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Autore: dragoargento    20/10/2010    2 recensioni
Pharnasius è un'indomita e temeraria dragonessa viola, in lotta per cercare di salvare le briciole di un mondo morto da tempo, appassito sotto le perverse grinfie del malvagio Oscar. Una serie di avvenimenti la coinvolgerà in una battaglia che si sta svolgendo in un mondo che non le appartiene, dove la sua e l'altrui lotta del bene contro il male si fonderanno assieme, assumendo pieghe inaspettate.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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pharnasius si ribella

Pharnasius si ribella

-Concentrati cucciolo! Cerca di non farti distrarre e ascolta il tuo corpo, afferra l’energia che fluisce nelle tue vene e lanciala, in questa maniera…-

Il giovane drago osservò quasi ipnotizzato il corpo del guardiano risplendere come una stella, mentre le arcane forze che stava richiamando lo sollevavano da terra.

Il ragazzo non mosse un muscolo, né osò batter ciglio, quanto era affascinato da quella manifestazione di potenza… il potere era tutto ciò che bramava e che avrebbe inseguito negli anni a venire.

Poi, quando gli occhi serrati dell’adulto si spalancarono, un’energia immensa esplose nella forma di un’onda elettrica che dal suo corpo fuggì verso l’esterno.

-Vieni pure avanti ragazzo, ora tocca a te-

Lui saltò giù dalla sporgenza di roccia contro la quale l’onda elettrica era andata ad infrangersi, per poi raggiungere il centro dell’arena d’allenamento.

Allievo e maestro si trovavano all’interno di una gigantesca caverna, una mastodontica sacca d’aria che si sviluppava sotto le fondamenta della città pullulante di bianchi palazzi e attività.

La frenesia che riempiva gli ampi viali alberati di Belligera era così intensa che a stento le pareti della caverna riuscivano ad arginarla, facendo giungere i suoni come un brusio ovattato di sottofondo.

“Dannazione! Smettila di ascoltare questo starnazzo e concentrati!”

Mortificato da quel rimprovero così aspro, il cucciolo si affrettò a chiudere gli occhi, isolando la mente dall’ambiente circostante.

Non era stato il guardiano dell’elettricità a parlargli, ma una misteriosa presenza che ricordava bisbigliargli nei pensieri fin dal giorno in cui era uscito dal guscio dell’uovo.

La voce era indefinibile: era sia maschile che femminile allo stesso tempo, come se provenisse da una folla che parlasse all’unisono.

Il giovane drago non aveva mai esternato il suo segreto, nessuno gli aveva mai spiegato cosa significasse, eppure lui conosceva benissimo chi gli stava bisbigliando all’orecchio.

La voce della sua antica stirpe, i ricordi di tutti coloro che lo avevano proceduto, lo colmarono con le loro esperienze, raccontandogli gli errori ed i successi, mostrandogli così come scatenare la tempesta di fulmini che il guardiano si stava inutilmente accingendo ad insegnarli: lui sapeva già come fare … lo aveva già fatto innumerevoli altre volte nei millenni precedenti.

L’intera caverna venne fagocitata da una vivida luce bianca, mentre spropositate energie si stavano raccogliendo in lui.

Il cucciolo temette di esplodere, ma all’ultimo momento la voce diede il suo segnale d’assenso.

L’onda che scaturì dal suo corpo fu devastante.

Fracassò il mosaico sottostante e distrusse le rocce dove il guardiano dell’elettricità si era andato a riparare, trascinando lo sfortunato anziano per svariate decine di metri.

L’allievo aveva superato il maestro.

Quando la sua furia si era ormai dileguata, il cucciolo riusciva malapena a reggersi sulle zampe, la stanchezza gli annebbiava la vista mentre della schiumosa bava gli colava dalle fauci spalancate per respirare.

Tremiti convulsi gli attraversavano la spina dorsale, facendogli fremere il dorso irto di aculei… si sentiva svenire da un momento all’altro, ma la voce gli carezzò la mente, alleviando le sue sofferenze come un balsamo.

“Benfatto”

 

Millenni dopo, quello che era stato un cucciolo smanioso di imparare era ora diventato un potente drago, esperto nella magia e nelle arti arcane, temuto e odiato da tutti quelli della sua razza.

“Bene, bene, bene… hai tutto quello che ti serve, ora scatena il Distruttore… fai compiere il nostro destino.”

