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Autore: _Bec_    18/10/2010    21 recensioni
Daniel King, diciannove anni, viene costretto dal padre e dai suoi stessi sentimenti contrastanti verso la madre malata a vivere con quest'ultima e la sua nuova famiglia, composta da Richard e Jude, marito e figlia diciottenne "perfetti".
Non sarà semplice per Dan adattarsi ad una famiglia tanto diversa da lui, ma soprattutto, sarà difficile andare d'accordo con una madre che ha sempre odiato, a cui però potrebbero restare soltanto pochi mesi di vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Time is running out


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Capitolo 01. - Hey Jude

 

Salutò frettolosamente Delia, troppo intenta a guardare le sue telenovelas per fermarla e parlarle, e corse al piano di sopra.

Fece per aprire la porta della sua stanza e gettare la borsa sul letto come d'abitudine, quando si ricordò che per un indeterminato periodo di tempo non avrebbe più potuto farlo. Non senza bussare.

Sbuffando stizzita, si diresse a passo di gorilla verso la camera di Delia e suo padre, dove constatò con rabbia che i suoi vestiti invernali fossero già stati spostati nell'armadio di Delia.

Sfrattata.

Quella parola si insinuava sempre di più dentro di lei, scorreva nelle sue vene proprio come il veleno del morso di un serpente.

Un non tanto lieve rumore la distrasse dai suoi pensieri e la costrinse a ritornare in corridoio. Dalla sua camera proveniva della...musica? Il ritornello di una canzone rock, punk, o quello che era...Probabilmente prima non ci aveva fatto caso perché i toni della canzone erano più bassi.

Si gonfiò come un pescepalla, pronta ad entrare nella sua stanza e ad insultare il perfetto idiota sconosciuto che aveva osato toccare il suo stereo.

Proprio quando aveva deciso di esplodere tutto d'un botto e di fargli una bella ramanzina, si sgonfiò lentamente come un palloncino bucato ricordando le parole del padre. Doveva sopportare.

Ospitalità.

Giusto. Annuì da sola, prima di girare i tacchi per andarsene.

Ad un passo dalle scale, però, si fermò e fece nuovamente dietrofront. Ospitalità o no, quello non poteva permettersi di toccare il suo stereo! Avrebbe potuto rovinarglielo! E poi nessuno gli aveva insegnato a chiedere quantomeno il permesso?

Sporse la mano per afferrare la maniglia, ma appena la toccò la ritrasse indecisa. In che modo avrebbe potuto dirglielo? Gentilmente? Del resto non aveva idea di che razza di persona fosse il figlio di Delia, poteva sempre essere un tossico-dipendente violento! E poi...avrebbe dovuto presentarsi prima? Dicendo cosa?

Incrociò le braccia al petto e si prese qualche secondo per pensarci su.

-Ok.- Disse fra sé e sé, finalmente decisa a farsi rispettare in un modo o nell'altro. Aprì la porta lentamente e diede una lieve sbirciatina al suo interno.

-Cerchi uno psichiatra?-

Cacciò fuori un ridicolo urletto stridulo dallo spavento ed indietreggiò per constatare da dove fosse arrivata quella voce.

Stava già per dare l'allarme e gridare “al maniaco”, quando si ricordò nuovamente di quella presenza estranea e sgradita in casa. Presenza che si era materializzata a pochi passi da lei, con solo un paio di jeans slacciati addosso.

Sgranò gli occhi sorpresa e disorientata; Daniel King era decisamente...diverso da come lo aveva immaginato.

Aveva visto una sua foto di qualche anno prima e lo aveva trovato solo un bamboccio con ancora la bocca sporca di latte, ma...davanti non aveva di certo lo sfigatello che pensava di ospitare, aveva...un uomo a tutti gli effetti!

Era appoggiato al muro del corridoio e la fissava curioso; dedusse dall'asciugamano che aveva in mano e dai capelli bagnati che fosse appena uscito dal bagno dopo essersi fatto una doccia probabilmente, ma...da quanto tempo era lì?

Si irrigidì non appena comprese che tutta la sua scenetta patetica davanti alla porta aveva avuto un pubblico. Ricapitolando, era andata avanti e indietro come una scema, aveva parlato ed annuito da sola e...altro?

Divertente comunque il tipo. Come il pizzico di un granchio sul fondoschiena. Lo aveva pure provato a cinque anni ed era tutt'altro che divertente, giusto per precisare ulteriormente.

Inghiottì la reale risposta che avrebbe voluto propinargli, per nulla ospitale e poco, poco fine, e si presentò, cercando di non ringhiare come il peggiore dei cani.

