Capitolo 28 – Words I’ve never told you
Abitando sulla costa, mi sono
resa conto che, senza accorgertene, il mare diventa una calamita.
Ti abitui all’orizzonte pieno
e sconfinato, al di là delle case e dei palazzi, e l’occhio si completa di
apparente quiete azzurra.
Il mare spesso mi chiama,
specie nelle giornate di tramontana, e io mi allontano silenziosamente,
percorro le strade sterrate vicino a casa e scendo in spiaggia, sedendomi sulla
sabbia calda, turbini di polvere nel vento fresco.
L’aria, in quelle giornate,
ha una nettezza così abbacinante che sembra il primo giorno della Creazione e
ti sembra di vedere nella mente stessa di Dio.
La tramontana pulisce sempre
l’aria e ha l’odore della salsedine e dello iodio di un mare lontano, a cui il
mio è collegato da correnti sottomarine e da flutti immortali.
Chiudendo gli occhi, evitando
di guardare direttamente il mare che continua a farmi paura come qualsiasi
superficie acquatica, sento come se mi portasse l’eco del nord, soffiando
feroce su di me e riempiendomi la pelle di brividi.
Sempre ad occhi chiusi, tocco
la superficie dell’acqua, quasi concentrando il mio calore per farlo viaggiare
nella distanza inimmaginabile che mi separa dall’Inghilterra.
Mi immagino, con un sorriso,
Draco dall’altra parte del mare che fa la stessa cosa, anche se so
perfettamente che, probabilmente, non è nemmeno vicino al mare. Forse è ancora
a Londra. O magari da dove vive adesso, il mare nemmeno si vede. Ha le montagne
a circondarlo e sorreggerlo.
Non ho mai finito quel libro.
Le parole che non ti ho detto. Lo porto sempre dietro, quando vengo in
spiaggia, volendomi concentrare su esso piuttosto che guardare le onde che mi
terrorizzano, ma poi chiudo gli occhi, toccandone la superficie cartacea con le
dita, lasciandolo chiuso.
Ma so perfettamente che il
protagonista affidava alle onde le lettere d’amore per la moglie defunta.
Io non ho un marito morto a
cui dedicare parole d’amore. Ne ho uno vivo a cui so dare solo un sorriso
aperto, se sono in vena.
Eppure, ho, oltre le onde,
l’amore di tutta la vita.
Alcuni parlano di esperienze
uterine per indicare dei ricordi che il bambino acquisisce nella pancia della
mamma. Alex ha paura dell’acqua, esattamente come me.
Ed è difficile evitare il
mare, abitando qui, quando d’estate l’aria si riempie di strilli felici di
bambini che fanno il bagno, e d’inverno, comunque, il mare lo senti sempre,
ruggisce come un animale e sembra volerti ghermire. Ma Alex, nulla. Il mare
l’ha sempre evitato. Si stringeva a me e diceva che ne aveva paura.
Aggrottava le sopracciglia,
come suo padre, e diceva: “Mamma, ma non sta mai fermo!”.
Sapevo che non poteva averne
paura come me, anche perché io non lo avevo concepito nemmeno quel giorno,
quindi insomma, era una cosa al di là del possibile.
Quindi, anche mio marito,
cercava di forzarlo in qualche modo, ma Alex lo guardava come ha sempre fatto
Draco. In modo corrucciato ed altezzoso, come il principe del mondo che guarda
un suo infimo suddito. Mi è sempre scappato da ridere in quei frangenti, ma se
lui, mio marito, se ne fosse accorto, avrebbe immediatamente collegato tutto a
Draco. Non gli avrebbe fatto piacere, chiaramente, ma questo è il segreto di
Pulcinella che io ami ancora Draco Malfoy, credo che lo infastidirebbe di più
il fatto che mi faccia ridere che mio figlio, quello che non chiama lui papà
perché io glielo ho impedito con tutte le mie forze, lo tratti come lo ha
sempre trattato Draco stesso.
Alex vuole bene a mio marito,
per carità. Ma come un amico. Non come un padre.
Ha solo cinque anni, eppure
non ne ha mai voluto sapere di considerarlo tale. Come non ne voleva sapere del
mare.
Restavamo sulla spiaggia in
silenzio, lui che si abbracciava a me e sporgeva il labbro inferiore con
fastidio.
Ora, invece, fa il bagno con
gioia nell’acqua poco profonda, assieme a mio marito.
Bastarono le parole che non
gli ho mai detto. Bastò dire ad Alex che suo padre e sua sorella Serenity sono
al di là di quel mare. Sua sorella… curioso che io la chiami così, in modo così
spontaneo… eppure, anche se siamo una famiglia spezzata, io, Draco, Alex e
Serenity lo siamo. Lo saremo per sempre.
Quelle parole, ad Alex,
bastarono. La verità, a mio figlio, è bastata. È volata nel vento, l’ha
assimilata e ha finto di dimenticarsene.
Le parole che non ho mai
detto a te, invece, sono tutte qui, nel mare che ci divide, Draco.
In questo mare, che ci
divide, si perpetua la mia assenza che, chissà, come ti sei spiegato negli
anni.
In questo mare, che ci
divide, si perpetua l’esistenza di Alex, che è solo un’altra parola che non ti
ho detto.
Nella testa, il mio
urlo mi ha bruciato i neuroni, per come mi ha straziato dall’interno.
Non sono sotto
Imperius, me ne sarei accorta, nessuno mi ha puntato una bacchetta contro, non
ne riconosco alcuno dei segnali esteriori e l’Imperius me l’hanno scagliato
tante di quelle volte in addestramento che oramai lo conosco a memoria.
E so anche come
contrastarlo, sebbene con difficoltà enorme.
L’Imperius ti dà la
sensazione di fluttuare, ti senti persino liberato da ogni pensiero… è come
galleggiare.
Questo no, … il corpo
impantanato nelle sabbie mobili… è diverso, profondamente diverso.
E… non so… che fare…
Ma non l’ucciderò
mai. No, questo mai… l’osmosi è compiuta. Se muore lui, muoio anche io. E non
ci sto a morire oggi.
Non adesso. Non qui.
Sono troppe le parole
che non gli ho detto. Sono troppe quelle che lui non ha detto a me.
L’urlo prosegue,
perché tanto non lo deve sostenere la voce, ma solo il pensiero. La bacchetta
trema nella mia mano, i suoi occhi si velano di una rassegnazione che non
vorrei che avesse. Vorrei che fosse disperato perché vorrebbe dire che ci tiene
enormemente a vivere.
Di carta il pensiero,
l’urlo viaggia per i miei nervi, fino alle mie mani.
Si piega la
bacchetta.
L’onda d’urto.
Volo via, come una
bambola di pezza.
Nulla più.
“Che cosa si prova sapendo che sarà la seconda
volta che vedrai morire la tua donna, per mano mia?”.
Sento quelle parole con una parte remota della mia
mente, non intendendole davvero, non carpendone il significato. Le parole mi
sembra che non esistano più, non esiste la sintassi, la grammatica, il loro
fluire costanti una dietro all’altra per dire qualcosa.
Non esistono sinonimi e contrari, non esiste la
punteggiatura, non esiste il modo di coniugare un verbo ed un aggettivo.
Non esiste.
Esiste solo che questa
non è la voce di Draco. Lenta, roca, strascicata sulle finali come se
fosse sempre convinto che non stai mai capendo che cosa sta dicendo e ciò lo
irritasse enormemente. Dal timbro chiaro, preciso, come una campana ridondante
che impone attenzione e riverenza. Dall’accento inesistente, plasmato da una
imposta dizione aristocratica e nobile.
Non è la voce di Draco. E tanto basta.
Non voglio aprire gli occhi. Non voglio, non ne ho
bisogno. Perché, aprendoli, vedrei qualcosa che non posso sopportare e, fin
quando li ho chiusi, io posso ancora accettare di stare dentro il mio corpo. Lo
stesso che lo ha ucciso.
Posso tollerare il sangue che scivola stupido nelle
mie vene.
Posso sopportare le ossa che reggono il peso di
questi ventitre anni.
Posso convivere con la pelle che contiene e
delimita quella che sono.
Fino a quando non
apro gli occhi…
La mente, che è ancora libera da questa prigionia
incomprensibile, ordinerà al mio corpo paralizzato di morire, se lui dovesse
essere morto. Il corpo fa sempre quello che vuole la mente, sempre. Ed anche il
mio corpo dovrà morire allora.
Punto e basta.
Senza nulla a trattenermi qua, in questo ritaglio
di tempo. Ogni secondo senza di lui… il pensiero di averlo ucciso, io… posso
sopportare che non mi ami, posso sopportare che ami Helena, posso sopportare
che mi odi, che mi disprezzi, che gli faccia ribrezzo, che si auguri
costantemente la mia morte… ma posso sopportarlo se è vivo. Non, se è morto.
Mi rendo conto con terrore che io, gli occhi, li ho
sempre tenuti aperti e che era solo la coscienza a mancarmi fino a qualche
attimo fa.
Ho perso i sensi, ma gli occhi sono sempre rimasti
aperti.
Sono la sola cosa che posso controllare, riesco
stranamente a muoverli, ma non riesco a chiuderli.
Un’altra crudeltà gratuita… ma di chi, dannazione?
Confusamente, mi guardo attorno, per quanto me lo
consenta la mia testa immobile.
Una terrazza, una veranda enorme, retta da colonne
di vago stile dorico. Sembra una costruzione antica, fatiscente, edere
rampicanti sono avviluppate attorno alle colonne, rese di colore rosa dalla
luce del sole che sta morendo.
Il tramonto… è passato così tanto tempo?
Possono anche essere
passati milioni di miliardi di secoli, assieme a tutta l’eternità, se lui non
c’è più.
Oltre una ringhiera bianca che sta cedendo in più
punti, placido un lago gode di sfumature rossicce. Non un lago qualsiasi,
sobbalzo mentalmente nella mia acquiescenza mentale e nel mio torpore fisico.
Nell’angolo destro della mia ristretta visione,
adagiata in una valle, Hogwarts si sta progressivamente accendendo di piccole
luci tremolanti nella penombra del crepuscolo.
Perché, dannazione, sono proprio qui?
E perché non mi hanno uccisa subito? Volevano che
lo uccidessi, l’ho capito, hanno trovato il modo di controllarmi e volevano che
fossi io ad uccidere Draco. Probabilmente vogliono che muoia io, a mia volta.
Ma allora perché hanno aspettato?
Ora, che non posso nemmeno piangere, ora che il
dolore e la sofferenza rischiano di farmi scoppiare come in un’overdose,
riducendomi a pezzettini minuscoli...
Abbasso gli occhi e noto una serie di particolari
assurdi, del tipo che non indosso più i miei vestiti, ma un ampio abito di seta
viola che accarezza le mie gambe tumefatte e ferite. In modo confuso, sento
anche altri punti del mio corpo doloranti, probabilmente coperti di
escoriazioni e lividi. Uno, in modo particolare, mi fa male più degli altri,
sulla fronte. La tensione che avverto tra i capelli, mi suggerisce che ho anche
un’elaborata acconciatura, una crocchia sulla nuca, probabilmente ornata con
dei fermagli. A completare il mio aspetto da principessa, intravedo al mio
collo una pesante collana di ametiste e diamanti. Inoltre sembro anche
mollemente seduta su una poltrona cremisi.
Una bambola abbigliata e preparata, devo essere
finita nelle mani di un maniaco.
Non ho paura, nessuna paura. Anzi… tremo
dall’eccitazione che mi ammazzi quanto prima.
Lo cerco con gli occhi, intuendo che si tratti di
un mago potente se mi ha fatto tutto questo senza che me accorgessi,
atteggiando il mio sguardo alla preghiera che la faccia finita quanto prima.
La colonna di fronte a me, era seminascosta da
un’ombra, una nuvola era passata davanti al sole. Essa improvvisamente scivola
via nell’alito di vento che mi scuote i capelli neri. Uno scoppio dentro il
cuore, e milioni di coriandoli di luce e fuoco nello stomaco.
Piangerei dal sollievo e dalla ritrovata voglia di
vivere, ma ovviamente non posso, i miei occhi diventano solo un po’ più lucidi
mentre guardo Draco, legato alla colonna, sospeso nell’aria a qualche
centimetro di altezza, ferito, che perde sangue dalla testa, ma
indiscutibilmente ancora vivo. È vivo… vivo, vivo, vivo.
Ancora lì, con quelle sue labbra che si aprono
sempre a sproposito.
Ancora lì, con quelle sue braccia che incrocia al
petto sempre troppo spesso.
Ancora lì, con quel sopracciglio che va aggrottando
ogni santissimo minuto.
Ancora lì, con quel maledetto naso di cui,
scommetto, va fiero come se l’avesse disegnato lui stesso.
Ancora lì, con quegli occhi che ora mi fissano,
notando immediatamente che i miei si sono mossi e puntati nei suoi. E che mi
sembrano chiedermi scusa, anche se non ce n’è alcun bisogno e necessità. E che
scrutano attentamente il mio viso, socchiudendosi di fronte alle ferite ed
ematomi, per poi ritornare freddi ed imperscrutabili come prima.
Il sollievo e la gioia mi fanno maledire la
terribile maledizione che mi ghermisce, in gola il groppo che grattava le mie
corde vocali si scioglie velocemente e vorrei scoppiare a piangere, ma la mia
enorme emozione si traduce solo in un goffo gemito impercettibile.