Un ghigno colmo di feroce soddisfazione deformò il muso di Malefor mentre i suoi occhi felini brillarono di vittoria, divorando il lucente globo di quarzo che si stava riempiendo con l’ultima energia dei quattro elementi.

A quanto pareva, quella bizzarra dragonessa ce l’aveva fatta.

Che Pharnasius fosse riuscita a tornare indenne dalla missione oppure fosse stata catturata, per lui non c’era alcuna differenza: Malefor stringeva tra le grinfie i poteri dei guardiani del tempio, questa era l’unica cosa che ormai aveva importanza.

L’antico drago spostò lo sguardo dal globo al cielo, mal trattenendo uno sbuffo di impazienza.

Non era ancora il momento di completare la sua vittoria, doveva ancora aspettare che le energie cosmiche si equilibrassero, garantendo così alcuna interferenza negativa durante il rituale di evocazione.

Passarono le ore, che videro il Maestro delle Ombre percorrere impazientemente più volte la circonferenza del cono vulcanico in cui si trovava, mentre i suoi artigli picchiettavano sullo strato di magma solidificato che lo separava dall’incandescente mondo sottostante, dove il Distruttore stava riposando.

Un lieve ronzio nelle orecchie, che subito si era diffuso in tutto il suo antico corpo, gli fece nuovamente alzare gli occhi verso il cielo.

“È giunto il momento, ragazzo”

Malefor raggiunse il foro posto al centro della distesa di roccia basaltica, oltre il quale si sprigionava la luce rossastra del magma sottostante.

Con solennità, il drago viola sollevò le zampe anteriori sopra la testa cornuta, reggendo il globo di quarzo tra gli artigli.

Serrò con forza gli occhi e si concentrò.

Un buio permeato di vita trasudò dalle sue scaglie, braccando e divorando la poca luce all’interno del cono vulcanico, così come avrebbe potuto fare l’inchiostro spruzzato da un’enorme seppia.

Gli unici sprazzi di colore provenivano dal foro del pavimento e dal globo, dentro il quale le energie elementari avevano iniziato a vorticare così velocemente che i loro distinti colori si erano fusi, tramutandosi in bianco.

Malefor si sentì impregnato dal potere come una spugna gettata in acqua, temeva di disintegrarsi da un momento all’altro, ma si obbligò a richiamare a sé altre energie cosmiche fino a quando la voce dei suoi predecessori non gli avesse comandato di gettare il globo nel cratere… ma gli spiriti che affollavano la sua testa aspettarono un momento di troppo.

Un fascio di luce azzurrognola squarciò il velo d’oscurità, volando verso il globo e colpendolo in pieno.

Sia Malefor che gli spiriti guardarono attoniti ed increduli il globo che esplodeva tra le sue grinfie contratte, frantumandosi in una miriade di granelli luccicanti, praticamente inutili.

Il drago viola non ebbe tempo di riprendesi dallo shock, che un tremendo pugno lo raggiunse in pieno muso, facendolo cadere all’indietro come un sacco di patate.

L’impatto con la dura roccia gli svuotò i polmoni dall’aria, rendendo impossibile muoversi per qualche istante.

Quando Malefor potette rimettersi sulle zampe, la tenebra si era ormai dileguata del tutto, mostrandogli come una quinta scenica l’immagine di un altro drago viola, dalle bianche ali d’aquilone spalancate, che ringhiava con evidente ferocia nella sua direzione in senso di sfida.

-Pharnasius!-

Malefor pronunciò il nome di lei con voce resa bruciante da una velenosa furia che stava colorando di rosso il suo campo visivo.

Avrebbe dovuto ucciderla quando ancora era ridotta ad un ammasso di scaglie sanguinanti invece di curarla con la speranza di potersi servire di lei, avrebbe dovuto soggiogarla al suo potere invece di temere di toccarle la mente per paura delle sconvolgenti verità che vi avrebbe trovato, avrebbe dovuto inviare le sue fidate scimmie a rubare i poteri dei guardiani… quanti grossolani errori aveva commesso!

Malefor poteva avvertire la delusione e la dolorosa disapprovazione degli spiriti degli altri draghi viola gravare su di lui come un masso pronto a schiacciarlo.

Pharnasius avrebbe pagato con la vita il suo sconsiderato gesto d’eroismo!

Giurò questo a se stesso ed all’oscurità che serviva, mentre snudava gli artigli e le zanne e si gettava su di lei, pronto a distruggerla.

