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Autore: Lane_Jones    20/10/2010    3 recensioni
é scritta a due mani, quindi credo che si noterà la differenza ogni tanto, ma scriverò più io, Lane, perchè seguo The Mentalist da più tempo.
comunque, Theresa e Patrick litigano di nuovo, lui per farsi perdonare la porta fuori a prendere una "botta di vita"... uno speed date, lì Lisbon conoscerà un uomo che è tutto fuor che quello che dice di essere...
più in là nei capitoli ci sarà il pairing Jisbon! ovviamente!
ve l'ho messa un po di curiosità?
recensite!
Genere: Romantico, Commedia, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ho sentito dire che spesso le persone, sul filo fra la vita e la morte, hanno un flashback lampo di come è andata la sua vita, di tutti gli errori che hacommesso e dei suoi rimpianti. Una specie di affondo nella piaga della Mietitrice prima di passare oltre, insomma. Per un secondo mi accecò un lampo bianco, poi iniziarono a scorrermi davanti, come in un fotomontaggio,  dei momenti importanti della mia vita. Con la musica da "La morte del cigno" di sottofondo  rividi la prima volta che mi ero allacciato da solo le scarpe -per poi cadere faccia in avanti dentro una pozzanghera, il mio primo spettacolo con i miei, la morte di mia madre, il mio primo bacio dato per scommessa alla brufolosissima Mildred Bullfork, il mio sedicesimo compleanno, abbracciato alla Donna Barbuta nel circo dove lavoravo, il primo bacio mio e di Angela, un litigio con Lily, come noi tutti chiamavamo mia moglie Angela, su di un suo presunto 'amico', la nascita di mia figlia Charlotte, la trasmissione in prima serata su quel maledetto canale televisivo che aveva distrutto la mia esistenza e poi...
Non potevo più guardare. Serrai gli occhi, ma non potevo estromettere i ricordi... 
Sentii qualcosa stringermi il braccio. Possibile che la Morte potesse essere comprensiva? E soprattutto, da quando ha il polso di una persona in punto di morte può essere accelerato?
Mi voltai e, per un momento di puro egoismo fui felice di non essere solo: non era la Moira che stava cercando di confortarmi, ma la mia Lisbon. Adesso, ormai, potevo davvero dirlo.
Lei era lì, seduta vicino a me, con le lacrime agli occhi, fissi su un vecchio schermo macchiato e sporco.
Ricordai...
Non era la mia labile mente a mandarmi le immagini della mia inutile vita, magari fosse stata, era un video fatto alla perfezione, unendo tanti filmini fatti nel corso degli anni.
Posai la mia mano sulle piccole dita che mi stringevano il braccio.
-Andrà tutto bene.- le sussurrai, mentendo più a me stesso che a lei, che perfettamente capiva ciò che ci aspettava.
Ritornai a guardare nello schermo, su cui ancora passavano immagini della mia miserabile vita.
Adesso ero in una camera bianca, con una donna dai capelli bruni, Sofie Miller, che mi psicanalizzava.
Poi comparve nuovamente uno smile rosso sangue.
-Buonasera, piccioncini…- risuonò una voce dal fondo della platea ad anfiteatro. -...spero di non essere stato invadente a mettere insieme qualche video sulla vostra vita. AHAHAHAHAHHAHA! Non sapete come mi sia divertito nelle ultime settimane!-
La vidi contrarre il volto in una smorfia sconcertata, disgustata, vergognosa, arrabbiata e con mille sfumature diverse, mentre si rendeva conto di chi fosse l’uomo che parlava.
Sì, era John il Rosso, certo, ma con il volto scoperto in un ampio sorriso derisore, a mostrare la sua identità: Roy Smith.
-No, sul serio, neppure tu, Patrick, ti eri reso conto di niente? AHAHAHAHAHAH wow, sono stato davvero bravissimo, allora. Bé, mi pareva quasi chiaro, Patrick… e Teresa, che il mio nome non è un caso. Non vi ricordate nessun Roy?-
Silenzio, sì che ricordavo, ma era incredibile pensare che lui potesse essere quel Roy.
Corse su per le scalette che portavano in sesta fila, dove eravamo seduti e si fermò nella quinta, proprio davanti a noi, sporgendosi con il busto nella nostra direzione.
Il mio cuore iniziò a battere come un forsennato, la rabbia mi ribollì nelle vene e il desiderio di uccidere mi pervase, rendendo tutto, intorno a me, di un rosso sbiadito e pulsante. Serrai le dita sui braccioli della poltroncina, non era il momento di reagire, non ancora.
John aveva un complice sicuramente, dovevo solo aspettare che uscisse allo scoperto, per reagire.
-Allora?- insistette,  aprendosi in un gran sorriso –Non ricordate nessun Roy-
Immaginai Lisbon serrare le labbra e trattenere le lacrime.
-Su, Tessie, lo so che ti ricordi qualche Roy… non vuoi raccontare a Patrick una certa serata di un certo lunedì, vero? Allora perché non fai presente a tutti dove hai sentito questo nome?-
Lei aprì e chiuse la bocca più volte, poi strinse i pugni, alzò lo sguardo negli occhi scuri di Roy e parlò.
-Roy Tagliaferro, hai comandato allo sceriffo Hardy, “Dumar”, di uccidere me e lui. Mentre tu guardavi da una stanza poco sopra. Sei John il Rosso.-