Non so in che mani siamo finiti, e probabilmente
siamo vicini a morire… e, anche se dovessimo cavarcela, probabilmente lui mi
manderà ugualmente via… ma, per il momento, mi basta solo che lui sia vivo.
Solo quello.
Se guardo indietro, alla vecchia me stessa, so che
lei avrebbe considerato questa solo un’elemosina. Mi avrebbe chiesto con fare
saccente, umettando le labbra dal fastidio, se non mi trovassi davvero patetica
nel gioire per una cosa così stupida, specie in una situazione del genere, dove
nella migliore delle ipotesi, avrò probabilmente la consolazione di morire
prima di lui.
Ma, ora come ora, dopo tutto quello per cui sono
passata…Draco, con la sua sola esistenza e con il solo fatto inconsapevole di
avermi provocato tali sentimenti così insopprimibili da distruggere persino uno
Zahir, è il mio miracolo.
E, quando ad un mortale è concesso un miracolo, è
peccato mortale renderlo vano.
Un senso di urgenza, oltre la coltre nebbiosa che
mi avvolge, mi coglie improvvisamente. No, non è solo un miracolo. È molto di
più.
… non posso sopportarlo… non vederti mai più…
Non ho sognato. Ha detto davvero quelle cose, ne
cerco traccia nei suoi occhi, rivolti alle mie spalle.
No, non ci sto a morire oggi e non ci sto che muoia
nemmeno lui oggi.
Come un pesce nell’acqua che guizza, il mio stomaco
fa una capriola, deve spiegarmi tante cose… troppe cose. E da
morta, non mi risulta che io possa parlare. Quindi, chiunque sia che ci tiene
prigionieri, dovrà cambiare i suoi piani.
Devo trovare il modo
di liberarmi… forse se…
Improvvisamente, un dolore intenso brucia il mio
cuoio capelluto, la testa scivola indietro mentre qualcuno mi tira per i
capelli. Il mio corpo risponde come quello di una bambola strattonata da una
bambina viziata, assecondando il movimento e facendomi inarcare la schiena
indietro. Draco sfugge dalla mia visuale, gli occhi mi si riempiono di lacrime,
miste alle luci indifferenti delle stelle che stanno sorgendo nel cielo bianco
del crepuscolo. Quando sento che ne sto per essere straziata e quando quel
dolore si trasmette ad ogni fibra del mio corpo, la presa viene meno e scivolo
per terra, a faccia in giù, il naso che si arriccia involontariamente per la
polvere. Il dolore lascia artigli gelati sul mio capo, ma resto con la fronte
premuta al suolo, preoccupata stupidamente che il mio vestito si sia sollevato,
ma che non posso nemmeno sistemarlo con la mano, bloccata dal peso del mio
corpo. La stessa mano forte che mi ha afferrato per i capelli, mi stringe con
violenza il polso, sollevandomi di forza, per poi gettarmi con malagrazia di
nuovo per terra, ai piedi della sedia cremisi.
Scivolo distesa su un fianco, ancora come un cumulo
di stracci, e dalla mia prospettiva non riesco a girare gli occhi al punto tale
da inquadrare il mio aggressore, né tantomeno Draco.
Una serie di gesti inutilmente cattivi e crudeli…ci
vogliono morti e, nella maniera peggiore possibile.
Altrimenti non avrebbero cercato di farmi uccidere
Draco.
Cerco di non concentrarmi sul dolore e sulla paura
che sta inevitabilmente affiorando, sia per me che per Draco, e cerco di capire
di chi si possa trattare. E soprattutto cerco di capire come abbiano fatto a
ridurmi in queste condizioni. Non è un Imperius, l’ho già notato.
Quello riuscirei a riconoscerlo e ad oppormi,
almeno parzialmente.
Inoltre, esso annulla anche il pensiero, che invece
mi è rimasto. E i movimenti inconsci mi riescono, come gemere o provare
fastidio per la polvere, come poco fa. Che diamine è? E quando me l’hanno
lanciato soprattutto?
Il polso, dove c’era lo Zahir, prende di nuovo a
bruciare improvvisamente, apparentemente senza causa apparente, mi si torce
letteralmente come se qualcuno lo stesse girando con forza inaudita come per
romperlo. Prego di riuscire almeno a piangere, ma invece resto così, immobile,
come se non mi stesse accadendo assolutamente nulla, mentre dentro sto
scoppiando.
La causa è solo una voce.
Una voce.
Acuta come quella di un’aquila.
Ferma nella mia posa, la pelle mi si accartoccia,
riconoscendola. Non ne ho mai avuto davvero paura, mai. Figuriamoci.
Ma, adesso, invece, mi terrorizza. E tutto per un
atroce sospetto che mi ha raggiunto oltre lo stato di immobilità del corpo,
facendomi sentire le punta delle dita infreddolite e la gola secca. Ad ogni mia
riflessione, il sospetto diventa nitido e pesante come un macigno, saturandomi
di brividi invisibili e camminando sulla mia colonna vertebrale come una
colonna di formiche rosse. Il sudore mi inzuppa la fronte, mentre acquista
sempre maggiore consistenza… la
voce… dovrei averla sentita l’ultima volta, tantissimo tempo fa.
Esattamente… allora…
E’
finita, Malfoy… anche il Ministro sarà dalla mia parte, se aprirò bocca…
Attonita, seguo lo svolgersi dei
miei pensieri e dei miei ricordi. Come se una cortina di fumo si diradasse
all’improvviso, ma quello che aveva celato era talmente spaventoso che avrei
preferito che non fosse mai andata via.
Con la vista inutile, dalla
posizione in cui mi trovo, le iridi fisse su Hogwarts e sul lago che vanno
imbrunendosi, quella voce riecheggia nella mia mente così forte da darmi la
nausea. E la sua perfetta chiarezza mi irrita al punto tale che le mie dita, da
gelide, si fanno bollenti. Se potessi muovermi, le stringerei forte, ferendomi
il palmo delle mani. Ma non posso. E l’irritazione, non sfogata, si traduce in
un blocco pesante sui polmoni che mi fa soffocare di paura disperata e furente.
Se è
davvero come penso… se fosse così… io stessa mi sono consegnata nelle sue mani,
da sola.
Io stessa
le ho dato la chiave per distruggere me e Draco.
Evito di articolare ulteriormente
i miei pensieri, nel farlo non sarei più capace di fare alcunché, fosse anche
pensare ad un modo per uscire da questa situazione.
Se è
stata lei… a farmi creare lo Zahir… vuol dire che avrei dovuto davvero temerla
come invece non ho mai fatto.
E come
dovrò fare adesso…
Astoria Greengrass mi supera con
arroganza, calpestandomi deliberatamente ed assestandomi un calcio in un fianco.
Rotolo di lato e finalmente la vedo chiaramente, anche se non avevo dubbio su
chi fosse da quando ho sentito la sua voce. I capelli biondi sciolti sulle
spalle, acconciati in dolci e morbide onde setose, tenute composte da una serie
di fermagli di rubino; il viso truccato come quello di una bambola di
porcellana, perfetto e privo di qualsiasi imperfezione. Ogni ciglia a posto, a
celare e coprire il fuoco insensibile degli occhi azzurri, resi quasi viola dal
riflesso sfolgorante del broccato cremisi che la veste. Non sembra più la
fragile e nevrastenica Summer che ho conosciuto per mesi, ma un’imperatrice
romana. Persino il passo è cambiato, incede lenta e sicura, nonostante i tacchi
che porta.
Mi guarda con sdegno, un sorriso
cattivo sulle labbra rosse, mentre sussurra a qualcuno alle mie spalle: “Non
ucciderla… ci serve… ancora…”. Rabbrividisco, anche se le sue intenzioni mi
sono sembrate oltremodo chiare dal primo momento.
Se
davvero è andata come penso… se davvero è stata lei…
Dalla mia prospettiva, finalmente
rivedo Draco, punta solo qualche secondo lo sguardo su di me per poi guardare
Astoria con livore. I suoi occhi restano freddi come granito, ma le sue mani
strette a pugno mi testimoniano chiaramente che cosa farebbe se fosse slegato.
Non è sorpreso, quindi deduco che
l’ha vista prima, quando ero incosciente.
“Ti ho già detto…” bisbiglia
Astoria all’indirizzo di Draco con voce suadente “… di non guardarla così… è
una cosa che mi disgusta profondamente, Malfoy…”. Estrae una bacchetta dal
mantello e la punta contro Draco. “Crucio!” urla e Draco si contorce dal dolore
dei mille pugnali arroventati che gli si conficcano in corpo. Maledico la mia
intollerabile paralisi e la mano di qualcuno alle mie spalle che mi afferra,
facendomi rialzare come una marionetta e tenendomi fermo il viso affinché io
assista alla scena. L’impotenza mi gonfia il petto di dolore ed umiliazione e
l’oceano di lacrime che non posso piangere, preme contro i miei occhi.
Astoria pone fine all’incantesimo
con una risata sottile, Draco ricade con la testa sul petto, gli occhi coperti
dai capelli biondi, il respiro corto ed affannato, il sangue che gli cola dal
labbro. Lo guardo ansiosamente, cercando di capire come stia, aspettando che
sollevi gli occhi, ma non lo fa. Quando alza lo sguardo, non mi guarda, guarda
altrove, sfuggendo apposta i miei occhi.
Non
guardarla così…
“L’idea che tu possa amare una
lercia Mezzosangue è una cosa abbastanza disgustosa per i miei occhi…” commenta
malevola Astoria, guardandolo con aria di sfida e sollevando il mento “… ma che
tu possa amare proprio la Granger… bé, questo è decisamente nauseabondo…”. Che diamine sta dicendo? È convinta che… ma come
diamine fa? Se potessi parlare, le direi che si sbaglia, decisamente. E magari,
lei ci lascerebbe stare… è un moto insensato già mentre lo penso, ma ancora più
paradossale è rendermi conto che Astoria è certa che Draco sia innamorato di
me. Se leggesse la mia mente, magari, vedrebbe tutto quello che mi ha fatto per
mandarmi via e lo capirebbe. Cerco di concentrarmi per farle arrivare in
qualche modo i miei pensieri, se è stata lei a farmi questo, dovrebbe riuscire
ad essere in contatto con me. In un brivido freddo, desisto immediatamente dal
mio proposito.
Non ha senso cercare di farle
cambiare idea sul perché ci dovrebbe uccidere… dubito che se le mostrassi tutti
i miei pensieri, ci lascerebbe andare con tante scuse e due bacetti sulle
guance.
E poi… se davvero è come penso…
lei, i miei pensieri dovrebbe anche conoscerli… probabilmente…
Draco la guarda, stringendo le
labbra con ripugnanza, prima di replicare monotono: “E’ una cosa che disgusta
anche me… e non vedo come dannazione tu possa averlo pensato…”, sputa del
sangue, sospirando profondamente.
Mi si gela il cervello, come
volevasi dimostrare.
Ormai l’ha detto talmente tante
di quelle volte che il mio cuore non trasale nemmeno più, ci è abituato.
Sì come no… si ferma sempre. È la mente che conosce quel dolore e lo sottovaluta. Il cuore fa
sempre quello che vuole e che crede.
Ma, se persino io ormai conosco
quel dolore del non essere né corrisposta né minimamente avvicinabile a lui,
perché lei, Astoria, ancora non lo capisce? Possibile che sia così stupida?
Possibile che non consideri Helena, che pure era sua sorella? Possibile che lei
sola non ricordi o non sappia che cosa unisse Draco ed Helena?
Qualcosa che nessuna morte ha
potuto sciogliere… figuriamoci se avrei potuto farlo, io.
“… ed in ogni caso non sarebbe
nemmeno lontanamente rivoltante, quanto te che ti allei con gli assassini di
tua sorella…” completa Draco con astio, trasfigurato in viso dall’ira e dal
dolore, reso bestiale demone che si dibatte nelle catene che lo tengono fermo
alla colonna. Producono un rumore metallico, freddo, amplificato dal silenzio
ovattato che ci circonda.
Echeggia nell’ombra fresca della
sera che scende quietamente indifferente.
Inorridisco, la pelle
agghiacciata, mentre capisco chi mi sta tenendo fermo. Pucey. Montague. Gli
assassini di Helena.
Pucey e
Montague sono stati avvistati dalle parti di Hogsmeade.
Harry
l’aveva detto a Draco, mentre ero in coma.
Erano
davvero qui…
Solo quelle catene impediscono a
Draco di scagliarsi come una bestia ferita contro gli uomini che cerca da tutta
la vita e che devono esserli sfuggiti per un soffio, quando è stato qui, nei
fatali giorni in cui non ero cosciente.
Come se lo avessi invocato,
Adrian Pucey compare alla mia destra, quindi deduco che quello che mi tiene
ferma, è Montague, cosa abbastanza intuibile dal fatto che i miei piedi non
toccano il suolo per come lui mi tiene immobile, alla sua mastodontica altezza.
Roteo gli occhi fino a guardare Pucey, non c’è traccia del ragazzo dai capelli
neri spettinati che giocava come Cacciatore nella squadra dei Serpeverde. È
dimagrito, hai capelli lunghi e sporchi, le mani e le braccia sono coperte di
graffi e cicatrici: una spaventosa di colore bruno gli taglia a metà il viso,
deformando il labbro inferiore in una risata perenne e priva della benché
minima allegria. Gli abiti lerci pendono troppo grandi, il corpo scheletrico ci
balla dentro. Guarda verso di me con risentimento e disgusto, visibili solo
negli occhi.
Le labbra sottili, congelate per
sempre in quel sorriso inutile, restano immobili per la parte sana.
