Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Segui la storia  |       
Autore: Heresiae    07/11/2005    3 recensioni
Saeko affibbia un incarico a Ryo e fin qui nulla di strano, normale amministrazione. Qualcuno ha commissionato a un killer l'uccisione di Ryo Saeba. E qui si va sullo scontato. Ma le cose non sono mai semplici come appaiono e i segreti possono essere pericolosi, soprattutto se sono di Ryo Saeba.
E bisogna sempre ricordare che zio Murphy imperversa!
Genere: Drammatico, Azione, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 4

La mattina dopo, Kaori finalmente si svegliò. Ryo non c’era, era andato a controllare il quartier generale di Bruckmeyer.
Akira quella mattina si era fatto trovare davanti alla macchina del caffè con una busta gialla sotto il braccio. Era andato incontro a un Ryo molto assonnato e indolenzito per la scomodità della sedia su cui aveva dormito e gli aveva consegnato la busta facendogli l’occhiolino.
- Omaggio dalla casa. Sei piaciuto a Shiori e perfino Kuno ti ha preso in simpatia. Cerca di non farti ammazzare eh? –
Aveva detto tutto con una smorfia sarcastica, come se per lui sentimenti del genere fossero incomprensibili, poi aveva raggiunto il suo taxi, che aveva già un cliente in attesa.
Ryo aveva aperto la busta e ci aveva trovato una trentina di fogli stampati di ricevute, moduli d’ordine, conferme di pagamento, tabulati telefonici e diversi fotogrammi di videocamere a circuito chiuso. Tutti i moduli riguardavano apparecchiature elettroniche, dai semplici cavi di connessione, alle parabole e megaschermi. Non mancavano diverse forniture per computer.
I ragazzi avevano cominciato col cercare massicci ordini di apparecchiature elettroniche e strutture affittate da società fantasma o collegate alla Bruckmeyer e a quanto sembra erano riusciti a far centro.
Diversi grossi ordini, erano stati consegnati a un magazzino alla periferia del porto, che era stato affittato dalla FineBuilding S.p.A., una società nata la settimana prima e che non faceva capo a nessuno. Il magazzino era proprio davanti a quelli della MuraiInvestiment, il cui capo della sicurezza era leggermente paranoico e aveva fatto installare impianti a circuito chiuso su tutti i lati e gli angoli dei suoi magazzini, dai quali si vedeva molto chiaramente l’arrivare e l’andar via di diversi furgoni di negozi vari e di altri furgoni presi a nolo, dalla porta principale del magazzino noleggiato, in diversi intervalli di tempo. Il numero di targa era stato inquadrato chiaramente, al punto che i tre ragazzi non avevano dovuto far altro che entrare negli archivi delle diverse società e vedere se avevano un impianto satellitare antifurto installato. Erano stati fortunati: dei quattro furgoni partiti, uno aveva un impianto che non era stato disattivato e che aveva ancora in memoria tutti i movimenti della settimana. Il furgone era uscito dalla città e aveva percorso una quarantina di chilometri lungo la costa, arrivando a una scogliera a picco sul mare su cui sorgeva una villa di proprietà di Frederick Jonathan Phelton, riccastro americano che in quel momento si trovava in Nuova Zelanda a godersi la luna di miele con la sua quarta moglie. Phelton era venuto in Giappone solo una volta per dirigere un film dieci anni prima e aveva comprato la villa per comodità; una volta finito il film l’aveva messa a disposizione della società della quale dirigente, facendola figurare come edificio lavorativo per pagare meno tasse. I conti delle bollette venivano addebitati su un conto corrente a nome della StarOnSky, un società di produzione cinematografica, che aveva un numero collegato a una segreteria telefonica, che avvisava la gentile clientela che la società si doleva molto, ma causa inconvenienti legali non poteva fornire nessun genere di servizio per i prossimi sei mesi; il problema legale era sorto un anno prima e non si era ancora risolto. La SoS faceva parte di quella schiera di piccole società inglobate in altre più grosse, in particolare della Osiris, ramo culturale della Bruckmeyer Enterpreise.
