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Autore: virgily    15/10/2010    1 recensioni
“Un nuovo Jack lo squartatore sta terrorizzando l’intera nazione. Nessuno sa’ chi sia ma ovunque vada lascia il segno di bellissime donne morte. Tuttavia sembra che lo psicopatico serial killer abbia una preda precisa da eliminare, lo testimonia il fatto della presenza di scritte insanguinate su muri o pavimenti ritrovate assieme ai cadaveri delle donne uccise. La prima risale a due mesi fa con su scritto “questo e’ per te Juliet”; la seconda invece e’ di qualche settimana piu’ tardi dicente “sarai soltanto mia Juliet” e l’ultima invece appartiene al cadavere della donna ritrovata questa mattina alle cinque: “sto venendo a prenderti Juliet”. Si presume quindi che questa Juliet sia colei che quest’uomo brama piu’ di ogni altra cosa al mondo. Per il momento la polizia sta indagando ma ne Jack e ne Juliet sono stati trovati.”
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a Dio esisteva una momentanea distrazione dalla sua “Eroina” bionda: il compito di Matematica... e sapeva bene che ne lui, nel il resto della sua classe avesse studiato, e stavolta una sveltina con una secchioncella non sarebbe bastato; no, in questo caso si doveva ricorrere al “piano B”. Ronald in questo era un maestro, e non appena fece il suo ingresso scortato dalla sua donna, comprese immediatamente che gli toccava una rischiosa missione per il bene della patria (la classe)

-Ron, il compito si trova sulla scrivania presidenziale. Solo tu sei in grado di rubarlo con tanta agilita’...- affermo’ il castano voltandosi di scatto, osservando il suo best che prendeva posizione al banco dietro il suo, scrutandolo con i suoi occhioni verde acqua, sperando che lo aiutasse in quella impresa “odisseica”. Con sguardo d’intesa il moro gli fece un’occhiolino ammiccante, e Armony li appoggio’ esponendogli ad entrambi un dolce sorriso

-hai intenzione di distruggerlo?- domando’ la moretta guardando il suo amato compagno di banco

-no, soltanto “prenderlo in prestito”- ridacchio’ fragorosamente prima di dover tacere di colpo; la professoressa di chimica era entrata e lo aveva fulminato. Ronald aveva sempre conservato un odio profondo per la professoressa, e l’odio era reciproco: la signorina Blundell non aveva mai gradito la presenza di quello sciupafemmine nella sua classe

-Radke, visto che hai tanta voglia di chiaccherare perche’ non vieni alla lavagna, ho giusto una reazione chimica da farti svolgere- la voce stizzita e divertita allo stesso tempo della donna scateno’ nel moro un senso di ripudio e abiura; nessuno era in grado di descrivere l’odio profondo che covava nei suoi confronti. Svogliatamente allora il giovane si alzo’ dal banco, costringendo cosi’ alle sue dita di slegarsi da quelle della sua fidanzata. Avanzando lentamente si volto’ verso il suo migliore amico e in seguito a un

-se saro’ ancora vivo rubero’ quel fottuto compito- si avvio’ verso la gogna, verso la sua fine e l’inpiccagione della sua scarsa media scientifica.

Cosa e’ successo? Beh, un miracolo fece si’ che Ron prendesse la sufficienza a quel compito tanto difficile e ignoto: tutta quella fila di letterine e numeri lo confondevano piu’ di un tiro di fumo, ma grazie a Dio un angioletto era sceso al suo fianco aiutandolo, passaggio per passaggio nella sluzione del quesito. Con grazia e eleganza la bella Armony si era avvicinata alla professoressa, e distraendola con la banalissima scusa del “prof non ho capito un passaggio” era riuscita a suggerirgli per filo e per segno la formula della fotosintesi clorofiliana. Stupita del fatto che fosse riuscito nell’impresa la Blundell gli mise la sua sufficienza meritata, risparmiandosi tuttavia gli elogi; no era troppo orgogliosa per permettersi di mettersi a gridare “ma che bravo! Bla bla bla”. Si limito’ soltanto a fargli un sorriso, sempre se quella smorfia che usci’ fuori dalle sue labbra poteva definirsi sorriso. Tornato a posto Radke attese che la prof cominciasse a spiegare, cosi’ che fosse ben concentrata a non riprenderlo mentre stuzzicava la sua bellissima moretta con carezze ammalianti e seducenti

