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Autore: crimsontriforce    18/10/2010    1 recensioni
Se ti trovi a fare il genitore, le sue veci o quelle di generico amico immaginario, non c'è via d'uscita: come apri bocca, sbagli.
Genere: Fluff, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Germogli della città chiusa'
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Nata per i prompt "Rosa" di it100 e "Qualcosa di inaspettato" di Fanworld. Daira e Tesse ricompaiono dalle nebbie de L'esilio in testa, il set vincitore del challenge original di 1frase. Spiccio spiccio: Tesse è una coscienza creata da un'antenata di Daira e vive nei sogni della discendenza di detta antenata (che btw si chiama Nuvra ed è una gran signora). Aveva fatto l'emo rinchiudendosi in una cosa emo per parecchie generazioni ma poi è arrivata Daira che è un mini-caterpillar e l'ha fatto ripigliare e ora sono bff THE END.

È piacevole riprenderli tutti coccoli e fluffosi proprio mentre i miei altri baldi protagonisti riescono a morire tre volte in due (son risultati...) in quel del BBI. Sì, si chiama favoritismo. Un po' per anzianità (Sert deriva alla lontana dallo stesso personaggio di cui Tesse è l'evoluzione diretta, anche se non lo si direbbe, motivo per cui non si sopportano) e un po' perché il semplice fatto che questi due sono ancora qui significa che il “manda affanbagno; gira in original” può funzionare con grandi soddisfazioni. Amoli tantissimo.






Tutta nastri e trine e bandiere pirata



A Fumito Ueda,
con tanto amore
e un calcio in culo
(di quelli affettuosi, ma comunque)



Tesse richiuse gli occhi. Li riaprì. Nessuna modifica sostanziale. Il problema di vivere in un sogno: pizzicarsi non serviva a nulla. Quello spazio condiviso era la sua unica e indiscutibile realtà – e si era tinto di rosa. Rosa nel terreno morbido come un dolce appena sfornato, rosa nelle tende trasparenti appese al cielo che delimitavano l'orizzonte, rosa nei petali eterei che continuavano a cadere sospinti da una brezza che profumava di pesche.

“Cos'è?”, chiese fermando per la collottola la sua ospite, che camminava concentrata a grandi passi attorno a una colonna rosa facendovi sbocciare a ogni giro sgraziati bassorilievi floreali.
Daira si voltò e lo guardò truce, a braccia incrociate. Sembrava infelice.
“Faccio del mio meglio.”
Negli archivi mentali di Tesse, “il suo meglio” includeva affrontare un tornado, un deserto, una città sconosciuta; mettere ordine in un'immaginazione spaccata in due; restare bambina pur con trecent'anni di storie altrui sulla coscienza; giocare al guerriero e al pirata e tutte le corse e i salti e le arrampicate. Merletti e ricami non erano variabili previste.
“E per cosa, di grazia?”
La risposta fu un calcio nello stinco, una pernacchia e il crollo improviso della colonna rosa che le diede un netto vantaggio in fuga.

La ritrovò sotto un letto a baldacchino. Rosa.
“Dunque?”
Gli scoccò un'occhiata che avrebbe dissolto sogni meno persistenti,disgustata dalla sua lentezza di comprendonio. Lui fece spallucce: l'essere letteralmente nella sua testa gli dava certo qualche vantaggio, ma non lo rendeva un esperto infallibile.
“Devo essere alla sua altezza”, rispose fra i denti, mordicchiandosi il labbro. “Femminile, aggraziata, regale, austera”, contò sulle dita. O non mi vorrai mai più bene che a lei, risuonava non detta l'ovvia coda.
Tesse raggelò. Erano i suoi aggettivi, della sua storia, quella così straziante e cara al cuore e alla memoria che la raccontava ogni sera con voce ancora sognante. C'era una volta una dama dolce e saggia, più bella di ogni altra... Imbecille e sconsiderato.
“Daira”, la apostrofò, cercando le parole.

“Tu puoi essere tutto quello che tu – e solo tu – vuoi essere, bambina mia. E per quanto riguarda le altezze...” Si rannicchiò al suo fianco e le chiuse gli occhi. Quando le permise di riaprirli, il rosa che si stendeva fino all'orizzonte era quello di un tramonto su terre lussureggianti e inesplorate, sempre più lontane, che osservavano dal loro nascondiglio vicino all'oblò che si apriva fra le paratie legnose di un dirigibile minuscolo, grande quanto un baldacchino.
“C'è qualcuno più in alto di te?”
“Non una nuvola!”
“Ti ho mai raccontato la mia storia preferita? Parla di un vecchio solo e della bambina intrepida che lo salvò...”




   
 
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