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Autore: Tersy    18/10/2010    1 recensioni
Erano rimasti molti misteri da svelare. Il nemico peggiore non era ancora arrivato. Ed era invisibile.
Mai sfidare il Destino.[...]Dove abbiamo sbagliato per essere stati puniti in questo modo? Abbiamo combattutto per il Bene, difendendo i più deboli, affrancando dal proprio dolore i malvagi. Abbiamo ridato la speranza ai cinici, scaldato i cuori più indifferenti. Abbiamo creduto nell'Amore, nella Giustizia e nella Pace. Umani che salvano altri umani. Insicure del nostro valore, ma coraggiose nelle nostre paure. Pronte a tutto, ma non a questo.
Perché questa tortura, perché questo massacro, perché questa distruzione?

(Storia totalmente riscritta nello stile narrativo e più vicina al manga. Per ogni capitolo, un narratore diverso. Enjoy!)
Genere: Drammatico, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la fine
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Capitolo II
Il buio eterno

Mai aggiogare il Destino.

Credo nelle profezie. Quelle delle catastrofi, della fine del mondo, che auliscono di distruzione. Giudizi universali che provengono da più divinità. Perché l'uomo si pavoneggia padrone del creato. E va punito a periodo alterni.

Non ha senso schiacciare questi presagi: essi hanno già tenuto in conto la tua mossa ribelle e creato un escamotage affinché possano comunque avverarsi. Anticipare o procrastinare un evento è assolutamente inutile.

Credo nelle profezie che conferiscono poteri immensi e assoluti. Perché li bramo. È l'unica cosa umana che mi resta, la bramosia. E il mio desiderio più umano troverà realizzazione mentre il mio corpo sarà putrido al pari della mia anima.

«Benvenute anime dannate. »

Li accolgo così, al mio cospetto in questa sala cupa e asfissiante, dove ho eretto il mio trono, il mio governo, il mio regno. Ove molti s'addentrano, infelici, e nessuno vi può scappare. Una silente dittatura dettata dal Fato. A qualcuno doveva pur spettare il dominio della bocca dell'Inferno. E io sono la migliore. Perché sono l'unica.

Nessuno dei sette osa aprir bocca. Paura, prudenza, mutismo? Non so, ma lascerò al tempo che qui giammai scorre di concedergli il beneficio del dubbio. Che gran dono.

«Vi starete chiedendo come mai vi trovate qui. Ve lo dirò subito perché i secondi perduti si pagano in supplizio. Vostro e mio. »

Accavallo le gambe, mentre districo i lunghi capelli bianchi, passando le dita tra essi. Ogni nodo che risale in superficie, lo spezzo, lo anniento con le unghie. Nessun intoppo, nessun ostacolo.

«Sono la regina Nugarete, sovrana di queste lande desolate. Ho deciso di convocarvi dalle profondità infernali per farvi una proposta. Vi offro ciò che più di ogni altra cosa voi agognate: una seconda possibilità. Se sarete con me, vi darò modo di vivere un'altra volta.

La freccia è stata scoccata e mi rifiuto di credere che nessuno sia rimasto ferito. Anche loro conservano una parte di umanità. La stessa parte. Coraggio, perché non parlate?

«E chi mi dice che tutto ciò è vero? Come faccio a sapere che non stai mentendo? »

Uno tra loro muove le prime parole, laceranti e d'accusa. La ferita gli sanguina, a quanto vedo. Continuo a pettinarmi manualmente e con una voce tinta di curiosità gli chiedo

«Dimmi, per cosa sei stato condannato all'Inferno? »

«Superbia. »

«Lo sospettavo. Sai, la superbia non è un male. Darsi un certo tono e imporsi su gli altri non è sbagliato. E poi se uno lo fa, è perché può permetterselo, non credi anche tu? »

Questi non replica, ma il suo ghigno ombrato racconta e tesse le trame dei suoi pensieri.

«E tu là, bella ragazza, per cosa sei stata condannata? » indicando una giovane che si trova nel fondo della sala. Quella si toglie i capelli dal viso con un gesto delicato e dice:

«Lussuria. »

«E cosa c'è di male a godere dei piaceri della vita? L'amore, si sa, non esiste. Quindi approfittare di ciò che si può avere subito è molto furbo. Tu hai capito tutto, mia cara. »

La giovane mi sorride compiaciuta. E io contraccambio con una smorfia simile.

«E tu, invece, che ti trovi alle sue spalle, nascosta nell'ombra, qual è la tua colpa? » proseguo, scorgendo nel buio una sagoma.

«Invidia. » risponde facendosi avanti.

«L'invidia ce l'hanno tutti. Credi davvero che chi ti ha spedito all'Inferno non sia invidioso di qualcuno? Sei stata discriminata perché tu hai avuto il coraggio di mostrare apertamente ciò che brami, mentre gli altri ipocritamente lo tengono nascosto. Non è vero? »

Ella annuisce, senza fiatare e tornando a nascondersi nella penombra.

«E ancora, tu che sei appoggiato alla colonna, cosa ti ha fatto sprofondare nella voragine infernale?»

«Accidia. » afferma con viso annoiato e semiassente.

«Che parolone! Che vuoi che ci sia di male, se ti lasci andare ed eviti inutili stress come il lavoro, la fatica, il dovere e ti abbandoni al dolce far niente? Sono stati duri con te. »

Non mi risponde, credo non ne abbia nemmeno la forza o la voglia, ma le mie affermazioni sembrano compiacerlo.

