Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: danish    15/10/2010    5 recensioni
questa storia è un ipotetico proseguimento di Endless Osyssey. Cosa succede quando il capitano torna dalla dimensione alternativa in cui ha sconfitto il demone Noo? Quali avventure dovranno affrontare i nostri eroi e soprattutto, il demone è stato realmente battuto?
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accadde all’improvviso, sconvolgendo la mia vita.
Successe quando il Capitano tornò a riprenderci su Neoterra, dopo aver sconfitto il terribile demone Noo, da solo, lanciandosi al suo inseguimento nella remota dimensione in cui questo si trovava.
Fu un vero sollievo, per me, vedere l’Arcadia materializzarsi nel cielo di Neoterra, pianeta agli estremi confini dell’universo.
Lui era salvo e stava tornando vincitore a prenderci per portarci……..già, per portarci dove?
Ora che il nemico era stato sconfitto, quale sarebbe stato il nostro destino?  Che cosa avremmo fatto adesso che tutto sembrava essere stato rimesso in ordine?
Avrebbe avuto ancora bisogno di noi, avremmo continuato a viaggiare nello spazio come un tempo o ci avrebbe nuovamente ordinato di vivere liberamente senza di lui?

Mentre guardavo l’astronave atterrare lentamente, tutte queste domande si agitavano nella mia mente con la forza di una  tempesta.
Ma un pensiero più di tutti mi tormentava : l’avevo appena ritrovato e non potevo perderlo un’altra volta.
Non volevo.

Ci imbarcammo esultanti di gioia per la vittoria del nostro Capitano. Tutti si diressero di corsa verso il ponte di comando. Tutti tranne me.
Questa volta me ne andai direttamente nella mia cabina, non so nemmeno perché.
Forse perché la gioia di vederlo tornare da eroe si scontrava con il timore che potesse sciogliere nuovamente l’equipaggio e queste sensazioni mi provocavano una forte emotività. Avrei potuto scoppiare a piangere come una bambina di fronte a lui e agli altri membri della ciurma…..e questo non era da me!
Non ora che ero diventata una donna adulta e comandante di un’astronave tutta mia! Per un istante pensai a chissà quale fine potesse aver fatto  la Fluorite….probabilmente era stata abbandonata in qualche cimitero spaziale dopo la mia cattura.

Mi rifugiai sotto il confortante getto di acqua calda della doccia con la speranza di riacquistare un po’di autocontrollo.
Non so quanto a lungo rimasi lì, a farmi cullare da quel tepore, forse più di mezz’ora.
All’improvviso sentii aprirsi le porte scorrevoli dell’ingresso della mia cabina.
Uscii dalla doccia e mi infilai l’accappatoio. Mi diressi verso la stanza, pensando di trovarvi il Dottore o la signora Masu, gli unici che, occasionalmente, mi facevano visita “a domicilio”.
Con mio enorme stupore invece vidi proprio lui, Harlock in persona, fermo sulla soglia.
Sentii il viso incendiarsi per l’imbarazzo e istintivamente mi portai il cappuccio dell’accappatoio sulla testa, nel maldestro tentativo di nascondere il mio evidentissimo rossore.

“Tutto bene?” mi chiese con la sua voce profonda. “Non ti ho vista sul ponte…” continuò, muovendosi verso di me. Poi si fermò di colpo e si girò velocemente, dandomi le spalle.

In un primo momento non capii ma quasi subito mi accorsi di non aver stretto bene in vita la cintura dell’accappatoio. Questa , allentatasi, aveva permesso al bavero di aprirsi, creando una scollatura vertiginosa e decisamente osé! Non che mostrassi più del dovuto ma,  probabilmente, quei centimetri di pelle solitamente nascosti dall’uniforme, lo avevano turbato. Almeno credo….
Mi ricomposi velocemente, mormorando delle scuse incomprensibili del tipo “ooops…ecco…io….” mentre stringevo la cintura con tale forza che quasi mi auto-impedivo di respirare.
“ora sono presentabile….forse….credo…non so!” dissi, dopo essermi tolta il cappuccio dalla testa in preda alla confusione totale, cercando di darmi un contegno.

Harlock tornò a guardarmi. Sul suo viso si dipinse un’espressione di tenerezza mentre si avvicinava ulteriormente. Rimase a fissarmi per alcuni attimi, senza dire una parola. Sicuramente apparivo goffa e ridicola.
Allungò una mano verso di me e mi spostò delicatamente una ciocca di capelli, ancora bagnati, dal viso.
Gli sorrisi, probabilmente con espressione ebete, per quel gesto inaspettato.  Ma che stava facendo il terribile pirata spaziale? Si lasciava andare a dolcezze con una donna? Con me??  No, non poteva essere…..il mio imbarazzo mi giocava strani scherzi….

“Devo parlarti. Passa da me, dopo che avrai cenato con il resto dell’equipaggio!” disse con tono imperativo. Si voltò ed uscì dalla mia stanza senza aggiungere altro.