Pharnasius non avvertiva minimamente la fatica per aver volato al limite delle sue capacità per centinaia di chilometri, guidata da Belta che grazie al suo cervello elettronico era riuscita ad individuare la posizione del vulcano, nonostante si fossero spostati da lì percorrendo le vie della magia.

Sentiva solamente l’adrenalina che attraversava le sue membra con scariche di ghiaccio e fuoco, mentre saliva in lei una rabbia indescrivibile e le fattezze di Malefor assumevano le odiate sembianze di Oscar.

Le identità dei due draghi si fusero e la dragonessa si accinse a combattere ed a distruggere tutto ciò che per lei incarnava il male, contro cui aveva agito una vita.

Il desiderio di uccidere invase le menti di entrambi i combattenti, cancellando il ricordo delle discipline marziali apprese e degradando il loro essere a poco più di animali assetati di sangue.

Entrambi si gettarono l’uno sull’altra, trasformandosi in un agitato groviglio di scaglie viola, artigli e denti, mentre si azzannavano a vicenda, lacerando la carne e tracciando solchi sul corpo del nemico.

Il dolore fece ritornare a Pharnasius un barlume di coscienza.

Rendendosi conto che continuando in questa maniera non avrebbero ottenuto altro che eliminarsi penosamente a vicenda, la dragonessa scostò Malefor cacciandogli le zampe posteriori sotto il ventre per poi assestare un energico spintone che interruppe il feroce assalto.

L’improvvisa mossa sembrò schiarire le idee del Maestro delle Ombre.

Già, Pharnasius era una guerriera assai valente; talmente abile e forte da riuscire a tenergli testa in un corpo a corpo, ma lui aveva qualche cosa che l’altra non possedeva: la magia, e lui decise di fare perno su questo per far pendere a suo favore i piatti della bilancia.

Malefor trasse un profondo respiro e spalancò le fauci, scatenando un torrente di fuoco bluastro costeggiato da coaguli di potere simili a massi.

Pharnasius si scostò di lato, schivando il colpo: era spaventata da quella abilità tipica dei draghi di questo mondo, tuttavia era fermamente decisa a non far mostra della sua debolezza.

Una volta sollevatasi nuovamente sulle zampe, attivò le lame dei bracciali, pronta al contrattacco; ma non fece in tempo a muovere un passo che un sibilo attirò la sua attenzione.

L’orrore per poco non la immobilizzò: i due massi d’energia avevano deviato dal flusso delle fiamme ed ora si stavano scagliando su di lei!

Malefor sogghignò dalla soddisfazione.

Aveva diretto in maniera strategica la sua arma a soffio, guidando la dragonessa verso una piccola depressione tra le pareti del vulcano, intrappolandola.

Tuttavia, ancora una volta Pharnasius lo sorprese con una nuova risorsa.

Incalzata dai macigni, la guerriera corse verso la parete, utilizzando lo slancio per muovere qualche falcata su di essa, mentre la magia andava ad infrangersi dove lei si era trovata qualche momento prima.

Quando la forza di gravità stava ormai iniziando ad avere la meglio sulle sue zampe, Pharnasius si spinse all’infuori, eseguendo una capovolta mentre estraeva le pistole dai foderi ed apriva il fuoco con entrambe.

Colto del tutto alla sprovvista, Malefor ruggì di dolore quando un laser gli aprì un profondo squarcio alla sommità della spalla.

Pharnasius atterrò avanti a lui, ammortizzando il proprio peso sui posteriori e rimanendo in equilibrio su di essi, le pistole ancora puntate su di lui, mentre il respiro accelerato le faceva alzare ed abbassare la cassa toracica.

Ci fu un attimo di tregua, i loro occhi si incontrarono eppure stranamente il loro messaggio non era soltanto odio ma anche sorpresa: una tacita ammissione di ammirazione, priva però di perdono o pietà.

La guerriera ruppe quel contatto, ripose le pistole e sfoderò le lame lucenti dei bracciali per gettarsi contro di lui urlando la sua sfida come un’amazzone.

Lo scontro tra i due fu meno feroce del primo, ma assai più terribile in quanto ognuno sfoderò il meglio delle proprie abilità in quello strano duello dove agilità, magia e tecnologia aliena stavano tirando di scherma, confrontandosi senza un attimo di tregua.

Spazientita da quello stallo interminabile, Pharnasius  si erse sui posteriori, alzando le zampe anteriori mentre congiungeva gli avambracci, formando un gigantesco cuneo con le proprie lame; poi diresse il colpo su Malefor, fornendo la forza necessaria con ogni fibra del suo corpo.

