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Autore: Evelyn Wright    17/10/2010    3 recensioni
Ciaoooooo!! Eccomi alle prese con una nuova storia che come al solito ho sognato durante la notte XD Mi è sempre piaciuto Eragon e ho sempre pensato che prima o poi avrei scritto qualcosa così eccomi qui! La protagonista si chiama Evelyn (ma in realtà sono io la protagonista) che viene catapultata nell'universo di Eragon con uno scopo ben preciso e cioè aiutare i Varden a sconfiggere l'impero! Ovviamente sarà anche una storia d'amore.. tra chi non si sa però ci sarà una storia d'amore.. ed Evelyn alla fine della storia dovrà prendere una decisione molto importante! Se vi ho incuriosito leggete e commentate!! Pleaseeee *_* un bacione a tutti!!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti miei cari lettori/lettrici!! Ho visto che nonostante non abbiate commentato la mia storia, ci sono state molte visite ^_^ ed è per questo che mi sono decisa a postare e quindi a farvi leggere il secondo capitolo della mia storia! E' un pò più lungo del precedente, ma cosa dire a mia discolpa? Ero troppo presa dallo scrivere e non mi sono accorta di stare facendo un poema XD
Inoltre, se avete notato, ho aggiunto anche un immagine per la "copertina" di questa fanfiction! La ragazza che sta al centro naturalmente è Evelyn, interpretata da Emma Watson! Spero tanto che vi piacciaaaa!!

Devo ringraziare anche stefy_81 che ha messo la mia storia tra le preferite e anche rosi33 che ha messo Gajzla tra le storie seguite!!

Spero tanto di ricevere dei commenti, che mi renderebbero davvero piena di gioia!!

Un bacione a tutti dalla vostra Roberta ^_^ e buona lettura!


Capitolo 2:

Con la schiena appoggiata al freddo muro di pietra della mia cella, tamburellavo distrattamente le dita sul letto mentre osservavo il cielo azzurro fuori dalla finestra e un senso di malinconia mi invase non appena mi resi conto appieno che ero completamente sola in un mondo nuovo e senza né genitori né famiglia che potessero darmi il loro appoggio.

Nessuno era venuto a cercarmi da quando avevo ripreso conoscenza, anche se Murtagh mi aveva promesso che sarebbe venuto qualcuno a curare le mie ferite che prudevano e dolevano ogni volta che mi muovevo perché la crosta si era in parte già formata, e ancora mi rimproveravo per la mia stoltezza perché avrei potuto prevedere facilmente che Murtagh avrebbe certamente cercato di drogarmi dato che ero un possibile “pericolo”.

Ma in realtà non ero affatto una persona pericolosa anche se le circostanze avrebbero fatto pensare a tutti che io lo fossi, quindi in parte potevo comprenderlo. Ero semplicemente un umana debole come tutte le altre umane, solo che avevo un pizzico di sapienza in più e qualche conoscenza dell’antica lingua per quel che bastava per dire qualcosa di cortese davanti agli elfi (assolutamente inutile in quella circostanza) e qualche parola che se avessi saputo usare la magia, poteva essere offensiva per i miei nemici, ma per mia sfortuna io non avevo alcun potere magico da utilizzare contro di loro.

Per di più non sapevo neanche usare un arma, ad esempio la spada o l’arco o persino un pugnale, e l’unica arma che avevo mai usato in vita mia era una pistola giocattolo di mio fratello ed ero anche brava a centrare il bersaglio e quindi avevo un ottima mira, ma anche se ero brava ad usare una pistola la cosa non mi avrebbe portato alcun vantaggio dato che mi trovavo in un epoca dove non si era mai vista una pistola per fortuna e come se tutto ciò non bastasse non ero mai stata neanche addestrata al combattimento ma avevo provato io ogni tanto a cercare di imparare qualche mossa di tecnica giapponese.