“Bingo.”
Un plico di fogli piegati assieme si rivelarono essere dei rilievi geologici e topografici della zona su cui sorgeva la villa: la casa, che era circondata da un ampio parco compreso di boschetto ai margini, sorgeva sopra una cavità naturale che conduceva a una galleria a sbocco sul mare. L’ultima foto si rivelò essere una foto satellitare dell’intera zona in cui si scorgeva chiaramente un’attività molto frenetica di uomini e mezzi pesanti.
Un foglio conteneva un messaggio per lui:
“Per gentile omaggio della casa ti forniamo quello che è quasi sicuramente il covo del tuo ammiratore. Non siamo certi che sia proprio questo, ma quello è l’unico posto che possiamo collegare a Bruckmeyer e che presenta attività recenti, ti suggeriamo un controllo giusto per toglierti lo scrupolo. Saluti A.S.K.”
Ryo aveva rinunciato a capire come avessero fatto i tre ragazzini a trovare tutte quelle informazioni nel giro di una notte e non voleva saperlo. Era salito in macchina e si era diretto fuori città.
Quando era arrivato in prossimità della villa aveva rallentato e imboccato una stradina che si inoltrava per il bosco che si estendeva fino a i margini della proprietà. Aveva parcheggiato e trovato la recinzione, che purtroppo era elettrificata. Essendo troppo lontana dagli alberi per poterla superare scavalcando, si era comunque arrampicato su uno dei più alti riuscendo a sbucare oltre la cima di quelli oltre il recinto, che sembravano stranamente più giovani.
Una volta impugnato il binocolo che portava a tracolla, aveva cominciato ad osservare l’attività della villa. Contò circa venti uomini fuori dalla villa intenti a scaricare da due camion delle piccole casse, delle quali non riconobbe il contenuto perché venivano portate all’interno della grossa villa prima di venire aperte.
Era una villa davvero enorme, in pure stile hollywoodiano, con tanto di porticato rotondo a colonne. Era bianca e aveva almeno quattro piani. Sopra il porticato una terrazza piuttosto ampia portava a una vetrata quasi altrettanto grande con i vetri oscurati. Era curva a ferro di cavallo e si estendeva per almeno duecento metri per parte. Ryo non sapeva che cosa poteva esserci al di là della villa e cominciava chiedersi chi diavolo aveva avuto la brillante idea di costruire un edificio del genere in Giappone.
Siccome il mare era alla sua sinistra, poteva osservare l’attività alla base della scogliera. Vedeva chiaramente l’apertura della cavità, e la sporgenza che partiva dalla stessa e si estendeva naturalmente per dieci metri verso il mare; era completata da una struttura in legno e metallo che fungeva da molo. Due motoscafi e tre gommoni ondeggiavano tranquilli alla banchina disposti l’uno di fronte all’altro, mentre un uomo con un mitra a tracolla fumava una sigaretta fissando l’orizzonte. A Ryo sembrava mancasse un’imbarcazione davanti all’ultimo gommone: mentre gli altri due avevano di fronte due motoscafi, davanti al primo c’era solo acqua. Mosse leggermente il binocolo per scrutare il mare e vide un motoscafo muoversi a velocità media verso un piccolo peschereccio ancorato a qualche centinaio di metri dalla scogliera. La nave batteva bandiera russa e alcuni marinai erano sul ponte in attesa che il motoscafo attraccasse al loro fianco.
Mentre pensava a come poter usufruire di ciò che aveva appena visto la sua tasca vibrò due volte. Senza staccare gli occhi dalla nave prese il cellulare dalla tasca esterna della giacca e pigiò i tasti che consentivano lo sblocco dei tasti e l’apertura del messaggio. Sbirciò appena il display e vide che era di Miki: Kaori si era svegliata. Appuntandosi mentalmente di fare una visitina al battello russo, scese velocemente dall’albero e montò in macchina, direzione ospedale di Shinjuku.