Mentre pronunciava quella frase, l’espressione tenera di poco prima se n’era andata dal suo viso, lasciando il posto ad una molto più seria ed autoritaria. Quella che del resto era la più familiare a tutti noi della ciurma.
Appena rimasta sola, tornai in me e mi lanciai sul letto tentando di calmare un po’ i battiti del mio cuore che aveva preso a scalpitare appena il capitano si era avvicinato. Chissà che cosa voleva da me…. 

La cena fu una gran festa. Tutti erano allegri , anzi forse è più giusto dire che erano un po’ alticci dopo aver brindato, per innumerevoli volte, alla vittoria di Harlock .
A tavola c’eravamo proprio tutti. Tutti tranne lui che, come d’abitudine, consumava  i suoi pasti da solo, in cabina.
Mimeh e il dottore, seduti in un angolo della sala da pranzo, andavano d’accordissimo: l’alcool era la loro passione. Lui per vizio e lei per necessità.
Anche io avevo bevuto un paio di bicchieri. Forse per allentare la tensione che mi tormentava al pensiero che fra non molto avrei dovuto raggiungere il Capitano  nella sua stanza. Continuavo a ripensare a quel suo modo di guardarmi , poco prima, al gesto tenero di spostarmi i capelli dal viso….non era mai successo.
Se mai ci fossimo sfiorati, era stato solo durante gli scontri corpo a corpo con i nemici, per difenderci reciprocamente.

Dopo un tempo che mi parve infinito, gli uomini , ormai ultra-ubriachi, si addormentarono. Alcuni sul tavolo, altri lungo i corridoi. Come al solito….erano davvero incorreggibili!
La cuoca sistemò  la cucina e si ritirò nella sua stanza, non senza prima avermi ricordato, per l’ennesima volta, che per me era ora di trovarmi un fidanzato. Tadashi se n’era andato a dormire poco prima. Il dottore si era disteso a terra, addormentandosi con il suo gattino a fianco. Mimeh era ritornata nella sua camera a suonare l’arpa, la solita melodia malinconica che, da sempre,  accompagnava tutti noi durante i lunghi viaggi nello spazio.

Tutto sembrava aver ripreso il normale corso, ogni cosa era al suo posto.

Solo io,  come un’ombra, vagavo per i corridoi silenziosi e bui, nell’attesa di decidermi  ad imboccare quello che mi avrebbe condotto da lui. In realtà, i due bicchieri di vino che avevo bevuto a cena mi confondevano leggermente le idee  sulla direzione da prendere. “come sono messa male….” pensai tra me e me “se per due gocce di vino mi sento così ….”
Alla fine mi incamminai in direzione della cabina di Harlock. Il rumore dei miei passi lungo il percorso deserto mi risuonava nella testa come colpi di martello. Non mi sentivo in gran forma ma desideravo sapere perché lui volesse vedermi e tra poco avrei avuto la risposta. Bussai lievemente alla porta. 

“Avanti!” La voce del capitano sembrava  avere il tono usuale. Questo mi rassicurò un po’ e mi spinse ad aprire ed entrare.

Feci il saluto militare e avanzai di qualche passo. Mi schiarii la voce e dissi “Eccomi, Capitano!”

Lui se ne stava seduto, come sua abitudine, alla scrivania di legno. La lampada da tavolo mandava una luce fioca che illuminava appena il suo volto. Rimasi imbambolata ad osservarlo, seduto sulla sedia, il mantello appeso allo schienale come pure il cinturone con spada e cosmo-gun. Per fortuna la luce era sempre poca nella sua cabina, così avrei fatto meno fatica a nascondere il mio crescente malessere.
Aspettavo che mi dicesse il motivo della convocazione e nel frattempo approfittavo per continuare ad osservarlo….anzi a contemplarlo!! Ero innamorata di lui da sempre, dal giorno in cui mi salvò e mi accolse a bordo della sua astronave.
Certo, non osavo nutrire alcuna speranza che un giorno avrebbe potuto accorgersi di me e di quello che io provavo per lui, anche se , in un paio di occasioni, era accorso in mio aiuto come un cavaliere d’altri tempi….. 

“Conosci la rotta per arrivare al pianeta Thyphon ?” mi chiese senza troppi convenevoli, riportandomi al presente.

“Si. Ero da quelle parti quando il Dipartimento per la preservazione della quiete nello spazio mi catturò!” risposi automaticamente. Lui si alzò dalla scrivania e la oltrepassò, arrivando a mettersi proprio di fronte a me.

“Immaginavo. Allora potrai stabilire il percorso per arrivarci nel più breve tempo possibile. Dobbiamo procurarci il necessario per riparare l’ala dell’Arcadia che abbiamo sacrificato per uscire dal crepaccio in cui il nemico ci aveva imprigionato poche ore fa.” 