Ancora mi chiedevo come mai avessero scelto proprio me per una missione del genere perché al mondo non potevo credere che non esistesse qualcuno più preparato e più forte di me!
Ma era quello che mi era toccato e anche se avessi tentato di protestare la situazione non sarebbe cambiata né ora né mai.. L’avevano detto chiaramente quelle voci che una volta arrivata in Alagaesia non avrei avuto alcun tipo di aiuto, ma che dovevo essere io l’aiuto che veniva inviato da un mondo altrettanto lontano.

Ripensando a come ero stata portata via da casa non potei fare a meno di deprimermi ancora di più perché avevo appena litigato con mia mamma ed era invece da 6 mesi che non parlavo con mio padre quindi adesso che ero da sola capivo veramente che non aveva avuto molto senso litigare con loro e che avremmo potuto invece passare ancora parecchi momenti felici insieme. Non li avevo neanche potuti salutare, né mia madre né mio padre né mio fratello né mia nonna, e a questo pensiero alcune lacrime incominciarono a rigare le mie guance mentre io tentavo disperatamente di fermarle perché odiavo piangere.

La consideravo una debolezza eccessiva e io detestavo sentirmi debole in qualunque circostanza e la cosa buffa è che ogni volta che pensavo questo non facevo altro che piangere ancora di più, come in quel momento che scoppiai in un pianto a dirotto e questa volta sapevo benissimo che niente e nessuno mi avrebbe mai fermata finchè non avessi finito tutte le lacrime che avevo a disposizione.
Continuai così a piangere per un tempo indefinito ed era una cosa che mi faceva impazzire non avere chiaro quanto tempo fosse passato da quando ero chiusa in cella.

Probabilmente sarei impazzita comunque se non avessi provato a fare qualcosa, ma cosa? Cosa si poteva mai fare in una cella? Mi potevo fare portare una penna.. ah no.. non penso che le penne esistano in quest’epoca naturalmente e quindi come scrivono? Con le piume e l’inchiostro forse.. Quindi mi sarei dovuta far portare una piuma e un foglietto di carta per scrivere qualcosa.. Ma cosa?
Quello che provavo in quel momento?

Difficile descrivere quello che sentivo.. Essere presi quasi senza permesso dalla tua vita non era una cosa facile da provare e poi se qualcuno avesse letto quello che scrivevo sarebbe stato peggio dato che era un segreto che non avrei mai rivelato a nessuno.
Non che avesse importanza perché nessuno poteva raggiungere la mia terra, ma era una parte di me e in quanto tale non andava divulgata con leggerezza.

Per fortuna quando Murtagh mi aveva chiesto come mi chiamavo ero ancora abbastanza lucida da rispondergli con un nome non mio ma che avrei usato durante la mia permanenza in Alagaesia come mi avevano imposto di fare quegli esseri luminescenti. L’importanza dei nomi era evidente in questo mondo e io dovevo proteggere il mio. Non ero immune a qualsiasi influenza magica purtroppo e quindi anche io dovevo in qualche modo mettermi al sicuro su certe cose come precauzione contro eventuali pericoli.
Quindi me ne stavo seduta cercando di coprirmi il più possibile con il lenzuolo che avevano messo nel letto. Avrei tanto voluto cambiare i vestiti che portavo dato che erano tutti sporchi e strappati ma dopo che avevo rimproverato Castigo per aver cercato di morderli era l’ultima cosa che avrei chiesto spontaneamente e me li sarei tenuti esattamente come erano, a meno che qualcuno non mi avesse portato qualcosa di meglio.

