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Autore: Guessstar    19/10/2010    5 recensioni
"Come credi che stia?"
"Edward..."
"Rispondi. Come credi che stia?"
"Uno schifo..."
"Bene, non abbiamo più nulla da dirci".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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POV BELLA.

Erano passate esattamente tre settimane dal mio arrivo a Forks, una settimana dalla mia chiacchierata con Edward. Non avevamo più parlato da quel giorno, o almeno non di questo tipo di discorso, avevo cercato di evitarlo in tutti i modi, facendogli capire che quel sentimento per me non era per niente ricambiato, ma l’attrazione che provavo per lui non era scemata di una virgola, ogni volta che lo avevo vicino, avevo voglia di prenderlo e farlo mio in quel momento, non era mai stato così difficile. Eppure non ci riuscivo, forse perché sapevo che per lui c’era qualcosa di più che di una semplice notte insieme, lui provava dei sentimenti reali, tangibili per me. Lo vedevo quando mi guardava insistentemente, facendo ribollire tutto il mio corpo, quando mi toccava, lo faceva delicatamente, quasi fossi la cosa più preziosa e delicata del mondo. Nessuno mi aveva mai trattato in quel modo, nemmeno Jacob, nessuno mi aveva mai guardato come faceva lui, e questo mi portava sempre più ad avvicinarmi, ma la mia mente m’imponeva sempre di stargli alla larga se non volevo legarmi per sempre a quella città.

«Bella! Abbassa questo fracasso!» l’urlo di Charlie mi raggiunse forte e chiaro nel salotto. Avevo messo la musica a tutto volume e avevo cominciato a saltellare nel letto facendo finta di avere una chitarra in mano e suonarla. Sbuffai e scesi dal letto, andando a spegnere direttamente lo stereo. Per me la musica a basso volume non era musica, si doveva percepire, sentire, toccare nell’aria, ti doveva trasmettere delle emozioni. Sentii la vibrazione del cellulare, che in quel momento non ricordavo dove fosse. Da quando ero arrivata non avevo messo in ordine nemmeno una volta, troppo sfaticata e con poca voglia di vivere per fare quel lavoro.

La porta della camera si aprì, svelando un Charlie molto irritato «Quante volte ti ho detto di non mettere la musica così forte? Da fastidio ai vicini».

«O a te?» risposi dirigendomi verso il bagno per cambiarmi. I Cullen mi avevano invitato a casa loro, per passare un pomeriggio insieme a guardare dei film. Avevo accettato solamente per stare con Edward, mi mancava giocare con lui.

Sentii uno sbuffo dall’altra parte della porta «io sto andando a lavoro, se hai bisogno di me ricorda di chiamarmi» sentii la porta della mia camera chiudersi subito dopo aver sentito quelle parole. Indossai i miei vestiti e uscii dalla stanza. Sentii il suono di un clacson provenire dal mio giardino. Sicuramente Jasper e Rosalie erano passati a prendermi.

«Su Bella! Muoviti, siamo in ritardo»

«Sto arrivando ragazzi» mi chiusi la porta alle spalle e salii in macchina.

 

POV EDWARD.

«Mi raccomando ragazzi, non portate nessuno in casa e state tranquilli, non mi fate trovare nulla di rotto. Io e vostro padre torneremo domani» era da circa dieci minuti che nostra madre non faceva altro che farci raccomandazioni che avremmo violato non appena avessero varcato la soglia di casa. Avevamo invitato gli Hale e Bella a passare un pomeriggio da noi, ero andato a prendere dei film quella mattina di nascosto, sotto le continue chiamate di Alice che non la smetteva di dettare ordini.

«Sì mamma, sappiamo tutte le regole a memoria, non c’è bisogno che le ripeti ogni volta che vai via» sbuffai sonoramente lasciandomi cadere sul divano insieme agli altri ragazzi. Eravamo stati abituati sin da piccoli all’assenza dei nostri genitori, nostro padre, Edward Sr. era sempre in viaggio per lavoro e mamma lo seguiva sempre, lasciando noi in quell’immensa casa.

«Okay amori, noi andiamo, se avete bisogno di qualsiasi cosa, chiamate».

«Okay mamma, fate buon viaggio» Alice abbracciò nostra madre, poi la condusse sulla soglia di casa.

