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Autore: PsicoSoul    16/10/2010    3 recensioni
Sbattuta fuori casa con meno della metà delle mie cose. Ripudiata da un patrigno che ha preferito una ragzza più giovane. [...] Ciao, ho dicaissette anni e mi chiamo Brittany, lo so è un nome da star, mi piace. Ma non sono una diva.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Black On Black.

Capitolo Due.

Ci dirigiamo velocemente in classe. Non vorrei arrivare in ritardo proprio il primo giorno. Sarebbe fuori luogo.

Bhe allora ti lascio qui” mi dice Ronnie sorridendo davanti alla porta della mia aula.

Gr..Grazie” balbetto io.

“Ma figurati Ragazzina” Sorriso strafottente.

Bhe allora ciao”

“Ciao..”

Appena metto un piede nell’aula sento che una mano mi tira il cappuccio della felpa, mi giro innervosita e mi ritrovo, di nuovo, a fissare quella nuvola di capelli neri.

“Dimenticavo.. A che ora finisci?” chiede curioso.

“Credo per le tre e mezzo” gli rispondo sovrappensiero.

“Allora aspettami qui, io esco alle tre e quaranta! Ciao” detto questo gira i tacchi e velocemente entra in un aula dalla quale proviene un frastuono incredibile.

Frastornata entro anche io in classe. Vedo che quasi la metà dei cavalletti in prima fila è occupato. Opto per uno in seconda, vicino alla finestra, così la luce sarà buona per lo meno.

La professoressa di arte entra in classe. Sembra un quadro di un qualche pittore molto originale. È piccola, i capelli sono biondi e gli occhi verdi. Indossa un paio di occhiali a punta rossi che la fanno sembrare molto più giovane di quanto credo che sia. Non ha un colore abbinato all’altro, mi piace, anche se non è del tutto nel mio stile.

“Buongiorno ragazzi, scusate il ritardo,ma… Che cosa vedo!” Esclama fissandomi. Il terrore inizia a farsi strada nel mio stomaco, quei pochi morsi di panino iniziano a gorgogliare nella mia pancia.

“Una nuova studentessa ad Arte Creativa” finisce la frase. Mi indica, facendo cenno di andare lì, di fianco a lei. davanti a tutta la classe. Intanto i miei compagni si erano già girati a fissarmi incuriositi, alcuni anche piuttosto comprensivi, dagli sguardi. Mi rivolgevano dei sorrisetti, quasi di incoraggiamento. Prendo il coraggio a due mani e mi alzo dalla piccola sedia. Raggiungo la professoressa Torres, così ha detto di chiamarsi mentre mi stringeva la mano.

“Allora, parla un po’ di te” mi dice sorridendo.

“Uhm, beh, allora..” comincio farfugliando “Mi chiamo Brittany, ma preferirei essere chiamata Britt. Ho diciassette anni anche se vi sembrerà strano…” alcuni sorridono. In quel momento la porta si spalanca ed entra quel ragazzo dai capelli biondi e neri che avevo visto e SCONTRATO in segreteria.

“Scusi il ritardo” dice velocemente.

“Bryan cerca di essere più puntuale” lo richiama senza  nessuna minaccia nel tono della voce.

Il ragazzo di nome Bryan si siede nell’ultimo banco in fondo, e inizia a scarabocchiare qualcosa sul suo blocco.

“Continua Cara” mi incita la Torres.

“Beh, sono di San Diego, mia madre si è sposata con un uomo italiano, siamo andate ad abitare per circa quattro anni a Milano e poi, eccoci qui!” Dico tutto d’un fiato.

“E le tue passioni quali sono? Ultima domanda eh, poi iniziano a creare” mi chiede divertita.

“Amo la musica” inizio, guardo i miei compagni, il biondo ora mi sta fissando, con grande curiosità. Sento le guance scaldarsi. “Suono la batteria e la chitarra da quando ho sette anni, me la cavo anche con la tastiera.” Finisco cercando di sorridere. La Torres mi congeda con un “Benebene, benvenuta” e me ne torno al posto, seguita da tutti gli sguardi, ma in particolare dal suo.