Ma stare a rimuginare sui miei vestiti non era utile alla mia sanità mentale perché mi ricordavano sempre da dove venivo ed era abbastanza doloroso, quindi invece pensai che fosse più utile analizzare i fatti come si erano svolti fino a quel momento, ed è per questo che mi sforzai di ricordare quanto più possibile e la mia mente incominciò a vagare nei miei ricordi di quel giorno:

***Quella notte non avevo dormito molto bene perché non ero riuscita a prendere sonno e quando pensavo finalmente di essermi addormentata mi accorgevo che ero ancora cosciente e che quindi non mi stavo addormentando affatto. Solo alle prime luci della mattina mi ero finalmente addormentata ma la mia sorte non era molto benigna e poco tempo dopo la sveglia aveva deciso di porre fine alla mia notte di sonno e io stanca e angosciata avevo provato a girarmi dall’altra parte ignorando completamente che si stava facendo tardi e che dovevo alzarmi per andare a scuola e quando finalmente credevo che nessuno si sarebbe alzato per svegliarmi mia mamma era entrata in scena urlando a squarciagola che se avessi perso l’autobus era meglio che non mi facevo più neanche vedere a casa.

Non era servito a nulla il fatto che avessi tentato di spiegarle che non avevo chiuso occhio tutta la notte.. Quando si trattava della scuola mia mamma era intransigente e mi avrebbe mandato anche con la febbre a 40 pur di non farmi fare neanche un assenza.
Ed era per questo che ero uscita di casa di malumore sbattendo la porta senza neanche girarmi per salutarla.. e ci mancava! Ero furibonda in quel momento.
In fretta andai alla fermata del bus, arrivando tra le altre cose appena in tempo, e mi misi le cuffie del mio mp3 per rilassarmi un po’ ed evitare di addormentarmi sul sedile.
Fatto sta che probabilmente mi ero addormentata lo stesso perché non mi ero resa conto affatto della strada e in un lampo arrivammo a scuola.

Entrai in classe e diciamo che la giornata trascorse in modo tranquillo, anche se più volte avevo appoggiato la testa sulla mano cercando di dormire un po’, ma essendo al primo banco non era una cosa del tutto facile e più di una volta il prof di fisica mi aveva beccato ad occhi chiusi ma io avevo fatto finta di avere qualcosa negli occhi, anche se non so se ci ha creduto sul serio!
Ah se mi avesse vista mia mamma! Sapevo quello che avrebbe detto: “Invece di dormire perché non ascolti il professore?! Hai 17 anni e ancora non sai che in classe devi comportarti bene? Come fai ad imparare se non ascolti l’insegnante? Per forza che poi dobbiamo prenderti il prof privato di matematica!” e così via dicendo.. quanto la odiavo quando faceva così!

E questo era un motivo frequente dei nostri litigi più feroci. Avrei tanto voluto badare a me stessa senza intromissioni alcune perché al contrario di quello che pensava lei ero molto più matura di certe persone della mia stessa età e anche della mia stessa classe e sapevo benissimo quello che si doveva o non si doveva fare.
Mah vabbè.. Era meglio scacciare questi pensieri o probabilmente il mio carattere eccessivamente emotivo mi avrebbe portata a piangere davanti a tutti.

Così mi concentrai per le ultime ore di lezione a scrivere tutto quello che ricordavo delle parole dell’antica lingua di Eragon su un quadernetto che portavo sempre con me per quei momenti bui.
La sera prima avevo cominciato a rileggere per l’ennesima volta tutti i libri scritti da Paolini con rabbia crescente dopo aver letto in un articolo ufficiale su internet che aveva annunciato da poco che non avrebbe mai finito di scrivere l’ultimo libro perché gli mancava l’ispirazione necessaria. Aveva provato e riprovato ma non ci era riuscito e quello che aveva scritto non andava bene neanche per un tema di fantasia per la scuola delle elementari.

Non potevo credere che dopo tutti questi anni le nostre speranze erano svanite in un turbine di vento solo perché quel tizio lì non aveva l’ispirazione!
Eragon era una storia che mi aveva fatto sognare nei momenti difficili e che mi aveva acceso un pizzico di speranza quando tutto mi sembrava perduto, ad esempio quando avevo perso mio nonno, ed era per questo che ero particolarmente legata a questa storia.
Ma le parole di Paolini erano chiare. Niente quarto libro.
Così come al solito mi ero rifugiata tra quelle pagine, anche se era quella storia stessa a darmi dolore perché non avrebbe mai avuto fine.
Pensando a questo la campanella di fine lezione riecheggiò nei corridoi e in un lampo fui fuori ad aspettare l’autobus come ogni santissimo giorno.