«Mi raccomando!» papà rientrò per prendere la valigia.

«Certamente» Alice salutò i nostri genitori con la mano sull’uscio di casa, poi chiuse la porta e si voltò verso di noi «liberi!» le sue dita andarono a comporre immediatamente il numero di Jasper.

«Ehi amore mio, i miei…»

«Ansioso di rivedere Bella?» Emmett mi distrasse da quel folletto, dandomi una pacca sulla spalla.

Lo fulminai con lo sguardo, pronto a controbattere, quando il rombò di un motore cominciò ad avvicinarsi sempre di più.

«Sono arrivati».

 

POV BELLA.

Odio. Odio puro per i film horror. Stavo cercando di nascondere la mia paura, ma ogni qualvolta ci fosse una scena paurosa, tremavo. Avevo notato lo sguardo divertito di Edward addosso ogni qualvolta sobbalzassi, ma non me ne curai più di tanto, sicuramente li aveva scelti lui quei film. Nella stanza vi era un buio pesto, solo la tv riusciva a illuminare flebilmente una piccola parte del salotto. Mi trovavo tra Edward e Emmett, schiacciata dall’enorme corpo di quest’ultimo.

La protagonista stava scappando nel buio di casa sua da un fantasma che nemmeno si vedeva, tranne che per una maschera che aveva in mano, chiunque la indossasse diventava un demonio. Avevo optato per un semplice film d’azione, ma avevo perso le speranze di convincere i ragazzi quando questi, sotto la mia proposta, mi fulminarono con lo sguardo.

Ero piena d’ansia. All’urlo della ragazza mi strinsi completamente a Edward, in un gesto istantaneo e impulsivo, non dettato certamente dalla mia mente. Per un attimo sentii il suo corpo immobilizzarsi completamente, colto dalla sorpresa inaspettata del mio gesto, dopo qualche secondo circondò le mie spalle con il braccio e mi strinse ancora di più a se. Per tutta la durata di quel gesto mi sentii sicura e amata, protetta da qualsiasi controversia. Il suo profumo da uomo arrivava forte e chiaro alle mie narici, ero sicura che quella notte lo avrei sentito sulla mia pelle, marchiato  come le carezze che stava lasciando delicatamente sul mio braccio destro con le dita, come temesse una mia reazione negativa, ma non avrei rovinato quel momento, mi sentivo troppo bene, in pace con me stessa. Per un momento immaginai la mia vita se avessi scelto Edward sin dall’inizio, e ciò che vidi mi piacque molto, vidi una ragazza felice, sicura, amata, una ragazza che non doveva celare le sue emozioni dietro un volto beffardo ed egoista, che non aveva sofferenze perché aveva accanto un ragazzo che la rispettava e la venerava. Vidi una ragazza normale, senza un passato da alcolizzata e cocainomane, senza un passato pieno di violenze subite da parte di un ragazzo che si credeva di amare. Mi strinsi ancora di più a Edward, una lacrima solcò il mio volto a causa della mancanza, mancanza di qualcosa di buono e genuino nella mia vita, mancanza di un amore che da sempre mi era stato negato, sia dalla mia famiglia, che dalle mie relazioni.  Non ero mai stata una ragazza normale, tutti mi conoscevano come la dura, la ragazza facile, che vuole solo divertirsi e spassarsela. Ma solo io sapevo che dentro di me soffrivo come un cane, che mi ero pentita di tutte le scelte fatte negli ultimi tre anni, che non volevo vivere quella vita. Volevo migliorare, volevo finalmente essere me stessa e non vergognarmi di quello che facevo, volevo essere una ragazza che veniva umiliata pubblicamente dal suo ragazzo.

Il tempo tra le braccia di Edward passò velocemente, tanto che non mi accorsi della fine del film fino a quando Edward non recuperò il telecomando, diminuendo il volume del televisore.

«Davvero un bellissimo film» commentò Rosalie, ancora abbracciata a Emmett, intenta a guardare i titoli di coda.

Mi alzai e mi stiracchiai «Già» in realtà non sapevo neanche come fosse finito.

«Anche ad Alice è piaciuto molto» il tono di Jasper era allusivo, mi accorsi che Alice era accovacciata sul divano sotto una coperta, con gli occhi chiusi e la bocca semi aperta. Era dolcissima quando dormiva.

