Chiamatemi un taxi, intanto mi vesto. – Acconsentì Alexi, mentre tornava in bagno a mettersi qualcosa addosso.
- Non ti preoccupare, tu vestiti. – Sorrise Roope, maliziosamente. Nella testa del chitarrista, infatti, c’èra un progetto architettato alla perfezione.
Ma questo, il vocalist, non poteva ancora saperlo.

- Signore, siamo arrivati. – L’autista, con forte accento Canadese, svegliò Alexi, che si era addormentato in auto.
- Oh…sì, scusi. – Il ragazzo si riprese dalla stanchezza e guardò fuori dal finestrino. – Mi scusi, ma dove siamo? -
- Davanti all’Aeroporto di Toronto, signore. – Rispose il taxista, forse un po’ preoccupato per la memoria del suo cliente.
- No, aspetti. Io dovevo andare in farmacia e…-
- No, qualcuno ha chiamato per lei e sono sicuro che abbia detto che doveva andare all’aeroporto. – Ribadì l’uomo, con molta calma.
- Ci deve essere un errore, seriamente, non può essere. –
- Le assicuro che sono certo di ciò che dico. Comunque sarebbero 65 dollari. -
- Cosa? Ah… Io non so se ho i soldi, insomma, sono partito per comprare della tachipirina a due kilometri, non per…- Alexi, intanto frugava nella borsa, e quando aprì il portafoglio trovò molti più soldi del previsto.
Ed ancora, come se non bastasse, tutti i suoi documenti, come carta d’identità, passaporto ed altre scartoffie di questo tipo.
Alexi pagò senza aggiungere altro, scese ed entrò in aeroporto, deciso a chiarire la questione con una telefonata ai suoi compagni.
- Possiamo spiegarti tutto. – Rispose una voce conosciuta, quella di Roope, dall’altra parte della cornetta.
- Ah, perfetto. Allora mi spieghi pure, Signor Aeroporto di Toronto. – Fece ironia il biondo, pur rimanendo serio.
- Ti abbiamo spedito in aeroporto perché è ora che chiarisci una questione importante, una questione che non avresti il coraggio di chiarire altrimenti. -
- E sarebbe? – Sbottò Alexi, mentre cercava di orientarsi in mezzo a tutta quella gente, per trovare anche solo un angolino dove fermarsi senza essere in mezzo ai piedi.
- Jessica. -
A quella sola parola, il cantante ebbe come una fitta, come se Roope avesse nominato l’innominabile, una parola proibita.
- Cosa intendi dire? -
- Che devi tornare a Londra, devi chiarire tutto, anche solo per mandarla a quel paese, ok? -
Il biondo lasciò passare qualche secondo.
- Io torno indietro. -
- Ok, fa come vuoi. Tua libera scelta. Ma se aspetterai altro tempo, sarà troppo tardi poi. -
Questa volta fu il chitarrista a mettere giù il telefono in faccia all’altro, lasciandolo lì, immobile, ancora spaesato e indeciso.
Per me sono tutti pazzi…

La domanda era
come cavolo ci era finito su quel maledetto aereo?
Era ciò che si chiedeva Alexi da qualche ora, mentre guardava dritto davanti a sé, non essendo vicino al finestrino, ma di fianco ad un signore anziano, verso l’interno.
Aveva subito finto di dormire, nella speranza che il tipo non si mettesse a parlare, ma non appena aveva capito che quello non era certo uno di quei rompiscatole che si trovano di solito in aereo, aveva riaperto gli occhi ed ora si ritrovava a riflettere.
Chissà se stava facendo la cosa giusta, chissà se tornare a Londra avrebbe rimesso a posto tutto, chissà cos’avrebbe detto, poi, a Jessica…
Tutte domande senza risposta, tutte preoccupazioni di Alexi senza soluzione.
Eppure, sebbene il suo cervello gli dicesse di non dare ragione ai ragazzi, sentiva che i suoi problemi al ritorno sarebbero diminuiti. Non sapeva come, non sapeva cosa sarebbe successo o se avrebbe riportato Jessica a Toronto, ma sapeva che, in un modo o nell’altro, stava andando a chiarire la questione.
Una questione che lo tormentava da troppi giorni.
In tutti i suoi ragionamenti, però, aveva evitato di pensare a Henkka.
Lo stava ferendo, tornando. Ora che sapeva dei sentimenti del bassista per Jessica, come avrebbe fatto a vederlo ogni giorno, sapendolo con il cuore a pezzi?!
Beh, se solo la mora fosse tornata… Altrimenti i cuori a pezzi sarebbero stati due.
Sì, perché l’unica cosa di cui Alexi era sicuro era di amarla. Lui amava Jessica, non poteva stare un altro giorno senza di lei e, forse, l’avrebbe anche mandata a quel paese, forse l’avrebbe rimproverata, forse le avrebbe detto quanto male gli aveva fatto.
Ma non se ne sarebbe mai andato da Londra senza dirle quanto l’amava.

