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Autore: Herm735    17/10/2010    4 recensioni
Aveva avuto una giornata molto dura. Ma avere giornate molto dure era entrato a far parte della sua routine. Ormai i metodi magici non erano più sicuri. Potevano essere quelli a farti beccare.
Era paranoica, ecco la verità.
Certo, se loro non avessero continuamente tentato di uccidere la sua gente, forse non lo sarebbe stata.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'WANTED'
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Ok, allora, innanzitutto mi scuso per il ritardo imperdonabile, e poi vi preannuncio che da ora in avanti le cose diventano ancora più complicate, a causa degli sbalzi temporali e spaziali da un capitolo all'altro...Mi auguro che riusciate a capire e a tenere il filo.

Vi comunico anche che ho deciso di dividere la storia in parti, facendone una serie.
Alla conclusione del primo libro, mancano solo cinque capitoli, quindi siamo agli sgoccioli. Buona lettura!





Il Castello - Scozia - La sera prima della notizia

Tolse il telo e rivelò la superficie piatta e fredda dell'oggetto magico davanti a lei.
Era di fronte allo Specchio delle Brame.
Immobile.
Non sapeva se voleva davvero vedere quello che c'era riflesso.
Finché alzò lo sguardo. Ed ogni dubbio sparì, insieme a tutto il resto del mondo.
Un'immagine dallo specchio la scrutava, curiosa.
Era lei. Era semplicemente lei.
Era tutto il resto ad essere diverso.
Non c'era guerra, non c'era disperazione, né odio.
Era la visione di come sarebbe potuta andare se Harry avesse dato ascolto a lei.
Sarebbero potuti vivere in un mondo di pace, dove tutti gli innocenti erano stati risparmiati.
Sarebbero potuti essere ancora insieme, ancora felici.
Ma lei era in un freddo castello di Scozia.
Perché lui non le aveva creduto.
Con uno strattone secco rimise il velo sopra lo specchio.
Si odiava.
Si odiava perché, dopo tutto quello che aveva passato, ancora non riusciva a dimenticarlo.
Si odiava perché odiare lui era impossibile. E così si accontentava di odiare se stessa e di riversare in quell'odio tutta la sua rabbia.
Odiare lui non era comprensibile, non era accettabile. Non era tra le opzioni.
“Ci vuole coraggio.”
Una voce la fece voltare di scatto.
“Sirius. Mi hai fatto prendere un colpo.”
Si portò la mano sinistra sul cuore, tranquillizzandosi subito, e riportò la bacchetta che aveva afferrato con la destra dentro la propria tasca, riuscendo a non farsi vedere da Sirius.
“Non ho mai conosciuto o visto nessuno in grado di farlo.”
“In grado di fare cosa?”
“Di chiuderlo fuori.”
Hermione corrugò la fronte. “Chiudere fuori cosa, Sirius?”
“Il sogno” rispose lui con estrema sincerità.
Fece qualche passo verso lei.
Le sue parole erano poco più che sussurri.
“Il sogno è perfetto, non come la realtà. Il sogno è ciò che ti permette di andare avanti, quando arrivi a un certo punto. Non ho mai visto nessuno capace di prendere un velo e stenderlo sopra il sogno più grande che la sua anima custodisce, come tu hai appena dimostrato di poter fare con estrema facilità.”
Hermione lo guardò avvicinarsi sempre di più a lei, senza però guardarla in viso, ma tenendo gli occhi fissi sullo specchio. O meglio, sul velo che lo copriva.
“C'è però un lato negativo dei sogni, che spesso tralasciamo, con ferma ingenuità. Ciò a cui durante i sogni non pensiamo, è che presto o tardi arriverà l'alba. Aprirà i nostri occhi e ci farà svegliare e il sogno svanirà insieme al sonno. E di esso non ci resterà che un vago ricordo, da tenere segretamente nascosto in fondo al nostro cuore, in compagnia dei nostri segreti più profondi.”
Hermione lo fissò con dispiacere.