-Complimenti, cara detective, ottima intuizione.- le fece l’occhiolino e io serrai i denti, facendo sanguinare le gengive per la forza –non noti nessun altro punto in comune con quel “tagliaferro”?-
Ci pensai su io, “Tagliaferro” “Smith”. Smith vuol dire fabbro, il fabbro “taglia” il ferro. Ebbi un urto di vomito.
-No…- asserì Lisbon -...non mi pare.-
-Oh Oh. Ma cara…- serrai le palpebre -... Smith vuol dire fabbro, no? E chi è che “taglia” il ferro? Ti facevo più sveglia. Invece hai giocato con me tutto questo tempo, senza la minima esitazione... tutto ciò per far cosa? Ingelosire Patrick, non mi è sembrato proprio un bel piano. Però per me è stato utile, mi sono reso conto solo allora dell’intesa tra te e lui... non ti avevo mai designato come vittima, non ti avevo mai immaginato come il mio topolino. Mentre lui.- e indicò me -È il mio gomitolo preferito, tu non eri niente. Sei una brava persona, non sarebbe giusto ucciderti. Almeno che tu non possa provare una amore morboso nei confronti di questo orribile uomo. Il che ti mette al primo posto dei miei futuri assassinii... uhm, non cos’ lontani, visto che ti ucciderò questa sera stessa.- spalancai gli occhi e guardai Lisbon, le lacrime di sconcerto che le rigavano le guance erano come mille coltellate inflitte. Ancora una volta era colpa mia.
Chi l’aveva portata allo speed date? Chi l’aveva baciata e poi ferita, lasciandola in balia delle intemperie umorali delle persone, nonché delle mie e delle sue? Chi l’aveva spinta, involontariamente, tra le braccia dell’uomo più orribile della terra?
No, sbagliato. L’uomo più orribile della terra ero io.
Mi cadde una lacrima solitaria.
-Ti amo. Scusa.- le sussurrai
John rise.
Lisbon sorrise.
-Anche io, però non mi dispiace.- mi rispose, asciugando gli occhi gonfi e rossi.
Non sarebbe servito scappare, non avevamo armi e John di sicuro era armato fino ai denti. Poi c’era un complice da qualche parte. Eravamo in trappola. O affrontavamo John o andavamo contro il destino.
Che destino crudele.
No, che dico destino. Io ero un pazzo cieco e mi ero distrutto la vita da solo, oltre ad averla distrutta a mia moglie, mia figlia e adesso la donna della mia vita.
Non era bastato che Lisbon avesse avuto una vita già abbastanza sfigata? No, doveva pure morire sgozzata a causa mia! E non era bastato che io stessi per finire all’inferno? No, dovevo marcirci per l’eternità.
Fantastico, adesso credevo pure a una vita aldilà della morte. Ma dove ero finito?
-Bene, ragazzi miei. Ora posso presentarmi come si deve. Mi chiamo Karl Jonathan Roy Undertake*, ho 43 anni e apro gli occhi alle persone. Io sono un dio, sono un guru.-
E rise di nuovo.
Risi nervosamente, carino: Undertake. Se l’era inventato, ci scommettevo.
-Tu che ridi?- mi chiese indignato, mi scrutò –È il mio vero cognome, che tu lo creda o meno, non mi interessa, non riderai ancora per molto-
Detto ciò tirò fuori un coltello corto e ricurvo, che già avevo visto una volta coperto di sangue.
Una roncola, solo più grande.
La posò sulla giugulare di Lisbon e mi guardò con uno scintillio maligno negli occhi cioccolato.
-Tesouccio, fai ripartire il video, per favore.-
Tolse il coltello e uscì dalla fila, sedendosi dietro di noi. Sentivo la sua presenza ingombrante e desideravo girarmi, per controllarlo.
-Girati e gli taglio la testa in un colpo.- mi intimò
Mi girai a guardare lo schermo, reprimendo le lacrime e stringendo la mano a Teresa.
Ci scambiammo un ultima occhiata fugace.
-SMETTETELA CON QUESTE SMANCERIE! Avete un bel po’ di arretrati da vedere, non vi ucciderò tra due minuti! Cazzo, guardate questo filmino!- aveva parlato come un pazzo schizzofrenico, maniaco e isterico.
Ah, avevo parlato esattamente come era. Era coerente.
Questo parlava di Lisbon. Sulle note di More Than Words, la sua canzone preferita partirono dei video di lei in culla, i suoi primi passi, con sua madre, i suoi fratelli, il primo giorno di scuola, la prima pagella…
Poi fu inquadrato un giornale.
“TERRIBILE INCIDENTE SCUOTE LA CITTÀ SAN FRANCISCO”
“Un autocarro prende fuoco e distrugge sei macchine. Morti tre ragazzi e due neonati”
Sotto la foto di una grande strada, forse la provinciale, incendiata, con macchine rovesciate.
Mi salirono le lacrime, ma lei non fece una piega, l’unica reazione fu di stringermi ancora di più la mano.
Il video fece passare alcune foto scolastiche, di lei negli anni, per poi passare agli anni di liceo. Alcuni video dove sorrideva forzatamente ad una amica, probabilmente. Il “ragazzo dal cuore di ghiaccio” che giocava a baseball, il diploma, la laurea al college militare e l’entrata in polizia.
Comparve di nuovo lo smile rosso.
-Hai pure vissuto una vita di poco divertimento, devo dire, Tessie. Potevi impegnarti di più per farmi divertire. Andiamo avanti.-
 