Il drago anziano aveva però un’altra carta da giocare: si acciambellò così su se stesso e richiamò i suoi oscuri poteri.

Le lame si infransero su una barriera magica, dove vortici azzurri si contorcevano incontrollati sulla superficie, come chiazze d’olio sul pelo dell’acqua.

La violenza dell’impatto fu tale che la barriera si infranse, esplodendo come una palla di vetro caduta sul pavimento.

Pharnasiu avvertì una scarica di brucianti punture agli avambracci, mentre il sistema di generazione delle sue lame si disintegrava, incapace di reggere le forze che si erano sprigionate.

I suoi bracciali presero fuoco, costringendola ad abbassare momentaneamente la guardia per liberarsene.

Malefor colse l’occasione al volo e ne approfittò.

Si gettò su di lei con la furia di una tempesta, gli artigli avvolti da un fuoco magico mentre le infieriva sul ventre ed il petto, dove persino le durissime placche che li ricoprivano non erano abbastanza per proteggerli dagli artigli magicamente potenziati.

Udì il suono umidiccio della carne che si lacerava e l’acuto latrato di dolore di lei, mentre cadeva di schiena sulla dura roccia con un tonfo, rimanendo inchiodata al suolo, boccheggiando nel tentativo di attenuare quelle scariche brucianti che le attraversavano il corpo scaglioso dalla coda fino alla punta delle corna.

Lui aprì al massimo le fauci irte di zanne, facendo scattare in avanti il robusto collo per straziarle la gola e porre la parola fine a quella dura lotta; ma Pharnasius era assai più coriacea e imprevedibile di quanto avesse mai supposto.

La vide sollevare le zampe posteriori con un colpo di reni e subito la sua testa venne saldamente afferrata dai piedi di lei.

Poi avvertì il proprio moto rettilineo mutare traiettoria, tramutandosi in un arco, mentre Pharnasius prendeva la sua forza per gettarsi all’indietro, puntando a terra le zampe anteriori per alzarsi in una verticale, prima di saltare all’indietro e sbattere la testa dell’avversario al suolo.

Tutto accadde così velocemente che Malefor non potette far altro che osservare incredulo la superficie basaltica venirgli incontro prima che ogni cosa esplodesse attorno a sé e lui venisse inghiottito dal nulla più totale.

 

Ansimando pesantemente per lo sforzo, il dolore e la perdita di sangue che la stava inevitabilmente indebolendo, la guerriera vincitrice si avvicinò all’inerme corpo del vecchio drago, barcollando malamente sulle quattro zampe.

Lo guardò con freddezza, considerando con calma glaciale la figura scomposta del Maestro delle Ombre, sulla cui fronte stava spuntando un brutto gonfiore nerastro.

Era giunto il momento di porre fine a quella follia… di abbattere Oscar.

Con calma, la guerriera estrasse la pistola dal fodero e la puntò contro il cranio di Malefor, fissando intensamente le palpebre di lui calate sugli occhi privi di alcuna consapevolezza.

Stava quasi per premere il grilletto quando il pensiero che non avrebbe più rivisto quegli inquietanti occhi da felino, incandescenti come il sole, la fece desistere.

Ringhiando di esasperazione contro la sua mancanza di determinazione, Pharnasius strinse con maggior forza l’impugnatura dell’arma.

Osservò nuovamente il muso di lui e le mani le tremarono: era privo di malizia e malvagità… ora che la febbricitante mente di Malefor si era momentaneamente spenta nell’incoscienza, i lineamenti di lui erano pervasi di una serenità che mai aveva visto.

Il suo sguardo indugiò sugli zigomi alti, sulle protuberanze cornee che ne incorniciavano il volto; meravigliandosi di quanto lui fosse affascinante, nonostante il brutto livido che gli copriva la fronte.

Pharnasius stava per premere il grilletto…. Solamente una lieve pressione delle sue dita artigliate e tutto si sarebbe concluso in una esplosione di ossa, sangue e cervella.

Poi realizzò: non era Oscar che giaceva lì a terra ma un altro drago.

Di punto in bianco, l’idea di uccidere le diede la nausea, facendole contorcere le budella.

Emise un profondo sospiro e rinfoderò le pistole.

-Hai un debito con me-

Disse semplicemente alle orecchie sorde del Maestro delle Ombre, prima di balzare in aria e volare verso il cratere del vulcano, svariate centinaia di metri più in alto.

 

 

  
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