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Autore: virgily    18/10/2010    2 recensioni
“Un nuovo Jack lo squartatore sta terrorizzando l’intera nazione. Nessuno sa’ chi sia ma ovunque vada lascia il segno di bellissime donne morte. Tuttavia sembra che lo psicopatico serial killer abbia una preda precisa da eliminare, lo testimonia il fatto della presenza di scritte insanguinate su muri o pavimenti ritrovate assieme ai cadaveri delle donne uccise. La prima risale a due mesi fa con su scritto “questo e’ per te Juliet”; la seconda invece e’ di qualche settimana piu’ tardi dicente “sarai soltanto mia Juliet” e l’ultima invece appartiene al cadavere della donna ritrovata questa mattina alle cinque: “sto venendo a prenderti Juliet”. Si presume quindi che questa Juliet sia colei che quest’uomo brama piu’ di ogni altra cosa al mondo. Per il momento la polizia sta indagando ma ne Jack e ne Juliet sono stati trovati.”
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ronnie Radke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo le era improvvisamente caduto addosso; e lei era stata cosi’ ingenua da non prevederlo. Era stata cosi’ sciocca di vendere la sua razionalita’ a quel diavolo ingannatore che tutto quello che voleva era soltanto appagare una lurida volutta’ corporale. Sentiva l’adrenalina scorrere veloce nelle vene, e il cuore batterle cosi’ forte che tutto intorno sembrava essere rallentato. Non bado’ alle ragazze che spintono’ nel disperato tentativo di raggiungere la segreteria, forse cinque... Ma non gliene importo’. Con le lacrime che continuavano a scendere dalle sue candide iridi verdi comincio’ a scribacchiare su una richiesta di uscita anticipata. La mano le tremava ma la firma rimase tuttavia immacolatamente fine e precisa. Proprio in quel istante Mary usci’ dal suo ufficio e la vide: pallida come un lenzuolo e gli occhi ignettati di sange e lacrime; brutto segno

-cara? Tutto bene?-

-d-devo uscire... L-La prego...-

-e’ urgente? Oh ma cosa dico certo che e’ urgente, altrimenti non eri ridotta in questo stato. Ma non preferisci magari bere un the’ prima? Misurati la pressione? Sembri uno straccio...- sussurro’ asciugandole le lacrime con il lieve tatto di un fazzolettino in morbido cotone rosso. Le parve quasi come una tenera carezza, quella stoffa cosi’ dolcemente profumata quasi riusci’ ad alleviarle la ferita nel petto... ma nulla poteva tuttavia rimarginarla del tutto; neanche la tenerezza del mondo messa insieme

-grazie. Ma preferisco andare- rispose sorridendole, rassicurando la donna con quel gesto tatralmente fasullo

-bene. Rimettiti presto- affermo’ mettendo una sigla sul foglietto prima di lasciarla proseguire per a sua folle corsa. Mancavano pochi minuti alla fine della pausa pranzo e avrebbe gradito sparire prima che fossero rientrati in classe; che LUI fosse tornato. Era finalmente arrivata in classe, ma con la sua irrefrenabile foga non riusci’ a fermarsi in tempo per non tramortire il castano, il quale stava appena uscendo per andarsi a godere quei pochi isanti che gli rimanevano di pausa. Il Green si ritrovo’ spaesato quando si ritrovo’ una moretta piangente proprio tra le mani; sopratutto perche’ quella non era una ragazza a caso ma “LA” ragazza del suo migliore amico, o almeno cosi’ pensava

-A-Armony?- domando’ sorreggendola mentre bracollava per la forte botta subita contro il suo corpo prestante, sebbene fosse piccolino

-l-lasciami Max... l-lasciami!-

-ma che hai? Che e’ successo? Dov’e’ Ronnie?- soltanto l’udire quel nome tanto sublime quanto velenoso senti’ tutto il suo corpo irrigidiersi e i singhiozzi crescere a dismisura...

-avevi ragione sul suo conto. Sei contento?- rispose asciugandosi velocemente le ultime goccioline che le rigavano il visetto. Lasciandolo interdetto la donna sguscio’ dalla presa dell’amico e giunse al suo banco: verdognolo e pieno di scritte “ti amo” che durante la lezione letteratura il moro scarabbocchiato. Raccolse il suo zaino e infilo’ il permesso nel registro di classe; tutto sotto gli occhi di un Green che ancora stentava a credere a quello che la ragazza gli aveva detto. Cio’ significava soltanto una cosa... il suo migliore amico era tornato, spezzando un ennesimo cuore; ma forse questa volta gli sarebbe costato caro.