Iniziò un video fatto meglio degli altri, una musica di sottofondo allegra.
Io che parlo con Lisbon e lei che sorride, io che faccio lo stupido e lei mi brontola, ma sorride di nuovo, lei che continua a rabbonirmi e io che la guardo con quello sguardo scrutatore.
Che razza di deficiente che paio dall’esterno

 

You're better than the best 
I'm lucky just to linger in your life 
Cooler than the flip-side of my pillow 
(that's right) 

 

Lei che ballava, in casa, sotto copertura, per catturare l’uomo che l’aveva messa in mezzo in un omicidio che, ovviamente, non aveva commesso.

 


Completely unaware 
Nothing can compare to where you send me 
Lets me know that it's okay (yea, it's okay) 
And the moments when my good times start to fade 

Altri sorrisi di intesa, il suo sorriso luminoso alla festa per il CBI, dopo la mia sortita sul palco della sala da ballo, io che sorrido, a lei che scappa una risata e l’ennesima volta che mi definisce cretino.
In carcere, dove non riuscivo a smettere di sorriderle per la sua ingenua e divertente organizzazione di un omicidio a mio discapito. Altri momenti insieme.

 

You make me smile like the sun, 
Fall outta bed 
Sing like a bird, 
Dizzy in my head 
Spin like a record, 
Crazy on a Sunday night 
You make me dance like a fool, 
Forget how to breathe 
Shine like gold, 
Buzz like a bee 
Just the thought of you can drive me wild 
Oh, you make me smile 

 
Sorrisi su sorrisi, sempre suoi e miei, assensi, consensi, dinieghi...
Il momento in cui la ipnotizzai, sotto suo esplicito desiderio, per rovistare nella sua mente, il gioco delle tazze e il suo scetticismo, quando ballammo, abbracciati, il mio gioco stupido quando riacquistai la vista e lei fu la prima che vidi, le mie cretinate, le telecamere e la sua comprensione.

 
 

Even when you're gone 
Somehow you come along just like a flower 
pokin through the sidewalk crack 
And just like that 
You steal away the rain 
And just like that 

Walter Mashburn e i suoi corteggiamente che mi devastavano, le nostre occhiate, le sue occhiatacce e i miei sguardi da cucciolo, le sue capigliature negli anni, nel container quando rischiai di rovinare il muro che avevo creato intorno al nostro rapporto di amicizia.