Era pressante tutta quella routine e non vedevo l’ora di poter cambiare vita, ma avendo 17 anni ancora dovevo aspettare almeno altri 2 anni per finire la scuola e poi decidere della mia vita.
Salii sull’autobus e tirai fuori di nuovo il mio fedelissimo mp3 mentre una mia compagna di classe che odiavo con tutta me stessa, mi si sedeva accanto perché non c’era nessun’altro posto libero.
Ma tanto non le avrei rivolto mai la parola, a meno che non fosse stato strettamente necessario. Non ero proprio in vena di essere gentile con lei, anche se nonostante la odiassi lo ero sempre.
Ancora una volta in quella giornata non mi resi conto di quanto il tempo passasse in fretta e mi ritrovai davanti al cancello di casa mia.

I miei genitori non erano ancora tornati e io accolsi la notizia con un pizzico di gioia perché non avevo nessunissima voglia di vederli. Probabilmente mia madre era andata a prendere mio fratello a scuola perché andava ancora alle medie.
Poggiai lo zaino a terra accanto all’armadio nella mia stanza e il mio occhio si soffermò sul libro di Eldest che ieri avevo lasciato sulla scrivania quando avevo deciso di rileggerli tutti e tre.
Non capivo il motivo ma mi attirava enormemente e così lo presi e aprii una pagina a caso del libro e compresi subito che si trattava della parte in cui veniva narrato il viaggio di Eragon verso la Du Weldenvarden in compagnia di Orik e Arya e poi da altri nani che erano stati, diciamo “ingaggiati” per proteggere Eragon a causa della sua menomazione fisica.

Mi dispiaceva enormemente per lui, ma tanto ero a conoscenza del fatto che sarebbe guarito presto grazie alla magia elfica e quindi non mi preoccupavo ormai più di tanto, anche se la prima volta che avevo letto del fatto che non poteva più sforzarsi più di tanto a causa del colpo infertogli da Durza ero sul punto di piangere anche io come più di una volta aveva fatto lui, ma per motivi diversi.
Ma ad un tratto sentivo che qualcosa era cambiato, o che stava cambiando. Sentivo un dolore alla parte sinistra dello stomaco e le orecchie incominciarono a fischiare tanto che per cercare di attutire il dolore le avevo tappate, ma non era servito assolutamente a niente. Mi sentivo come se fossi salita su un aereo e che questo aereo stesse decollando e che si trovasse a mezz’aria.
I colori intorno a me si erano fatti sempre più opachi e un vento proveniente da non so dove stava incominciando a mettere a soqquadro tutta la stanza.

In preda al terrore più assoluto mentre vedevo la devastazione di tutti i miei oggetti e i miei ricordi più cari contenuti nella mia stanza, presi il libro tra le mani e tentai di fuggire andando nel corridoio, ma di nuovo un turbine di vento continuò imperterrito a mettere a soqquadro qualunque posto in cui io mi spostassi.
L’occhio cadde sul libro che tenevo tra le mani e mi accorsi che lampeggiava in modo strano e molto stupidamente lo aprii notando che tutte la pagine tranne fino alla parte che avevo letto poco prima, erano diventate bianche.

Con un urlo lanciai il libro il più lontano possibile da me ma era praticamente inutile tentare di fuggire perché qualunque cosa mi stesse perseguitando in quel momento, era intenzionato ad ottenere ciò che voleva a qualunque costo.
Il libro incominciò a inghiottire qualunque cosa fosse nelle immediate vicinanze e man mano anche le cose più lontane ed io impietrita dal terrore perché giusto giusto avevo lanciato il libro proprio accanto all’unica via di fuga esistente, chiusi gli occhi e mi lasciai inghiottire tra le pagine del libro e l’ultima cosa che si sentì in quella casa fu il mio urlo quando tutto divenne buio.