 

Bestemmiando come pochi il moro si era rivestito alla buona e si era affacciato alla porta dello stanzino; la osservo’ correre via fino ad inoltrarsi nel fitto intrecci di corridoi che la scuola gli proponeva. Il suo momento di pazzia era finito, e ci aveva soltanto sprecato tempo. Una mano s’infilo’ nei dintorni della sua maglietta ma soltanto quel tocco cominciava a fargli ribrezzo

-beh, prima o poi doveva scoprirlo no?- sussurro’ la ragazza cercando in tutti i modi di cogliere quell’attenzione che oramai non si sarebbe piu’ poggiata su di lei...

-scoprire cosa? Che mi piace sbatterti e sentirti agitare come una puttana?- rispose malevolo staccandosi a forza le sue luride manacce di dosso

-R-Ronnie? Perche’ mi tratti cosi’?- domando’ sconcertata, cadendo dalle nuvole, come se ancora non avesse capito che lui non aveva occhi per lei... ne li aveva mai avuti

-come dovrei trattare la mia bamboletta? Oh scusa... ti sto ferendo vero? Beh indovina un po? Non me ne frega un cazzo- rispose cominciando ad avviarsi a passo svelto e grandi falcate verso l’entrata

-tanto oramai il danno lo hai fatto Radke! E che tu lo voglia o no adesso ti odiera’ per sempre!- gli grido’ dietro cogliendo per una buona vlta la sua attenzione con una frase sensata: lei lo avrebbe odiato... ODIATO! Ma sebbene tutto fosse andato in frantumi dentro di lui sentiva qualcosa, quella forza che gli diceva di raggiungerla e spiegarle... implorando il perdono

-fatti fottere troia!- rispose ridacchiando appena, mascherando in quella stessa risata schizzofrenica tutta l’ansia che lo stava sovraccaricando. Era appena suonata la campanella e come una mandria inbufalita di tori tutti i suoi compagni stavano cercando di ritornare in classe, sebbene l’impresa si mostrasse ardua e piena di peripezzie. Come suo solito pero’ era in ritardo; non amava quel caos e avrebbe atteso un po, cosi’ che una volta arrivato l’avrebbe affrontata in classe, in una miriade di sussurri che gli avrebbero fatto male... accrescendo tutto il fuoco che ardeva nel suo petto. Appena la situazione si stabilizzo’ si avvicino’ alla porta chiusa della sua aula; ma cera qualcosa che lo paralizzo’ come se non era quello il suo scopo. Sentiva dei passi allontanarsi lentamente: dei tacchettini che risuonavano per l’intero corridoio. Forse era destino, ma fatto sta che decise di voltarsi, e scopri’ che la sua presunzione era giusta, non doveva rientrare in classe per vederla... perche’ la sua amata stava giusto andando via, ma dove?

-Armony!- quella voce calda e avolgente la fece fremere nel bel mezzo dell’uscio. Sapeva bene di chi era quella voce ma decise di non fermarsi, e tantomeno dargli retta, qualsiasi scusa si fosse inventato

-aspetta ti prego. Armony!- le grido’ cominciando a correrle incontro. Sentendosi inseguita allora la moretta non pote’ far altro che cominciare a correre nuovamente avviandosi all’esterno, verso il parcheggio... Ma neanche questo sembrava bastare per toglierselo di mezzo

-fermati!- con un poderoso scatto in avanti il moretto oramai gli stava alle costole e la stanchezza cominciava a farsi sentire. Legandole le braccia ai fianchi Ronald cerco’ di bloccarla ma era quasi impossibile, si dimenava e piageva come la prima volta che erano stati cosi’ “abbracciati”

-Juliet basta! Ascoltami Juliet... Jul...- uno schiocco potente rimbombo’ per i dintorni del viale. Con tutta la forza che aveva la ragazza gli aveva tirato uno schiaffo sulla guancia sinistra; ancora aveva il fiatone sia per la corsa che a cui si era sottoposta, si per il cuore che ormai non aveva piu’ verso di fermarsi

-c-come mi hai chiamata?- sussurro’ con voce quasi strozzata. Doveva ammettere che aveva la gola piuttosto secca e raggrinsita, ma il principale punto della questione era “come fa a sapere il suo vero nome?”

