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Autore: LaU_U    15/10/2010    2 recensioni
Misteriose sparizioni in una piscina di Londra. Il Dottore cerca di scoprire se ci sia un alieno dietro ai crimini. In suo aiuto giunge una giovane, perfetta Mary Sue.
Genere: Commedia, Parodia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 9
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima cosa da fare
Rivestirsi. Completamente. Mettersi dei guanti e un cappello magari. Aveva già fatto vedere troppo di sé nelle ultime due ore.
Seconda cosa da fare
Dare un’occhiata in giro. Magari ascoltare qualche conversazione dei clienti del centro; inserirsi innocentemente nelle loro chiacchiere.
Terza cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.
Quarta cosa da fare
In futuro evitare di iscriversi a qualsiasi altra palestra dell’universo. Limitarsi ad utilizzare la carta psichica per fingere di essere un detective o un investigatore, un fattorino, un lavavetri, eccetera.
Quinta cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.

 

Il Dottore era in un piccolo spogliatoio e si stava togliendo il costume arancione per rituffarsi dentro i suoi vestiti. La sua giacca! Se la sarebbe cucita addosso per evitare che qualche gaia donnetta lo costringesse a toglierla nuovamente.
Lasciò slip, ciabattine e cuffietta sulla panca nello stanzino e socchiudendo la porta diede un’occhiata all’esterno per controllare la situazione. Via libera. Sgusciò fuori e richiuse la porta accostandola con attenzione affinché non facesse rumore.
«Oh, eccolo qua!»
Riconobbe la voce e si voltò di scatto, appoggiando la schiena alla porta. Non avrebbe permesso allo Slitheen nano di toccargli un'altra volta il posteriore.
La sua lista di cose da fare era andata in fumo dopo solo mezzo passo, stava perdendo colpi.
«Allora? Come è andata la tua lezione? È brava Mariah, vero?» chiese in tono allusivo.
«Oh, sì. Molto in gamba.»
«È davvero una ragazza speciale. I suoi allievi l’adorano» disse sospirando, come se si fosse lasciata trasportare da bellissimi pensieri.
«Già» rispose vago. Quella Mariah sembrava attirare le attenzioni di tutti.
«E perché non dovrebbero?!» aggiunse lei con una grossa risata
«Già… Perché no?»
Quella donna lo stava turbando. Quando si sarebbe decisa a lasciarlo stare?
«Ma che simpatico che sei.» Gli afferrò una guancia tra le dita e la tirò avanti e indietro, come fosse una sua vecchia zia impegnata a torturare il nipotino. Possibile che dovesse per forza toccarlo da qualche parte, quell’esagitata?
«Allora ci vediamo dopodomani alla seconda lezione?»
«Sicuramente» concluse lui con un sorriso tirato, mentre la donnetta lo salutò e finalmente si allontanò.

 

 Da capo.
 
Prima cosa da fare
Tornare nel TARDIS e recuperare una borsa con una tuta e delle scarpe da ginnastica per mimetizzarsi tra la gente negli spogliatoi.
Seconda cosa da fare
Dare un’occhiata in giro. Magari ascoltare qualche conversazione dei clienti del centro; inserirsi innocentemente nelle loro chiacchiere.
Terza cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.
Quarta cosa da fare
In futuro evitare di iscriversi a qualsiasi altra palestra dell’universo. Limitarsi ad utilizzare la carta psichica per fingere di essere un detective o un investigatore, o un fattorino, eccetera.
Quinta cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.

 