«Che ne dite di fare una partita di basket?» Emmett propose l’idea.

«Io non gioco» Rosalie si alzò e spense la tv, io annuii, completamente d’accordo con la mia amica.

«Okay, giocheranno gli uomini» Jasper si diede un pugno leggero al petto, serio.

Uscimmo fuori, io e Rosalie ci sedemmo sulla panchina sotto il portico di casa, mentre Edward, Jasper ed Emmett si diressero al piccolo campetto da basket che si trovava dietro la loro casa. Cominciarono a giocare, uno contro tutti. Ammiravo i loro movimenti, ma quelli che mi colpirono di più furono quelli di Edward. Era fluido nei movimenti, si prendeva gioco degli avversari facilmente, senza nessuna difficoltà, ma dalla fronte corrucciata potevo capire che stava pensando  a un modo per abbattere quel muro e fare canestro.  Vidi riflessa me stessa, intenta a prendersi gioco della gente, cercando un modo per rendere la mia vita migliore.

Edward era bello, mi piaceva guardarlo giocare, mi piaceva quando si mordeva le labbra, trovatosi in difficoltà. Era troppa tentazione.

«Ti piace vero?»

«Eh?»

«Edward, ti piace» scandì ogni sillaba, sottolineando quella frase.

«No, cosa te lo fa credere?»

«Come lo guardi. Te lo stai letteralmente mangiando con gli occhi» mi sorrise, fiera della sua ipotesi.

«Non è che mi piace…»

«Te lo faresti molto volentieri» m’interruppe lei, cominciando a ridere.

«Sì, me lo farei molto volentieri» ripetei le sue parole, confessando una parte dell’attrazione che provavo per quel ragazzo.

«Non sei l’unica, Edward piace a molte ragazze, ma lui non è mai stato attratto da nessuna fino ad ora, non si è mai innamorato, ha sempre cercato rapporti da una notte e via. Eppure lui non è così, lui è un bravo ragazzo, ho sempre detto che nasconde qualcosa di speciale, ha solo bisogno di qualcuno che glielo tiri fuori, ho sempre creduto in te sin dall’inizio».  Non capivo il significato delle parole di Rosalie. In che senso aveva sempre creduto in me? ci conoscevamo da sole tre settimane, non era abbastanza da ripormi tutta la sua fiducia.

«Sin dall’inizio?»

Annuì «Beh, sai che Edward ha sempre avuto una cotta per te, sei stata l’unica per cui lui abbia davvero provato interesse. Credo che sia persino innamorato di te, ma non posso esserne certa»

«Innamorato è una parola grossa»

«motivo in più per rifletterci sopra» disse alzando le sopracciglia e indicando Edward con un cenno del capo. Mi voltai a guardarlo e lo vidi fissarmi, non curante di Emmett e Jasper che gli ronzavano intorno, cercando di recuperare la palla. I miei occhi incontrarono i suoi e molte miei dubbi furono accertati. Forse Edward cominciava a piacermi veramente.

«…anche se non sempre sono circolate buone voci sul suo conto…»  mi ero persa gran parte del discorso di Rosalie, ma catturai bene l’ultima frase.

«Cosa vuoi dire?»

«Circa un anno fa si è sparsa la voce che abbia violentato una ragazza, a una festa. Lui ha sempre negato, ma non si è mai scoperta la verità…»

«Chi era?»

«La ragazza? Non credo ti farebbe piacere saperlo» disse, un sorriso amaro dipinto sul volto.

«Rosalie, dimmelo»

«Beh, si dice abbia violentato Angela Weber… la tua amica. Ma ne lei, ne lui si sono mai pronunciati riguardo quest’argomento, hanno continuato la loro vita sotto lo sguardo di tutti i ragazzi, li ho davvero stimati per questo…» mi persi il resto del discorso di Rosalie, poiché ero incentrata su un altro pensiero. Angela… come aveva potuto non dirmi nulla? Erano vere quelle voci? Adesso si spiegavano tutti i sorrisi amari che le riempivano il volto quando si parlava di Edward, li riconoscevo benissimo nonostante cercasse di camuffarli in sorrisi felici. Sentii subito gli occhi pungermi per le lacrime che minacciavano di uscire, ma cercai di trattenerle, non potevo farmi vedere debole, e poi non potevo sicuramente piangere senza un “motivo”. Quella frase di Rosalie mi aveva portato a pochi mesi prima, quando io ero vittima delle violenze subite da Jacob, quando ero io a non pronunciarmi riguardo quei maltrattamenti, nemmeno con Wendy, provavo vergogna e repulsione per me stessa, e capivo Angela.

