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Autore: Chiizu    13/10/2010    1 recensioni
"«E' arrivato il momento...»
Sì, esatto. Il momento di abbandonare tutto era arrivato. Abbandonare 14 anni e più di vita. Andare via, via da quella casa...da quella città, lasciandosi dietro molte cose: Desideri, sogni, amicizie, tante storie. Aimi era davvero dispiaciuta. Ma davvero tanto. E i suoi compagni di classe? Non li avrebbe mai più rivisti, probabilmente. E la sua migliore amica? Anche lei, non l'avrebbe più vista. Oh, e il bar degli Etsuko? Nemmeno.
Si avvicinò alla finestra, e guardò il paesaggio: Era l'ultima volta che osservava quell'immagine che aveva visto cambiare nel corso degli anni. L'ultima volta che la guardava da quella finestra, da quella precisa angolazione. Le case, la strada, il postino...non li avrebbe più visti, ora che la sua casa era stata venduta a perfetti sconosciuti."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Aimi Shirai, ragazza quindicenne giapponese nata e cresciuta a Kiryu, nella prefettura di Gunma, è una normalissima adolescente alle prese con le solite cose tipiche dei ragazzi della sua età, la scuola, gli amici, la famiglia. Un giorno i suoi genitori vengono licenziati dall'azienda in cui lavoravano da diciassette anni, dove si erano conosciuti e innamorati. Così, cominciano a cercare un nuovo lavoro. Per fortuna, lo trovano a Kawasaki. A questo punto, la famiglia è obbligata a vendere l'appartamento a Kiryu, fare le valigie e partire per Kawasaki. Aimi si troverà, quindi, ad abbandonare quattordici anni della sua vita passati in quella casa, abbandonerà la sua vita e i suoi amici, quindi, ricomincerà tutto da capo...


Capitolo 1: Nuova vita.