Ryo entrò nella stanza di Kaori spalancando con foga la porta. Non aveva fatto tempo a ad aprire bocca che due martelli lanciati in sincrono lo inchiodarono alla parete del corridoio.
- Razza di deficiente! Dove diavolo ti eri cacciato mentre Kaori si svegliava, eh?-
Una Miki e una Saeko piuttosto furiose lo accolsero con un cipiglio orribile, mentre Yuka e Kaori le guardavano divertite e un pochino preoccupate: non fu possibile capire se era Ryo o per il buco nella parete.
- Ehm, ragazze, non vi sembra di aver esagerato? -
- Neanche un po’. –
- Se lo merita questo sconsiderato. –
Ryo uscì a fatica dal muro tra lo sguardo allibito delle pazienti in corsia e ed entrò in camera salutando mestamente Kaori, mentre le ossa del collo schioccavano a ogni movimento.
Kaori lo fissò dal letto formulando la domanda che più la ossessionava da quando si era svegliata.
- Ryo, cos’è successo al nostro appartamento? Non mi hanno ancora voluto dire niente. –
Ryo si bloccò a metà di un movimento per cercare di far tornare le vertebre al loro posto e la guardò di traverso.
- Ah… beh ecco vedi, c’è stata una piccola esplosione ma… ma niente di che! Una fuga di gas ecco. Sai com’è, l’appartamento era vecchio e non era mai stato revisionato. E… è successa al piano di sotto! Eikichi ha lasciato il gatto da solo in casa e questo a fatto un po’ di casino e… e deve aver fatto cadere qualcosa e… e la cucina è esplosa si. Ma non è successo niente, nessuno si è fatto male! Cioè, tu sei qui, ma gli altri stanno bene, persino il gatto. E… i danni ci sono stati si, ma stanno già rimettendo tutto a posto e la ditta ci farà credito, perciò non c’è niente di cui ti devi preoccupare. Riposati e basta. – e scoppiò in una risata che non convinse proprio nessuno, tanto meno Kaori.
- Una fuga di gas? –
Ryo lanciò un’occhiataccia a Miki e Saeko che lo guardavo ancora in cagnesco e queste, concepito il messaggio, cambiarono atteggiamento e si rivolsero a Kaori nello stesso tono di Ryo.
- Esatto! –
- Una banalissima fuga di gas! Pensa un po’. –
- Ma senti, sei sicura di sentirti bene? Hai una faccia. Vado a chiamare un’infermiera. –
Inutilmente Kaori alzò il braccio non ingessato per fermarla, Miki era già fuori dalla stanza e tornò pochi istanti dopo con un’infermiera che le misurò la febbre e la pressione dicendo che la paziente era in buona salute, ma un po’ stanca e che non dovevano affaticarla troppo. I tre annuirono vigorosamente e imbastirono una conversazione assolutamente frivola e inutile su chi sarebbe stata la nuova Idol del concorso della Shueisha di quell’anno per passare alla descrizione dell’ultimo modello della Suzuki presentato la settimana scorsa; Yuka, informatissima su tutto, partecipò entusiasticamente, anche se avrebbe preferito sapere il significato dell’occhiata lanciata dallo sweeper alle due donne.
Dopo un paio di vani tentativi di riportare la conversazione sulla fuga di gas, a Kaori parve ovvio che non ci sarebbe riuscita e si arrese, rimanendo ad ascoltare chi, secondo loro, avrebbe vinto le elezioni amministrative del mese prossimo. Dopo qualche minuto un urlo acuto e agghiacciante invase il corridoio, comunicando alle ragazze che Ryo aveva deciso di passare al suo passatempo ospedaliero preferito: molestare le infermiere. Kaori sospirò.
