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Autore: LaU_U    17/10/2010    3 recensioni
Misteriose sparizioni in una piscina di Londra. Il Dottore cerca di scoprire se ci sia un alieno dietro ai crimini. In suo aiuto giunge una giovane, perfetta Mary Sue.
Genere: Commedia, Parodia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 9
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Hop. Hop. Hop. Hop. Hop. Hop.»
Il Dottore stava saltellando da tre quarti d’ora e non ce la faceva più. Mariah dava il ritmo che i suoi allievi dovevano seguire nel tirare i calci al sacco. Lo faceva con un sorriso, come se stesse partecipando all’esperienza più bella del mondo. Quell’espressione di spensieratezza non era sparita dal suo volto una sola volta da quando il Signore del Tempo l’aveva incontrata. Anche durante la sua seconda presentazione agli allievi era stata entusiasta: «Qualcuno di voi già mi conosce, ma per chi non lo sapesse io sono Mariah Sandy Sparkle Shine Gold. Chiamatemi Mariah. Da oggi sono la vostra istruttrice di fit-boxe. Non preoccupatevi: anche se sono giovane sono molto brava nel mio lavoro. Ho sempre avuto una grande predisposizione per le attività fisiche e la lotta.»
Questa ragazza pareva avere una marea di predisposizioni. Il Dottore questa volta si chiese come fosse stata accertata la sua attitudine alla combattimento. Non riusciva ad immaginarla come una di quelle persone che facevano rissa nei locali durante le sere dei fine settimana, né aveva il fisico da boxeur.
«Forza, ancora un ultimo esercizio e poi abbiamo finito. Sceglietevi un compagno.»
Erano dispari, il Dottore lo sapeva. Non sarebbe stato possibile che tutti lavorassero in coppia. Forse si sarebbe potuto riposare mentre gli altri lavoravano.
«Tu, Carino, vieni con me.»
O forse no.
«Adesso tenete le gambe larghe quanto le vostre spalle, piegate le ginocchia e state molleggiati.» Avendola vicina la sua voce sembrava ancora più strillante. «Uno tirerà dei diretti ad altezza del volto e l’altro dovrà schivarli piegando il busto, così.»
Fece vedere a tutti il semplice movimento con cui il tronco si abbassava e ondeggiava a destra e sinistra, come per passare sotto a colpi immaginari. Le coppie cominciarono a fare l’esercizio, mentre il Dottore sbuffando fissò l’istruttrice.
«Sei pronto? Bene, inizia a schivare.»
Mariah cominciò a tendere dei rapidi colpi davanti a sé, costringendo l’uomo ad abbassarsi velocemente per evitarli. Accompagnava ogni pugno con un «Ah! Prendi questo!» o un «Ah! E quest’altro!» e sembrava decisissima a voler far sgobbare il più possibile il suo allievo. Lei, al contrario, non sembrava minimamente stancata da quell’allenamento. Non aveva una goccia di sudore sulla fronte, né sui vestiti, mentre tutte le persone nella stanza grondavano e parevano prossime allo sfinimento. Il Dottore era certo che ogni sua singola cellula epiteliale stesse producendo sudore e intanto lei sembrava Miss Mondo all’apice dello splendore nella sua tutina vellutata e aderente color fuxia.
Fu in un momento di distrazione mentre si guardava intorno che Mariah lo colpì su uno zigomo con una forza inaspettata. Il Dottore si piegò su di sé mettendosi le mani sul volto e trattenendo un lamento di sofferenza.
«Oh. Mi dispiace. Ti ho fatto male?» chiese l’istruttrice preoccupata. Tutti intorno fermarono l’esercizio e si misero a fissarlo. Farsi vedere battuto da una ragazza sarebbe stato abbastanza umiliante, quindi il Dottore si sforzò di nascondere il dolore e si raddrizzò.
«Va tutto bene. Non è niente.»
«Sei sicuro? Se vuoi ti porto in infermeria.»
«Sicuro. Sto bene.»
Finalmente era riuscito a far sparire il sorriso stampato sulla faccia della giovane, ma la sua ultima affermazione bastò a farlo ritornare, più grande di prima.
«Bene. Ora tocca a te tirarmi i pugni.»
Era un po’ scettico; aveva paura di colpirla e magari farle male, ma lei lo fissò con convinzione per indurlo ad attaccare. Sferrò un primo colpo, lento e fiacco.
«Oh, ma cos’era quello? Su, uomo di pastafrolla, tira un bel pugno.»
In fondo darle un cazzotto non gli avrebbe dato così fastidio. Si decise a fare l’esercizio con serietà, mentre lei schivava con movimenti rapidi e la solita aria divertita. Aveva preso un ritmo regolare e lo stava mantenendo con concentrazione. A dirla tutta quell’attività poteva anche dimostrarsi divertente: permetteva di occupare il tempo e potenziare le proprie abilità. Ci stava prendendo gusto.
«Mariah, mi servirebbe un consiglio.»
La voce dello Slitheen nano attirò l’attenzione dell’istruttrice che si voltò di lato per vedere la donna. Il Dottore non riuscì a fermarsi, dato che il suo corpo aveva interiorizzato il ritmo di destri e sinistri. Non poté evitarlo: le sue nocche finirono direttamente sulla mandibola di Mariah, che cadde a terra in un tonfo.

