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Autore: Simphony    16/10/2010    9 recensioni
[Partecipante al The One Hundred Prompt Project] Merlin è lontano dal suo Principe. Arthur lo guarda tremare e singhiozzare. E una vocina gli ricorda che è solo colpa sua se Merlin sta soffrendo.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta "Errori"'
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Piccola Shot facente parte della serie “Errori”. Questa e le altre fic di questa serie partecipano alla “The One Hundred Prompt Project” rimandabile al banner posto qua sotto.


The One Hundred Prompt Project

Spero vi piaccia


Prima di iniziare volevo fare un enorme RINGRAZIAMENTO a Crocchetta che si è offerta volontariamente di betarmi anche questa cosa chiamata shot.


Un'altra cosa. Sono sta in dubbio fino alla fine, riguardo una delle scene finali. Ho chiesto consiglio ad alcune ragazze e mi avevano consigliato altre cose, ma che forse, come l'ho gestita considerando il contesto in cui è messo, andava bene così.


Così come l'altra shot “Vendetta”, ho un po' di dubbi. Ripeto, specialmente sulla scena finale. Ho paura di aver tagliato la questione troppo in fretta, o aver fatto un Merlin forse troppo sfrontato o un Arthur poco reattivo.


Boh. Ditemi voi! X°D


Simphony


*°*


Raccolta n.° 3 – Errori 04


Prompt 84 Rimpianto


(P.O.V. Esterno)


Arthur si ritrovava seduto sul letto, appoggiato con la schiena al muro. Le gambe erano tirate al petto, la fronte appoggiata sulle ginocchia.

Gli occhi erano gonfi e rossi, le mani e le unghie scorticate e con i grumi di sangue ancora non ripuliti.

Per quante ore aveva cercato in ogni modo di rompere il pesante portone di legno massiccio?

Per quante ore aveva cercato di scavalcare la sua finestra in un disperato tentativo di fuga, prima di rientrare con l'orgoglio ferito perché i suoi stessi arcieri lo puntavano dalla piazza?

Aveva i vestiti stracciati e non si sarebbe mai sognato di cambiarsi da solo senza il suo fedele servitore presente, che lo prendeva in giro e che gli rispondeva a tono.


Dalla piazza provenivano le urla del popolo, il disprezzo verso colui che le guardie stavano trascinando lungo la strada dalle prigioni.

Ogni tipo di scherno era perfettamente udibile dal principe, che tuttavia non riusciva ad alzarsi dal letto.

Era sfinito. Era senza forze. Era senza anima.


Non aveva più nulla.


E tutto quello era solo colpa sua. Non poteva dire altro, se non che era solamente colpa sua.

Se avesse dato retta a Merlin, se avesse ascoltato quello che gli diceva, se non si fosse testardamente impuntato sulle sue idee, forse in quel momento Merlin avrebbe avuto la speranza di una lunga vita davanti a sé.


Se solo non lo avesse inconsciamente costretto a praticare la magia all'interno di Camelot, adesso...


adesso sarebbe al suo fianco, a borbottare qualcosa d'indecifrabile e ad aiutarlo a indossare qualcosa di accettabile per il banchetto del pranzo.


Arthur decise che era il caso di affacciarsi almeno alla finestra. Strisciò giù dal letto, tirandosi dietro anche le coperte, che rimasero inermi a terra. Senza la forza di fare altro, si lasciò cadere contro il colonnato che si trovava al lato della finestra e scostò il drappeggiato in pesante velluto rosso.


La pila di legna era là, al centro della piazza. La folla era radunata tutta intorno, delle guardie stavano legando il suo servitore.

Era a petto nudo, indossava solo un pantalone. Dalla schiena fluiva ancora del sangue, segno delle frustate che lo avevano colpito in quei due giorni di prigionia.


Aveva il volto sofferente, sporco, sanguinante. Arthur non voleva immaginare cosa aveva subito in quelle ore terribili. Non voleva immaginare quali pensieri avevano attraversato la sua affollatissima mente mentre aspettava la morte imminente.


Delle lacrime iniziarono a scendere lungo le sue guance, ancora sporche dopo il loro ritrovamento, dopo quella missione suicida, dopo che erano stati attaccati su tutti i fronti e tutti i suoi cavalieri erano morti.

Non singhiozzò. Non lo riteneva abbastanza virile.


Avrebbe dovuto essere giù, a guardare negli occhi l'uomo che amava e che lui stesso aveva mandato al rogo.

Avrebbe dovuto cercare di sorridergli. Avrebbe dovuto fare qualcosa. Qualunque cosa pur di non assicurargli una morte così dolorosa.


Arthur allungò una mano, sfiorando il vetro in corrispondenza del volto di Merlin.


Non lo avrebbe più toccato.

Non lo avrebbe più baciato.

Non lo avrebbe più amato.


Semplicemente, non lo avrebbe più avuto accanto.