La prima parte del discorso, quella della rotta da intraprendere, mi fu chiara. Ma subito dopo la sua voce diventò sempre più lontana, fino ad essere impercettibile.
Mi portai una mano alla fronte per asciugare il sudore freddo che vi si era formato.
Chiusi per un attimo gli occhi, tentando di ritrovare la lucidità ma questo mi provocò una spiacevole sensazione di vertigine. Sentii Harlock chiamarmi e chiedermi se fosse tutto a posto. Alzai la testa e mossi un passo con il risultato di perdere totalmente l’equilibrio e cadere in avanti.
Non so quanto durò questo senso di svenimento. Ricordo solo che appena mi ripresi, mi accorsi di essergli caduta addosso. Lui mi stava sorreggendo appoggiandosi alla scrivania, tenendomi un braccio intorno alla vita.

“Kei…che ti succede…?” mi chiese con tono preoccupato. 

Provai di nuovo a muovermi per allontanarmi da lui ma le forze non me lo consentirono. Mi riappoggiai alla sua spalla farfugliando qualcosa del tipo “mi dispiace…non volevo…”. Ero in uno stato confusionale totale, ma questo non mi impediva di sentirmi in enorme imbarazzo per il fatto di essergli franata addosso in quel modo. Ad essere sinceri la cosa non mi dispiaceva affatto, ma se mai fosse successo qualcosa tra noi, se mai avessimo avuto un “contatto” , sicuramente non avrei voluto che accadesse in quel modo!!

Ebbi come la sensazione che il suo abbraccio si facesse  più stretto intorno alla mia vita e mi sembrò che con l’altra mano guidasse il mio capo ad appoggiarsi tra il suo collo e la sua spalla. Poi mi sentii sollevare e trasportare da qualche parte ma persi immediatamente e completamente conoscenza.  
Quando aprii gli occhi, mi ritrovai sdraiata sul letto, nella mia cabina. Non potevo ancora mettere bene a fuoco le immagini ma sentii la voce di Mimeh chiedermi come stavo. Tentai di dirle qualcosa ma dalle mie labbra non uscì alcuna parola, solo un flebile lamento.

“Rimani sdraiata. Tra poco il dottore sarà qui.” mi disse.

Richiusi gli occhi, avvolta da uno strano torpore. Sentii la porta aprirsi ed il rumore di numerosi passi avvicinarsi al mio letto.

“Come stai, Kei?”

Era la voce della signora Masu. Aveva un suono strano, sembrava quasi commossa.

“La lasci in pace, non vede che sta ancora riposando?” gli rispose il dottor Zero.

“poco fa ha aperto gli occhi, ma si è riaddormentata quasi subito” intervenne Mimeh.

In realtà non stavo dormendo. Sentivo distintamente le loro voci ma le mie palpebre non volevano saperne di aprirsi né la mia bocca di pronunciare alcuna parola.

“Dottore, ha eseguito gli esami del sangue?”

Era la voce di Harlock che arrivava nitida ai miei orecchi.

“Si…..ecco….non so da dove cominciare…” rispose il Dottore.

Seguì un lungo silenzio.

Finalmente riuscii a muovere qualche muscolo e diedi un colpo di tosse. Mimeh mi fu subito accanto, prendendo la mia mano tra le sue. Aprii gli occhi e mi guardai intorno. Praticamente quasi tutti gli ufficiali erano all’interno della mia cabina…..ma che facce strane avevano tutti….. 

Mi misi a sedere sul letto e mi resi conto che, all’improvviso, Il torpore era svanito nel nulla lasciandomi al suo posto una intensa sensazione di benessere. 

“dottore, che cosa mi è successo?” chiesi con ansia. 

Il dottore si guardò intorno con espressione enigmatica. Poi con un gesto della mano invitò i presenti ad uscire dall’alloggio e subito dopo si avvicinò e a voce bassa mi rispose : “Sei svenuta ed il Capitano ti ha portata nella tua cabina. Poi è venuto a chiamarmi. Ti ho fatto un prelievo di sangue per accertamenti….ma, perché non mi hai detto niente? Avresti dovuto confidarti con il tuo dottore preferito!!” 

Pronunciando l’ultima parte della frase mi fece l’occhiolino. 

“non capisco…che cosa avrei dovuto confidarle??” chiesi sbarrando gli occhi.

La cuoca scoppiò a piangere all’improvviso.

“Finalmente, piccola mia!! Io continuavo a dirti di cercarti un fidanzato e tu invece l’hai già trovato ed ora aspetti un figlio da lui!!!”

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beh, rieccomi all'attacco. Ebbene si, ho un chiaro debole per il tenebrosissimo Capitano. Mentre tentavo di concludere la 2° ff ( il complotto) mi è balzata in testa questa idea ed ho dovuto subito metterla nero su bianco. Spero gradirete e lascerete qualche commento (anche critiche, correzioni ecc, tutto serve a migliorare!) . Grazie a tutti quelli che hanno avutoil coraggio di leggere!! :-)  Forse il titolo della storia non  ci azzecca tanto, ma mi è venuto in mente solo quello.....

   
 
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