-sei a conoscenza del fatto che ti sono debitore vero?- sussurro’ cingendole i fianchi con un braccio

-tu non mi devi nulla Ronnie...- ridacchio’ sotto voce, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi neri e profondi. Si sentiva quasi risucchiare da quel vortice oscuro e perverso, e a scuola non le sembrava il caso di “sbavare” per la sua diabolica bellezza

-ma io, mi sento in dovere di fare qualcosa per te Armony... Qualsiasi cosa-  maliziosamente fece scivolare una mano dal banco sino alla sua coscia

-dai, R-Ron siamo in classe- sussulto’ appena cercando di non farsi notare: aveva il sudore freddo e sentiva fremere mentre quella mano calda e vogliosa si agitava sempre piu’ mentre si avvicinava contro di lei

-come desideri, ma a pranzo tu sei soltanto mia. Io e te al capannone, e stavolta non mi scappi intesi?- ridacchio’ ritraendosi immediatamente; le parve strano quando senti’ il desiderio crescere proprio quando il suo amante si era staccato dal suo corpo. Lo fisso’ nella linea sontuosa e prefettamente disegnata del suo pallido profilo, e non riusci’ a mantenere le palpitazioni quando vide quelle due iridi color nocciola ricambiare movenze

-hey piccioncini? Lo so che sn un po rompiballe ma abbiamo un compito da rubare ricodate? Ron e’ ora!- sussurro’ Green voltandosi di ascotto appena la campanella della fin dell’ora era suonata. Mentre Armony rimaneva in classe e Maxwell si occupava di fare il palo; Ronald si avvio’ a passo svelto e leggero per i corridoi che portavano alla presidenza: conosceva bene la vecchia Mary, la preside, e sapeva ormai che tutti i giorni, alla stessa ora, l’anziana signorotta andava a prendersi il caffe’ con le colleghe di geometria analitica e fisica; tempo a disposizione: 15 minuti. Precisi precisi per compiere il furto. Guardandosi bene alle spalle che nessuno lo stesse spiando entro’ nel modesto ufficio. Diede velocemente uno sguardo all’intera sala: pareti giallognole, soffitto candido, tendine di un terribile colore giallo senape, un grande armadio che solitamente conteneva le giacche sfarzosamente orride “DELLA MARY” e la mastodontica scrivania in legno massello finenemente intagliata a mano; ehh gia’, lui ne sapeva qualcosa di quella scrivania, e non solo perche’ passava la maggiorparte delle ore nell’ufficio  della preside. Vide svariati fogli depositati sulla superficie lignea e lucida e immediatamente riconobbe il “Compito”. Silenzioso come il battito d’ali di una libellula si avvicino’ ad essa, e afferro’ il blocchetto di fogli stampati ancora caldo di fotocopiatrice. Lo osservo’ con cura e si senti’ realizzato del suo lavoretto: era stato preciso e anche piu’ svelto del previsto. Tuttavia, sebbene fosse a conoscenza di aver superato se stesso, qualcosa riusci’ a distorglierlo dagli elogi che mentalmente si stava autocommemorando; una cartellina che la preside aveva lasciato distrattamente aperta, la scheda che, come in tutte le scuole, serviva a contenere ogni segno particolare di tutti gli studenti. Riconobbe la persona nella fotografia: lunghi capelli corvini con delle leggerissime onde che incorniciavano il viso bianco latte; due labbra rosee e ben disegnate... due iridi verdi che brillavano perfino all’interno di quella misera figura di carta. Si chiese per quale motivo la preside stesse controllandola cartella della sua Armony, ma sopratutto perche’ era piena zeppa di fogli timbrati dal distretto di polizia. A farlo uscire da quella marea di dubbi che cominciarono a tartassarlo, la voce della preside che parlava a tono con una persona, forse un uomo. Tuttavia non poteva perdere tempo a chiedersi se era un signore oppure no, doveva nascondersi e anche alla svelta. Il primo nascondiglio che gli venne in mente, non che’ anche lunico, fu proprio l’armadio; quello spettrale contenitore che lo accolse al suo interno macabramente arlestito con un cappotto verdognolo e maleodorante. Se c’era una cosa che odiava di piu’ al mondo era quando una donna abusava dello chanel n5. Senti’ la prota spalancarsi e dei passi. Come aveva supposto pochi secondi prima, la preside stava conversando con un uomo di nome Jack, e se non aveva capito male era un agente della FBI:

