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Autore: PsicoSoul    14/10/2010    2 recensioni
Sbattuta fuori casa con meno della metà delle mie cose. Ripudiata da un patrigno che ha preferito una ragzza più giovane. [...] Ciao, ho dicaissette anni e mi chiamo Brittany, lo so è un nome da star, mi piace. Ma non sono una diva.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black On Black.

Capitolo Due.

Chimica. Letteratura. Biologia e Matematica.

Le quattro materie della mia mattinata. Tutto sommato come prima mattina non è andata piuttosto male. I professori hanno resistito alla tentazione di farmi fare una presentazione, impietositi dai miei sguardi supplicanti. Un paio di volte ho incrociato quei due ragazzi dai capelli corvini, sono sempre assieme, bhe,  per quello che li ho visti. Mi dirigo al mio armadietto, fortunatamente non è in una zona troppo affollata, è in un piccolo atrio vicino al laboratorio di informatica.

Ho due ore pomeridiane, mi sono iscritta al corso di arte creativa. Adoro l’arte. Amo tutto ciò che la riguarda, come la musica e la fotografia. Mi sono iscritta anche a quella. Ho resistito alla tentazione di fare anche musica d’insieme. Sarebbe stato un tantino troppo.

Decido di non mangiare in mensa, non mi è mai piaciuto stare in un luogo chiuso e troppo affollato. Frugo nell’armadietto già ingombro di libri e ripesco il mio fedele Ipod. Con le cuffiette nelle orecchie mi avvio nel cortile.

Uscendo il freddo autunnale mi avvolge. Siamo quasi a novembre. Con mia fortuna sono arrivata qui che l’anno scolastico era da poco cominciato.

Mi siedo su una panchina e addento il mio panino. Dopo due morsi sono quasi del tutto sazia. E lo abbandono nel cestino. “Non si dovrebbe sprecare così il cibo sai?” mi dice una voce, con una nota piuttosto strafottente. “MMh?” rispondo io. Noto con non poco disgusto che ormai oggi rispondo solo così. “Se toglie quelle cose dalle orecchie magari mi senti” ride la voce indicando le mie cuffiette rotte.

Le tolgo e mi volto. Mi trovo faccia a faccia con una nuvola di capelli corvini e due occhi neri che mi scrutano curiosi.

“Dicevo, che è uno spreco buttare quella roba da mangiare” mi ripete accendendosi una sigaretta. “Bhe se vuoi puoi prenderlo, non mi offendo mica” rispondo io cercando di sorridere. “Che accento strano, di dove sei? Oklaoma?” mi chiede curioso. “No, sarei di San Diego, ma ho vissuto quattro anni in Italia e ora eccomi qui a Los Angeles” dico, sorpresa di essere riuscita a mettere insieme una frase piuttosto articolata. “Capisco ragazzina” mi dice. Lo guardo abbastanza irritata. Lui scoppia in una fragorosa risata e si siede nella panchina che occupavo io. “Allora…” comincia lui “dimmi” Rispondo. Mi fissa di nuovo incuriosito. Osserva un attimo come sono vestita, alza un sopracciglio e continua a guardarmi sfacciatamente. “ecco” penso “Ora avrà qualcosa da dire sul mio abbigliamento, mi chiederà -ma sei Punk?- e lo odierò per questo”. Continua a fissarmi. Inizio ad essere in imbarazzo più totale. “Che hai da fissare?”gli chiedo piano. “Perché non si può? Comunque mi piacciono i tuoi pantaloni ragazzina” mi dice serio. “Avrò un anno in meno di te, uomo cresciuto”rispondo ironica “No, tu avrai sui 15 anni massimo, io ne ho diciannove,bocciato un anno”mi dice sorridendo. Il nervoso inizia a prendere il sopravvento. Lo so di essere bassa e minuta per la mia età, ma darmi quindici anni forse è un po’ esagerato! “Veramente ne ho 17” rispondo stizzita. Mi guarda sorpreso. Gli angoli della sua bocca si arricciano e inizia a ridere. ride di gusto, come se gli avessi raccontato una barzelletta divertentissima. “Tu! Diciassette?!”ride “Ma se sembri un folletto”vedo delle lacrime uscire dai suoi occhi scuri. Nervosa lo guardo. Capisce che non sto scherzando e in poco tempo torna serio. “Scusa è che non sembri così grande” dice “Lo so. Però non mi avevano mai dato quindici anni sai?”rispondo io. Ritorna a sorridere. Quel sorriso strafottente che aveva prima. Mi da un po’ sui nervi ‘sto qui. “Che stavi ascoltando Ragazzina?” chiede guardando il display del mio Ipod “Sex Pistols?” mi chiede meravigliato, “Li adoro sai?” mi dice. “Buon a sapersi” rispondo io, un po’ più allegra. “Non hai molta voglia di farti dei nuovi amici vero?”chiede “Non è vero” Dico “Secondo me invece ho un po’ ragione, ti ho osservato stamattina, di solito le ragazze nuove cercano sempre di farsi notare in un modo o nell’altro, soprattutto dai gruppi di ragazzi un po’ più popolari, ma tu invece non hai degnato di uno sguardo né le ragazze né i giocatori di quello sport insulso” mi dice pensieroso “Ti sei incamminata a testa bassa in mezzo alla folla, hai alzato solo una volta lo sguardo, e mi hai visto che ti indicavo, ne sono certo che mi hai visto” “certo che ti ho visto, stavi con quell’altro ragazzo con cui ti ho visto tutto oggi” “Mi hai visto? Ma mi pedini?” “Na” “Tu invece sei molto distratta, hai fatto cadere tre volte il libro di biologia mentre andavi in laboratorio e una volta ti è scivolato il vetrino in classe”. Lo guardo meravigliato. “E tu ‘ste cose come le sai? Mi pedini tu per caso?”esclamo “No, frequento le tue stesse ore di biologia”. Arrossisco per la pessima figura. “E si ti ho cercato durante gli intervalli, ma sei sempre sparita, non so come fai a mimetizzarti così bene” dice ridendo. Sto per rispondere quando la campanella risuona. Avvertimento che è meglio tornare nelle aule, io devo correre nel laboratorio di arte. Non vedo l’ora!

Il ragazzo si alza “Che lezione hai ora?” mi chiede “Arte creativa”rispondo “Io ho musica d’insieme, nell’aula accanto, ti accompagno” “Grazie” cerco di sorridere.

Mi guarda divertito, non so cosa ci trova di tanto divertente in me. Allunga la mano “Io sono Ronnie” dice serio. Afferro la sua mano e la stringo, è calda, confronto le mie che sono gelida “Brittany, preferisco Britt, se non ti spiace” “No, Britt, ma per me resti comunque un folletto, bel nome. Ma mi aspettavo un nome come: Morticia Adams “ride lui. Ridendo ci incamminiamo in classe.

  
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