Inorridita, cerco di comandare i
miei occhi di non guardarlo, ma essi restano fermi come sono, affascinati in
modo macabro.
“Sapevo che l’avresti detto…”
chiarisce seccata Astoria, gettando uno sguardo in tralice ai suoi alleati “…
ma sai che c’è? Io, mia sorella l’ho sempre detestata, quindi non mi è mai
importato granché di lei e della sua morte…”, scuote i riccioli biondi
liberando un’ondata di profumo simile alla vaniglia che mi fa salire un conato
di vomito, e continua: “Era sempre lì a lamentarsi, lei a cui era andata meglio
di tutte noi… meglio di me e di Daphne che non sapevamo nemmeno se saremmo
arrivate, un giorno, a poter sposare quelli che ci erano stati destinati,
considerando come ci impoverissimo giorno dopo giorno. Si era sposata con
Diggory, un grande idiota che le faceva fare tutto quello che voleva… non
l’avrebbe nemmeno toccata se lei non avesse voluto… ed era ricca da fare
spavento…”. La sua voce diventa frettolosa e stridula, ferendomi le orecchie:
“… ma lei no. Lei, poverina, aveva fatto qualcosa che non voleva, era andata
contro sé stessa, voleva fare la Medimago…”.
Sospira profondamente, guardando Draco con odio profondo, un odio che
può essere soltanto la cenere di un amore calpestato e non corrisposto: “…
poverina, lei amava quello che sarebbe dovuto essere mio marito…”.
Lo stesso
sguardo che avevo io, quando ero posseduta dallo Zahir.
Ma, dalla mia, avevo il controllo
di una pozione ancestrale… lei, invece, è proprio così di natura.
Draco regge il suo sguardo con
tenacia, orgoglio nelle sue iridi per non averla mai amata, nemmeno per un secondo.
Lo sguardo, evidentemente, irrita
di nuovo Astoria che stringe le dita attorno alla bacchetta, scagliandogli un
nuovo Crucio. Draco urla e si contorce violentemente, il mio stomaco guizza nel
mio addome immobile, la mano di Montague che odora di sangue che mi nausea,
mentre prego ogni santo che lo lasci stare e che si concentri su di me. Ma
Astoria non lo fa, continua ridendo sguaiatamente, specchio della principessa
che credevo che fosse, trasformata in una strega dalla pelle d’alabastro e dal
cuore di drago. Dopo secondi interminabili, lascia cadere la bacchetta lungo il
fianco e riprende a parlare come se niente fosse: “Non so come tu possa aver
pensato, anche solo per un istante, che avrei accettato di crescere sua figlia…
quella mocciosa insopportabile…”.
“… e non so come tu possa aver
pensato, anche solo per un istante, che io ti avrei sposata sul serio…”
bisbiglia flebilmente Draco, risollevandosi in piedi, un tono di voce soffuso
che non riesce comunque a velare la sua risolutezza e decisione “Serviva ad
entrambi la Promissio Gemina… ma era solo questo… convenienza ed opportunità…”.
“Non chiedevo nulla di diverso…”
replica lei tediata, sbadigliando con malagrazia “Diventare la signora Malfoy…
mi sarebbe bastato… con la figlia di mia sorella persa chissà dove, con qualche
babbano idiota…”, i suoi occhi si tingono di lucciole colorate come se stesse
rievocando una magnifica visione, lontana ormai per sempre. Come possa esserlo,
specie per come l’ha dipinta, assolutamente priva di qualsiasi sentimento,
anche se è palese ed evidente che è innamorata di Draco, lo sa solamente lei.
Gli occhi tornano improvvisamente
freddi zaffiri morti e Draco sembra raggelare, non riesce a nasconderlo, le
nocche bianche attorno alle catene che lo tengono fermo e il respiro fermo ed
immobile. Ma lei non guarda verso di lui. Non se ne accorge.
Guarda verso di me.
Tremo solo con il pensiero, nel
mio corpo immobile.
“Tutto sarebbe stato perfetto…
tutto…” bisbiglia con voce incerta e gelida, facendo un passo nella mia direzione
“Ma poi è arrivata lei… e tutto è andato a farsi benedire…”. Il volto chiazzato
dall’odio, mi schiaffeggia con tutta la forza di cui è capace, ricado a terra
come un corpo morto, sfuggendo dalla presa eppure ferrea di Montague.
Per terra, bocconi, sento il
sapore del sangue in bocca e il naso che mi punge di dolore fino agli occhi.
“Anche se non fosse arrivata
quella Mezzosangue…” replica affrettato Draco, mentre Montague mi solleva di
nuovo in piedi, afferrandomi per il polso “Io non ti avrei sposato lo stesso…”.
Mi guarda velocemente, cercando di non farsi vedere da Astoria, le mani strette
convulsamente attorno alle catene. La sua voce è più acuta del solito, sebbene
è evidente che faccia ogni sforzo possibile per tenerla ferma. Non guardarla così.
Qualsiasi minimo interesse che
lei scorgerà in lui, destinato a me, la farà diventare inesorabilmente peggio.
Dimmi che
ti faccio schifo… fallo… e vattene da qui…
Astoria continua a trapassarmi da
parte a parte, come se non l’avesse nemmeno sentito: “L’avevo capito subito,
che c’era qualcosa che vi univa al di là di quello che dicessi… il fatto che
l’avessi fatta restare al Petite Peste, credi che non abbia notato anche io la
sua somiglianza con Helena? Ma era una cosa superficiale, dopo che la conosci
non puoi scambiarle… Helena era una Purosangue, e questa… era sempre una
Mezzosangue, era sempre la Granger… che cosa poteva succedere?”, abbassa gli
occhi nel primo segno di debolezza che testimonia da quando siamo qui, e
capisco che cosa debba provare per questa sua presunta distrazione nel non aver
considerato il ruolo che avrei avuto nella vita di Draco. Almeno per quello che
pensa lei, che lui sia innamorato di me, la cosa insensata che la fa agire di
vendetta e rancore. La gelosia imbruttisce i tratti del suo volto.
“… ed invece no…” continua con
voce incolore, fremendo di rabbia ad ogni parola, come un qualcosa che aumenta
passo dopo passo, sospingendosi verso un’inevitabile esplosione ed un
altrettanto indubbio annichilimento “Ogni giorno, è andata sempre peggio… ogni
giorno… fino a quando ho capito che non si poteva più tornare indietro… ti
conosco troppo bene per non capire che stavi dando a lei, quello che mi avevi
sempre negato…”, la rabbia si frena così come era nata e ritorna la principessa
di prima, la voce zuccherosa e fintamente comprensiva: “… ma ora siamo qui per
mettere tutto in ordine… tempo al tempo, e tempo alle spiegazioni…sai che c’è
Draco? Oggi comando io… quindi seguiamo la scaletta che ho scelto io, non tu,
tesoro… concedimelo, dopo tutto quello che ho dovuto fare… ne vado alquanto
fiera… ed allearmi con Adrian e Kain è la punta dell’iceberg… saranno anche gli
assassini di mia sorella, ma loro l’hanno uccisa per arrivare a te…quindi, come
puoi effettivamente comprendere e capire, chiunque ti si avvicini fa una brutta
fine… e la prossima è la Granger…”.
Tremo sotto quegli occhi
ghiacciati, mentre Draco continua a ripetere con voce persuasiva: “Per me puoi
fare quello che vuoi di lei, non mi interessa… ma lo sai meglio di me che Potter
ti darà la caccia fino alla morte se le torci un capello…”.
Astoria scoppia a ridere,
inarcando un sopracciglio: “Potter? Ti stai preoccupando per Potter?! Ma per
favore… tu mi darai la caccia fino alla morte… come hai fatto con Helena… ma anche
a questo possiamo rimediare…”.
“Io?” ride senza allegria Draco,
prendendola in giro “Ma figuriamoci che me ne importa…”.
Probabilmente, è lui che si sta
preoccupando per Harry.
Sa che, se io morissi per
qualcosa che riguardava lui, Harry non se lo perdonerebbe mai. E lui non
vorrebbe subirlo, qualora si salvasse. Me l’ha già detto una volta, o perlomeno
ricordo che era il motivo per cui minacciò Astoria di non farmi del male,
sentii i suoi pensieri quando mi mostrò il suo passato. Ma la cosa, anche se è
così chiara, inasprisce ancora di più Astoria, come non essere supportata nella
sua teoria. Stringe le labbra in una smorfia seccata, prima di fare un cenno a
Pucey accanto a me che sparisce improvvisamente.
“Trovo alquanto snervante che tu
continui con questa recita…” sussurra Astoria, andando avanti ed indietro per
tutta la veranda, il rumore dei tacchi quadrati rimbomba dieci, cento, mille
volte sulla pietra fredda. Fermandosi accanto a Draco, gli punta un’unghia
laccata di rosso sul petto, mentre lui si ritrae schifato, divincolandosi: “Se
devo spiegarti tutto, devi sapere tutto… ed anche la Granger deve sapere tutto… in fondo, vi devo un
regalo prima di morire, no? E il regalo migliore sarà farvi morire nella
disperazione di sapere che cosa avete fatto entrambi, tutto da soli… prima
ancora che intervenissi io… sarebbe stato così facile tra voi… ed invece…”, si
avvicina ad un respiro da Draco, sussurrando sulle sue labbra: “…morirete nella
consapevolezza di quanto siate stati innamorati, l’uno dell’altra… te lo devo,
no?”. La mano di Montague impedisce che io cada per terra, dubito che
l’incantesimo me l’avrebbe comunque concesso, ma la debolezza che mi coglie
alle sue parole, mi lascia sfinita. Gli dirà tutto, prima di… ucciderci.
Anche
dello Zahir…
Draco sorride ancora, guardandola
con compassione: “Stai vaneggiando, Greengrass… capisco che essere stata
ripudiata dai tuoi deve essere stata una brutta esperienza, ma fino ad
impazzire, ce ne corre…”.
Astoria perde tutta la sua
angelica calma, ribollendo come un serpente ingabbiato ed affamato, afferra di
nuovo la bacchetta puntandola sul petto di Draco: “Non dire nemmeno un’altra
parola…”. Draco scoppia ancora a ridere, stavolta di autentico divertimento:
“Non ci vuole molto a fare due più due… se sei qui, è perché non ti hanno
accettato di nuovo in famiglia, no? Non penso che ti saresti presa la briga di
fare tutto questo solo per vendicarti di me, se avessi avuto un contraltare…
meno che mai della Granger… fammi indovinare, hanno accettato quella che ha
fatto la tua parte per mesi, quella che ingeriva Pozione Polisucco… e quella
che, anche se era una puttana della peggiore specie raccattata per strada, con
il tuo aspetto e con un utero ancora in grado di generare figli, vale sempre
più di te… tipico… scommetto che è andata così…”.
“Sta zitto!” urla Astoria, e
comprendo che Draco ci ha preso in pieno.
Astoria
non può avere figli…
La
discendenza per i Purosangue è così importante che deve essere stata una grazia
scoprire che avevano una sostituta perfetta, in grado invece di generare.
Persino le sue nozze con un redivivo Draco non sarebbero mai valse tanto.
Astoria, arsa dalla rabbia,
lancia un Crucio più potente dei precedenti contro Draco, che continua a ridere
in modo crudele ed assente. La colonna si sbriciola in mille pezzi, rovinando
per terra. Terrorizzata, la vedo franare su di lui, che riesce a scansarsi di
lato all’ultimo momento, libero dalle catene, rotolando per terra. Non lo
lasciano libero, ovviamente.
Montague lascia cadere a terra
me, tanto sa che io in ogni caso, non posso scappare, né fare nulla per aiutare
Draco, e corre nella sua direzione, superando un’affannata Astoria. Sbatto
violentemente la spalla contro la sedia cremisi, restando immobile, seduta in
modo scomposto. Montague raggiunge Draco, lo afferra con forza per un braccio,
colpendolo ripetutamente. Pugni, calci, schiaffi, la sua mole lo aiuta, sembra
diventato ancora più enorme e Draco sembra così piccolo al suo confronto. La
vista del suo sangue mi annebbia gli occhi e, non so come, riesco persino a
piangere, anche se immobile ancora come una statua.
“Ma tu guarda!” urla Montague,
guardandomi, mentre con un ultimo calcio, si affretta a legare nuovamente
Draco, stavolta lasciandolo seduto per terra “La tua Mezzosangue si è ricordata
come si piange…! Tranquillo, Malfoy, avrai ancora l’onore delle sue lacrime
prima di morire…quelle della moglie di Diggory non te le ho fatte vedere, ma
queste te le gusterai tutte fino all’ultima!”. Draco non solleva lo sguardo, ha
la fronte impastata di sangue e polvere, replica ancora in un sospiro doloroso:
“Potete farla piangere quanto volete… non mi interessa…”.
È in quel momento che mi sento
gelare letteralmente, dalla testa ai piedi. Tutto si ricopre di una patina
ghiacciata attorno a me, mentre dalle punte delle bacchette di Astoria e
Montague, esce una fitta nebbia luccicante. Assumono la forma rispettivamente
di una farfalla, e di un orso. Il gelo mi fa tremare come una foglia secca
d’autunno, sono dei Patronus… quindi…
Il Dissennatore mi sorpassa senza
vedermi, rizzandomi i capelli sulla nuca, appena seguito da Pucey che mi
sistema meglio sulla sedia, aspettando che io mi goda lo spettacolo. L’eco
della magia di quel mostro mi riduce più debole di quanto già non fossi,
portandomi via ogni speranza di salvarci e di sopravvivere. Mi concentro
sull’amore che ho per Draco, sulla speranza che lui almeno mi sopravviva, non è
un pensiero felice, assolutamente, ma riesce almeno a mantenermi in me.