Jessica fece un cenno al piccolo pubblico che affollava la modesta sala del locale.
Scese dal palco, rimettendo la sua chitarra nella custodia e dirigendosi verso il bancone.
- Per me una birra. Heineken. -
- Budweiser. -
Immediatamente, la mora si girò e i suoi occhi incrociarono quelli di un ragazzo fin troppo conosciuto.
- Alexi. – Sussurrò, come se fosse stato un frutto della sua fantasia, come se lo vedesse solo lei.
- Già. -
- Che ci fai qua? Chi ti ha detto dov’ero? – Chiese lei, aumentando il tono di voce.
Perchè ora? Ora che se ne stava facendo una ragione…
- Sono passato al bar dell’ultima volta che ci siamo visti ed un ragazzo di nome Jimmy mi ha detto tutto. – La informò, sedendosi accanto a lei, con la bottiglia di birra di fronte. – Mi ha anche detto che tuo padre ce l’ha fatta, ora sta bene. -
- Sì, è a casa. Si è preso una vacanza di qualche settimana dal lavoro e ora si sta rimettendo del tutto. – Spiegò lei, sentendo le parole scorrergli fuori dalla bocca, senza bisogno di pensare.
Infatti, la mente era ancora impegnata ad assimilare quell’incontro molto poco casuale.
- Possiamo uscire? – Chiese il vocalist, pagando le due birre e alzandosi.
Jessica, senza dire nulla, lo seguì, quasi sentendo di doverglielo.
Passarono in mezzo a tutta la folla, che ancora si accalcava verso il palco per la prossima band e uscirono sul retro.
Faceva freddo fuori e solo un lampione dalla luce fioca li illuminava, ma nessuno dei due ci fece caso.
- Allora vedo che hai già provveduto a rimpiazzare i Revenge. – Se ne uscì Alexi, forse un po’ troppo sgarbatamente.
- Non è come credi. Quello è il gruppo di un mio amico, il cui chitarrista è ammalato, allora per non perdere la serata ha chiesto a me di rimpiazzarlo. -
- Ah, non sapevo. – Il biondo, per togliersi un attimo dall’imbarazzo, finì gli ultimi sorsi di birra, appoggiando la bottiglia sul marciapiede e mettendo le mani in tasca.
- Mi dici perché sei tornato? – Chiese lei, quasi indifferente.
Ma dentro era tutto, tutto tranne che indifferente.
Alexi cercò di prendere tempo, non sapeva cosa rispondere. Avrebbe voluto fare uno di quei discorsi da Premio Nobel, uno di quei discorsi che ti fanno scoppiare in lacrime e a cui non puoi dire di no, ma l’unica risposta che aveva in mente era
perché ti amo.
- Sono qua per chiarire. -
- Chiarire cosa? -
- Non ci siamo lasciati troppo bene, anzi, proprio per niente. Ci sono state troppe incomprensioni, troppi problemi e abbandonarli non è il modo giusto di affrontare le cose.-
- Hai ragione. – Borbottò lei, sentendosi presa in causa, ma non potendo dargli torto.
- Voglio solo sapere cos’è successo tra te e Henkka. – Arrivò al punto Alexi.
- Se è solo questo, potevi chiederlo a lui. – Jess, ora, stava iniziando a sentire un po’ freddo, ma era sicura che quei brividi fossero per altri motivi.
Sentiva che quella era la sua seconda possibilità.
- E invece lo voglio sentire da te. -
Jessica rimase un po’ in silenzio, a rimuginare, come se dovesse rispolverare vecchi ricordi.
- Niente. Il punto è che non ricordo niente. Ero ubriaca, ho detto cose che non ho mai pensato, ho rovinato tutto in pochi minuti. -
- E il bacio? – Chiese ancora, il vocalist.
- Non lo so neanche io. Non te lo so spiegare. -
- Capisco. -
- Ora te ne andrai? Era solo questo che volevi sentire? – Chiese Jessica, lasciando il ragazzo di stucco.
Lo leggeva nel suo sguardo, l’aveva colto impreparato. Forse stava preparando una specie di monologo.
- A dire il vero, non lo so. -
- Oh… Ok. – Jess stava per tornare dentro, per accettare tutto quanto, quando si girò di scatto. – No, dannazione, non è ok! Non è per niente ok! Io ti amo e tu non te ne puoi andare ancora. Lo so, ho rovinato tutto con te, ho rovinato tutto con i Revenge. E lo so che mi odiate, che mi odi, ma non te ne andare. Ho bisogno di te, ti prego. -
Non sapeva nemmeno cos’aveva detto, non erano cose ragionate, era tutto ciò che gli era passato per la mente.
Come avrebbe fatto a non andarsene? Avrebbe lasciato il tour per lei?
- Wow. – Commentò Alexi, mettendosi una mano dietro al collo e puntando lo sguardo sulle sue scarpe.
- Dimentica tutto. Davvero, non ti preoccupare. Hai un tour da finire e hai già perso troppe tappe per colpa mia. Non dovevi nemmeno scomodarti per venire qua, a Londra.– Si affrettò a dire Jessica, vedendolo confuso.
- Veramente stavo pensando che mi hai rubato il discorso. Era il mio, insomma, avrei dovuto dire io ti amo, non rimanere qua, torna con me, ne ho bisogno. Ora dovrò inventare qualcosa di più originale. -
Jessica rimase un attimo ammutolita, per poi scoppiare in una risata.
Alexi sorrise e si avvicinò a lei, prendendole il viso tra le mani e baciandola.
Quanto gli erano mancate le labbra di Jessica, il suo sguardo, il suo sorriso…