 

You make me smile like the sun, 
Fall outta bed 
Sing like a bird, 
Dizzy in my head 
Spin like a record, 
Crazy on a Sunday night 
You make me dance like a fool, 
Forget how to breathe 
Shine like gold, 
Buzz like a bee 
Just the thought of you can drive me wild 

 

Ancora sorrisi, quelli che amavo perchè regalava solo a me, i suoi capelli che ondeggiavano, le sue occhiate esasperate, ogni nostro momento, ogni sguardo che io mi negavo andasse oltre l’amicizia o la fratellanza, la sua ammirazione e il suo sospetto, la sua maestosità quella sera del rubino, le sue lacrime per Bosco.
 

Oh, you make me smile 

Don't know how I lived without you 
'Cuz everytime that I get around you 
I see the best of me inside your eyes 
You make me smile

 
 
 

Quell’ascensore che mille volte mi ha tentato. Tutte le volte che mi sono sentito migliore accanto a te. Tutte le volte che ho sorriso conte e per te, senza sforzo. Le interviste, i suoi occhi verdi e luccicanti, felici.

 
 

You make me dance like a fool, 
Forget how to breathe 
Shine like gold, 
Buzz like a bee 
Just the thought of you can drive me wild 
Oh, you make me smile

 

I casi risolti grazie a me, la mia insistenza, i miei tè e i suoi caffè, ogni volta che ha scosso la testa, quando, credendo di essere sul punto di morire fu sul punto di farmi dire tutto quello che provavo per lei, perché sì, avrei chiamato lei se fossi stato per morire.
 

You make me smile like the sun, 
Fall outta bed 
Sing like a bird, 
Dizzy in my head 
Spin like a record, 
Crazy on a Sunday night 
You make me dance like a fool, 
Forget how to breathe 
Shine like gold, 
Buzz like a bee 
Just the thought of you can drive me wild 
Oh, you make me smile 


Quelle alzate di sopracciglia, sorridendo e mangiando, la passeggiata in macchina e la cena fuori, altro tè e altro caffè, le sue ingenue difese, i miei stupidi ricatti, quando la sentii sorridere perché non la potevo vedere. Aveva dunque quel sorriso sulle labbra? Con quei capelli e quel golfino. Bella. Ancora il ballo, I miei giochetti e la sua canzone perferita.
 

(Oh, you make me smile) 
Oh you make me smile 
(Oh, you make me smile) 
Oh you make me smile


La macchina del caffè che ha visto mille nostre occhiate, e il tuo sorriso al telefono parlando con me.
Sì, lei fa sorridere me come io faccio sorridere lui.
Fine.
-Bene, fine del divertimento vostro, inizia il mio.-
Tutto accadde molto velocemente, ricordo che prese Teresa per il braccio, strattonandola via, il coltello sguainato.
Io che gli corsi in contro, e tentai di spingerlo via da lei, tenendola protetta dietro di me. Un dolore lancinante alla spalle appena mi apporsi di averci ricevuto una coltellata, un grido che proveniva dalle scalette.
-Che cazzo stai facendo?- sentii una voce domandare…
Ci misi un po’ a riconoscerla, avevo tutto il corpo pulsante per il sangue copioso che fuoriusciva dalla ferita.
Pega?
-Te l’ho detto che papà doveva sbrigare una faccenda, eri d’accordo!- disse Roy in tono dolce.
Poi capii era ipnotizzata, lo era stata sempre.
-No..-  rantolai –Paga, sei una ragazza buona non seguire il suo esempio!- guardai con la coda dell’occhio Roy, puntava con lo sguardo al fianco di Pega…
Riflettei velocemente, spingendo via Lisbon era finita ai piedi delle scalette e Pega adesso era lì.
La ragazza sembrava disorientate, ne approfittai.
-Lisbon due colpetti sul fianco alla ragazza, adesso!-
Lei si mosse simultaneamente.
-NO!- gridò John e lanciò uno sparo, che colpì il sediletto dove poco prima era vicina Teresa.
Pega si risvegliò, si guardò le mani e guardò me, John.  Poi ricordò tutto quello che aveva vissuto in stati di “incoscienza”.
-COME HAI POTUTO? Sono tua figlia! Stronzo, ti meriti di morire!-
Così detto tirò fuori dai pantaloni una pistola e sparò tre colpi verso di me…

  
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