Il Dissennatore si avvicina a
Draco, fluttuando nero nella notte, sembra la nuvola che porta un temporale.
Aleggia sopra di lui.
I suoi capelli biondi si
riempiono di brina ghiacciata, batte i denti sotto le labbra viola.
Quanti pensieri felici possono
davvero portarli via? Non ne ha nemmeno uno, se non Serenity. Che cosa altro
possono fargli? Ha solo ricordi tristi… e non credo che serva un Dissennatore
per farglieli rivivere. Ma Draco sembra aver capito che cosa gli vogliono fare,
e si dimena furiosamente, cercando di allontanarsi dal mostro, il sangue che gli
copre la fronte.
Tremo ancora, improvvisamente
intuendo. E se volessero farlo baciare dal Dissennatore? Qualcosa di peggio della morte
stessa… no, non possono farlo… non possono… cerco
disperatamente di liberarmi dal mio incantesimo, il polso brucia ancora di più
come se fosse in fiamme, ma non mi muovo di un centimetro. Unico segno della
mia ribellione, sono le lacrime che ormai sono in grado di piangere, e che mi
confondono la vista. Il Dissennatore, però, rimane immobile a qualche metro da
Draco che tenta ancora di allontanarsi.
Lui ha
capito… che cosa vogliono fargli… non è il Bacio, è…
“E adesso vediamo il tuo ricordo
peggiore, Malfoy…” sorride melensa Astoria, colpendo Draco con un raggio di
luce violetta. Al contatto con lui, si crea una sfera tremolante simile ad una
bolla di sapone che volteggia sinistra nell’aria, allargandosi
progressivamente. Draco la guarda atterrito e terrorizzato, per la prima volta
autenticamente spaventato, gli occhi luccicano, iniettati di sangue, mentre la
fissa.
Perché vogliono rivedere la morte
di Helena? O quella dei genitori di Draco? A che diamine li serve, se non a
farlo soffrire inutilmente?
Forse, solo a quello, in effetti…
Draco ne è così terrorizzato… vogliono togliergli altra forza ed energia,
evidentemente.
Vogliono rendergli la morte più
dolorosa e più crudele possibile, in modo da potersi vendicare di lui.
Fisso la sfera a mia volta, nella
mia prospettiva non potrei evitare comunque di guardarla, ed un brivido mi
corre sulla schiena, come una valanga di neve gelida, mentre essa acquista
maggiore definizione.
Non è la casa dei Diggory.
Non è un covo dei Mangiamorte.
È la camera di Draco, al Petite
Peste.
Lo guardo senza capire, lui
finalmente risponde al mio sguardo, libero dalla costrizione che si era
imposto.
Come se
ormai non servisse più…
Ha lo stesso sguardo di poco fa,
in macchina. Carezzevole, dolce, come se mi guardasse direttamente nella mente,
oltre la pastoia che mi imbalsama il corpo. Ne acquista luce il viso, si
curvano le labbra quasi di un sorriso colpevole, prima di essere nuovamente
irrigidite in quella posa di terrore che aveva prima. Non capisco… il ricordo
peggiore di Draco… è nella sua stanza al Petite Peste.
Quando vedo anche me stessa in
quel riflesso violaceo, inizio lentamente e faticosamente a comprendere.
Non può
essere… il suo ricordo peggiore…
Sembrava
così piccola adesso.
Con
le sue spalle piegate, come se reggesse il peso del mondo da sola, come aveva
sempre fatto da quando la conosceva. Restava immobile, le labbra rosa
socchiuse, gli occhi color cioccolato spalancati come quelli di un cucciolo di
cane sorpreso su una strada deserta da una macchina guidata a velocità folle,
che sta per investirlo.
Ed
era lui che stava per investirla.
Hermione
era tenera a suo modo, come sempre, ed era buffa come sempre, a suo modo. E ci
impazziva di secondo in secondo. Non poteva smettere di guardarla, lo sapeva,
per parlare avrebbe anche dovuto guardarla. Ma, guardarla, significava non
riuscire ad articolare nessuna parola. Significava non riuscire ad irrigidirsi
al punto tale da riuscire a finire il suo lavoro. Significava saturarsi dei
colori del suo viso, senza avere la forza di fare alcunché.
Nessuno
gli aveva mai detto che sarebbe stato facile, ma nessuno gli aveva mai detto che
sarebbe stato così difficile.
Sapeva
recitare, eccome se lo sapeva fare... e il ricordo di ciò che era successo ad
Helena, gli dava la rabbia sufficiente per mentirle.
Per
questo, era facile. Enormemente facile guardarla come un insetto, facendole
capire quanto la detestasse. Era sempre stato facile il disgusto, l’odio, la
repulsione, la rabbia, il rancore, l’astio, l’orgoglio. Facili come respirare.
O come sarebbe dovuto essere facile respirare.
Perché
anche respirare era difficile, sotto i suoi occhi, adesso. Come se fosse
sott’acqua, come se qualcuno gli spingesse con forza la testa in un liquido
vischioso che, entrando nei polmoni, li immobilizzava come il veleno di una
bestia mortale.
Ma
respirare non era nemmeno lontanamente difficile come guardarla. Come cogliere
i particolari del suo volto, uno per uno, pregustarli e conoscerli persino, ma
non completamente. Era il tormento dell’inferno sapere la consistenza dei suoi
capelli, ma in un modo così rapido e fugace da averne la memoria tattile di un secondo.
Sapere che la pelle dietro le orecchie era tenera come quella di una bambina,
ma averla solo sfiorata lievemente, non averla toccata, baciata. Sapere che le
sue labbra sapevano di fragola, ma ricordarne una sfumatura leggera,
impercettibile, come un eco indistinto in una folla senza nome.
Difficile
era guardarla, ma impossibile era pensare che, dopo questo, quei particolari
non sarebbero davvero stati mai più suoi.
Lei,
davvero, non sarebbe stata mai più sua. Lui poteva essere geloso, se lei fosse
stata sua. Glielo aveva anche detto.
In
realtà, inconsciamente, l’aveva sempre considerata tale.
La
sua cameriera, che girava per casa a piedi nudi, perché dimenticava sempre dove
metteva le pantofole.
La
sua Auror, che si era tormentata perché i suoi colleghi avevano ucciso i suoi
genitori.
E,
poi, semplicemente… la sua Hermione.
Ma
lei era sua, fino a quel momento. Fino a quel secondo in cui era difficile
guardarla e respirarla, lei era ancora sua.
Dopo,
non lo sarebbe stata più. Dopo, ed era una crocifissione anche solo
immaginarlo, sarebbe stata di un altro. Di quel Hayden, probabilmente.
Lui
avrebbe scoperto che i suoi capelli sono come un oceano caldo, che non sono né
lisci né ricci e che, se ci passi le dita attraverso, ti si stringono dolcemente
attorno.
Avrebbe
scoperto che la pelle dietro le sue orecchie profuma di talco, davvero come una
bambina. Ed avrebbe scoperto che le sue labbra sono dolci davvero come una
caramella.
Hermione
restava immobile, aspettando il colpo finale, temendo ed aspettandolo assieme,
ormai mettendo tra lei e lui solo il suo cuore come scudo, come sempre aveva
fatto.
Quel
cuore di roccia… lo aveva già fatto a pezzi. Tante di quelle volte che si
stupiva che lei fosse ancora lì.
Ma
ora era l’ultimo colpo, l’ultimo strale che scagliava contro di lei che sperava
la riducesse a brandelli. Sperava che l’allontanasse definitivamente da lui,
salvandole la vita.
Perché
di questo, si trattava. Salvarle la vita. Allontanarla al punto che lei se ne
sarebbe andata via, da lui.
Lo
avrebbe bestemmiato, odiato, maledetto, ma sarebbe stata viva, salva, al
sicuro.
Oggi
era il giorno in cui tutto finiva. Anche quello. Non ci stava che somigliasse
ad Helena anche in quello. No. Lei… no. Hermione, la sua Hermione… no.
“Era
necessario che tu sapessi, Granger, di come amassi Helena, era solo il modo per
cui tu forse capissi…” iniziò Draco con voce lapidaria, Hermione continuava a
guardarlo e, ad ogni battito delle sue ciglia, il coraggio da lui svaniva,
evaporava, desiderava solamente stringerla, far cessare quelle parole che
l’avrebbero uccisa.
Chissà
se davvero era innamorata di lui… non l’avrebbe mai davvero saputo… ed in fondo
nemmeno importava… ci teneva a lui, tanto bastava.
A
quel pensiero, abbassò gli occhi, chiunque gli volesse bene, o faceva una
brutta fine o finiva per odiarlo. Per lei, aveva scelto con risolutezza la
seconda strada. A tempo debito, sarebbe toccato anche a Serenity e a Seth.
Sollevò gli occhi, riprendendo a parlare, il buio della stanza e la luce dei
lampioni in strada creavano sulla pelle terrea di Hermione dei riflessi
sconosciuti, delle ombre che sembravano volerla divorare.
“Amerò
per sempre lei… lei e solamente lei… a parte i motivi che conosci, mi ha
ingannato la tua superficiale somiglianza con lei… l’ho capito mentre ti
guardavo suonare, le assomigli persino in questo… ma non basta, non basterà
mai…”. Lei impallidiva ogni secondo che passava, dietro i suoi occhi cercava un
qualcosa che li tenesse assieme, si sarebbe accontentata di una sfumatura qualsiasi
della voce o di un sinonimo sfuggitogli senza che se ne accorgesse. Era tenace
come il giunco che si piega, ma non si spezza mai. Lui, invece, andava
recidendo ogni legame, scegliendo con cura le parole e modulando la voce perché
fosse perfetta.
La
colpiva, sferzava e feriva con la somiglianza con Helena, sapendo quanto le
avrebbe fatto male, sperando che un atto di sopravvivenza qualsiasi scattasse
in Hermione, facendole prendere la decisione definitiva di lasciarlo perdere,
andandosene via.
Ormai,
era indiscutibilmente ovvio e scontato che Hermione non era Helena. Erano
diverse come può esserlo il giorno e la notte.
Helena
era una bellissima menzogna, una bugia incantevole.
Hermione
era una fastidiosa verità, un dogma insopportabile.
Era
sempre sé stessa, sempre, colma delle sue parole e colma dei suoi perché per
ogni cosa. Insopportabile… e meravigliosa.
Se
l’avesse capito prima, se l’avesse conosciuta davvero ad Hogwarts, se fosse
stata una Serpeverde, se… e quanti se sarebbero arrivati a questo punto.
La
rabbia, sotto quelle ipotetiche constatazioni, crebbe ancora di più con
l’inutilità di quesiti senza risposta. Riuscì quella rabbia, a fargli tingere
gli occhi di cinerea consapevolezza, di disgusto ben esibito e crudeltà
perfettamente cesellata.
“Helena
è sempre qui, nel mio cuore, a farmi sentire il divario inesauribile che c’è
tra te e lei… e, se il mio bisogno di lei, potrebbe farmi accontentare anche
della sua immagine malriuscita che vedo in te, non può invece farlo quello che
ancora provo per lei…”.
Immagine
malriuscita, perfetta come parola. Le avrebbe spezzato il cuore in due,
ovviamente. Il suo lo aveva fatto in milioni di frammenti.
Lei
continuava a guardarlo, incredula, sbatteva le palpebre, gli occhi erano
cristallo color dell’oro. Si tratteneva dal piangere, come sempre.
Draco
era contento che non piangesse, probabilmente se lo avesse fatto, non ce
l’avrebbe fatta più. Ma sapeva che era troppo orgogliosa per piangere.
Sapeva
che, poi, dopo, quando l’avrebbe fatto, sarebbe stato un pianto inestinguibile,
proprio perché l’aveva trattenuto fino a quel punto.
Strinse
i pugni violentemente.
“Nonostante
tutto, non posso autenticamente ancora desiderare, come semmai mi è accaduto in
passato, che tu soffra per me… non sai niente dei miei e nemmeno di Helena, non
è stata colpa tua… e non sei mai stata nella mia lista. Forse davvero nemmeno
ti odio più… ma devi capire che tutto quello che è accaduto fino ad ora… è
stato solo per questi motivi…”.
Non
odiarla più… tremò sotto il peso di quelle parole. Traballò il suo coraggio,
mentre concludeva: “Quindi, adesso, Granger… vattene via… davvero… Serenity se
ne farà una ragione… e tu magari te ne andrai con Hayden o come diamine si
chiama… e mi scorderai facilmente… ogni solo secondo che resti qui, ti fa
soffrire inutilmente, e senza senso. E mi ricorda lei, senza poterla avere mai
più. … vattene via…”.
Era
stata una preghiera, vattene via e non tornare più… e lei restava immobile,
ferma, grondava sangue dalla ferita che gli aveva inferto, ma restava lì. Come
sempre aveva fatto. Lui le aveva fatto di tutto… aveva fatto di tutto… ma lei
era sempre rimasta lì. Accanto a lui.
Piccola
adorabile testaccia dura…
Scappò
lui fuori da quella stanza. Lontano dai suoi occhi e lontano da quel dolore.
Diede
un calcio violento alla porta d’ingresso ed uscì nella pioggia che cadeva
fuori, urlando con quanto fiato avesse in gola.
Corse
per la strada, bagnandosi dalla testa ai piedi, fino a fermarsi senza respiro,
appoggiandosi ad un palo della luce.