«E' arrivato il momento...»
Sì, esatto. Il momento di abbandonare tutto era arrivato. Abbandonare 14 anni e più di vita. Andare via, via da quella casa...da quella città, lasciandosi dietro molte cose: Desideri, sogni, amicizie, tante storie. Aimi era davvero dispiaciuta. Ma davvero tanto. E i suoi compagni di classe? Non li avrebbe mai più rivisti, probabilmente. E la sua migliore amica? Anche lei, non l'avrebbe più vista. Oh, e il bar degli Etsuko? Nemmeno.
Si avvicinò alla finestra, e guardò il paesaggio: Era l'ultima volta che osservava quell'immagine che aveva visto cambiare nel corso degli anni. L'ultima volta che la guardava da quella finestra, da quella precisa angolazione. Le case, la strada, il postino...non li avrebbe più visti, ora che la sua casa era stata venduta a perfetti sconosciuti. Sospirò, distogliendo lo sguardo dalla finestra e osservando, stavolta il resto della sua stanza.
«Vieni qui, Sagami...» disse abbassandosi, lasciando che il gattino venisse da lei.
Lo prese in braccio e continuò a guardarsi attorno, sorridendo amaramente.
«Aimi, vuoi muoverti?!» gridò una voce dal piano di sotto.
«...Sì, arrivo.» Un'ultima occhiata, una botta di coraggio, la valigia viola in una mano, il gatto nell'altra e via. Chiuse la porta e iniziò a scendere le scale lentamente, forse per colpa della valigia pesante. Troppo piccola per contenere tutta la roba di Aimi.
«Ti muovi?!» era la voce stridula della sorella minore.
«Hai, Hai! Io ho la valigia pesante, cosa credi?»
«Ma è ovvio, se ti porti dietro una stanza intera!»
Aimi sospirò e lasciò scendere Sagami, prese la valigia con due mani, andò fino alla porta e, dopo aver messo le scarpe, la aprì. I genitori erano già accanto la macchina.
«Dammi la tua valigia, Aimi.» disse suo padre.
Aimi obbedì e la consegnò. Girò lo sguardo e osservò ancora l'appartamento. Sua sorella aveva appena chiuso la porta e camminava saltellando verso l'automobile.
"Come fa ad essere così felice? Anche lei ha vissuto qui per molto. Per undici anni..." pensò Aimi cominciando ad aprire lo sportello della macchina. Ormai tutta la famiglia era salita. Perfino la gatta si era accomodata accanto alla sorellina di Aimi, Reina. Un'ultimo, grande sospiro, ancompagnò la salita in macchina e la chiusura dello sportello.
«Cosa c'è Aimi? Perché sospiri?» Chiese sua madre.
«Niente.» disse. "Che domanda scema, lo sai bene che io non volevo traferirmi e lasciare la casa, mammina." pensò poi.
Papà mise in moto la macchina e partì. Aimi guardò fuori dal finestrino casa sua, finchè riuscì a vederla, non smise di guardarla.
«Dai, onee-san! Andremo di certo in una casa molto più grande e bella!»
Aimi fece un breve e falso sorriso. «Lo so, lo so, onee-chan! Peccato che mi verrà difficile legare con gli altri.» disse cambiando tono a fine frase.
«Ma non è vero. Legherai benissimo!»
«Eh, sì, come no! Non mi chiamo Reina!»
E in un attimo era cominciata una discussione tra le sorelle.
«Smettetela, o papà di distrae!»
Aimi girò lo sguardo e Reina sbuffò.
Il viaggio da Kiryu fino a Kawasaki era lungo. In automobile, poi.
"Non sarebbe stato meglio prendere il treno?" pensava Aimi che, ancora, guardava fuori dal finestrino, con lo sguardo sognante, perso nell'immensità del cielo. Il cielo pieno di nuvole bianche, nuvole che lasciavano intravedere il sole pallido.
Chissà cosa le sarebbe successo, in quella nuova città. Chissà che persone avrebbe incontrato. Chissà come si sarebbe trovata a scuola. Chissà, chissà! Ad un certo punto distolse lo sguardo dal cielo e chiese: «Mamma, hai già fatto l'iscrizione nella nuova scuola?»
«Sì, certo. Ho già fatto fare anche la divisa. Sono sicura che ti starà benissimo, bambina mia.» rispose la donna scrutando un attimo la figlia. «Inoltre,» continuò «tra meno di una settimana comincerà la scuola. Quindi preparati psicologicamente.»
«Non preoccuparti, mamma.»
Dopo un altro paio di ore, finalmente la famiglia arrivò a Kawasaki. Reina fu la prima a scendere, felice, col sorriso stampato sulle labbra. Aimi lasciò scendere la sua gattina e poi scese anche lei. Chiuse lo sportello guardando la sua nuova casa.
Non era più un appartamento semplice e modesto, ma un palazzo di venti piani, uno di quei grattacieli moderni, come quelli in America.
Sagami cominciò a miagolare.
«Zitta, zitta...piuttosto, vieni, entriamo.» Dicendo questo, Aimi non degnò del minimo sguardo la gatta e camminò verso la casa seguendo i suoi genitori e la sorellina.
Non appena furono di fronte all'ascensore, Aimi deglutì. Aveva sempre avuto paura degli ascensori.
«Eeeemh...V-voi proseguite, io prendo le scale!»
«Va bene, non sbagliare piano, però. E' il settimo.»
«Sì, tanto non sono da sola, c'è Sagami con me!»
Non appena l'ascensore partì, Aimi si girò: «Vieni, Sagami...andiamo s--...Sagami?»
Ma Aimi non vide la sua gatta nell'atrio. Per un attimo sperò che fosse rimasta fuori, e così uscì, cercando la gatta, chiamandola a gran voce.
Voleva andare a cercarla oltre, ma non conosceva la città. Si sarebbe persa. Guardò la strada e l'appartamento, l'appartamento e la strada, la strada e l'appartamento, alla fine si decise: Sagami era troppo importante. Gliel'aveva regalata Kiku, la sua migliore amica, come ricordo. Probabilmente non si sarebbero più viste molto spesso. Ora, Sagami, non la poteva abbandonare al destino e così andò in strada, camminò lateralmente e continuò a chiamare il gatto.

...To Be Continued
  
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