-Tu devi essere Daniel.- Sperò con tutta se stessa di averlo almeno spaventato un pochino con quel sorriso omicida, -Io sono Jude.-

Si sforzò di non mostrarsi per nulla a disagio, anche se, dovette ammetterlo, fu comunque molto difficile concentrarsi sul viso del suo interlocutore e non sulla parte sprovvista di maglietta. La cosa la irritò ancora di più perché si rese ben presto conto del fatto che il corpo del ragazzo fosse fastidiosamente magnetico. Ma non abbassò lo stesso lo sguardo, no, non si soffermò sugli addominali di Daniel, piuttosto che dare quella soddisfazione al nemico, avrebbe preferito bere il vomito di un gatto.

Presa com'era dai suoi pensieri, non si accorse del fatto che lui si fosse avvicinato. Arretrò di poco…per sicurezza, non per paura.

-Ti immaginavo più piccola.- Commentò lui, limitandosi ad alzare un sopracciglio. Difficile dire se fosse divertito o irritato. -E con un tutù.- Svelato il mistero; era chiaramente divertito.

Capì immediatamente a che cosa si riferisse l'idiota che aveva davanti: la foto in salotto, quella che raffigurava il suo saggio di danza classica qualche anno prima. Non tollerava il fatto che Delia l'avesse mostrata a chiunque era entrato in casa, postino compreso.

-Quella foto è di cinque anni fa.- Essere gentile era molto più difficile di quanto pensasse. 
In genere lei non si sforzava mai di esserlo, se una persona non le andava a genio lo diceva senza farsi troppi problemi. E quel Daniel non le andava a genio proprio per niente.

Lui si limitò ad alzare le spalle e a sorpassarla come se non avesse parlato, gesto che le mandò ulteriormente il sangue al cervello. Odiava essere ignorata, raramente qualcuno usava quel genere di trattamento con lei e quando succedeva...Jude diventava decisamente fastidiosa. Perché lei era contorta: se qualcuno le riservava troppe attenzioni, lo cacciava via infastidita, se qualcuno la ignorava, invece, faceva di tutto per farsi notare.

 

 

-Senti un po'!-

Oh cazzo, la voce di questa ragazzina è a dir poco insopportabile.

Così stridula, pungente, sarcastica...non aveva avvertito un briciolo di gentilezza nemmeno quando si era presentata, doveva starle proprio antipatico.

Non che la cosa gli desse fastidio, meno ci parlava con quella meglio era...già gli stava venendo il mal di testa dopo appena pochi minuti di conversazione.

Entrò nella sua camera e si girò; non poté fare a meno di ghignare non appena notò l'espressione sconcertata di lei. Finalmente si era zittita.

Chissà come sarebbe esplosa non appena avrebbe realizzato OGNI cambiamento alla sua stanza. Si accorse di attendere stranamente impaziente e curioso la sua reazione; una ragazza così strana non poteva che avere una reazione strana.

Prese una delle tante sue magliette sparse per terra -decisamente non era ordinato- e se la infilò, sotto lo sguardo sempre più sbigottito di lei.

-Tu...cosa? Dove?- Boccheggiò per qualche secondo, portandosi teatralmente una mano alla fronte. Quante scenate!

-Puccy!- Sbraitò poi, correndo verso la sua scrivania ed accucciandosi per terra, -Tu hai buttato Puccy nel cestino?!- La ragazza gli puntò contro in modo quasi minaccioso il suo “Puccy”, che altro non era che un enorme tigrotto di peluche.

-Era fastidioso. A momenti mi soffocavo con tutto quel pelo.- Dan si accigliò, ricordando ancora il suo “dolce” risveglio con la faccia nel ventre del peluche ed i suoi peli in bocca.

-Io...dormo con Puccy da anni!- Strillò quella isterica, per nulla imbarazzata dalla sua stessa confessione.

Lui si sdraiò sul letto disinteressato, senza togliere le scarpe, cosa che fece scattare all'insù il sopracciglio della ragazza. -Mi sembra ora di crescere.- Commentò ironico, portando poi le braccia dietro la testa.

Il labbro di Jude tremò pericolosamente per parecchi secondi prima di fermarsi. Chissà quanti insulti stava trattenendo, si disse Dan.

-E la bambola che c'era lì?-

Dan schioccò la lingua seccato, -Spostata.- Rispose semplicemente.

La bambola di porcellana a cui si riferiva era a dir poco ingombrante, oltre che inquietante. E poi lui doveva far spazio alle sue cose.

-Dove?- Non aspettò nemmeno la risposta, subito riprese ad aggredirlo, -Hai fumato! Qui c'è odore di fumo! Tu hai fumato nella mia stanza?!-

Non era mai stato un tipo troppo loquace, né paziente...odiava parlare, specie con le persone che lo innervosivano. E quella Jude iniziava a seccarlo davvero.