«Tu, razza di omone imbecille!»
Mariah Sandy Sparkle Shine Gold era seduta a terra. Lo Slitheen la reggeva, controllava se stesse bene e insultava il Dottore. Gli occhi dei presenti passavano da lui all’istruttrice con espressioni sconvolte e accusatorie verso l’uno e preoccupate nei confronti dell’altra. La giovane si era lentamente ripresa dalla botta iniziale e sebbene non sembrasse molto stabile aveva già ricominciato a sorridere per rassicurare gli altri.
«Che cosa pensavi di fare? Per quale motivo l’hai picchiata?»
L’uomo prese un respiro profondo per schiarirsi le idee. Ovviamente non l’aveva fatto apposta. Ovviamente se quella donnetta rotonda non fosse arrivata gracchiando durante l’esercizio tutto ciò non sarebbe successo. Ovviamente si sentiva a disagio per quella situazione. Ovviamente non era del tutto dispiaciuto di aver atterrato la biondina.
«È stato un incidente» provò a discolparsi. Solo l’intervento di Mariah stessa tranquillizzò tutti: «Non voleva farmi male. Mi sono distratta mentre stavamo facendo l’esercizio. E poi non è niente. Guardate.»
Si alzò rapida e mise la mani sui fianchi per mostrarsi in salute e senza preoccupazioni.
«Ora la lezione è finita. Ci vediamo la prossima volta. Ciao a tutti!»
Il saluto cordiale spinse la gente ad andarsene, anche se fu lanciata qualche altra occhiata scettica all’omone imbecille. Lo Slitheen lo guardò in cagnesco, ma quando Mariah l’invitò ad andarsene lo fece senza fare storie.
«Mi dispiace. Ti fa molto male?»
Era il caso di scusarsi ora che erano rimasti soli, anche se lei era una persona indigesta. La ragazza fece per rassicurarlo, ma ebbe un mancamento. Si portò la mano sulla fronte in un gesto molto teatrale e perse l’equilibrio. Il Dottore l’afferrò in tempo e la fece sedere a terra, mettendosi accanto a lei e facendole aria con la mano. Dopo un minuto sembrava essersi ripresa, ma aveva un segno rosso sul mento che si sarebbe probabilmente tramutato in un grosso livido.
«Non è niente. Ne ho passate di peggio.»
Cosa poteva voler dire? Era forse già stata picchiata in passato?
«Sai, non è stata una vita facile la mia. Mi è capitata la sventura più grande, quella di non conoscere i miei genitori.»
L’uomo fu colpito da quell’attacco di sincerità e non capì perché gli stesse raccontando la sua storia dato che si conoscevano da circa tre ore.
«Sono stata trovata quando ero ancora in fasce davanti alla porta di un orfanotrofio e sono cresciuta là tutta la vita. Ho sedici anni e non ho mai avuto una famiglia.»
La sua voce era diventata di colpo molto triste, gli occhi luccicavano mentre si riempivano di lacrime.
«È stato così difficile crescere senza una mamma e un papà. E i bambini erano così cattivi con me. Erano invidiosi della mia intelligenza e bellezza e quindi mi prendevano sempre in giro, oppure mi tampinavano per poter giocare tutti con me e io mi sentivo soffocare. Nessuno mi ha mai chiesto con chi volessi stare io. Erano così assillanti.»
Il Dottore era un po’ in imbarazzo. C’era qualcosa di innaturale nel racconto di quella storia. Suonava molto strana ed immodesta la lamentela per essere sempre stata invidiata da tutti. Era difficile credere che si potesse crescere così viziati all’interno di un istituto.
«E poi c’erano tutti quegli incubi. Ogni tanto sognavo dei terribili temporali con tuoni e fulmini ed immaginavo che davanti alla mia finestra apparissero degli uccelli giganteschi con enormi artigli che volevano afferrarmi. Urlavo forte. E i bambini si lamentavano perché li avevo svegliati. Ancora adesso faccio questi sogni, talvolta. Mi chiedo se mai finiranno.»
Concluse il suo discorso mesto e si asciugò gli occhi. Guardò l’uomo che le sedeva accanto, un po’ confuso.
«Ti ho detto questo perché sentivo di potermi fidare di te. Mi ha fatto bene parlarti.»
Forse a quella ragazza avrebbe fatto bene parlare con un terapista, più che altro. Non era chiaro cosa la facesse sentire sicura di confidarsi con un estraneo che non la sopportava e che le aveva appena sferrato un pugno. Non c’era logica in questo. Non c’era logica in nulla di ciò che era accaduto quel pomeriggio. Era il caso di andarsene e tornare il giorno dopo in modo da riprendere fiato e riposare i nervi.
Aiutò Mariah ad alzarsi e si assicurò che fosse stabile.
«Ora è tardi, devo andare.»
«Ci vediamo alla prossima lezione!»
«Sicuramente.» rispose lui cercando di apparire sincero, mentre già si stava allontanando. Sarebbe tornato il giorno seguente, ma avrebbe evitato piscina e fit-boxe come la peste. Doveva continuare ad indagare sulle sparizioni.