Afferro i colori e i pennelli che la Professoressa mi ha prestato e inizio a dipingere. Non so bene cosa, ma con in mente il testo di una canzone che ho iniziato a scarabocchiare, dipingo. Dopo un po’ di tempo, sarà passata almeno un’ora, alzo la testa per curiosare chi fa cosa. Ci sono ragazzi che, come me, dipingono, altri modellano creta o cartapesta, c’è chi dipinge un’amica oppure chi infila perline o chi semplicemente cerca l’ispirazione, come Bryan. Ogni tanto di sottecchi lo guardo e a volte anche lui mi fissa. Uno sguardo curioso, come quello che mi spediva quando stavo parlando.

Continuo a stendere il colore sulla mia tela, quando la campanella suona, segnando la fine di questo primo giorno di scuola.

Velocemente raccatto le mie poche cose , raggiungo l’armadietto e afferro la mia tracolla. Sto per uscire quando un pensiero mi attraversa la testa “devo aspettare quel .. come si chiama? Ronald? Richard? Uhm sì, Ronnie”. Giro i tacchi e raggiungo velocemente la porta di musica d’insieme. Da dentro provengono assoli di chitarra, rulli di tamburi, suoni di maracas violini e violoncelli.

Appoggiata al muro cercai di immaginare cosa potrebbe suonare quel ragazzo. Ascoltando più attentamente mi accorgo che c’è anche qualcuno che canta. Non riesco a capire cosa dice, non riesco a sentire bene cosa stia cantando.

Finalmente la porta si apre, ed escono almeno una trentina di persone. Mi affaccio per vedere che fine abbia fatto lui. Lo vedo appoggiato alla finestra, intento a parlare col suo amico con la frangia su un occhio.

Mi nota e mi saluta sorridendo. Bisbiglia qualcosa all’amico, guardano entrambi nella mia direzione. Ora sono leggermente imbarazzata. Si avvicinano. “Ehi Ragazzina” mi apostrofa.

“Ciao..” saluto io.

L’amico mi guarda con attenzione “Allora Ron, non mi presenti la tua tenebrosa amica?” chiede, noto una punta di ironia, ma non ci faccio caso.

“ah sì. Lei è Britt” dice indicandomi.

“Come se già non lo sapessi” dice ridendo e lanciando occhiate a Ronnie, che, forse imbarazzato?, si guarda la punta delle Converse nere.

“E tu sei?” dico io, facendo finta di non aver sentito.

“Max, ma chiamami Maxi se ti va, bhe ragazzi, ora vado! Ci si vede Ron, ciao Britt, bella maglia” detto questo sparisce dietro la lunga fila di armadietti.

Silenzio.

Decido di rompere il ghiaccio.

“Per caso tu sai dove posso trovare un negozio che vende articoli per la pittura? Sai i miei sono ormai vecchi e..”

Mi interrompe.

“Sì certo, ma tu non ci riusciresti ad arrivare. Direi che ti posso accompagnare io domani mattina. Tanto è sabato, ci sono solo i corsi di recupero, e immagino che tu, essendo nuova, ancora non li frequenti”

“Già, e neanche te suppongo.”

“Sì, li dovrei frequentare, ma ho di meglio da fare domani mattina no?”

Così dicendo s’incammina verso l’uscita. All’improvviso si gira.

“Domani mattina alle nove all’entrata principale della scuola, non è molto distante il centro.” Sorride.

“A domattina allora” rispondo di rimando.

Mi saluta con un cenno della mano e se ne va. Raccolgo le mie cose. E mi avvio anche io vero i Bus. Vedo il biondino che mi fissa. Non riesco a interpretare lo sguardo. Rabbia? Indifferenza? Curiosità? Ci sto ancora pensando quando mi trascino stanca nella mia camera e inizio a cercare la mia chitarra in tutti quegli scatoloni.

 

  
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