-come cazzo mi hai chiamata rispondimi!- con voce piu’ alta e sforzata tuttavia scandi’ bene quelle stesse parole che le laceravano le membra

-e-ecco. Ho sentito la preside parlare con l’ FBI. E ho letto la tua scheda.- senza osare guardarle negli occhi il moro abbasso lo sguardo, allentando la presa che aveva fatto sul suo corpo. Osservo’ con cura il segno delle dita sulla sua guancia e respiro’ affondo... analizzando con cura tutte le parole che quel giovane dinnanzi a lei gli avvea detto con tanta tristezza e colpevolezza nel tono fiacco e spento della voce

-oh. Ora capisco. E fammi indovinare, hai scoperto che la tipetta che ti porti a letto e’ inseguita da un ragazzo che suppone con tanta foga di essere il suo unico e onnipotente fidanzato. Che quest’ultimo uccide tutte le ragazze non vergini che le assomigliano e le lascia messaggini macabri, e visto che non ci vuoi rimettere le penne sei tornato dalla bambolona tinta. Beh non fa una piega..- con voce beffarda e sarcastica comincio’ a punzecchiare con parole amare il moro che, questa volta tuttavia decise di guardarle il viso: scrutare il sorrisetto sadico dipinto sulle sue labbra vellutate e gioire del fatto che sebbene potesse sembrare infuriata in realta’ nasocndeva la tristezza nella opaca brillantezza delle sue iridi

-no,  Valary e’ stato uno sbaglio. Non ho idea di cosa mi sia preso piccola...- affermo’ sfiorandole appena una mano, sperando che quel breve contatto riuscisse a tremetterle tutto il suo pentimento e disperazione. Perche’ senza di lei si sentiva perso, senza il suo docile calore il suo cuore incapace di amare tornava a gelare. Qualche micro-secondo in quella piccola morza basto’ a farla sciogliere, a farla palpitare... Come poteva lei cancellare cosi’ il suo amore per lui? Ma se c’era un difetto in Juliet Hanroe era quello di scordare difficilemente tutto il male che le veniva inferto con tanta spregiudicatezza e infamia. Quella stessa mano con cui si stava fondendo le sue dita qualche minuto prima stava toccando e violando il corpo di una donna oggetto; di una peccaminosa succube. Con ripudio allora sciolse anche quel poco che riusciva a mantenerli intatti come una cosa sola, e si retrasse con violenza dal suo corpo

-mi dispiace. Non posso perdonarti. Andrei contro tutto quello incui credo. Contro il mio concetto d’amore che sembra essere troppo infantile per i tuoi gusti-

-no, no ti scongiuro...- una lacrima era persino scesa sulla sua guancia, rigandola completamente, carcando sottilmente tutto il profilo di quel viso perfettamente malato che tanto aveva amato e odiato

-prendo le mie cose e mi trovero’ un albergo. Dici tu a tuo padre che mi dispiace vero?- disse svelta voltandosi di scatto, continuando a camminare dritta verso la strada; pregando se stessa di avere la forza di non scoppiare nuovamente a piangere e tornare indietro. Fu cosi’ che la vide allontanarsi, e probabbilmente sarebbe stata anche l’ultima volta che l’avrebbe vista in vita sua. Si perche’ data la sua situazione critica chi gli assicurava che non gli sarebbe successo niente? Chi gli diceva che senza di lui al suo fianco a sostenerla e proteggerla sarebbe rimasta al sicuro ma sopratutto “in vita”?

-Juliet! Aspetta Juliet!- affermo’ fermandosi appena, voleva prendere un bel respiro prima di sbandierare al mondo interno e a se stesso i suoi veri sentimenti

-Juliet io ti amo!!!-

Un sighiozzo le mori’ in gola. E assieme a quello anche al vomito di parole che volevano insistentemente uscire fuori “ti amo anche io, piu’ della mia vita, piu’ della mia insignificante e fottuta vita”. Ma non pronuncio’ neanche meta’ di quella confessione tanto dolce quanto sofferta. Forse era meglio cosi’; se si fossero separati sarebbe stato meglio per lui, per tornare a vivere in modo normale e non piu’ accanto alla “voglia del mostro”. Si diede un forte mozico alle labbra perche’ quello che stava per rispondergli le faceva troppo male, perche’ sapeva che sicuramente lo avrebbe ferito, ma se voleva aiutarlo a rimanere in salvo era l’ultimo sforzo che gli doveva

-Tsk... E dire che con te ci sono pure venuta a letto...-

Ufficilamente il cuore di Radke era morto. Si era spezzato in pezzi tanto piccoli che neanche se ci avesse impiegato anni sarebbe riuscito a ricomporre. Questa era la punizione che doveva subire per averla tradita, per aver deluso la sua unica ragione di vita; quell’una che, a differenza di tutte le altre che gli apparivano uguali, era riuscita a rubargli il cuore. Abbasso lo sguardo e tento’ di tornare dentro; in classe fingendo che nulla fosse successo, che mai Armony Summer fosse entrata nella sua vita, rendendola per quanto fosse stato breve, piu’ dolce.