Uscì dalla sua cabina telefonica e ritornò nell’edificio. Camminando circospetto raggiunse il corridoio degli spogliatoi. Oltre a quelli individuali, come quello che aveva utilizzato prima, ce n’erano alcuni piuttosto grossi in cui erano presenti più persone, tutte intente a cambiarsi. Entrò in uno pieno di uomini e si sedette su una panca, per poi iniziare a svestirsi, così da non dare nell’occhio. C’era in corso una conversazione fra tre di loro, uomini attorno ai quarant’anni che avevano l’aria di essere tutti avvocati o agenti di borsa appena usciti dal lavoro. Si stavano togliendo le camicie e discutevano animatamente.
«Te l’ho detto, era gigantesco, non ho mai visto niente di simile.» Il più agitato era di media statura, faccia grossa e corti capelli biondo cenere.
«Ma non è possibile!» disse un uomo robusto dall’espressione gioviale
«Te l’assicuro, Ed. Era l’essere più grosso che abbia mai visto. Faceva paura.»
«Andiamo, Hank, sei sempre esagerato» rispose scettico un uomo con degli occhiali tondi e dei capelli castani che gli cadevano con due ciuffetti sulla fronte.
«Ma no, vi dico. Era alto almeno due metri e mezzo!»
«Un metro e novantotto.»
«Cosa?» chiese Hank all’uomo che aveva fatto la domanda e che era stato in silenzio fino ad allora. Non sembrava rientrare nella sua cerchia di amici.
«È alto un metro e novantotto. L’ho letto sui giornali.»
«Ha ragione, Hank. Anche io avevo letto qualcosa di simile. Ti sarai sbagliato» disse Ed.
«Ma no, sono sicuro che è molto più grosso di così, io l’ho visto coi miei occhi.»
«Non ti farai mica spaventare da quello lì. Tutto fumo e niente arrosto.»
«Non è che mi abbia spaventato…» cercò di discolparsi l’uomo chiamato Hank «… solo che vorrei vedere voi mentre gestite le azioni di Gal Crane. Un calciatore di quella stazza! Sono vip, quelli. Non li perdonano mica, gli errori.»
Il discorso si chiuse e per un minuto nessuno disse più nulla, fino a che Hank riattaccò bottone: «Ma che fine ha fatto Stuart? È da una settimana che non viene al corso, quella talpa.»
Gli altri del gruppetto alzarono le spalle.
«Stuart Tate?» chiese l’uomo che aveva rivelato l’altezza del calciatore poco prima.
I presenti lo guardarono un po’ preoccupati.
«Sì, perché?»
«Non avete sentito?» L’espressione dell’uomo era molto seria. «È uno degli scomparsi.»
Tutti increduli fissarono il vuoto. Non lo sapevano e non se l’aspettavano.
«Quando è sparito?»
Fu il Dottore a porre la domanda.
«Una decina di giorni fa, mi sembra. E dopo di lui è scomparsa quella signora di colore, Lavida…Lavina… Livina Bates!»
«Sono spariti qui? Nessuno ha visto niente?»
«No. O meglio, pare di sì.»
Faticavano a capire cosa intendesse quell’uomo e lo guardarono tutti in attesa che continuasse a parlare e a chiarire la situazione.
«Quella sera, quando è sparito Stuart Tate, ero appena uscito dalla palestra. Era sera, stavano per chiudere. Aspettavo davanti all’ingresso che mia moglie passasse a prendermi. E poi una donna è uscita di tutta fretta, sembrava spaventata, molto spaventata. Diceva di aver visto un…»
Fece una pausa, come se raccontare lo turbasse.
«…un lupo mannaro.»
«Un lupo mannaro?» chiese a gran voce il signore con gli occhiali.
«Così ha detto lei» rispose l’uomo alzando le spalle e guardando verso il pavimento.
Un lupo mannaro. Quell’affermazione riprendeva un po’ ciò che aveva detto l’edicolante sul fatto che dei testimoni avevano raccontato di mostri e tentacoli.
«Hai parlato di questa cosa alla polizia?»
«Ma sì, gliel’ho detto, ma mi hanno liquidato subito. Non so se non ci credono o se vogliono far finta di niente.»
Ci fu un altro momento di silenzio. Gli uomini avevano smesso di vestirsi, presi com’erano dalla discussione.
«Lo so io chi è stato!» esclamò convinto ad un certo punto Ed. Tutti gli occhi, compresi quelli del Dottore, erano su di lui.
«Non può esserci che un colpevole, se ci pensate bene.»
«Chi?»
«Chi? Chi, se non quell’energumeno pericolossissimo alto tre metri di Gal Crane!»
All’uomo sfuggì un sorriso beffardo, mentre Hank e tutti, sconosciuti compresi, gli rivolgevano epiteti non troppo amichevoli per essere stati presi in giro. L’atmosfera si distese e il gruppo tornò all’operazione di vestizione.
 
«Allora? La lezione sta per cominciare! Fate in fretta!»
La voce acuta e amichevole di una ragazza irruppe nello spogliatoio assieme alla testa della sua proprietaria, che apparve sulla soglia per dare una mossa a tutti loro. La reazione generale fu di coprirsi rapidamente la parte del corpo ancora nuda con gli indumenti più a portata di mano. Cosa ci faceva Mariah nello spogliatoio degli uomini?
«Cinque minuti e si comincia! Oh, ci sei anche tu, Carino? Ti aspetto qui fuori.»
L’aveva scorto. L’aveva riconosciuto. L’avrebbe accalappiato un’altra volta.
Le espressioni dei presenti nei suoi confronti erano un misto di incredulità e preoccupazione. Probabilmente si stavano chiedendo perché una ragazzina chiamasse con quel nomignolo un uomo tanto più grande di lei. Il Dottore si sentì un po’ in imbarazzo, ma allo stesso tempo sollevato perché sembrava che là dentro nessuno fosse succube del fascino della giovinetta. Fece finta di niente e lasciò la stanza, per evitare di essere ancora osservato. Aveva indossato una tuta nera con qualche occasionale striscia bianca. Decise di mettere sopra la felpa la sua giacca. Si sarebbe sentito più a suo agio con quella.
«Ciao!»
Lei era davvero davanti alla porta ad attenderlo.
«Oggi vuoi proprio darci dentro con l’allenamento. Bravo!»
Era indeciso se tentare di svicolare o seguire la lezione, che gli avrebbe permesso di scambiare due ulteriori parole con gli uomini dello spogliatoio per scoprire qualcosa. La libertà di scelta non era comunque una cosa che gli era stata concessa quel giorno.
«Vieni. Adesso dobbiamo andare in questa sala.» Lo prese per il braccio e lo trascinò.
«Ti divertirai un sacco. Seguimi.»

 

 Prendere appunti.
 
Prima cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.
Seconda cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.
Terza cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.
Quarta cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.
Quinta cosa da fare
Stare alla larga dai responsabili della piscina.


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Ringrazio ancora i miei lettori e commentatori. Pian pianino la storia procede. Buona lettura!

   
 
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