-Senti, carina, finché io sono qui, questa stanza è mia.- Si alzò e la vide, non senza un certo orgoglio personale, indietreggiare come poco prima, -Perciò vedi di metterti l'anima in pace e di non rompere i coglioni.- Socchiuse gli occhi e la fissò truce. Non bastava il fatto che si fosse trasferito in quello schifo di posto controvoglia, non bastava il fatto che fosse lontano da casa sua, dai suoi amici, dal suo lavoro...doveva pure aggiungersi quella rompicoglioni?

Lui voleva solo essere lasciato in pace, voleva solo che quei mesi passassero il prima possibile, non vedeva l'ora che fosse tutto finito. Così, si sarebbe messo l'animo in pace, così sarebbe potuto tornare alla vita di sempre, così avrebbe potuto far finta di niente...

-Questo non ti dà il diritto di fare quello che ti pare con le mie cose.-

Dio, ma quella tipa aveva sempre la risposta pronta?

-Se mi rompi o perdi qualcosa...- e gli puntò il dito al petto, -Sappi che te la farò pagare.-

La rabbia scemò in un attimo nel vedere quell'espressione così incazzosa. Evitò di scoppiarle a ridere in faccia solo perché non voleva che riprendesse a parlare di nuovo con la sua vocetta odiosa, ma trattenersi fu davvero difficile per lui. Specie perché la sua faccia imbronciata da “grande donna vissuta”, che secondo lei avrebbe dovuto incutergli chissà quale paura, ricordava più quella di una bambina offesa per qualche torto fatto al suo ridicolo peluche.

Dopo quel terribile avvertimento, se ne uscì dalla stanza come una furia, portando Puccy con sé, ma lasciandosi dietro un ragazzo, suo malgrado, divertito da quel comportamento bizzarro.

 

 

La sua amica Maggie non aveva smesso nemmeno per un attimo di ridere e la cosa, a lungo andare, aveva iniziato ad irritarla.

-Meg!- La rimproverò accigliata.

-Scusa! Solo...è che sono contenta per te Jude!- Rispose quella, fra una risata e l'altra.

-Che c'è da essere contenta! Avresti dovuto vedere la mia stanza Meg...- Piagnucolò ripensando a tutte le sue cose buttate a destra e a manca, -Uno schifo. E c'era un odore di fumo!- Arricciò involontariamente il naso: proprio non riusciva a sopportarla quella puzza.

-Ma io non mi riferivo alla stanza! Mi riferivo a lui...- Il tono dell'amica si fece improvvisamente malizioso, cosa che non sfuggì a Jude.

-In che senso?- Domandò, immaginando già che l'amica avrebbe sparato qualche cavolata.

-Non capisci? Vivi sotto il suo stesso tetto, sotto lo stesso tetto di un bel ragazzo, beata te!-

-Ah, sono proprio fortunatissima guarda!- Fece Jude ironica, -E poi come fai a sapere che è bello, scusa?- Si morse la lingua quando si rese conto di aver appena confermato alla sua amica che sì, effettivamente Daniel era bello.

Pff, bello, insomma…non è malaccio, ecco!

-Perché hai detto che ti sei sentita attratta da lui, no?- Replicò candidamente l’amica.

-Ma certo che no!- Aumentò la stretta sul telefono sbalordita, -Non ho detto niente del genere io! Ho detto solo che...-

-Che è stato difficile non guardarlo...aspetta che lo sappia Molly! La smetterà di dire che sei strana perché non ti interessa nessun ragazzo!-

Jude sospirò, lasciandosi ricadere indietro su quello che era il suo nuovo letto...o brandina.

La sua amica non lo sapeva, ma c'era un ragazzo che le faceva battere il cuore, che la faceva andare a fuoco solo guardandola e che la faceva sorridere da sola nel buio della sua stanza come una patetica bambina alla sua prima cotta ogni notte; suo fratello Evan. Ma come avrebbe potuto dirlo a lei che era sua sorella? O anche solo a qualcuno? Evan aveva 29 anni e un matrimonio alle porte con la sua storica fidanzata. Lei era solo una bambina per lui, la “piccola” Jude cresciuta insieme alla sua sorellina.

Continuava a sperare che un giorno si accorgesse di lei…pian piano si stava trasformando, stava diventando una donna e presto sarebbe andata al college. Cos’aveva in meno rispetto alla sua fidanzata Michelle? Nulla, era anche più giovane e carina.

Non aveva mai nemmeno avuto un ragazzo a causa di quell'amore impossibile. Non faceva che ripetersi che andava bene così, che in fondo un ragazzo idiota, pervertito ed immaturo non le serviva, che a lei importava solo uscire con le amiche ed andare bene a scuola. Certo, tutto vero, solo che...si sentiva spesso sbagliata, a volte sentiva che c'era qualcosa che non andava in lei. Era sempre scontrosa ed antipatica con i suoi coetanei maschi, proprio non riusciva ad andare d'accordo con il sesso opposto. Evan era una rara eccezione, ma solo perché più grande e maturo.