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Ecco l’angolo dedicato a commenti e al dialogo con il pubblico (cavoli, manco fossimo ad un talk-show!)
Nelle ultime recensioni (ancora grazie!!!) era stato scritto questo commento: “L'unica cosa che potrebbe renderla ancora più Mary Sue è qualche terribile, inaspettato, e totalmente improbabile segreto del suo passato. Qualcosa di assurdo, del tipo: "Sono la figlia segreta del Master!" X°D”
Ma certo che la mia Sue ha degli oscuri segreti! Aspettavo solo il momento adatto per rivelare la sua triste storia. Purtroppo Mariah non è la figlia segreta del Master (sarebbe stata una storia splendida, mannaggia, perché non ci ho pensato?!?!), ma qualche mistero l’attende comunque…

Non sono molto soddisfatta di questo capitolo (né del titolo), non so per quale motivo specifico. La mia speranza è che abbiate esultato quando Nine ha colpito la Sue. Basterebbe questo a farmi sapere di aver raggiunto il mio scopo. Se non ce l’ho fatta… I'm sorry. I'm so sorry.

Ho già informato l'interessata, comunque dedico la posizione della Sue quando si alza dopo il pugno "
Si alzò rapida e mise la mani sui fianchi per mostrarsi in salute e senza preoccupazioni." alla ballerina-attrice-cantante-acrobata-fuorilegge
più brava di tutta Nottingham, Cathy. Spesso assume una posizione simile e l'adoro... :)

Per concludere, una domanda: ma le donne in palestra non sudano? Tempo fa frequentavo una palestra e ho fatto qualche lezione di fit-boxe. Possibile che fossi l’unica donna sudante della stanza? Me no capisce…

   
 
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