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Autore: LaRagazzaDelleMargherite    15/10/2010    0 recensioni
Due uomini, un numero, una vita. Vincitrice del concorso Shakespearean Writing Contest indetto da E&B forum.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vincitrice Shakespearean Writing Contest di Edward & Bella Italian Forum.

Sì, signore.

Per un marines, il tre è il numero perfetto. Tre uomini fanno una squadra, tre squadre un plotone, tre plotoni una compagnia e via dicendo. Sin da quando ti arruoli, questa è la cosa che ti ficcano bene in testa. Imparala, dicono, e sopravviverai all’addestramento. Il tre può salvarti, il tre è il numero che devi portare nel cuore.
Il mio nome è Alexander Barker, avevo diciotto anni quando mi arruolai nell’ USMC, United States Marine Corps, pieno di vita e di spirito patriottico. Mio padre riteneva che avessi la stoffa per seguire la scuola ufficiali, così mi addestrai a West Point, nella contea Orange di New York. Furono i sette mesi più faticosi della mia vita. Non ero cambiato, credevo di essere diverso, certo, avevo imparato ad essere un uomo, ma dentro, nel profondo ero sempre io, sempre il solito Alexander.
Venni subito mandato a Yuma, Arizona, per portare avanti il mio addestramento. Lì rimasi tre mesi.
Tre. La maledizione dei marines, per me, ebbe inizio da lì.
Fu a Yuma che conobbi Sean. Sean Morgan Everett. Se ne stava sulla strada in ginocchio, la sigaretta a terra con le mani sanguinanti. Mi avvicinai e capii subito. Sciocco.
“Cholla”.
Dolorante il giovane si voltò. “Cosa?”
“Sergente”, dissi guardando le sue mostrine, “non le hanno mai parlato della Cholla?”
“No, signore, mai sentita nominare…che diamine sarebbe?”, rispose con una smorfia sul viso.
“E’ quella che hai nelle dita sergente. Una pianta dannatamente pericolosa che se viene toccata ti penetra coi suoi pungenti aghi. Si alzi e mi segua in infermeria, dovrà soffrire ancora un po'”, dissi ammiccando.
Sean Morgan mi guardò perplesso e si alzò.
“Grazie dell’aiuto signore, e mi scusi signore, non riesco a farle il saluto, ecco”, disse tentando di alzare la mano. Sorrisi e gli feci segno di avviarsi. Girandomi pestai la sigaretta accesa sul terreno arido.
Tre anni dopo quel giorno, Sean Morgan, di origini Hawaiane, con la pelle nera e occhi color cioccolato, era diventato il mio inseparabile amico. Era difficile per un ufficiale trovare un amico, di solito quelli come me erano restii a fare amicizia con i sottoposti. Stupido orgoglio del più in alto. Ma il soldato semplice Everett era come me, ci divideva solo la scala gerarchica.
Nel Settembre 2001 eravamo già sopravvissuti a due guerre medio-orientali, e i nostri biglietti per casa erano pronti. La notte del 10 Settembre ci ubriacammo come matti, ricordando i nostro momenti insieme, indimenticabili e unici. Ci amavamo a modo nostro, amavamo i nostri attimi. Eravamo amici inseparabili.
Ma dopo la mattina dell’11 Settembre 2001, la nostra vita non fu più la stessa. Spinti dal nostro amore per la patria, per la nostra America, firmammo per un nuovo giro. Una nuova missione. I nostri biglietti per casa furono strappati. Addio licenza, addio tutto.
L’epilogo della nostra missione in Iraq è prevedibile.
Quei dannati bastardi hanno lanciato una bomba e mi hanno fatto saltare una gamba, la destra, e a mio parere la migliore. Ora sono stato licenziato dai Marines e vivo la mia vita in un ranch nel Wyoming. Dove fa freddo e non c’è l’arida terra che mi ricorda cosa ho perduto nel lontano Oriente.
Sono trascorsi tre gelidi inverni, amico mio, e ancora la mia mente non riesce a dimenticare le nostre tre lunghe estati, nemmeno queste grandi foreste possono farlo, l’odore dei bar, delle donne e della birra, ma soprattutto della nostra amicizia. Sono trascorse tre leggiarde primavere, ti ricordi quei giorni? Sedevamo nel caldo torrido dell’Arizona, la terra della breve primavera, e immaginavamo il profumo dei ciliegi e degli alberi.
Ma le stagioni cambiano, si volgono in fretta. Sono già trascorsi tre autunni, che mi hanno portato le loro gialle foglie in segno di conforto. A volte le colgo, e mi ricordo come ti piaceva conservarle nei libri.
Dalla mia finestra ho visto scorrere i profumi di pioggia di Aprile, una stagione che non conoscevamo, noi immersi nella sabbia, e che abbiamo amato andando a pesca su per i fiumi dei monti. E ho visto nuovamente tornare tre giugni, in cui ho preparato la tua torta di compleanno che ti ho portato sul tuo letto di pietra e che non ho mai mangiato.
Sono passati tre freddi inverni, caro amico, e nel freddo del mio cuore continuo a vederti saltare in aria. Tu, il tuo corpo con le tue bombe appese alla giacca, tu, i tuoi sogni e i tuoi progetti, tu e la tua carne strappata dal volto. Ti ho visto così tante volte, Sean Morgan. E tuttavia non sei cambiato, mai.
Fino alla fine, anche quando ti hanno ordinato di buttarti e esplodere, tu sei rimasto l'uomo che ho sempre conosciuto. Sempre retto e onesto, obbediente.
Te ne sei andato così, come si viene e si va in questa vita, lasciandomi con questo tre eterno che per sempre mi tormenterà, nel calore della tua voce forte che rispose: “Sì, signore”. Vado a morire per l’America.
   
 
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