“Ed il tempo, spesso, non è amico dei sogni. Il tempo passa troppo veloce, portandoceli via. Porterà via tutto e confessarsi, confessare i propri peccati, diventerà sempre più difficile.”
Sospirò.
Hermione gli appoggiò una mano sulla spalla, con delicatezza. Prontamente, Sirius, ci appoggiò sopra la propria, tenendola stretta nella sua.
“Con Lupin non puoi confessare i tuoi peccati?” chiese la strega.
“Temo che non capirebbe. Non più, almeno. Ma probabilmente non avrebbe capito neanche allora. Remus è una di quelle persone che cercano sempre di farti ragionare. Non sanno mai quando è il momento di stare zitti e di smettere di ragionare con la testa ed iniziare a farlo con il cuore.”
“Ed è molto tempo che tieni con te questo segreto?” chiese ancora lei.
“Moltissimo” lui le sorrise di rimando. “Dio, è passato così tanto tempo che a volte immagino di essermelo sognato. Immagino che fossero altre persone, che non fossimo io e lei ad essere separati per sempre. A volte sogno che lei sia ancora con me. E l'amarezza che quel sogno mi lascia a volte mi distrugge.”
“È lei che hai visto stasera, non è vero? Quando hai guardato Amanda, intendo.”
Sirius annuì distrattamente.
“La strega più brillante della sua età non si smentisce mai, non è vero?”
“Sai, forse potrò sembrarti sentimentale, ma dicono che esista un posto, un posto senza tempo né spazio, dove possiamo finalmente stare con le persone che amiamo. I babbani lo chiamano Paradiso.”
“Non pensavo che credessi nel Paradiso, Hermione.”
“Io non ci credo. Ma...ma Harry ci credeva.”
Un nodo istantaneo le salì in mezzo alla gola quando pronunciò quel nome.
Fino ad allora si era estraniata, chiamandolo Harry Potter, o Il Prescelto, o semplicemente lui.
Ma dire il suo nome e sentirlo per quello che era le costò non poco.
“Lui credeva che un giorno saremmo stati ripagati per quello che abbiamo dovuto sopportare in vita. Lui credeva fermamente che un giorno, da qualche parte, avremmo potuto riavere indietro tutto ciò che avevamo perso nel viaggio.”
“E tu a cosa credi, Hermione?”
Lei sospirò pesantemente.
“Io credo che ciò che io e lui abbiamo perso nel viaggio sia troppo per essere recuperato. Quello che abbiamo perso siamo noi stessi, in un certo senso. La guerra ci ha cambiato. Ci ha fatto crescere, certo. Ma al tempo stesso ci ha fatto smettere di credere alle favole. È questo che vuol dire crescere. Ma se non credi nelle favole, allora, come può esistere il lieto fine?”
Sirius pensò che aveva ragione. Su tutto.
Quello che avevano perso era irrecuperabile. Tuttavia lui ancora sperava.
“Chi hai visto, Sirius?”
Lui non rispose.
Hermione si incamminò verso l'uscita.
“Aspetta...” la richiamò Sirius. “Sia chiaro che dovrà rimanere tra noi.”
Lei sorrise appena e tornò indietro, sedendosi sul pavimento, davanti allo specchio. Sirius la imitò.
“Sai, io l'amavo. E da un giorno all'altro lei morì. Ma era prevedibile in fondo. C'era la guerra a quel tempo e ce ne fu un'altra dopo ed una ce n'è adesso. Si, ecco, non è un bel secolo questo per il mondo magico, no. Comunque, quando se ne andò, io ne fui distrutto. La cosa che più mi faceva stare male era il fatto che lei non lo avrebbe mai saputo. Perché io non avevo mai avuto il coraggio di dirglielo, dirle che l'amavo più di ogni altra cosa al mondo. E tuttavia, che tu ci creda o no, non l'amavo abbastanza. Perché se l'avessi amata abbastanza l'avrei lasciata andare. Invece non potevo, continuavo ad amarla ogni giorno con la stessa forza. Non glielo dissi mai. Mai una parola, mai il minimo cenno all'argomento. Lei era felice, io non chiedevo di meglio.”
Si asciugò una lacrima piccola e troppo veloce che gli era caduta.
“Finché un giorno perse la vita, ed anch'io la lasciai, quando persi lei.”