Mi alzai dalla panchina e mi allontanai da tutto il gruppo, sentivo lo sguardo fisso di  Edward addosso, ma non me ne curai, mi avvicinai a una vecchia quercia e lì diedi sfogo alle mie lacrime.

Una presa ferrea mi tolse le mani dal volto, scoprendomi vulnerabile e debole, in mezzo a quell’offuscamento riconobbi lo smeraldo degli occhi di Edward, quegli occhi che mi trasmettevano tanta sicurezza.  Con uno schiaffo sulle mani lo allontanai da me e corsi dal punto opposto a dove si trovava lui, lontano dal mostro che era.

«Bella? Stai bene?» si avvicinò nuovamente a me e mi accarezzò le braccia, lo scansai violentemente, cominciando a tremare.

«Non mi toccare! Mi fai schifo!» avevo la voce rotta dal pianto e il mio tono di voce era visibilmente isterico, raramente mi mostravo così, tranne quando… non volevo nemmeno pensarci.

«Bella? Che ti prende? Cosa ti ha detto Rosalie?»

«Sei un farabutto Edward! Non dovevi farmi questo, tutto ma non questo!»

 

POV EDWARD.

Confusione, totale confusione. Cosa aveva detto Rosalie di così grave da provocare la crisi isterica di Bella? E perché non voleva essere toccata da me dopo la loro chiacchierata. Avrei parlato con Rosalie più tardi, meritava un bel discorsetto.

Mi avvicinai ancora una volta a lei, che mi scansò nuovamente «Bella, stai bene? Cosa ti ha detto Rosalie?»

A quel nome spalancò gli occhi e scosse la testa violentemente «Niente, non mi ha detto nulla» sussurrò, scossa dai fremiti.

«Bella? Cosa ti ha detto?» alterai il tono della voce, sperando potesse darmi retta e rispondermi piuttosto che tenermi sulle spine.

Scosse nuovamente la testa, tenendosela tra le mani «no, no» continuava a sussurrare parole sconnesse, non riuscivo a capirla, cosa le era successo? Cosa aveva ascoltato? La curiosità mi stava divorando. Si accasciò a terra, inerme ed estremamente fragile, come un bambino appena nato, come una donna a cui era stato tolto tutto.

Mi inginocchiai accanto a lei, intrappolando le sue mani in una presa ferrea «Bella? Cos’hai sentito?»

Ad un tratto disse un nome, un nome che avrebbe spiegato la sua rabbia, la sua repulsione, ma non la sua crisi «Angela… l’hai violentata»

Come poteva averle raccontato quel fattaccio? Avevo sempre cercato di dimenticarlo. Era stata Carmen Wickly a spargere la voce, quella sera l’avevo completamente snobbata per conversare con Angela, una ragazza che non avevo mai calcolato più di tanto ma che mi stava molto simpatica, non avevo intenzione di andarci a letto, volevo soltanto parlare con lei, esserle amico. Purtroppo Carmen si era sentita rifiutata e, vedendo le attenzioni che rivolgevo ad Angela, aveva messo in giro quelle voci. Non avevo mai detto nulla per smentire, sicuro che nessuno mi avrebbe creduto, e neanche lei lo aveva fatto, voleva aiutarmi, e avevamo deciso insieme di rimanere in silenzio.

«No Bella! Non l’ho mai violentata! È tutto falso Bella, non lo permetterei mai» le tolsi le mani dal volto e cercai di asciugarle le lacrime, che non accennavano a smettere di uscire dai suoi occhi «Bella calmati, non ho fatto nulla, davvero, è tutto falso, non ho mai violentato Angela, non lo farei mai», l’avvolsi tra le mie braccia e la strinsi a me.

«Giuramelo. Giurami che non le hai fatto nulla».

«Lo giuro».