- Non cambierà mai. -
- Ne approfitta perché tu sei convalescente e non puoi usare il martello. –
- Beh, prima mi è sembrato che voi due come sostitute ve la foste cavata benissimo. –
Saeko e Miki si misero sull’attenti con due martelli tirati a lucido al fianco.
- Beh, è senza dubbio un metodo efficace che da anche un bel po’ di soddisfazione, non credi Miki? –
- Assolutamente. –
Kaori sorrise pensando alla punizione che avrebbe atteso Ryo nel momento in cui sarebbe entrato in camera carico di biancheria intima femminile e poi si esaminò le braccia. Quello sinistro era ingessato fin sotto al gomito, l’infermiera le aveva detto che aveva una frattura multipla e che ci avrebbe messo un po’ a guarire, ma che sarebbe tornato perfettamente a posto. Quello destro aveva in mostra due grossi lividi e un taglio profondo, a cui avevano applicato alcuni punti. Glie li avrebbero tolti fra quattro giorni. Miki aveva colto nel segno dicendole che non poteva usare il martello, a dire il vero le vertigini e i dolori alle costole le impedivano anche di stare troppo tempo seduta, ma aveva il fondato sospetto che se l’avessero lasciata stare dritta per qualche minuto di più, sarebbe riuscita a farsele passare e a provare a fare addirittura qualche passo. Peccato che le infermiere e le sue amiche fossero irremovibili.
Elencando mentalmente tutte le ferite sul suo corpo, capì che non poteva essere una fuga di gas la causa dell’esplosione avvenuta a casa loro. I tubi del gas passano esclusivamente dal lato del palazzo in cui sono disposte le cucine di tutti gli appartamenti, e la camera di Kaori era esattamente dal lato opposto. Se fosse stata una fuga di gas ci sarebbe dovuto essere Ryo in quel letto, non lei. Chiarito il fatto che non era stata una fuga di gas, l’interrogativo rimasto era perché tutti si ostinavano a dirle l’esatto opposto.
La porta della camera si aprì interrompendo i suoi pensieri e il chiacchiericcio delle sue amiche. Umibozu, con tutta la naturalezza di questo mondo, entrò nella stanza e sollevò Ryo, che stava tenendo per un orecchio. Lo sweeper si contorse per il dolore e gli sbraitò contro.
- Ehi bestione! Lasciami! Mi fai male!”
- Così impari a molestare le infermiere e mia moglie-
- Mai io non ho fatto niente! Diglielo anche tu Miki!-
- Allora è per tute le volte future. -
- Grrr… sei un gran rompiscatole, lo sai?! –
Umibozu lasciò Ryo che piombò a terra come un sacco di patate e prese a massaggiarsi l’orecchio.
- Polipo dei miei stivali, mai una volta che collabori! Ti perderai tutti i piaceri della vita se ti ostini a comportarti come un puritano. –
- Tsè, sempre meglio del ruolo del maniaco. –
Ryo lasciò perdere il discorso che prometteva di andare in una direzione in cui lui sarebbe uscito pesantemente offeso e si concentrò su Saeko, cercando di convincerla che la cancellazione della lista dei suoi debiti era stata concordata senza il suo consenso e quindi non era valida. Senza scomporsi troppo, la donna cominciò a tirare fuori il martello nella vana speranza di dissuaderlo sul principio. Umi ignorò i due e si rivolse a Kaori.
- Allora Kaori, come stai oggi?-
- Molto meglio, grazie Falcon. Com’è stato il tuo viaggio?-
- Mah niente di che, i soliti raduni noiosi. -
Uno schianto secco li fece trasalire.
I quattro si rivolsero verso il punto in cui era arrivato il rumore. Ryo era di nuovo a terra malconcio, mentre Saeko lo guardava altezzosa.