La giovane strega fu colpita da quelle parole così semplici eppure bellissime.
“Dopo che se ne fu andata davanti e dietro di me, tutto era fatto di soli rimpianti. Se solo le avessi detto quello che provavo, anche se mi avesse rifiutato, io l'avrei saputo. Ma che dico se, era ovvio che lei mi avrebbe rifiutato. Ma a me non importava, e tuttora non mi importa. Volevo solo che sapesse. Che sapesse quanto l'amavo. Così tanto che mi faceva male. Così tanto che ancora oggi mi brucia l'anima.”
Una lacrima scese anche dalla guancia di Hermione, quando si rivide in Sirius. Ma lei pronta l'afferrò, fermandone la caduta.
“Di lei, finché avrò vita, una sola cosa mai e poi mai riuscirò a dimenticare. Qualcosa che anche stasera ho visto in Amanda. I suoi occhi.”
E all'improvviso, quasi come una scossa, Hermione capì.
“Era Lily” sussurrò più a se stessa che a Sirius.
“Harry è tutto suo padre. Ma i suoi occhi...Dio, ogni volta che vedo i suoi occhi sento il cuore che mi sanguina.”
Hermione se lo immaginò.
Un cuore piccolo, pieno delle ferite che la vita gli aveva inferto. Alcune già cicatrizzate, altre che non lo sarebbero state mai. E quel cuore sanguinava per uno squarcio aperto che mai più si sarebbe richiuso.
E capì che quello che vedeva non era il cuore di Sirius.
Era il suo.
Il suo piccolo cuore sanguinava.
“Non chiedermi come. Ma sono sicura che lei lo sa. È una cosa che sento dentro di me. Lo sento nelle mie ossa.”
Il mago la guardò con un po' di scetticismo.
“Lei lo sa, Sirius. In qualche modo l'ha sempre saputo.”
Aveva ancora qualche lacrima agli occhi quando la guardò e le sorrise, riconoscente per aver potuto finalmente confessare a qualcuno i suoi peccati.
“Chi ama davvero, ama per sempre” sussurrò piano Hermione, più a se stessa che a Sirius.
Si alzò dal pavimento freddo e le tese una mano.
Hermione l'afferrò, alzandosi.
Lui le cinse le spalle con un braccio, scortandola fino alla porta della Sala.
“Ti accompagno fino alle tue stanze. Non vorrei che quel vecchio brontolone di Silente domani mi rimproverasse per non aver svolto a dovere il mio compito.”
“Non sia mai!” gli disse Hermione ridendo, e trascinando lui a sua volta in una risata.
Le porse il gomito del braccio rimasto libero quando lo aveva tolto da sopra le sue spalle.
“Signorina Granger” le disse scherzosamente.
Hermione, stando al gioco, prese con una mano il suo braccio.
“Signor Black.”
Risero ancora e si incamminarono verso le stanze della strega.
Quando Sirius ebbe portato a termine il suo compito Hermione si chiuse in camera, stendendosi sul comodo letto.
Fissò il soffitto.
Chissà, forse Harry aveva ragione.
Forse esisteva davvero un posto, fuori dal tempo e dallo spazio, in cui ognuno ritrovava ciò che aveva perso in vita.
Lei aveva perso molto. I suoi genitori, i suoi amici. La sua vita. La pace.
Chissà, forse un giorno avrebbe ritrovato tutto quello che aveva perso.
Forse.
Si immaginò come sarebbe dovuto essere.
Un posto con la sua famiglia, anche le zie e i cugini di quarto grado erano là, e tutti i suoi amici, tutti quelli che aveva conosciuto.
E poi, ovviamente, la cosa che più rimpiangeva di aver perso.
C'era lui.
Come in tutti i suoi sogni.
Si morse forte un labbro, scacciando quei pensieri, e desiderando solo di sprofondare in un sonno senza sogni, che avrebbe cacciato tutti quei pensieri.
Si morse il labbro.
Ma lui non sparì.




Ringrazio con tutto il cuore roxy_xyz, namy_love e Lights.
Grazie, a voi che siete rimaste le uniche a recensire.
Bene, anche per questo capitolo è tutto, mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate...
A presto!



  
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