E non poteva sopportarlo.


Merlin aveva il volto piegato verso il petto, che gli si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro affannato.
Tremava leggermente. Non era mai stato un cuor di leone, ma certamente, una situazione come quella avrebbe fatto tremare chiunque.


Accesero il falò, il popolo si era improvvisamente ammutolito.


Mentre le fiamme raggiungevano il corpo, Merlin alzò improvvisamente la testa e si voltò verso la finestra del Principe.


Piangeva, così come piangeva anche il suo padrone.


«Vi amo. » urlò Merlin con tutte la voce che possedeva «Vi amo alla follia. »


Arthur aprì la finestra. Voleva sentire le sue ultime parole. Voleva sentire per l'ultima volta la sua voce, così dolce e ingenua. Voleva assaporare tutto di lui, prima che le fiamme divorassero anche la sua anima.


«Principe, state attento. Vi prego. » urlò mentre il fumo gli annebbiava il volto.


Chissà se il fuoco stava già bruciando la sua carne viva.


«Sire, vi amo. » ripeté


Singhiozzava il suo servitore. Singhiozzava come mai lo aveva sentito in tutti quegli anni di fedele servizio.


«Ti amo anch’io, Merlin. » sussurrò Arthur asciugandosi come meglio poteva le guance bagnate dalle lacrime.


Arthur non sapeva se Merlin lo avesse sentito, ma a giudicare da come il suo corpo avesse smesso di tremare e da come lentamente sulle sue labbra si stava formando un leggero sorriso, Arthur giudicò che forse lo aveva sentito.


Merlin si lasciò appoggiare al palo, la testa mollemente abbandonata, i muscoli tesi, il volto sporco, sanguinante ma sorridente verso di lui.


Vedere come il servo stava affrontando, dopo quella dichiarazione, la morte, aiutò Arthur a ricomporsi.
Voleva scappare. Ma non lo fece. Osservò fino alla fine, il macabro rituale del rogo.


E quando tutto fu finito, scivolò a terra.


*°*


Arthur si sentì scuotere. La voce di Merlin che gli inondò il cervello sembrava alterata.

Il principe non voleva aprire gli occhi. Iniziava già a sentire tanto la sua mancanza, da udire le voci adesso?


«Sire, volete svegliarvi? Vi prenderete un malanno se continuate a dormire per terra. » sbuffò l'altro scuotendolo ancora una volta.


Ma Arthur non si decideva a muoversi. Voleva sentire ancora la sua voce, prima di uscire completamente di senno. Voleva continuare a sentirlo, per sempre.


«Sire, ma cosa avete stamattina? E' tardissimo. Oggi avete l'allenamento con sir Leon, ve lo ricordate? »


Titubante, Arthur aprì gli occhi. Stava sognando, decisamente. Non c'erano altre soluzioni per tutto quello che stava accadendo.


Eppure Merlin era là accanto a lui, preoccupato.


Arthur rimase con gli occhi semichiusi per qualche minuto intero. Non riusciva a capire, che ci faceva Merlin se...


Aprì di colpo gli occhi, afferrando il servo per le spalle e tirandolo a pochi centimetri dal proprio volto.


«Sire...? » balbettò interdetto il servo.


«Sei vivo. » affermò l'altro ignorandolo «Non sei stato messo al rogo» continuò «E questo non è un sogno. »


«Sire, avete sbattuto la testa cadendo a terra. Se vostro padre mi avesse messo al rogo, non mi sarei svegliato per portarvi la colazione. »


«Ti ho visto morire. Con questi occhi. »


Merlin lo fissò negli occhi. Poi, senza preavviso, gli rifilò un violento schiaffo sul volto. Arthur lo lasciò di scatto, per portarsi una mano sulla parte lesa.


«Vi sembra abbastanza reale questo? » chiese Merlin ridacchiando «Sono vivo. E rimarrò al vostro fianco per tutta la vita. Quante volte ve lo devo ripetere? »


Si alzò in piedi e iniziò a sistemare il letto. Arthur rimase seduto a terra, a fissare il servo che sistemava.


Poi accennò un sorriso. Merlin era vivo e quella era la cosa più importante di tutte.


Quindi tutto quello era solo un sogno. Solo uno stupido sogno.

Chissà perché aveva pensato che Merlin potesse morire.


Avrebbe dovuto rendersi conto che era al suo servizio e che obbediva ad ogni suo ordine. Dopotutto Arthur non gli aveva ordinato di morire.


Quindi non poteva essere morto.


Ripensando a quel lunghissimo e terribile sogno, Arthur si chiese quale delle due fosse la realtà.


«Sire, volete sbrigarvi? » urlò Merlin con la sua armatura fra le mani «Siete in ritardo! »


Il Principe sorrise.

Non gl'interessava quale delle due fosse la sua vera realtà.


Merlin era vivo e questa era la cosa più importante di tutte.


Fine

   
 
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