Ricordo
di lei, tra le sue braccia. Gli aveva detto… e se fossi io a voler restare?
Colpì
ferocemente il palo con un pugno. La mano indiscutibilmente rotta, prese a
sanguinare.
Rise
di quel dolore piacevole e rise di quel vuoto dentro, del buco, dove prima
c’era Hermione.
Adesso…
era finita. Adesso… lei era salva.
Adesso,
lei non era davvero più come Helena… adesso non c’era più niente che le unisse.
Helena
era morta. Hermione era viva.
La
pioggia sugli occhi, le lacrime mai piante che erano solo pioggia, guardò la
mano e le nocche sanguinanti.
Adesso
non c’era più niente che le unisse. Nemmeno lui. Nemmeno quell’amore.
Quello,
per Helena, era stato egoista, insensibile, sordo, cieco.
E
l’aveva uccisa.
Quello,
per Hermione, era stato supremo, inconfessabile, nascosto, luminoso.
E
l’aveva salvata.
Sussurrò
alla pioggia e al vento il suo segreto, lo sussurrò al passante distratto che
passava velocemente, non degnandolo di uno sguardo.
Lo
sussurrò a sé stesso e si impose di dimenticarlo subito dopo.
“Ti
amo Hermione Jane Granger… e cercherò di amarti il più a lungo possibile… fino
a quando sarai lontana da me…”.
Il ricordo svanisce
in un lampo di luce violetta.
Il suo sguardo è
ancora su di me, lo sento addosso, crepitano i miei occhi a contatto con i
suoi.
Non ci
credo…questo deve essere un sogno…
Non posso atteggiare
il mio sguardo a nulla di diverso, l’immobilità che mi rende una statua di sale
mi aiuta a non dovermi sforzare di rendere i miei occhi specchio di una cosa
qualsiasi. So che, se anche potessi muovermi o parlare, probabilmente non
riuscirei a fare lo stesso nulla. La gola secca, sento le labbra come se si
spaccassero per una sete perpetua, bramando la goccia d’acqua in mezzo al
deserto. La rivoluzione copernicana, ecco che mi sembra.
Il sole al centro, e
io che ci giro attorno, gravitata come un pianetino impazzito.
Non ci
credo. Non può essere vero.
Mi ha
sempre… non riesco nemmeno a pensarlo, per quanto
mi sembri assurdo ed impossibile.
Ed è assurdo
ed impossibile… devono averlo
incantato in qualche modo, per mostrarmi questa scena che, in realtà, non è mai
esistita.
Sì, deve essere così,
deve essere per forza così.
Vogliono farmi
impazzire, decisamente.
Distolgo i miei
occhi, per quanto me lo conceda la mia prolungata stasi, da quelli di Draco,
eco nelle mie iridi di lui che mi guarda preoccupato, stringe le labbra,
cercando di interpretare i miei occhi assenti e probabilmente lontani.
No, no, stanno solo
cercando di farmi impazzire… non
può essere vero.
Muto il mondo e muta
la vita stessa, la mia mente si capovolge, confondendosi e diventando polvere.
Turbinano i mesi come frazioni di secondo, e gli attimi stessi come scaglie di
tempo fugace, mulinano nei miei pensieri come carta straccia, sospinta da un
vento sudicio e fastidioso. Per qualche secondo, non mi sembra nemmeno di
vedere, come se i miei occhi nemmeno vedessero, appannati dalla quantità
abnorme di pensieri che si assiepano dentro la mia mente.
Le orecchie, sempre
attente, nonostante il rombo sordo che sembra averle colpite e che viene
direttamente dal mio petto, non sentono Astoria ridere, e nemmeno Pucey e
Montague. Sono tutti in silenzio in questo secondo che sembra non passare mai.
Nel rumoroso silenzio
che mi circonda, colgo solo un respiro un po’ più forte, come se fosse stato
trattenuto per qualche istante e poi rilasciato all’improvviso, tutto assieme.
Ed è quello di Draco, non so come riesco persino a riconoscerlo. Ne sento quasi
l’odore, impercettibile, fugace, velocissimo, il respiro di menta che ha
lambito il mio viso in una sera di maggio, in una veranda priva della salvifica
luna, per poi mescolarsi caldo ed umido con il mio, scivolando nelle mie labbra
serrate.
Piano, come una crepa
nel muro, qualcosa si sbriciola lentamente nel fango che mi contamina i pensieri.
Ad ogni passo, ad
ogni moto di quell’alluvione progressiva di ricordi e di emozioni, qualcosa
viene lasciato niveo e pulito, con una nuova e perfetta nitidezza, fino a
quando ogni cosa è come se fosse illuminata dalla luce del sole, sorto con
prepotenza dopo ere di nuvole.
Torno a guardarlo,
senza nemmeno accorgermene, come un magnete che mi spingesse inesorabilmente
verso di lui.
Draco è ancora lì, a
cercare i miei occhi, senza trovarli, aspettando, attendendo, una speranza
timida e tremula sotto le palpebre insanguinate. Ha le labbra dischiuse, come
se delle parole si fossero gelate nella sua gola, sembra che abbia aspettato
persino per respirare. Una folata di vento improvviso, freddo, gli sposta i
capelli dagli occhi, rendendomi visibili i suoi occhi ed, improvvisamente, ne
sono investita completamente, sono catturata dalla potenza di quegli occhi,
madreperla di una conchiglia che chiama il mare. Fluttuo lieve, proprio come
un’onda capricciosa, mi infrango contro qualcosa, provo un dolore lacerante al
petto, si allarga a dismisura una voragine allo stomaco, eppure non riesco a
smettere di guardarlo. Sentirmi
persa.
Non ci siamo mai
guardati così, perfetta chiarezza, dolce consapevolezza, un dolore assurdo che
frinisce come un pianto che muore, sotto le lacrime che non posso piangere e
sotto quelle che lui non sa piangere.
Il suo sguardo sono
risposte alle mie domande. Al perché della mano fasciata, al perché della
tensione continua del suo corpo, alle sue parole in macchina, al suo volermi
mandare via e al suo non averlo mai davvero fatto compiutamente.
Il suo sguardo è una
risposta semplice e chiara, diretta, sincera, cristallina, così luminosa da
bruciarmi gli occhi.
Ed è una risposta che
io conosco da sempre, perché conosco quei suoi occhi. Sono velluto di nuvola,
tenera, soffice, morbida.
Li ho sognati, ogni
notte, mordendomi le labbra a sangue, rotolandomi nelle mie lenzuola fresche,
impazzendo come se fossi febbricitante.
Li ho desiderati,
spasimati, cercati, amati, idolatrati quasi.
Li ho visti
sfiorarmi, per dirigersi altrove, rifuggire la mia pelle, farmi sentire
sbagliata accanto a lui mentre andavano cercando il loro autentico
destinatario. Ne ho goduto di un riflesso sfuggito per caso, mai diretto
davvero a me, ma sempre rifratto in un gioco di specchi dall’elemosina di chi
da lui era guardato così, e poi, per pura carità, decideva di guardare me.
Inondandomi
dell’amore che aveva per loro… inconsapevolmente, mi mettevano davanti ciò da
cui ero esclusa. Per sempre.
Sono gli occhi che accarezzano
Serenity. Gli occhi che baciavano Helena.
E sono miei.
Oggi sono tutti miei.
Ma sono
anche diversi, da come guarda Serenity… affetto di padre mancato…
E da come
guardava Helena… amore di marito negato…
Sono unici…
ora che li vedo davvero… ora che me li mostra davvero…
Perfetta
completezza… non è più un pezzo incompleto di qualcosa.
È
interamente combaciante con me.
Tutto cessa
all’istante di essere assurdo, il sole è effettivamente al centro dell’Universo
e a me non resta che girarci, placida, attorno.
Sembra assurda la
vita di prima. Sembra una clamorosa bugia.
Vedermi attraverso i
suoi occhi, attraverso i suoi pensieri, sentire l’affetto prima, la tenerezza,
la dolcezza con cui mi guardava, e poi sentire dirompente il desiderio che
aveva di me… il mio viso, nonostante l’incantesimo, arrossisce senza difficoltà
e vorrei distogliere lo sguardo da lui, evitare che mi veda in queste
condizioni, come un’adolescente qualunque alla prima cotta. Ed, invece, sono i
suoi occhi stessi che mi reclamano, mi chiamano ed impediscono che me ne
allontani.
E nemmeno me ne
voglio allontanare, anche se mi fanno scoppiare il cuore, anche se mi tolgono
il fiato, anche se non si può essere così felici in una vita sola e in un corpo
solo da non implodere improvvisamente.
Come se
improvvisamente i miei occhi indossassero la veste candida di questa nuova
rivelazione, potente come un prodigio che trasforma il mare in una strada
asciutta dove è possibile camminare, anche i suoi occhi tornano sereni, sorride
quasi, guardandomi, come se non fossimo qui, legati, vicini alla morte,
prigionieri. Come se si vergognasse di non averlo mai detto, come il bambino a
cui è stato estorto un segreto. Le mie gambe formicolano nella loro immobilità,
bruciando dalla voglia di muoversi e di correre verso di lui, perché è la sola
cosa che vorrei. Averlo tra le mie braccia, stringerlo e baciarlo, ora so che
posso farlo. Ora, riconosco la dipendenza dal suo profumo, l’assoluta
friabilità di me stessa al suo viso, l’inconcepibile voglia che mi sfiori e mi
faccia sua.
Erano sempre qui,
ovviamente, ma legate, tenute sottovuoto, per impedire che facessero male.
Ora, libere,
sono deflagrate con forza inaudita, tanto da farmi tremare, anche se in teoria
nemmeno dovrei poterlo fare. E non oso immaginare, se fossi libera di muovermi,
che cosa mi sarebbe successo.
Forse, ora, se non fossi immobilizzata, scoppierei
a ridere senza senso e senza perché.
Canterei, persino, e troverei nei passi una danza
che non so nemmeno se sia aggraziata o meno.
Mi incepperei nel ballarla, imbranata come sono, ma
stavolta tu saresti accanto a me, a darmi un buffetto sulla guancia.
Perché non sono più sola ai margini di questo amore
impossibile.
Esso non è mai stato impossibile.
È sempre stato ad un passo da me.
Sei sempre stato ad
un passo da me.
Tremano le sue labbra, come se si ricordasse
improvvisamente di dove siamo, la magia si interrompe e il suo sguardo vaga sui
nostri carnefici. Tornando a me, piange quasi, perché di quel segreto, sa che presto io ne pagherò il
prezzo.
Morendo.
Non voglio che perda quegli occhi. Non posso
perderli adesso. Non adesso… che sono solamente miei.
Voglio che li abbia, per sempre, per tutta la vita.
O forse anche solo per un secondo, che mi ami anche solo per un secondo.
Dio, se mi basterebbe anche per mille
reincarnazioni…
Con acuta disperazione, mi rendo conto che è questo che Astoria vuole portarci via.
Prima di ucciderci.
Farci rendere conto di che cosa avevamo tra le mani
e di che cosa abbiamo sprecato.
L’angoscia di Draco si trasmette immediatamente
anche a me. Questo è niente… è ancora niente.
Lo Zahir… adesso, nella
sua improbabile scaletta, tocca a questo. Ne sono certa.
Astoria, infatti, senza una parola, sorpassa Pucey
e Montague, avvicinandosi a me. Con un’alzata del capo, fa allontanare il
Dissennatore che, evidentemente, non serve più. Il ghiaccio si scioglie, così
come era nato, e la sera scura, senza luna, torna tiepida di colpo, lasciandomi
un calore furibondo sulle braccia. Draco ha perso ogni traccia di calma ben
esibita, furiosamente cerca di liberarsi mentre Pucey e Montague lo tengono
fermo, sghignazzando: “Certo, ora, non fingi più che non te ne importi nulla di
lei… te l’ho già detto, Malfoy, sarà la seconda volta che vedi morire la donna
che ami per mano nostra...”.
Draco urla con quanta voce ha in corpo di lasciarmi
andare, Montague gli assesta un altro calcio, ma lui non cessa di gridare.
“Non la toccare!” ringhia all’indirizzo di Astoria,
che, fredda come il ghiaccio, mi si avvicina.
Vorrei aver paura di lei, lo vorrei davvero… ma non
ci riesco.
Draco… sentire la sua
voce, adesso, fosse anche l’ultima volta che accade… sentirla così… sentire che
mi ama…
… è comunque il paradiso al centro esatto
dell’inferno. Fosse anche che ne sarò scacciata a breve.
“Malfoy, se avessi voluto ucciderla… o perlomeno se
avessi voluto ucciderla subito… l’avrei già
fatto, non credi?”sussurra Astoria, chinandosi su di me e puntandomi contro la
bacchetta, si ferma all’altezza del mio petto. Lo stomaco si contorce.
“Potrei ordinare adesso al suo cuore di non battere
più… lo sai?”.
Potrebbe davvero
farlo, ne sono sicura…
Draco ammutolisce, sbiancando, seguendo i movimenti
della sua bacchetta come un serpente incantato da un domatore.
“Già… lei
è mia… non tua, Malfoy… rassegnati all’idea…” bisbiglia Astoria, guardandomi
e facendo scorrere la punta della bacchetta sul mio polso, la cicatrice dello
Zahir sembra riaprirsi. Sanguina come se l’avesse aperta lei stessa, obbedisce
la mia carne a lei. Persino il mio stesso sangue, sembra doverle cieca ed
assoluta fedeltà, mentre gli comanda di riversarsi sulla seta viola del mio
vestito.