Era carina e desiderata da più di un ragazzo nella sua scuola, il problema era che nessuno di loro la entusiasmava, nessuno di loro le aveva mai scatenato una qualche...reazione ormonale? Niente. E quindi finiva per essere antipatica con chiunque ci provasse.

Meg le aveva più volte detto che poteva essere perché lei partiva prevenuta, pensando che tutti i ragazzi della loro età fossero degli emeriti cretini...cosa che in effetti si ritrovava a pensare sempre più spesso. Per lei sarebbe andato bene un ragazzo molto più grande, forse sui trenta...tipo Evan.

-Non mi importa di cosa pensa Molly, lo sai...- Borbottò nervosa. Quell'oca poteva pure pensare quello che voleva, di certo il suo pensiero non l'avrebbe scalfita.

-Lo so, lo so...Però...Jude c'è da festeggiare!- Niente da fare, niente avrebbe tolto il buon umore a Meg, -Questo Daniel dev'essere proprio da stupro se è riuscito ad imbarazzarti e a zittirti!-

-Ma se non l'ho neanche guardato!- Aveva accuratamente evitato di soffermarsi sul suo petto nudo, sentendosi stranamente nervosa. Era vero, in genere non lo era, aveva visto più di un ragazzo a petto nudo durante le feste in piscina a casa della sopraccitata oca Molly, e nessuno di loro l'aveva fatta mai sentire a disagio...però quello non significava assolutamente nulla, per così poco! Forse proprio perché si era ritrovata davanti un perfetto sconosciuto si era sentito un attimino disorientata nell'affrontare un “campo” che non conoscesse. Tutto lì però.

-Descrivilo su! Com'è, biondo, moro…?-

-Blu.-

-Jude! Seriamente…com’è? Così tanto figo?-

-Molto, guarda.- Alzò gli occhi al cielo, -Come il culo di un asino.- Ed ecco la finezza di Jude. Quando si innervosiva...

-Gli asini sono carini tutto sommato! Quindi la prendo come una conferma, è molto figo.- Ovviamente Meg interpretava le sue uscite a modo suo.

-Certo, certo...vedrai che impazzirò Meg in questi mesi..- Si lamentò rassegnata...doveva sopportare, poteva solo sopportare. Per Delia e per suo padre, si disse.

-Hey Jude, don't make it bad, take a sad song and make it better...-

-Meg...- La richiamò lei sorridendo, ascoltando assorta il suo canticchiare. Adorava quella canzone e non solo perché era come se nominasse lei ogni volta, ma anche perché la calmava e le dava al tempo stesso una carica pazzesca. Poco importava che i Beatles l'avessero dedicata ad un ragazzo, quella per lei restava la sua canzone.

-Remember, to let her into your heart...Hey Jude, don't be afraid...-

-Non ti ricordi le parole!- La accusò Jude ridacchiando. Aveva saltato più di una strofa.

-Eh va beh! Solo tu la ricordi a memoria!-

-Ovvio, è la mia canzone!-

Dopo aver parlato un altro po' di scuola ed altre cose, mise giù un po' più tranquilla e, giusto per rilassarsi ancora di più, mise le cuffiette e schiacciò play sulla sua canzone del cuore. Cantata dai Beatles era decisamente meglio.

Chiuse gli occhi rasserenata ed in pace con il mondo. Aveva bisogno di tutta la quiete possibile prima di affrontare l'imminente cena con il nuovo membro “provvisorio” della sua famiglia. Una quiete che solo la sua canzone poteva darle.

 

 

*Note dell'autrice*

 

Beh questo essendo il primo capitolo è un po' cortino...diciamo che è un'altra prova, per vedere se questa storia ha o no un futuro...

Il capitolo è dedicato al personaggio di Jude come penso si sia capito...nello scorso avevamo capito qualcosa in più sul carattere di Dan: menefreghista, di poche parole e sprezzante verso la madre.

In questo si conosce meglio Jude. Sono dell'opinione che o la si ama o la si odia.

La canzone Hey Jude è dei Beatles ;)

Per quanto riguarda Dan...pian piano si scoprirà meglio anche lui nei prossimi capitoli e soprattutto si spiegherà meglio il perché del suo odio verso la madre...

Spero di avervi incuriosite e fatto sorridere almeno un po' con questo capitolo :)

Vi ringrazio tantissimo per i commenti e per i preferiti/seguiti/ricordate*_* Grazie mille per la fiducia e per i complimenti!

   
 
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