Rimase tra le mie braccia finché non si calmò, rimanemmo in quella posizione per quasi tutto il pomeriggio, ma non stancai, non quando avevo lei tra le braccia, non quando era lei a voler essere abbracciata. Avrei aspettato che si fosse calmata all’infinito.

«Bella?» cercai di misurare le parole, facendo attenzione a non farle versare altre lacrime.

«Sì?» aveva la voce roca.

«Perché?»

Ero sicuro mi avrebbe capito, lei mi aveva sempre capito «Diciamo che non ho avuto un passato facile Edward, tutto quello che sono non è nemmeno paragonabile a quello che ero prima…»

«Cosa ti è successo?»

«L’amore, l’amore mi ha completamente distrutta Edward, mi ha portato via la mia vita e mi ha resa completamente infelice» cos’aveva mai dovuto passare di così grave da averla cambiata totalmente? «mi sono innamorata Edward, o almeno credevo di essere innamorata, non sapevo che l’amore vero era ben distante da quello che in realtà provavo per Jake. Mi ci sono messa insieme, e sono entrata nel mondo della droga e dell’alcool, sono diventata una ragazza totalmente diversa, una ragazza triste e modellabile nelle mani del mio ragazzo, mi maltrattava, mi violentava, ma non ho mai opposto resistenza, non ne ho mai avuto il coraggio. Finalmente dopo due anni dalla nostra relazione mi sono accorta che così non poteva andare avanti, che dovevo uscire dal tunnel in cui ero entrata.  Così mi disintossicai, mi feci aiutare da Wendy, la mia migliore amica, ci sono riuscita solo qualche mese fa, sono venuta a Forks per cambiare completamente aria, dimenticare per un periodo ciò che ero stata. Ma dopo qualche giorno dal mio arrivo, ho ricevuto la chiamata di Jake, ho avuto nuovamente una crisi di pianto. Ancora ricordo le sue sudicie mani sul mio corpo, la violenza che metteva nei suoi gesti, la violazione del mio corpo senza alcun ritegno, davanti a centinaia di persone, sono cose che non dimenticherò mai così facilmente Edward, queste sono cose che restano impresse nella mente, marchiate a fuoco, e stai sicuro che ci penserò due volte prima di innamorarmi di nuovo di un ragazzo che non conosco.  Quando Rosalie mi ha raccontato quest’episodio ho dato di matto, perché non riuscivo a immaginare che un ragazzo come te potesse violentare una persona, tu che mi trasmetti così tanta protezione non puoi deludermi così facilmente» si era stretta nuovamente al mio petto.

La strinsi ancora più forte, non avevo mai immaginato che Bella potesse avere un passato così violento, lei che da sempre mi era sembrata una donna forte e coraggiosa, lei che mi era sempre sembrata una che si prende gioco di te e che non si fa mettere i piedi in faccia da nessuno. Era sempre stata tutta una finzione per nascondere il suo animo leggero e delicato. Pensai che Bella aveva davvero bisogno di aiuto, di sostegno, e che non fosse così forte e indipendente come pensavo.

«Non ti deluderò mai Bella. Ci tengo davvero a te, non permetterò a niente e nessuno di farti del male. È una promessa che non infrangerò» le alzai il mento e vidi i suoi occhi gonfi e arrossati per il lungo pianto. Nonostante la matita le fosse colata dagli occhi, nonostante i suoi capelli fossero scompigliati e pieni di nodi, nonostante fosse in uno stato pietoso, per me rimaneva ugualmente bellissima, imparagonabile a qualsiasi altra ragazza nell’universo.

I nostri volti erano a millimetri di distanza, potevo sentire il brivido dell’attesa di quel bacio.

Bacio che non arrivò.

«Ragazzi! È pronta la cena!»

 

*ANGOLINO DI GUE§§*

Ciao a tutti! Piaciuto il capitolo? finalmente Edward ha scoperto la sofferenza di Bella, e quest'ultima ha confessato di avere molto più di una semplice attrazione per Edward. Spero vi sia piaciuta la sorpresa! Grazie a chi ha recensito la mia storia, mi fate veramente felice, e a tutti quelli che l'hanno aggiunta tra le preferite, le seguite e le ricordate. Voi nemmeno immaginate il sostegno che mi date premendo solo dei semplici tasti. Ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio! La vostra Gue§§

   
 
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