- Hehehe, certo che oggi sei veramente intrattabile e Saeko-chan?-
- La colpa tua Ryo. Kaori scusa, ma devo andare, ho un mucchio di lavoro ancora da sbrigare. Ci vediamo stasera. Vieni Yuka.-
- Non ti preoccupare Saeko e grazie della visita. Ciao Yuka. -
- Ciao ciao.-
Poco dopo se ne andarono anche Miki e Falcon. Così, mentre Ryo molestava ancora le belle fanciulle in gonnella bianca, Kaori rimase sola con i suoi pensieri. Prima, quando Saeko aveva sbattuto Ryo contro il pavimento, la sua memoria era tornata allo schianto dell’esplosione: poco prima di svenire sotto al letto, le era sembrato di udire il rumore secco e ripetuto di diverse scariche di mitra. Kaori lavorava a fianco di Ryo da diversi anni e ormai sapeva distinguere i rumori delle armi da fuoco ed era sicura che quei rumori non fossero provocati dal crollo delle pareti. Ci rifletté ancora qualche istante ma fu più sicura di prima, ora doveva solo chiedere conferma a Ryo.
Come rispondendo a una chiamata, l’oggetto (o la persona, come dir si voglia) dei desideri di Kaori irruppe nella stana trafelato e pieno di lividi. Kaori non seppe trattenere un sogghigno.
- Beh, cos’è successo? Le infermiere si sono ribellate allo stallone del Shinjuku? –
Ryo la guardò irritato e sospettoso.
- Fa poco la spiritosa sai? Sembra che qualcuno le abbia dotate di martelli. Non avrai mica aperto lo spaccio, eh?-
Kaori soffocò la risata che minacciava di esploderle nel petto rendendo Ryo più furioso e dolorante lei. Si sforzò di assumere un atteggiamento serio, cercando di non cedere alla tentazione di dirgli che, dall’ultima volta che erano stati in quell’ospedale, le infermiere avevano colto subito il modo per mettere quel maniaco in riga. Kaori era riuscita a pagare le bollette del mese e a fare la spesa fornendo martelli di diverse misure a tutti i reparti.
Ryo si buttò su una sedia accanto al letto di Kaori e cominciò a tastarsi per cercare eventuali fratture.
- Ryo?-
- Si-
- Dimmi la verità, che cos’è successo veramente l’altra sera? -
Ryo rimase interdetto per un attimo. Sperava che Kaori non si fosse ripresa abbastanza dallo shock da capire che non era stata veramente una fuga di gas, non voleva preoccuparla prima del dovuto. Non sapeva ancora con chi realmente aveva a che fare e perché, e sapeva che lei avrebbe insistito per partecipare attivamente alle indagini. Non poteva permetterle di ficcanasare mentre era ancora in quello stato. Purtroppo non aveva nessuna scusa veramente plausibile da fornirle, era stato colto impreparato.
- Non è stata un fuga di gas vero? Ho sentito degli spari. Ci hanno attaccato?-
- Beh, ecco… -
- Cono stati gli yakuza? Quelli che volevano fare del male alla ragazzina? –
- Non esatt… -
- E allora chi? Insomma, cos’è successo al nostro appartamento? Come hanno fatto a provocare un’esplosione? –
Sotto quel fuoco di fila, Ryo non riuscì a pensare a nessuna bugia e nemmeno a una scappatoia che lo allontanasse da quella stanza. Frugò più a fondo nella sua mente cercando scuse che Kaori sarebbe riuscita a smontare in meno di due secondi e non trovandone nessuna più resistente, decise di non dirle niente.
Si alzò dalla sedia, e sotto lo sguardo allibito di Kaori si chinò e le diede un bacio sulla fronte.
- Riposati. –
Senza aggiungere nient’altro, prese la giacca e uscì, lasciandola sola.
Fuori dall’ospedale Ryo si sedette su una panchina del cortile e chiuse gli occhi sospirando. Era dalla notte dell’esplosione che non dormiva, aveva passato tutto il tempo a cercare informazioni e a vegliare su Kaori. Seduto al sole, nel caldo e confortante buio che lo stava avvolgendo, Ryo sentì il forte desiderio di abbandonarsi all’oblio, anche solo per un attimo. Non sarebbe successo niente se si fosse appisolato per qualche minuto.