Poi un rombo potente; una sgommata probabilmente... e un grido; quel grido che tento aveva pregato di non sentire mai in vita sua. Immediatamente, con il cuore in gola e la mente al suo dolce angelo, si volto’ di scatto facendo ondeggiare la chioma corvina in quella folle corsa da cui dipendeva adesso non piu’ la sua relazione, ma la vita della donna amata.

Stava priva di sensi e con gli arti a penzoloni; due braccia forti e prestanti la tenevano saldamente mentre con i suoi occhi ambrati la fissava mentre teneramente “dormiva” tra le sue braccia. Era stato velocissimo e sebbene la donna avesse gridato nessuno si era accorto del fatto che era riuscito a metterla KO. Si fece aprire lo sportello posteriore della Galaxy nera da uno delle sue guardie del corpo; gli basto il tempo di stenderla comodamente prima di sentire quel ficcanaso gridare il suo nome. Non fu difficile per Ryan riconoscerlo, dopo tutto come poteva dimenticare il viso del suo piu’ acerrimo nemico? Facendo cenno al collaboratore di chiudere lo sportello si volto’ con viso spavaldo e provocatore, osservando il moro dinnanzi a lui che immediatamente  lo fulmino’ con lo sguardo

-oh ma tu sei Ronnie! Piacere di conoscerti!- ridacchio’ sorridendogli sadicamente

-cosa le hai fatto?- domando’ immediatamente senza lasciar trapelare troppe emozioni

-nulla, si e’ addormentata come una bimba. Ahh, com’e’ bella la mia Juliet...- sussurro’ volgendo uno sguardo incanto verso la mora che giaceva sui sedili posteriore della autovettura, ancora priva di sensi

-lei non e’ tua!- affermo’ stringendo i pugni

-a davvero? E chi me lo dice? Tu?-  domando’ spavaldo avvicinandosi al ragazzo che fremeva dalla voglia di mettere le mani addosso a quel maniaco schizzato

-avanti... tirami un pugno...- ridacchio’ porgendogli la guacia. Provocandolo per bene. Rosso dalla rabbia allora carico’ il suo destro che sapeva fare miracoli. Tuttavia neanche lui seppe il come e neanche il perche’; ma fsatto sta che circa pochi secondi dopo, Ronnie si ritrovo’ con le ginocchia a terra che si reggeva la bocca dello stomaco, quel gancio non solo era stato cosi’ veloce da non averlo visto, ma aveva una forza sovraumana. Il rapitore lo afferro’ pr la chioma costringendolo a sollevare il viso: ansimava per il dolore e gli occhi erano semi-sbarrati

-ora mi dispiace ma dobbiamo andare. Sai c’e’ una chiesetta molto bella in periferia, e le nostre nozze sono tra poche ore e sai come sono le spose no? Devono essere perfette- sussurro’ al suo orecchio scatenando in lui un’ennesimo fuoco che non vedeva l’ora di disintegrarlo; ma le sue condizioni precarie impedivano movimenti fluidi e potenti. Sbattendolo contro il suolo il ragazzo tenebroso gli assesto’ un calcio nello stesso punto, provocando una fuori-uscita violenta di liquido rosso dalle labbra del povero studente che rimase a terra con lo sguardo sperso, in preda ad un vero e proprio svenimento

-e ringrazia dio che non ti abbia ammazzato. Pivellino- furono le sue ultime parole prima di uride la macchina mettersi in moto, e uno sportello chiudersi violentemente. E poi fu il buio.

 

 *Angolino di Virgy*

ahahahah scommetto che la mia cara Anzu stara' pensando "Ryan ti ammazzo con le mie maniiiii" o comunque qualcosa di molto simile ma piu' violento! e devo ammettere che non avrebbe tutti i torti! anche io lo odio con tutte le mi forze (il che non e' normale visto e considerato che Ryan e' creazione mia!). ahhh sclero time! ma tralasciando questo momento di follia, niente paura la vendetta di Radke arrivera' molto presto!

baci

-V-

  
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