L’unico rumore che si sentiva era quello del mio respiro affannato e per quanto la mia mente confusa non facesse altro che ripetermi che avrei fatto meglio a restare esattamente dov’ero, non l’ascoltai e incominciai a vagare alla cieca, alla disperata ricerca di qualunque cosa.
Era preferibile persino un mostro a cinque teste piuttosto che quel buio e quel silenzio.
Continuai a camminare così per un po’ di tempo finchè non notai una luce flebile in lontananza che man mano si allontanava. Poteva essere pericolosa ma non ce la facevo più a stare al buio e così urlai << Aspetta!! >> e corsi verso di lei il più velocemente possibile, ma quella luce non aveva intenzione di fermarsi.

All’improvviso non la vidi più e mi avvicinai al punto in cui era sparita ma non vedevo alcun segno della luce che avevo visto e sembrava seriamente che fosse sparita nel nulla.
“Allunga la mano davanti a te” disse una voce nella mia testa e quasi senza timore, come se obbedire a quell’ordine fosse la cosa più naturale del mondo, la mia mano si alzò e si allungò formando quasi un angolo retto con il mio busto.
Sentii qualcosa di diverso, come se l’aria fosse diventata d’un tratto palpabile come se fosse stata acqua, e delle lievi crepe ruppero l’armonia di quella strana materia.
“Coraggio.. Allunga ancora la mano” e come prima, guidata da quella strana voce, mi ritrovai ad allungare la mano che scomparve creando numerose crepe in quella strana materia dello stesso colore della zona circostante.

Ritirai in fretta la mano e tentai di osservarla, anche se al buio era quasi impossibile. Niente mi aveva fatto del male fino a quel momento e decisi così di oltrepassare quella specie di materia per porre fine a quella storia.
Non c’erano vie di fuga dove mi trovavo e l’unica cosa che potevo fare era andare avanti.
Così mi presi di coraggio e mi tuffai letteralmente dentro quella materia cadendo dall’altra parte con un tonfo sordo su qualcosa di morbido che mi sembrava di conoscere.
Aprii gli occhi che durante la caduta avevo chiuso, e scoprii di trovarmi su un prato e quella che stavo toccando quindi era erba, erba rigogliosa.

Tutto il mondo adesso era pieno di luce e colori e sentivo risate angeliche provenire di fronte a me, da sopra di me, e anche da entrambi i lati.. come se quelle voci fossero ovunque!
Non riuscivo a vedere altro che un vastissimo prato e di lato a sinistra un gruppo di alberi fittissimi mi impedivano di vedere cosa ci fosse oltre.
“Vai verso gli alberi.. Non avere paura” e naturalmente obbedii senza avere timore.
Non avevo potere contro quelle voci ed ero costretta ad obbedire a qualunque cosa mi dicessero.
In fretta, allungando il passo mi trovai dentro quella specie di foresta, tant’era enorme, e ogni volta che sentivo un fruscio mi giravo ma non vedevo mai nessuno ma pensavo che sicuramente mi stava seguendo qualcuno che non voleva farsi vedere.

“Adesso devi seguire quel sentiero che porta alle cascate” disse di nuovo quella voce e scorto il sentiero che mi aveva indicato lo imboccai senza esitare. Portava molto più in basso rispetto a dove mi trovavo io e in lontananza potevo già sentire il rumore delle cascate.
Nonostante quel luogo sembrasse in apparenza infinito, non ci mettevo molto ad arrivare nei luoghi in cui la voce mi diceva di andare, il che non era male.
Lo scrosciare della cascata si faceva naturalmente più forte e quando finalmente il cielo fu di nuovo visibile perché gli alberi non lo coprivano più, notai nell’acqua tante strane creature fluorescenti che danzavano nell’acqua e si schizzavano fra loro tutti estremamente sorridenti.