Pian piano, le membra del suo corpo cominciarono a rilassarsi e i suoi pensieri a divenire più lenti e scostanti. Il buio lo avvolse completamente, e Ryo scivolò in un sonno profondo.

Quel pomeriggio al Cat’s Eye una discussione molto animata stava coinvolgendo praticamente tutti gli amici di Ryo: argomento della discussione Hans Bruckmeyer.
- Ma che diavolo mai vorrà da Ryo? Non ha ancora rivendicato l’attentato o lanciato annunci di sorta!- Reika era molto agitata. Ultimamente era anche più intrattabile del solito, in particolare dal matrimonio di Umi e Miki.
- Probabilmente l’hanno assoldato, la domanda è chi. - Miki, visibilmente ancora scossa per la sorte dell’amica, cercava ogni risposta plausibile nella speranza che il velo di ignoranza si squarciasse, rivelandole la soluzione del mistero.
- Qualcuno che lo odia profondamente, e che invece di far fuori direttamente lui ha voluto prima uccidere Kaori. - Saeko espirò una voluta di fumo che irritò parecchio Umibozu e che si voltò altrettanto irritato verso Mick quando fece lo stesso.
- Beh, si vede che è un professionista. Attentando prima alla vita di Kaori ha ottenuto un vantaggio psicologico notevole su di lui. - Mick ricordava bene che Kaori era sempre stata il punto debole di Ryo, era proprio su di lei che aveva puntato quando aveva tentato di ucciderlo prima e di sottrargli il nome di City Hunter poi. Ancora non si spiegava come aveva fatto a fallire. No meglio, non voleva spiegarselo.
- Ora che è preoccupato per lei e che sa che deve proteggerla, farlo fuori risulterà più facile. Non è pienamente concentrato sullo scontro e quindi se è in gamba ha più di una chance. - Umi nutriva davvero poca fiducia in Ryo e a detta sua si era unito alla discussione solo perché era preoccupato per Kaori.
- D’accordo, d’accordo, però chi diavolo l’ha mandato qui? È uno che non ha problemi di soldi ovviamente, Bruckmeyer non sembra essere alla portata di tutti, o sbaglio?- Reika non aveva gradito molto il denigramento di Ryo.
- Se sapessimo di più su chi lo manda e perché, potremmo cercare di organizzare qualcosa, ma per ora siamo completamente spiazzati. - Non era esattamente da Saeko quel genere di affermazione, Reika rimase leggermente spiazzata.
- Pensate… pensate che Ryo abbia già saputo di questo tedesco?-
- Se lo conosco un po’, penso proprio di si. - Mick annuiva vigorosamente. Sembrava che per lui fosse tutto un gioco appassionante e Reika non aveva bisogno di essere irritata di più.
- Ok, e allora cosa pensi che farà? -
- Immagino lo voglia uccidere. -
- Da solo? E senza informazioni? Non ci riuscirà mai così!-
- Ma come, credevo che ormai anche tu conoscessi Ryo, a quest’ora saprà già anche quante ragazze si è fatto al liceo e la loro taglia di reggiseno. Fidati, quel tipo non ha scampo. –
I quattro lo guardarono come si può guardare un ragazzino particolarmente irritante che insiste nel volervi convincere sulla sua tesi sul significato della vita, fatta principalmente di sesso, rock e film d’azione.