Pucey e Montague continuano a ridere.
“Tu hai cercato di salvarla… encomiabile da parte
tua…” continua Astoria, facendo scorrere la bacchetta su tutto il mio braccio,
sembra che si stia spezzando in due, il respiro mi aumenta come dopo una lunga
corsa mentre impazzisco dal dolore “… ma anche lei ha cercato di salvare sé
stessa… magari, se le avessi detto che eri innamorato di lei, non sarebbe in queste
condizioni, non credi? Non ti sei chiesto perché non ci ha deliziato con la sua
adorabile voce da quando
è qui?”. Sorride acidamente, guardandolo.
“Tu…” Draco serra la mascella, anche se dubito che
non si fosse accorto che non riuscissi a fare assolutamente nulla. Mi guarda
con espressione sofferente, dando strattoni alle catene che lo imprigionano.
Pucey gli assesta un altro calcio nello stomaco.
“Vabbè, certo, non riesce a fare nulla…” prosegue
ovvia Astoria, agitando la mano con noncuranza “Ma era la voce, quella che mi dava più fastidio… era
sempre pronta a dire la sua, in ogni dannato momento. E tu pendevi dalle sue
labbra… quanto mi hai disgustato… lei parlava e tu ti tormentavi per tutto
quello che diceva… facevi finta di nulla, fingevi davanti a lei e davanti a me
che non te ne importasse, ma qualsiasi cosa dicesse, ecco qua che ti cambiava l’umore… quindi ecco il primo motivo per
cui, ora, invece, non ci sta tediando con le sue inutili parole…”. La guardo
con odio puro, sperando che lo riesca a percepire, ma lei mi dà le spalle,
fissando Draco.
È stata davvero lei…
“Non è un’Imperius…” prosegue lei, poggiando il
braccio sullo schienale della mia sedia “E’ pur sempre il capo degli Auror,
anche se Dio solo sa come ci sia riuscita… lo avrebbe sciolto facilmente, e, in
più, mi sarei anche dovuta avvicinare a lei… e tu, nonostante tutto, eri sempre
nei paraggi… anche se lei fosse effettivamente andata via dopo le tue parole,
ci scommettevo che avresti trovato il modo di tenerla sotto controllo… specie
dopo che ti avevo fatto capire che avrei trovato il modo per farla pagare a te
e a lei…”.
Lo aveva minacciato.
Ecco perché aveva cercato di mandarmi via…
Draco ascolta imperturbabile, senza la benché
minima emozione sul viso, solo le mani serrate testimoniano che è ancora vivo.
“E quindi mi sono messa a cercare… un modo per
controllarla… il mio sommo desiderio era che fosse lei ad ucciderti…”.
Sussulto, ogni mio sospetto che diventa
incommensurabile certezza. Draco gela, rabbrividendo e guardandomi.
“Era difficile, ma non impossibile… e, alla fine,
l’ho trovato… ti dice nulla la parola Zahir?” completa con
un sorriso ovvio Astoria, dall’espressione di Draco mi rendo conto che lui lo
conosce perfettamente, anche se pensavo che invece non gli fosse noto.
Mi guarda con un dolore così insopprimibile che
vorrei essere schiantata piuttosto che continuare a subirlo.
“Zahir, sì, Malfoy…” mi accarezza con finta
dolcezza i capelli come se fossi una bambina da compatire “Le era così
insopportabile l’idea di amarti che, alla fine, ha scelto questo… ed il bello è
stato che sei stato tu a spingerla a farlo, non io… io le ho solo indicato la
via…”.
Non guardarmi così…
per favore…
“In ogni caso, avrei vinto…” prosegue, contando
sulle dita “Non ci fosse riuscita, sarebbe morta nel tentativo… e tu ne saresti
stato devastato. E se ci fosse riuscita… ero perfettamente in grado di rendermi
conto che lo Zahir non sarebbe riuscito a sedare del tutto il suo sentimento
per te… lo avrebbe trasformato nel suo opposto… avrei vinto lo stesso, lei ti
avrebbe odiato…”, prende una ciocca dei miei capelli tra le dita, tirandola e
portandola all’attenzione di Draco, ridendo: “Vedi i suoi capelli? Sono neri… è
l’odio… lei ti
odia…”.
Non è vero. Non è
vero.
Non guardarmi così…
non è vero. Io ti amo, Draco.
Indipendentemente dal fatto che lei sappia o meno
che non odio più Draco, glielo sta dicendo apposta per fargli del male.
E ci sta riuscendo, perfettamente. Impietrito
peggio di come sono io, ha lo sguardo fisso nel vuoto.
Se tornerò mai
libera… le farò pagare tutto quello che ci sta facendo…
Vorrei mettermi a gridare, interrompere le parole
di Astoria, sostituirle con le mie, frenare con un sobbalzo il silenzio
sconvolto di Draco e vedere i suoi occhi tornare quelli di prima. Farmi accarezzare
da quello sguardo, di cui già sento la mancanza come il respiro nei polmoni. Ed
invece pigolo solo come un pulcino, sovrastata dalla voce di Astoria.
“Ho studiato come funziona lo Zahir… quello d’amore
della Regina di Atlantide ne causò la fine… perché lei, alla fine, posseduta
dall’odio, uccise il suo amato… e si suicidò a sua volta…” enumera Astoria
senza partecipazione “L’amore non si può sedare con uno Zahir… a meno che non
sia un sentimento di poco conto, ma dubito che allora porterebbe alla creazione
dello Zahir stesso, no? Lei invece ti
amava così tanto…”, scimmiotta con voce trillante, Pucey e Montague
ridono senza ritegno, lui invece è come se lo avesse direttamente
schiaffeggiato in viso: “… quindi ovviamente ti avrebbe odiato altrettanto
intensamente…sono entrata nei suoi sogni, la sera stessa in cui le dicesti
quelle parole… piangeva come una fontana con quel idiota di Seth… avresti
dovuto vederla… era così debole che non si è nemmeno accorta che c’era qualcosa
di enormemente strano, in quel
sogno… l’ho persino Confusa, senza che se ne accorgesse… ”.
L’odore dei
nontiscordardime.
Come ho fatto a non
accorgermene?
Draco, immobile, continua ad ascoltarla senza un
parola, gargoyle incapace di parlare, dalle fattezze di essere umano.
“Nel sogno le sono sembrata Lily Potter… e ci ha
creduto come una povera imbecille… le ho mostrato Piton che ci parlava dello
Zahir… l’aveva effettivamente fatto, una volta, ma alla mia classe, non alla
vostra… è stato così facile farle credere che fosse stata semplicemente
distratta e se ne fosse scordata… ci ha messo pochissimo a trovare il modo per
fare la pozione, mi affidavo alle sue conoscenze al Ministero, e lei
addirittura conosceva un’Indicibile, Helder Cassidy Bode… l’ho seguita, l’ha
incontrata ed ha ottenuto la pozione… dopo dieci giorni, era apparentemente
libera dal suo sentimento… ma è durata poco, vero, Granger?” la gelo con lo
sguardo, lei ride senza ritegno rendendosene conto e non facendosi minimamente
impensierire.
“Ben presto, ha preso ad odiarti… ha cambiato
persino aspetto… te ne sei anche accorto, scommetto, ma avrai pensato che
volesse solo darci un taglio con te, che avesse reagito d’orgoglio come
speravi, scommetto che ne sei stato anche felice, vero, Draco? Ed invece, lei,
non era assolutamente in sé…”, fa una pausa ad effetto prima di continuare con
voce colma di gioia: “… ti avrebbe ucciso. Lo sentivo. Il suo odio lo percepivo
fino alla mia pelle, mi teneva compagnia… era persino peggio del mio, scommetto
che è ancora così…”.
Non è vero. Sta
mentendo… non la ascoltare, Draco…
Lui non sembra vederla neppure la mia preghiera
negli occhi. È cieco, perso nei suoi pensieri.
Astoria improvvisamente cambia espressione, torna
gelida e mi fissa con ribrezzo: “Ma la Mezzosangue ha rotto lo Zahir, prima di
ucciderti… non so come diamine abbia fatto, ma ha rotto lo Zahir…”, seda
immediatamente il tenue calore che ha acceso gli occhi di Draco, mordendosi le
labbra e continuando: “… l’odio non ha abbandonato il suo corpo, li vedi i suoi
capelli, no? Ma ora, probabilmente, non ti avrebbe ucciso lei, di sua spontanea
volontà… dovevo agire, altrimenti tutto quello che avevo fatto sarebbe stato
inutile… ed è qui che ho scoperto che potevo usare quella macchia dentro che
ancora aveva, per controllarla… io l’avevo indotta a creare lo Zahir, quindi
già ero riuscita ad aprire un varco con la sua mente… se lo avessi sfruttato
meglio, sarei riuscita a cancellare ogni sua volizione e controllo su sé
stessa… e, per sfruttarlo, ho sincronizzato il mio odio con quello che ancora
restava in lei. Erano diretti contro la stessa persona, creavano quasi
risonanza l’uno con l’altro… ed, alla fine, era come se dovessi controllare me
stessa, e non più lei. Ho fatto diversi tentativi, da lontano lei perdeva
coscienza e non si rendeva conto di ciò che stava facendo. Ma le ho ordinato di
vestirsi, di prendere una bacchetta e l’ha fatto… e le ho ordinato di ucciderti
in macchina. È riuscita a ribellarsi, però, credo perché tu le abbia detto
qualcosa che l’ha toccata… l’odio si è incrinato e ha evitato di ucciderti. Ma
era lontana da me… ora è vicinissima… e posso controllarla come voglio…”. La
sua spiegazione si conclude con un sorriso falso e con un ironico applauso di
Pucey e Montague.
Draco non si muove di un millimetro. Diafano,
sembra non guardarla neppure.
“La tua condanna sarà averla avuta tra le mani, ed
averla condotta a questo… lei ti amava e l’hai costretta ad odiarti…” ride
ancora Astoria, guardando Draco, poi guarda me, reggo il suo sguardo con foga:
“… e la tua, schifosa Mezzosangue, sarà aver vanificato ogni sforzo di lui per
renderti libera…”, abbassa la voce con crudeltà: “… ma non sarà solo questo.
Ovviamente. Se sei vestita così, è perché lui ti doveva desiderare da
impazzire, cosa che mi schifa ancora… la mia teoria è che si sia innamorato di
te, la sera del Tourquoise Party, e casualmente indossavi il mio vestito… quindi credo che con uno dei miei,
ti avrebbe di nuovo voluta come allora… diamogli questo contentino prima di
morire… e prima di morire, per mano tua…”.
Sgrano gli occhi, terrorizzata, il sudore mi
inzuppa la schiena nuda, mentre lei mi guarda dolcemente, come un’amica del
cuore comprensiva e fedele. Solo le sue narici fremono come quelle di un
rettile.
Ora, davvero, ne sono terrorizzata. Perché riuscirà a farmelo fare,
ne sono certa.
Il corpo, ancora immobile, mi suggerisce l’infausta
conclusione a cui sono destinata.
Draco, abbandonato al suolo, l’ha finito Astoria
con le sue ultime parole. Non solleva più gli occhi dal suolo, ha perso ogni
speranza.
La fronte, coperta di sangue aggrumato, si piega
sulle sue ginocchia, si piega lui stesso, come se non avesse più la benché
minima traccia di forza nel corpo. Mi si offusca la vista, guardandolo. Se mi
guardasse, solo un’altra volta, magari riuscirei a fargli capire che Astoria ha
mentito, che io invece sono innamorata di lui e che non è vero che lo odio.
Magari, riuscirebbe a reagire.
Ma lui evita di guardarmi, ovviamente. Credo che
eviterei anche di guardarlo, se fosse successo il contrario.
Ma che dico, è
già successo il contrario… temendo di vedere l’odio nei
suoi occhi, non l’ho guardato per mesi.
Non ha mai avuto grandi motivi per vivere, solo
Serenity… e poi salvare me.
I pensieri di quel giorno, mentre rievocava la
morte di Helena… che non mi erano sembrati ricordi, ma pensieri di adesso.
… il coraggio non è degli agnelli che
indossano le spoglie del leone, dei serpenti solo costretti a diventare
grifoni.
Probabilmente, un giorno avrebbe
conosciuto quella spinta dentro, il calore del cuore che, di fronte alla
prospettiva di perdere qualcosa di amato, diventa mobilità del corpo, slancio
dell’azione e velocità del pensiero.
Draco, un giorno, avrebbe conosciuto il
coraggio. Difendendo una persona che ama.
… era la sua
molla per agire. Era la sua ragione di vita. Proteggere me e Serenity.
Ma, ora che
sa che tutto è perduto, ora che anche io lo penso, ora che è sicuro di aver
fallito, ora che persino pensa che lo odi e non ha nemmeno la consolazione di
sapermi al sicuro, ora… per lui davvero ha perso tutto senso.
Un calore
assurdo mi raggiunge le mani, formicolando inconcepibilmente.
Guardami, dannazione, Malfoy. Guardami,
maledizione.
Devi smetterla di arrenderti, ogni
dannata volta che le cose vanno male. Smettila…!
Hai diritto di vivere come tutti,
smettila di portare questa maledetta croce addosso.
Non hai tradito i tuoi: ti hanno
tradito per primi loro.
Non hai ucciso Helena: Pucey e Montague
l’hanno fatto.
Non hai condannato me: io sono ancora
viva, dannazione, Malfoy!