“Benvenuta Evelyn.. Io sono la regina di questo mondo chiamato mondo dei sogni” disse una creatura altrettanto luminescente che mi si avvicinava e mi parlava senza aprire bocca. Aveva l’aspetto di una donna buona ma molto anziana.
<< Evelyn? Vi sbagliate io non mi chiamo in questo modo.. >> dissi io ad alta voce e gli sguardi di tutte le altre creature che si trovavano in acqua si concentrarono su di me.
“Da oggi sarà questo il tuo nome.. Il tuo vero nome dovrai tenerlo per te perché è la cosa più preziosa che possiedi..” disse lei ancora una volta senza aprire bocca. Poi capii perché non lo faceva e la comprensione mi fece sorridere. Proiettava i pensieri direttamente nel mio cervello cosicché non avesse bisogno di parlare.

<< Non capisco.. Sono tante le domande che vorrei porgervi.. Per prima cosa perché sono qui? >> chiesi io cercando di far capire anche dal mio sguardo quanto fossi confusa.
“Sei qui perché un mondo in particolare ha bisogno del tuo aiuto.. Lo conosci bene e puoi fare in modo che la sua storia si concluda con la vittoria del bene.. Il mondo dei sogni è il centro di controllo e il nostro compito è quello di selezionare le persone giuste per aiutare la fantasia e salvare quei mondi a trovare un lieto fine..” disse ancora lei aumentando di molto i miei dubbi. Ma di cosa stava parlando? Chi aveva bisogno di me?

<< Non vorrei sembrare scortese, ma sono in un posto che non conosco e con creature fantastiche che non ho mai visto.. Potrebbe spiegare tutto dall’inizio cosicché io capisca? >> chiesi cercando di essere il più gentile possibile anche se stavo incominciando ad innervosirmi per la situazione. Sembravano tutti troppo calmi e io avrei voluto solo urlare.
“Non essere impaziente Evelyn..” mi ammonii lei con sguardo severo per poi riprendere a sorridere bonariamente come prima “Ma hai ragione.. Occorre che ti si spieghi tutto.. Il mondo in cui noi ti manderemo è l’Alagaesia..”
Sconcertata dalla notizia non potei fare a meno di aprire la bocca in un espressione di stupore e una volta che mi fui ripresa incominciai a farfugliare qualche frase sconnessa per poi zittirmi ancora una volta di colpo con la mente confusa e gli occhi luccicanti dall’emozione.

“Siediti ti prego..” disse lei e mi indicò un masso là vicino e io con grazia mi ci sedetti su “Devo spiegarti prima una cosa.. Qualunque storia scritta nel tuo mondo è reale come lo sei tu in questo momento e gli autori di queste storie sono gli unici a poterle raccontare nel vostro mondo. Sono come dei veggenti di altri mondi e riescono quindi a vedere inconsapevolmente quello che succede in regioni a loro estranee. Non hanno idea però che di quello di cui loro parlano sia vero.. La stessa cosa è successo a Paolini che ha visto le vicende di un mondo realmente esistito, mettendoci però a volte del proprio nelle sue creazioni.. Ed è qui che sta il problema. Non avrebbe mai dovuto cambiare il corso degli eventi che la sua veggenza gli ha fatto vedere perché così facendo l’Alagaesia è stata diciamo influenzata dal suo pensiero e adesso che lui non riesce più ad usare il suo potere di veggenza, l’Alageasia è rimasta senza una guida.. Ed è qui che entri in scena tu. Devi prendere il posto di Paolini però all’interno della storia ed aiutare i tuoi eroi a far vincere il bene!” e così dicendo mi guardò intensamente negli occhi cercando di scrutare dentro il mio animo, ma io non avevo niente da fargli vedere in quel momento perché ero come bloccata.