- Se lo dici tu. -

Il sonno che aveva catturato Ryo, non era molto tranquillo. Era un sogno particolarmente fastidioso, uno di quelli in cui ti metti a correre su panorami stranissimi e non riesci a fermarti. L’unica cosa a cui riesci a pensare è di andare avanti, fino a quando non incontri la variabile che ti fa smettere. Ryo in questo caso era in una foresta molto buia, rischiarata da vari fuochi che illuminavano oggetti e situazioni che gli apparivano davanti per un instante e dimenticava subito dopo. Diversi rumori, come di scoppi e latrati secchi e metallici, risuonavano nelle sue orecchie, assordandolo. I suoi passi non facevano rumore mentre correva, erano attutiti da un terreno soffice che non riusciva a vedere, mentre i battiti del suo cuore si mischiavano a quelli assordanti ed esterni. All’improvviso, un fuoco più luminoso degli altri comparve alla sua destra rischiarando diverse ombre nere, che svanirono come lui cercò di metterle a fuoco. Si fermò. D’un tratto, tutti i rumori cessarono e dopo attimi interminabili di silenzio, un grido squarciò le tenebre oltre il focolare.
Le grida si ripeterono, senza che lui riuscisse a distinguere ciò che dicevano e, come attirato da una calamita, riprese a correre in loro direzione. Più si avvicinava e più andava veloce, e più andava veloce più una gelida consapevolezza si faceva strada della sua mente: quelle era grida femminili e le conosceva bene, erano le grida di Kaori.
In preda al panico accelerò più che poté fino a quando non arrivò a una radura rischiarata da luci invisibili. Il grido provenì da delle figure al centro, stavolta chiaro e limpido.
- Ryo! -
Kaori era legata a un palo ed era vestita come il giorno del matrimonio di Miki e Umi.
- Ryo, aiutami! –
Dietro di lei, un’ombra scura aveva cominciato a ridere, facendolo infuriare.
- Che hai da ridere! Lascia subito Kaori! –
La voce non smetteva di ridere. Gli faceva venire i brividi.
- Ti ho detto di lasciare Kaori! –
Cercò la sua pistola ma non la trovò. La voce cominciò a deriderlo.
- Che ti succede Saeba? Hai perso la tua arma? –
Ryo fissò spaventatissimo la figura dietro a Kaori.
- Non va bene così, che figura ci fai come sweeper? Ora dovrò uccidere la tua socia, lo sai vero? –
- Lasciala! Che ti ha fatto di male? Lasciala andare! –
Ryo si accorse di sapere la risposta prima di sentirla e cominciò a tremare.
- Che mi ha fatto? Niente di particolare, è solo la tua socia e la devo uccidere. –
- No! –
Ryo tentò di lanciarsi verso Kaori ma qualcosa lo scaraventò lontano.
- E’ colpa tua se muore Saeba. Tu l’hai fatta diventare quello che è e ora morirà per questo. La colpa è solo tua. –
Una mano afferrò Ryo per una spalla e lui la afferrò cercando di liberarsi mentre una voce femminile lo chiamava.
- Ryo che fai! Lasciami! –
Questa voce non era di Kaori.
Ryo aprì gli occhi.
Il sole del tardo pomeriggio lo accolse tra i suoi raggi accoglienti mentre una Saeko visibilmente preoccupata e sofferente lo fissava, cercando di non urlare per il dolore: Ryo le aveva afferrato il polso e lo stava ancora stringendo.
- Ryo, lasciami. –
Lo mormorò appena, ma a Ryo sembrò chiaro come se l’avesse pronunciato ad alta voce. La lasciò e si portò una mano alla fronte, era imperlata di sudore. Si passò le mani tra i capelli chiudendo gli occhi alla ricerca delle immagini che lo avevano appena sconvolto, ma che gli sfuggivano rifiutandosi di lasciarsi mettere a fuoco.
- Ryo, tutto a posto vero?-
Ryo riaprì gli occhi e osservò la poliziotta che si era chinata sopra di lui, indecisa chiamare un medico o meno. Lo sweeper di mise seduto con un movimento agile, che non mostrava la stanchezza degli ultimi giorni.
- Certo che si. Era solo un incubo. -
Saeko lo guardò un attimo perplessa, poi si sedette anche lei sulla panchina.