Non posso farcela da sola. Sono stanca
di essere sola. Se ci sei tu, dall’altra parte, ce la possiamo fare. Ce la
faremo.
E ti dirò anche io il mio segreto
inconfessabile, che sono pazzamente e follemente innamorata di te.
Ma, alzati, maledizione. Guardami… stramaledetto furetto che non sei altro!
Ti giuro che, se usciamo vivi da questa
storia, sarò io ad ammazzarti personalmente, dopo quello che mi hai fatto
passare…!
Solo io posso avere l’onore di
ucciderti, te lo ricordi?
Guardami… per favore… Draco…
Si sciolgono
di lacrime i miei occhi a quest’ultima preghiera, sento le guance bagnate
mentre Astoria mi punta la bacchetta contro, ordinandomi di alzarmi in piedi e
porgendomi un’altra bacchetta.
Un attimo…
le lacrime… io sto piangendo… lei non me l’ha ordinato… sto piangendo,
di mia spontanea volontà. L’ho fatto anche prima.
Con un
brivido, mi rendo conto che il suo controllo non è così assoluto, come potevo
pensare, qualcosa può sfuggire da questa cosa…
Come posso
sfruttare gli occhi a mio vantaggio, specie se Draco non si decide a guardarmi?
Guardami, dannazione…
Frustrata,
mi rendo conto che lui non mi guarderà mai, fino a quando non sarà morto. E
sarà stato tutto inutile.
Come posso
fare, maledizione? Astoria mi guarda, ridendo e urlando altre cose che non
capisco e non mi sforzo di capire. Probabilmente insulti soddisfatti
all’indirizzo mio e di Draco…
Spalanco gli
occhi, mentre mi rendo conto la sola cosa che posso fare per farmi guardare da
lui.
…
era la voce, quella che mi dava più fastidio…
La
mia voce. Devo riuscire a
parlare… anche solo per un secondo. Basta che mi senta e capisca che sono
ancora qui dentro.
Più facile a dirsi
che a farsi, ma ci devo riuscire in qualche modo.
Mi sforzo con tutte
le mie forze, ma come prima ne esce fuori solo un pigolio incerto,
impercettibile. La faringe brucia, graffiata, come se la stessi lacerando,
sotto sollecitazione. Draco non mi guarda, come prima, resta a testa bassa,
aspettando che lo uccida.
Dio,
quanto lo odio… quando fa così…
Il fiume che mi ha
contaminata, quando ero a contatto con lo Zahir, echeggia nelle profondità di
me stessa. È ancora lì, arenato nei miei capelli ed occhi neri. Sussulto,
mentre Astoria sta per formulare il suo ordine. Ma certo… lo devo assecondare…
Prima che Astoria se
ne renda conto e prima che riesca ad impedirmelo con la sua connessione ancora
aperta con la mia mente, la gola mi esplode di un fiotto d’aria incandescente,
le parole danzano su per la mia laringe, sospinte dal fiume in piena di rabbia
e di dolore. Con tutto il fiato che ho nei polmoni, riesco ad aprire la bocca
ed a urlare: “Svegliati, dannazione, Draco!”.
Lo sforzo mi fa
cascare in ginocchio, mentre cado dalla sedia. Astoria, atterrita, smette di
ridere e mi punta la bacchetta sul polso, riprendendo il controllo del mio
corpo. La gelatina che immobilizza il mio corpo, diventa di nuovo cemento
armato.
Pucey e Montague si
affrettano a raggiungerla, mentre blatera qualcosa, sussurrano che bisogna
sbrigarsi perché l’effetto dello Zahir sta svanendo. Quindi sanno anche loro
che sta cessando di fare effetto… sanno che sono innamorata di Draco, che sono
perfettamente in me… hanno mentito per ferirlo. Ma, sorrido con gli occhi,
ormai non importa più.
Lui
è tornato.
Il viso, che aveva
sollevato repentinamente appena aveva sentito la mia voce, si irrigidisce,
diventa duro, si guarda le mani insanguinate come se si fosse davvero
risvegliato da un lungo sogno. Poi guarda me, annuendo leggermente con il capo
e sorride piano, come se mi stesse silenziosamente rimbrottando come al suo
solito. Socchiudo gli occhi, se non ci
stavo io, eri già morto, furetto.
Draco assume
un’espressione annoiata, il volto terreo ed una strana luce negli occhi:
“Greengrass, nella tua opinione contorta e malata, io devo combattere con la
Granger, vero? E ci dobbiamo anche scannare o roba simile, vero? Quindi, se non
ti dispiace, io devo sentirmi anche a mio
agio… ti ha mai detto nessuno che Draco Lucius Malfoy è il maestro degli incantesimi senza
bacchetta?”.
Astoria lo fissa
terrorizzata, mentre diventa improvvisamente livido in volto, sudando come se
fosse in fiamme. Le catene scivolano dai suoi polsi, cadendo inermi al suolo.
Con il respiro corto, si risolleva faticosamente in piedi, asciugandosi la
fronte imbrattata di sangue e sudore. Lo guardo scettica, li conosco quegli
incantesimi, non li ho mai imparati compiutamente, ma so anche che non si
possono eseguire tante volte. La bacchetta è un coadiuvante del potere magico
del mago o della strega, questo è vero, ma è necessaria.
Usare tutta la propria
energia magica, senza bacchetta, significa perderla del tutto, prima o poi.
Dubito che ne possa
fare molti.
Intanto, comunque, è
libero.
Poteva
anche farlo prima… dal fiato
corto e dal suo barcollare, mi rendo conto che l’aveva lasciata come ultima possibilità.
L’ha lasciato
praticamente senza energie. Astoria, presa dal panico, non si rende conto di
questo e mi punta contro la bacchetta, il polso geme sotto la fiamma che lo
avvolge come sempre e il mio corpo si riempie di scariche elettriche.
“Uccidilo!” mi urla
contro, e non riesco ad impedirmi di alzarmi e di sguainare la bacchetta.
Draco mi si para di
fronte, apparentemente sicuro e tranquillo, solo la sua mano trema leggermente,
mentre la serra in un pugno doloroso. Investita dal suo rigido sguardo grigio,
carico di scintille lucenti, lo vedo concentrarsi mentre mi guarda, fino a
quando i capelli mi si drizzano sulla testa, mentre libera il suo potere. Per
fare, cosa? La mia pelle geme di brividi.
Non
ha la bacchetta, possibile che non se ne renda conto? Che cosa altro vuole
fare? Vuole morire per mano sua, invece che mia?
Lieve e leggera,
improvvisamente distinguo appena la sua voce nella mia testa, come quella volta
al Petite Peste, quando pensavamo di essere attaccati dai Mangiamorte. È come
se parlasse sottovoce e devo sforzarmi per intendere quello che dice. La mia
mente è paralizzata da Astoria, difficile non rendersene conto. L’ha resa
impermeabile a qualsiasi intromissione.
Draco forza, però,
quella resistenza, anche se in modo debole, lo vedo portarsi una mano sul petto
ansante per lo sforzo.
Rabbrividisco per
quell’intrusione, eppure è quasi un sollievo sentirlo di nuovo così vicino. Dentro di me.
Magari
non puoi rispondere… ti tiene così in pugno che forse nemmeno mi senti.
Gli
occhi… li puoi muovere. Chiudili quando
stai per attaccarmi, credi di riuscirci?
Con enorme sforzo,
cercando di concentrarmi come prima, ma senza agitarmi troppo in modo da non
attirare l’attenzione di Astoria, li chiudo faticosamente. Mi manca il fiato,
la milza mi punge come se avessi corso per chilometri, ma ci sono riuscita,
anche se non so davvero per quanto tempo possa farlo. Le labbra di Draco si
piegano leggermente all’insù.
Basta
questo, Hermione… fai solo questo…
Non capisco come
possa salvarci tutto questo. Ma mi resta solo fidarmi di lui.
Una pausa lieve nella
mia mente, ed è come se indovinassi un’esitazione, un respiro trattenuto, un
pensiero pronto a sfuggire.
Ce
la caveremo… non permetterò che ti facciano del male…
Un brivido sulla
schiena sentirlo parlare così, di me. Non riesco ad abituarmi ancora a quel
pensiero. Lo tengo impacchettato come un regalo di Natale, in una carta
luccicante, con un fiocco rosso in cima. È
innamorato di me.
Lo guardo, cercando
di sorridergli con gli occhi, ma lui volta il viso dall’altra parte, prima che
io possa farlo, irrigidendosi e dedicando ogni barlume di luce che ha nelle
pupille, per concentrarsi su Astoria, Pucey e Montague. Sfugge i miei occhi
come se lo scottassero.
Certo, come
dimenticare…
È
convinto che io lo odi.
Ne
è stramaledettamente convinto.
“Uccidilo!” mi urla
di nuovo Astoria, e stavolta la sua voce la sento fino nei nervi, come un
impulso elettrico che comanda le mie braccia e impone alla mano che regge la
bacchetta di stenderla dritta davanti a me. Un ultimo, vano, disperato ed
inutile tentativo di bloccarmi, poi la mia voce, divenuta metallica e
gutturale, recita stentorea: “Avada Kedavra”. Le parole mai dette.
Chiudo disperatamente
gli occhi, un attimo prima che un fiotto di luce verde sgorghi dalla punta
della mia bacchetta, attraversando con un sibilo l’aria, che si carica di
elettricità statica, mentre cerca il cuore dell’uomo che amo. La caccia è
aperta.
Il mio cuore trema
nel mio petto, il torace lo trattiene appena mentre quasi schizza via, batte
alla velocità della luce, mentre ho gli occhi chiusi. Riesco però a tenerli,
per poco, così. L’istinto di combattere che Astoria mi impone, ovviamente,
vuole che li apra.
Sospiro di sollievo,
Draco scarta di lato, puntando alla balaustra della veranda dove ci troviamo.
L’incantesimo si infrange contro un angolo della balconata, facendo esplodere
una parte della ringhiera, già abbondantemente consumata dal tempo. Il
contraccolpo mi sferza il viso, odore di bruciato e di polvere. Astoria e gli
altri si coprono il volto, mentre lei, tossendo, mi urla di attaccare ancora.
La scossa nei
muscoli, stavolta, è più forte, è come se me li stesse tirando a viva forza,
distendendoli fino al limite massimo. Anche la voce diventa ancora più roca,
come se non fosse la mia.
“Avada Kedavra!”, prima che il braccio si tenda, chiudo gli occhi.
Ad ogni tentativo, il cuore reclama ossigeno.
Ancora Draco, in modo
insperato, evita la maledizione, slanciandosi dalla parte opposta rispetto a
prima.
Ed ancora, ancora.
Ancora.
Astoria, Pucey e
Montague gemono innervositi, come fiere codarde ed indispettite, Draco danza
agile come una gazzella inespugnabile, si piega all’indietro, facendo forza con
le braccia, salta, corre. L’ho sempre saputo di che cosa era capace, dai tempi
dei duelli ad Hogwarts. È sempre stato agile come un leopardo, veloce, dai
riflessi pronti ed attenti. È talmente rapido che, di lui, poco prima di
chiudere gli occhi, riesco solo a focalizzare la chioma bionda balenare veloce,
e poi più nulla. Ecco, perché liberarsi delle catene.
Difficilmente
riuscirebbero a prenderlo, adesso, con o senza bacchetta.
Mentre lancio un
altro anatema, mi chiedo che diamine abbia in mente. Agile sì, ma prima o poi,
rinunceranno ad affidarmi esclusivamente il suo omicidio. E lo colpiranno anche
loro, non può scappare per sempre.
Chiudendo ancora gli
occhi, che stanno per cedere, come se mi stessi addormentando, per via dello
sforzo che ci sto mettendo, noto però che, quando si accorge che sto per
colpirlo, scarta sempre di lato. Perché? Improvvisamente, ad un nuovo schianto
dell’anatema contro gli angoli della veranda, comprendo: sta cercando
deliberatamente di far rimbalzare l’incantesimo contro gli angoli della
veranda, che oramai sono crollati e che, dal rumore di pietre che sento, stanno
continuando a franare. Sotto, scommetto, ci sono le colonne portanti.
È questo il suo
piano.
Vuole
fare crollare il balcone.
Saremo liberi così… anche se chissà come ci salveremo allora, se
crollasse tutto.
Ma effettivamente, forse
è l’unica cosa da fare. Nella migliore delle ipotesi, li distrarremmo al punto
tale da poter tentare di fuggire.
E,
nella peggiore, almeno non ci ammazzano loro.
La veranda è sospesa
sul lago, a circa tre metri d’altezza. Non ce la faremmo mai.
Potrebbe
salvarsi da solo. Ed invece sta facendo tutto questo, per salvare anche me.
Di
fronte all’assenza assoluta di possibilità, sta scegliendo quella che ne ha
anche solo una su un miliardo di salvarci entrambi.
Sono
stata davvero io, la sua rovina.
Chiudo ancora gli
occhi, mentre lo colpisco. Il granito, sotto i miei piedi, sembra vacillare.
Draco salta ancora, verso il limite opposto. Ma, quando li riapro, Astoria è ad
un centimetro dal mio volto, mi stringe il braccio dietro la schiena, facendomi
male.
Guarda prima me, e
poi lui, con gli occhi socchiusi. Poi li sgrana furiosa. E capisce.
“Puttana!” urla con
tutta la voce che ha in corpo, sguainando la bacchetta e puntandomela contro.