La rivelazione che mi aveva fatto era talmente grande che io non ero riuscita ancora a digerirla e avevo bisogno di tempo.
<< Così io dovrei entrare dentro la storia.. >> dissi io cercando di prendere tempo per parlare in modo serio della situazione.
<< Ci sono stati altri casi come il mio? >> chiesi poi per capirci qualcosa.
“Certamente.. Molti veggenti hanno cercato di fare a modo loro delle storie che vedevano ed è per questo che è stato creato questo mondo che vedi tu adesso..Da anni scelgo io le ragazze giuste per portare al lieto fine queste storie sfortunate e adesso tocca a te.” disse come se fosse la cosa più facile del mondo.
<< Ma io non capisco perché proprio io! >> dissi ancora alzandomi da dove stavo.

“Non hai scelta Evelyn.. Tu sei l’unica che può salvarli e più tempo passiamo a parlare più loro sono in pericolo! Non posso spiegarti molto perché sei tu a dover compiere questa strada da sola, ma posso dirti che tu sarai speciale e che dovrai scoprire da te quale sarà il limite del tuo potere.. Inoltre sarai condizionata dalle leggi del mondo in cui andrai tranne per una cosa sola.. Quale sia non lo so nemmeno io.. al termine della tua missione ci rincontreremo! Ora buon viaggio!” disse lei e senza che io avessi neanche il tempo di dire o fare qualsiasi altra cosa un canto ultraterreno incominciò a farmi fischiare ancora una volta le orecchie e un vento fortissimo riuscì a farmi sollevare da terra.
Urlai, cercai di dimenarmi, ma fu tutto inutile.. Il forte turbine di vento mi portò al centro esatto del piccolo laghetto che si formava grazie alla cascata e all’improvviso mi lasciò cadere al centro esatto di esso e di nuovo, senza che io sentissi il tonfo con l’acqua, il mondo diventò buio finchè non mi ritrovai in uno strana luce abbagliante e all’improvviso la luce si fece sempre più accecante, sempre di più, tanto che dovetti chiudere gli occhi e poi incominciai a cadere.

Continuavo a cadere e non sapevo fino a quanto. Cercai di intravvedere la fine, ma non era riconoscibile da dove mi trovavo.
Ma prima o poi sapevo che sarebbe arrivata ed infatti intravidi un tavolo con tante persone sedute attorno e con un sonoro schianto mi ritrovai proprio in mezzo a loro.
Non avevo idea di dove mi trovassi, ma sapevo che dovevo essere atterrata in Alagaesia perché le persone che avevo di fronte erano armate fino ai denti e avevano l’aria di essere dei soldati.
Inorridita dalla situazione mi alzai in fretta e presi del cibo che si trovava sulla tavola scagliandolo addosso a tutti quelli che mi capitavano a tiro e poi incominciai a scappare con tutte le mie forze inseguita da tutti quei soldati.
Non era stata una gran mossa, ma dovevo ancora imparare come comportarmi.

<< Signore signore! Una ragazza è appena apparsa sul nostro tavolo! Dobbiamo catturarla? >> sentii dire ad un soldato e la risposta mi fece drizzare i capelli in testa << Ci penso io a catturarla.. Voi assicuratevi che i cancelli siano chiusi.. >>
E dopo aver sentito questo mi precipitai fuori dove incominciai a lanciare sassi ovunque con la speranza di scoraggiare eventuali inseguitori.
Ma fu tutto inutile e dopo poco tempo fui catturata da Murtagh e Castigo e portata in questa cella da cui non vedevo l’ora di uscire.***

La mia mente fu riportata bruscamente alla realtà da un incessante rumore di passi che probabilmente erano diretti verso la mia cella non essendoci prigioneri nelle celle che mi stavano di fianco. Impaurita dall'imminente visita incominciai a respirare forte preparandomi al peggio.
   
 
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