- Sei sicuro? Ti vedo un po’ sconvolto. Kaori te le ha suonate di nuovo?-
Ryo guardò il sorrisetto beffardo della poliziotta e lo ricambiò, poi appoggiò la schiena alla panchina e si misero tutti e due a guardare il cielo sereno sopra di loro.
- Che cosa state tramando alle mie spalle?-
Saeko incassò il colpo senza mostrare la sorpresa. Quel bastardo sapeva sempre tutto, ma come diavolo faceva?
- So che hai chiesto tu a Umibozu di non dirmi niente su Hans Bruckmeyer. –
Saeko fece una smorfia per nulla impressionata, ci era troppo abituata per sorprendersi, ma il fallimento bruciava sempre.
- Beh, a quanto pare Mick aveva ragione, tu sai tutto come sempre. -
- E’ inutile che cercate di nascondermi certe cose, tanto io le scoprirò lo stesso. –Saeko diede voce alla stessa preoccupazione di sua sorella.
- E che cos’hai intenzione di fare ora? Ucciderlo? –
- Naturalmente. Nessuno mi attacca così deliberatamente sperando di farla franca. Comunque prima voglio sapere chi è che lo manda. -
La naturalezza con cui pronunciò quella frase la fece rabbrividire, non era più abituato al Ryo in quelle vesti, apparteneva a un passato ormai troppo remoto per rivangarlo. Comunque non aveva ancora finito, voleva sapere esattamente come aveva intenzione di agire Ryo.
- E Kaori? Lei sa di questa storia?-
Lo sguardo di Ryo, apparentemente perso nel blu del cielo primaverile, era una risposta più che sufficiente per la donna.
- Guarda che non potrai nasconderglielo per molto ancora, non è stupida, e tra le altre cose riesce a leggerti dentro come un libro stampato. -
- Ah, davvero?-
Ryo si alzò e guardò verso la camera di Kaori.
- Fatemi un favore tu e gli altri, occupatevi di Kaori, non so quanto mi prenderà questa storia. -
Saeko gli lanciò un’occhiata irritata.
- Non dovresti nemmeno chiederlo, lo sai.-
Ryo salutò Saeko con un cenno del braccio e si allontanò in direzione della sua macchina. La donna lo guardò andare via poi salì in camera di Kaori, tentando di reprimere l’irritazione che le stava salendo dalla bocca dello stomaco. “Stupido! Ma quando diavolo ti deciderai? Non puoi andare avanti così per sempre.”
Arrivata alla camera di Kaori si diede qualche secondo per riprendere un respiro e un’espressione normale ed entrò sorridente.
- Cambio della guardia Kaori, che cos’hai fato a Ryo per farlo andare via in quel … !-
Saeko si interruppe bruscamente: il letto di Kaori era vuoto.





Ce l'ho fatta!! Ho sul serio temuto di non farcela quando mi sono ricordata che molto probabilmente la biblioteca scolastica chiudeva il primo lunedì del mese, ma per fortuna non era così.
Il capitolo purtroppo è un po' di transizione, ma il prossimo sarà più lunghetto, anche perchè non ho la minima idea di come fare a spezzarlo.
Sarà quasi sicuramente pronto per mercoledì, perciò pregate che lo zio Murphy si volti dall'altra parte e che io riesca a scrivere. Baci ^^

Marziachan: sono riuscita a mantenere la promessa! Mi spiace, ma ci vorrà un bel po' prima di scoprire che cosa vogliono da Ryo... giusto fino alla fine della fic ^^ -me sadica!-
Grazie dei complimenti! Stanno aumentando terribilmente la mia autostima Ciau!

Mistral: hehehe, grazie troppo buona XD , credo però che se tu leggessi la stesura originale rabbrivideresti, lì si che si vede che avevo diciassette anni. Per fortuna ora sono cresciuta e ho un po' più di coscienza su come si dovrebbe scrivere una storia. Ciau ^^

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: Heresiae