«Tu con le mani in tasca, cosa hai combinato in vita? »

«Avarizia. »

«Vorrai dire risparmio, parsimonia, moderazione. E non sono certo crimini... Ad essere generosi ci si perde soltanto. »

Questi scrolla le spalle, mantenendo i palmi ben stretti nella loro posizione.

«Tu, avanti, dimmi cosa stavi scontando tra le fiamme? » incalzo verso una giovane in carne.

«Gola. » bisbiglia, come se il ricordo le provocasse ancora dolore.

«Bazzecole! Cosa avrei fatto di tanto malvagio? Divoravi tutto quello che ti capitava e rubavi cibo agli altri? Non vuol dire certo dire che non sei una persona per bene. E poi sicuramente sarai stata schernita dagli altri per la tua "presunta" voracità. E loro? Sei sicura che hanno avuto quello che si meritavano? »

La vedo stringere i denti, in un gesto di stizza, di follia trattenuta. Lo prendo per una conferma.

«E tu, infine, con quegli occhi assatanati, di cosa ti sei macchiata? » rivolgendomi all'ultima anima, che tace ma sembra voglia urlare.

«Ira. » urla, colpendo con un pugno carico di potenza il muro, lasciandovi un fosso.

«Perfetto, bisogna sempre tirar fuori la rabbia, mai lasciare che ti imploda dentro. Credo che mi sarai molto utile. »

Lei ritira il pugno, chiudendo nel palmo della mano opposta. Quasi il dolore alle nocche fosse inferiore a quello che le ustiona dentro.

«Bene. Come potete vedere le vostre vicende parlano chiaro: siete stati ingiustamente puniti. Perciò, se starete al mio fianco, oltre alla vita, potrete dissetare la vostra legittima sete di vendetta. Allora, accettate o no? Scegliete la vita... » Entrambi i miei palmi mi sfiorano il busto.

«O la morte? » il mio indice accusatore mostra loro le porte oscure dalle quali sono usciti.

Si guardano tra loro, rapidamente. Cosa aspettate? Cosa c'è mai da riflettere?

«Accettiamo. » rispondono unanimi.

«Molto bene. »

Compiaciuta, con un battito di mani, faccio scomparire gli accessi agli antri più infimi del regno.

«D'ora in poi sarete sotto il mio comando. Dimenticate le vostre vite passate perché ormai non vi appartengono più. Avrete nuovi nomi: l'anima arrogante sarà Yperos; l'anima lussuriosa sarà Herotika; l'anima invidiosa sarà Ftona; l'anima oziosa sarà Tempelio; l'anima spilorcia sarà Filargo; l'anima ingorda sarà Edu; infine, l'anima iraconda sarà Tuma. »

Avranno mille domande, ma qui, in questi luoghi, vige la regola dell'ascolto. In vita non abbiamo fatto altro che blaterare, per giustificarci, per ingannare, per inventare milioni di scuse. Da morti bisogna solo attendere e pazientare. L'udito, per questo, si affina.

«Insieme sarete "i 7 dannati" e non avrete altra padrona all'infuori di me. »

Uno dei miei servitori mi allunga un vassoio di rame lucido. Su di esso posati sette ciondoli. Uno a uno li consegno ai nuovi proprietari, come un sigillo, un marchio di ceralacca.

«Cosa dobbiamo fare per te, mia signora? » è Yperos, impaziente, a parlare.

Torno assisa sul mio trono d'ebano e getto la chioma lattea alle spalle. Senza fissare alcun punto in particolare, gli concedo una spiegazione.

«Sulla Terra vive una principessa. Ma non è davvero una terrestre. Sua madre, la regina, l'ha mandata su quel pianetuncolo per salvarle la vita e adesso vive come un essere umano. »

Quelle inutili creature, gli uomini. Mi sembra impossibile essere stata parte del loro mondo un tempo. Poi proseguo:

«Come ogni principessa è estremamente viziata e capricciosa. E qui entrate in gioco voi: siete l'apoteosi dei vizi, il meglio del peggio. Facendo leva sui suoi difetti, l'avrete in pugno. Ma fate attenzione alle sue virtù! Quella ragazzina sa essere ostinata e non sempre si fa soggiogare facilmente »

Li fisso attentamente negli occhi, ora. Come se le parole udite finora fossero state solo un lungo preambolo e potessero svanire nel nulla senza lasciare tracce. Ma adesso no, ora dovete incidere queste sentenze nei vostri spiriti. Non si può fallire.

«Ciò che lei possiede è ciò più bramo e desidero. Perciò avete una sola missione: andate su quell'inutile pianeta, trovatela... e uccidetela. Non mi interessa come, voglio solo vederla morta. Ora andate e tornate col suo freddo cadavere. »

Un altro battito di mani e i 7 dannati svaniscono dalla mia sala del trono e sono in viaggio verso il pianeta blu. Scaccio via i servi e consiglieri. Non voglio nessuno attorno. Voglio solo l'aria appestata di disperazione e dentro me l'avvampo di un fuoco di liberazione. Finirà, finirà tutto presto.

«Povera principessa... Non sai cosa ti aspetta. Non sai che dovrai morire! Goditi gli ultimi raggi di sole perché per te verrà il buio eterno.»


Nugarete

regina di Ukronos



   
 
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