Roope aprì la porta del bus, con sguardo riprovevole.
- Bene, mio caro, sarai felice di sapere che per colpa tua abbiamo perso un’altra tap…-
Alexi aveva tirato Jessica di fianco a lui, che fino a qualche secondo prima era rimasta nascosta di fianco all’entrata.

-
Oh mio Dio! Jeeessicaaaa! Non ci credo, sei qua?! Io… - Roope alzò le mani, come per dire al diavolo le parole e la strinse forte, alzandola di parecchio da terra e trascinandola sul bus.
Intanto, Alexi prese la valigia della ragazza e la tirò dentro.
- Jessica! – Esclamarono Jaska e Janne, abbracciandola insieme e baciandola sulle guance.
I due si allontanarono, lasciando il posto a Henkka, che si limitò ad un abbraccio.
- Mi sei mancato. – Le sussurrò lei, facendolo sorridere e aumentando la presa.
Alexi sospirò.
Henkka lo avrebbe accettato, prima o poi.
Dietro al bassista, c’èrano Alex, Rob e Steve.
Jessica fece un passo verso di loro e sospirò.
- Ragazzi, io non so cosa fare per farmi perdonare. Sono stata egoista e…-
- Sì, hai perfettamente ragione! – Concordò Rob.
- E non possiamo perdonarti, dopo tutto quello che ci è successo. – Rincarò la dose Steve.
Jessica si stava mordendo le labbra e sentiva gli occhi lucidi.
- Cazzo, abbiamo dovuto rifare tutte le canzoni con una sola chitarra! -
- E io ho dovuto cantare! – Si lagnò Steve.
Tutti e tre scoppiarono a ridere e solo allora Jessica capì che quei tre pazzi stavano scherzando.
Si affrettò a raggiungerli e li abbracciò tutti.
Era felice. Era di nuovo felice e tutto si era rimesso a posto, tutto come prima.

- Hey ragazzi… -
- Sì, Roope? -
- Ma… ehm… adesso chi glielo dice a Jake che abbiamo perso un’altra tappa? -






E postaaaaaaaaaaaaaa! Fuck Yeaaaaaaaah! XD
Non potete nemmeno immaginare quanto ci ho messo per trovare un finale decente e premetto che non sono nemmeno contenta del risultato ottenuto.
Ma, come ormai sapete, una volta che scrivo una cosa non riesco più a farla in un altro modo u.u
Vabbè… Posso solo dire che mi mancherà questa FanFiction =’(

Ma passando ad altro…
Ci tengo a ringraziare
der Hysteria, Archangel 06,  Rocket Queen e Pumpkin Head per le recensioni e i complimenti, per avermi seguito sia in questa storia che nella precedente.
Grazie davvero e mi auguro che il finale vi sia piaciuto =D




Crazy_Me


  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Children of Bodom / Vai alla pagina dell'autore: Crazy_Me