-come mi avete detto prima al telefono, ho preso visione dei documenti della signorina Summer. E devo confessarle che ancora non ho capito per quale motivo facciate tanta pressione contro di lei. Armomy per quanto ne so e’ una ragazza a modo, studiosa e volenterosa-

-certo certo, ma mi faccia spiegare perche’ vogliamo che la vostra studentessa sia “sorvegliata” il piu’ possibile. La FBI si sta’ occupando di lei da mesi ormai, e sta facendo di tutto per proteggere la sua vera identita’...-

-vera identita?- domando’ con tono sorpreso la donna, lasciando di stucco il moro all’interno dell’armadio; il quale aveva sentito tutti i suoi muscoli irrigidirsi e il cuore cominciare a battere freneticamente

-abbiamo deciso di affidarle il nome di Armony Summer soltanto per una questione di sicurezza-

-in che senso? Non la seguo-

-suppongo che sappiate bene che da qualche tempo uno squilibrato vaga per l’intera nazione uccidendo ragazze di diciasette anni con le stesse fattezze no?-

-beh, si ne ho sentito parlare... e questo cosa centra con Armony?... No aspetti, non mi stara’ dicendo percaso che... Mio Dio....- dal suo tono della voce Ronald aveva capito bene che la sua preside era sbiancata, tuttavia aveva lasciato la frase in sospeso e Radke aveva ambo gli orecchi protesi pronti per ascoltare, perche’ onestamente neanche lui ci stava capendo piu’ nulla: chi era Armony Summer? Chi era in realta’ la ragazza cupa e tenebrosa che aveva rapito il suo cuore appena sbocciato e voglioso di amare?

-si, stiamo nascondendo Juliet Hanroe da mesi oramai, e abbiamo dovuta farla trasferire svariate volte nel corso di questo lungo periodo. In ogni nuova citta’ ci occupavamo che procurarle un nome differente e documenti. In questa occasione Armony Summer-

-mi sta dicendo quindi che quella povera ragazza rischia la vita ogni singolo giorno della sua vita? M-mi sta dicendo davvero questo signor Jack? Santo cielo e pensate adesso di dirmelo!- sebbene Mary stesse cominciando ad andare letteralmente fuori di matto, Ronald non gli dava piu’ peso, era diventato cerebralmente vegetale quando “Juliet Hanroe” entro’ nella sua testa come il “vero nome” della donna che lui amava, o meglio, che lui pensava di amare. Chi gli assicurava che non gli stesse mentendo, che in realta’ non provasse nulla per lui, ma soltanto disperazione perche’ in questi mesi che si era trasferita di citta’ in citta non aveva avuto modo di “divertirsi con qualcuno”? chi gli diceva che in realta’ non gli avesse mentito anche sul fatto della verginita’? nessuno. Eppure una parte del suo cuore comincio’ a viaggiare a ritroso nel tempo: ora capiva perche’ aveva sempre paura di guardasi intorno, come se si sentisse spiata; ora sapeva cosa provava quando gli fece lo scherzo sulle scale; soltanto adesso comprendeva il significato delle sue parole: “E’ il mio passato a perseguitarmi...”.

 

*Angolino di Virgy*

Non ci ho dormito una notte per immaginarmi la scena nei minimi dettagli, per vivere istante per istante l'episodio come se fossi io rinchiusa in quell'armadio... e spero mi sia venuta bene. Ronnie scopre la dura verita'... ehhh ma non e' questo l'importante, quello che veramente conta e': e adesso... Cosa succedera'?!?! Uh-Uh

recensite presto!

un kiss

-V-

  
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