“Stupeficium!”. Il
potere che richiama a sé, prima della Maledizione, è così potente che
probabilmente mi ucciderà semplicemente con quello. Il lampo di luce rossa mi
colpisce in pieno alla schiena, ne avverto il dolore solo per un istante, prima
di sentire i sensi venire meno. Cerco di restare vigile, ma il dolore è così
forte da farmi chiudere gli occhi, specie dopo l’enorme sforzo che ho
fatto.
La potenza
dell’incantesimo mi fa volare dalla parte opposta.
“NOOOOOOO!!” sento la
voce di Draco urlare, mentre cado oltre la ringhiera. Lo vedo slanciarsi
repentino verso di me, correre per la breve distanza che ci separa, il mio
polso scivola dalla sua mano, mentre la forza di gravità mi richiama giù. Nei
miei occhi socchiusi, vedo Hogwarts scivolare veloce, le luci confondersi negli
occhi, il rombo sordo del vento nelle orecchie, mentre la superficie dell’acqua
nera si avvicina. Il vento, assurdamente, cerca quasi di trattenermi nel mio
volo disperato, ma la legge che mi attira verso il basso è più forte di tutto
il resto. Il vento riesce solo a farmi ruotare su me stessa, come se fossi una
bambola di pezza. La testa mi scivola all’indietro, guardo le stelle per
l’ultima volta, sapendo che la pastoia che mi gela il corpo, mi impedirà
persino di nuotare. Draco è lì, sospeso nel cielo muto di stelle, appoggiato
alla balaustra, la mano inutilmente protesa verso di me, il volto una maschera
di cera.
La paura di morire,
che si insinua rapida come il vento nel mio sangue, non mi impedisce comunque
di sperare che perlomeno lui si salvi da questo folle delirio.
Devi
tornare da Serenity. E crescerla come tua figlia. Non darla a nessuno, non
allontanare chi ti ama, specialmente lei.
E
non allontanare nemmeno Seth. Non hai mai avuto un fratello, fa che sia lui.
Vorrei
averti potuto dire… prima di… che ti amo.
Dio,
se ti amo Draco Malfoy…
Chiudo gli occhi,
presagendo l’impatto imminente con l’acqua ghiacciata, li riapro ad un metro
dall’acqua, solo per guardarlo per un’ultima volta.
Non lo vedo.
Non lo vedo più.
Terrorizzata, lo
cerco, il vento negli occhi che mi impedisce di mettere a fuoco la balaustra.
Poi, improvvisamente,
di nuovo un baluginare biondo.
Draco, in piedi sulla
balaustra, flessuoso come un nuotatore professionista, si tuffa dietro di me.
Astoria tenta inutilmente di fermarlo, urla di frustrazione. Draco vola come un
angelo, a pochi metri da me. Agghiacciata, lo vedo seguirmi.
Dimmi
che non lo stai facendo… ti prego…
L’acqua gelida inonda
le mie orecchie, arriva ai miei polmoni. Cerco di trattenere il fiato, mentre
il tonfo di Draco mi raggiunge pochi secondi dopo. Il buio che mi circonda è
totale, non vedo ad un palmo da me. Urto contro qualcosa, il poco fiato che
avevo preservato, scivola fuori dalle mie labbra serrate, disperdendosi in
piccole bolle argentate. I polmoni bruciano per lo sforzo, poi non sento più nulla.
Nulla.
Quando
si muore, dicono che ti passa tutta la vita davanti.
La
rivedi, pezzo per pezzo, secondo dopo secondo, affannarsi nel cervello che
muore.
Bambina
il primo giorno di scuola, ragazzina con il primo reggiseno, donna con il primo
ragazzo.
Tutto
si mescola in quei pochi, fatali secondi.
Ho
rischiato di morire tante volte, forse troppe per una persona sola.
E
mi è sempre accaduto. In un modo rapido e veloce, d’accordo. Ma ogni volta, ho
rivisto tutta la mia breve vita.
Tutta.
Davvero.
Non
sto scherzando.
Mi
si scolpivano a fuoco, però, pochissime cose. Sempre le stesse. Come se la mia
vita, in fondo, si riassumesse solo in quelle.
Harry
che mi abbraccia alla fine della guerra. Odore di sangue e di speranza.
Ron
che mi sposta i capelli dal viso, dopo aver fatto l’amore per la prima volta.
Odore di resina e ancora di speranza.
Ginny
che mi dice che sarò la sua testimone. Odore di lavanda e di gioia trattenuta.
Solo
queste.
Oggi…
solo una cosa. Solo una. Come se la mia vita avesse perso improvvisamente ogni
dimensione e si fosse riassunta solo in questo.
L’attimo
più bello della mia vita.
La
luce del sole.
Io
che affondo il viso nella sua camicia, imbarazzata, arrossendo. Serenity che
sonnecchia accanto a me.
E
lui che mi stringe dopo avermi detto che lotterebbe per diventare il motivo che
cerco. Il motivo per farmi restare.
Quello
è stato il momento più bello della mia vita.
E
ora, so che stai lottando per esserlo. Stai lottando per farmi restare nella
tua vita.
Ti
sei buttato in acqua per questo.
Ma
tu lo sei già, Draco.
Sei
il motivo per restare io stessa in vita.
Ed ecco qua, il nuovo
capitoletto!! E premetto che come sempre è stato un parto plurigemellare!! Il
motivo è evidente se l’avete letto, succede una cosa così importante che dovevo
assolutamente descriverla in modo perfetto o quasi!! Finalmente dopo la
bellezza di 28 capitoli, Draco è uscito dal suo gelo perpetuo ed ha finalmente
ammesso, anche se praticamente sotto tortura, di essere innamorato di Hermione,
evvaiiiii!!! Ma siccome nulla è facile in HALFT,
chiaramente non siamo ancora a nulla… nel senso che i problemi iniziano adesso…muahahaahh!!!
Allora prima di tutto
io devo fare una menzione particolare!! E cioè per Ginsan89 che ha
praticamente azzeccato tutto quello che stava per succedere!! Io sono rimasta a
bocca spalancata, quindi d’ora in poi chiedete a lei così vi dice praticamente
tutta la trama…:D:D:D:D scherzo, comunque volevo sottolineare questa cosa e
soprattutto volevo comunque scusarmi con te se non ho potuto darti conferma dei
tuoi sospetti, perché altrimenti ti avrei spoilerato
tutto…:D comunque davvero sei stata bravissima!! Sono rimasta attonita!!:D
Chiedo anche scusa se
per lo scorso capitolo non ho inserito i ringraziamenti, nemmeno su FB, ma
purtroppo il mio pc dà da tempo i numeri, come sanno
coloro che mi sentono via msn, quindi spesso sono
costretta a sparire causa connessione assente!! Quindi ringrazio tutti coloro
che mi seguono, sia che leggano solamente, sia che mi contattino su Fb, sia per altre vie, sia coloro che mi stanno aiutando a
rendere questa storia più bella di quanto già non sia… come avrete forse
notato, dal primo capitolo ora stanno anche comparendo delle immagini, tutto
merito di Dalia 91 che ringrazio ancora… e forse tra poco potrete vedere anche
un video!!:D bene, prima di iniziare a delirare procedo ai ringraziamenti
consueti!!
Grazie davvero a Punkinetta (ho cercato di fare prima possibile, ma con gli
esami spesso è davvero difficile raccogliere le idee e scrivere…L grazie dei
complimenti!!), Helder Black (la mia cara Helder!! Non ti sento da parecchissimo!!:D spero che tu abbia desistito dal tuo
proposito di uccidere la povera Herm, alla fine si è ripresa!! Un grande bacio
e grazie!!), Rorothejoy (con mia somma fortuna non
esiste un sindacato a difesa dei lettori…J
altrimenti sarei morta più e più volte!! Per il concepimento del pupetto che premetto io già adoro in modo sviscerale, ci
vuole molta pazienza!! Ma come puoi vedere, Dracuccio
è vivo e vegeto!! Solo che se mi tieni in vita fino a quando finisce la storia,
allora la aggiorno tra settant’anni!! scherzo!! Ancora grazie!), Vanilla_sky (tesoro!! Ti prego non piangere!! Sono davvero
felice, e non è crudeltà, che tu abbia provato queste cose leggendo il chappy!
Spero che almeno questo ti abbia fatto provare cose più positive, anche se
stiamo sempre nella tragedia andante… :D tranquilla, come hai visto, Draco è
vivo e vegeto… non sono ancora così deviata da far concepire Alex per opera
dello spirito santo!!:D grazie davvero per i complimenti!! Se hai qualche
dubbio o mi vuoi contattare anche se non hai fb usa
pure la funzione contatta autori di EFP, e ti rispondo volentieri!! Un
bacio!!), Haley James (anche tu mi vuoi uccidere!!!ç_ç come vedi ho sistemato tutto, con una serie di capriole
mentali, ma ce l’ho fatta!! Seth purtroppo sarà assente per un bel po’… e già
mi manca!! Un bacione!!), Herm26 (ciao tesora! Ho
cercato di aggiornare prima possibile, sono felice che tu abbia sentito così
tanto la parte dello Zahir, cercavo di renderla realistica ma non sapevo fino a
quanto ci fossi riuscita!! Davvero grazie grazie!! Un
bacione), Valaus (la mia compagna di depressioni facebookiane!! Che è bravissima e dice che non è vero!! Ci
hai visto stragiusto che la faccenda dello Zahir non si poteva risolvere così
facilmente, eh no!! Se quella testaccia dura non l’avesse fatto!!! il momento
languido e strappalacrime l’ho recuperato qui, ma siccome non hanno capacità di
muoversi, alla fine è stato quello che è stato!! Ma spero che ti abbia fatto
riprendere dallo shock dello scorso capitolo!! Grazie davvero di tutti i tuoi
complimenti, sono arrossita!!) Liven (ho rischiato
uno strangolamento!!!:( spero che tu abbia cambiato idea con questo chappy!! Un
grande bacio e grazie!!!), Seven (la mia cara compagna di anticipazioni e di
domande nevrasteniche, ma va bene, secondo te va bene??? Tu sei unica, come
sempre quindi nemmeno mi prodigo in ringraziamenti sennò ci metto mezza
giornata!! Un bacio, tvb!!), Danino
(tu vinci il premio dell’ipotesi più tragica, addirittura Draco voleva farsi
uccidere? No, per fortuna le cose stavano in modo leggermente più semplice!! Ma
solo leggermente… sono abbastanza tragica anche io!!Grazie tantissimo!!),
Stellale (mamma mia, grazie davvero!! Sono commossa…ç_ç
magari mi cogli su questo capitolo il passo falso, visto che sono stra in dubbio di come sia venuto!! Effettivamente quando
ho pensato allo Zahir, non ho necessariamente pensato a qualcosa di magico, in
senso stretto. Mi ha successo parecchie volte di vivere la situazione di
Hermione, non essere corrisposta e covare un odio simile, anche se non con
quegli effetti, ovviamente… quindi era una cosa facile da immaginarmi… sono
diventata decisamente pessima in quei momenti…L
Draco è un maledetto, perché ha taciuto tutto questo tempo!! Ma non sa che cosa
lo aspetta…:D:D:D un bacio e grazie!!) Giulia Malfoy (anche tu mi vuoi morta!!ç_ç questa storia mi sta creando tanti nemici…ç_ç un po’ della perplessità su Draco te l’ho sciolta oggi,
spero!! Poi un giorno saprete tutto quello che pensa!! E Seth io lo amo… anche
se penso che lui mi preferirebbe Beckham!!:D un bacio!! Grazie!!), Eldariel (grazie tantissimo!! Purtroppo i miei tempi
restano sempre lunghi, sorry!), Ginsan
89 (io con te non ci parlo!! Profetessa della mia storia, tutta l’hai
azzeccata!! Scherzo, tesoro, scusami ancora se non ti ho risposto su fb!! Baci), Only V (ciao tesora! Tranquilla, io sono una donna contorta, ma non
crudele… e anche le pagine del diario di cinque anni in avanti sono anche fatte
apposta… :D e mo mi sto zitta…:D La tua teoria numero uno si è rivelata
corretta, Hermione alla fine non ha ucciso Draco e tutto per la frase che lui
le ha detto. E la sua schizofrenia è Astoria che gliela sta facendo venire!!
Quindi in questo ci hai preso!! La seconda teoria invece con nostra enorme
fortuna, non era corretta, vi posso assicurare, e questo davvero lo faccio
senza problemi, che Alex è davvero davvero il figlio
di Draco… !! Draco diciamo che allora non ci ha capito molto, ma ora penso che
abbia capito che è stata tutta colpa di quella brava donna di Astoria… e tra
Hermione e Seth è solo un arrivederci, tranquilla, lo amo troppo per farlo
sparire di scena così!! Un bacio), Lady Sly (tu hai
bramato la mia morte più di tutti!!! Devi avere fiducia nella Cassie tua!!:D
no, non sono congetture strampalate: Draco tecnicamente deve restare in vita
fino a concepire Alex… poi al massimo lo uccido… scherzo, ho troppa paura di
te!!ç_ç un bacio!!), Eruanne
(mi è piaciuta molto la tesi di Draco, terrorizzato da Hermione che la sposa
per calmarla!! La userò prima o poi!! Ahahahah!!
Povero Draco, davvero… ç_ç un bacio!! Grazie!!), Payton Sawyer (tesoro!! Voglio
anche io lo Zahir per avere i capelli neri e dritti!!:D Tu dunque pensi che il
marito di Hermione sia Hayden!! E chissà… mamma mia poverina, alla fine davvero
che mi ammazzi!! Un bacio)
Un bacio a tutti!!
Ciao ciao da Cassie chan!!:D