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Autore: Tenchi Malfoy    09/11/2005    3 recensioni
harry viene trasportato in un dimensione alternata. Qui, lui non è il ragazzo che visse, ma uno spettatore innocente con più misteri che un bambino, normalmente contiene...
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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cap

A destiny I never wanted

di Tenchi Malfoy

tradotto da fatafatale

Rinuncia: Evidentemente le cose che riconoscete, non sono le mie o io sarei ricco! Bene l'unica cosa che è mia, sono alcuni caratteri scelti e manierismi, così come la trama della storia.

 

cap.2: Dove sono?

 

Un piccolo ragazzo, con capelli neri disordinati, ed un’espressione tesa sul volto, posava sulla terra, nel medio di una piccola valle. Sembrava, stesse dormendo, ma se ci si avvicinava, ci si accorgerebbe che stava svegliandosi. Occhi sbatterono, rivelando penetranti smeraldi, intenti a fissare confusamente i suoi dintorni.

Si poteva affermare che Harry Potter non sapesse dove si trovava e come, si fosse trovato lì, ma quella, era l’ultima delle sue preoccupazioni. Abbassò lo sguardo, notando che sembrava molto più vicino alla terra, più di quanto era supposto essere. Harry cercò la bacchetta che, normalmente, fuoriusciva dai suoi pantaloni, ora gonfi. Ma non trovò nulla...

Per la verità, non è che importò, se aveva o no la sua bacchetta, ma ora, si sentiva come se parte di lui, fosse dispersa. Harry, scosse la testa, come per liberarla dai pensieri, e con una piccola onda della sua mano, uno specchio apparve.

Si guardò, e prese tutto il suo autocontrollo, per non bestemmiare peggio che un vecchio marinaio. Nello specchio, non vide l’uomo che era prima di addormentarsi, ma una versione di se stesso all’età d’undici anni. L’unica cosa diversa era che sembrava che la malnutrizione avuta dal Dursley, non c’era. Harry fece una smorfia alla sua altezza e alla mancanza di muscoli, quando tolse i suoi vestiti per contrarli. Rimessosi i vestiti, ora adeguati alla sua nuova taglia, iniziò a cercare qualche segnale di dove si trovasse. Su di una gran collina, poteva vedere quello che sembrava essere un grande castello.

“Indovino, che dovrei cominciare da lì, e scoprire dove, per l’inferno, sono finito,” mormorò tra se, iniziando a camminare verso la collina. Nel frattempo, iniziò a pensare a che genere d’incantesimo avrebbe potuto cambiarlo in una più giovane versione di se stesso, anche se certamente, non una delle peggiori. “Può essere uno scherzo,” mormorò tra se, arrivando in cima, trovando una prima occhiata al grande castello.

In realtà, non era un castello, ma una gran magione in pietra bianca. Più piccolo di Hogwarts, ma piuttosto grande. Aveva un campo da quidditch, a conferma che era una famiglia di maghi. Ma non era quello, che lo fece sbalordire...una grande P con un Gryffin e una Phoenix, si trovavano nell’emblema posto sul cancello...Lo stemma dei Potter.

Harry aveva sempre saputo di avere, da qualche parte, una casa ancestrale. Il suo sogno, era stato quello di trasferirvisi dopo la fine della guerra, ma non ne conobbe mai l’ubicazione. Harry dovette ammettere che sembrava molto bella e maestosa. N’aprì i cancelli, magicamente, col codice...Io, Potter, sono un Potter fino alla morte e oltre,’” per poi camminare oltre, lungo il percorso che conduceva a due grandi porte di vetro. Cercò un campanello, ma come si avvicinò per suonare, la porta si aprì, rivelando una piccola bambina. Non doveva avere più di tre anni, con capelli di media lunghezza, rossi e piccoli occhi color nocciola. Harry si sorprese quando, strillando, gli saltò tra le braccia.

“Harry è a casa, Harry è a casa!” Esclamò, staccandosi e scomparendo. Harry tentò di capire se avesse mai incontrato prima la bambina energica, ma non ne ricavò nulla. Fu tratto fuori dei suoi pensieri quando, un uomo alto con capelli neri e disordinati, occhi nocciola e occhiali, si mostrò a lui, salutandolo con un gran sorriso sulla bella faccia.

Harry era fermo lì, guardando questo strano uomo, pensando a quanto somigliava a suo padre.

“Sei lì, figliolo! Ti consiglierei di nasconderti. Tua madre è furiosa con te per esser uscito la notte scorsa,” rise lui, battendo Harry sulla spalla. Harry continuò a fissarlo, lo sguardo confuso che si trasformava in uno sguardo criminale.

“Fred, Giorgio. Non so come ci siete riusciti, ma questa volta siete andati troppo oltre!” Gridò, sventolando le braccia, come per dare più efficacia all’asserzione. L’uomo lo guardò curiosamente, non capendo di che cosa stesse parlando Harry.

“Va tutto bene, Harry? Chi sono Fred e Giorgio? Chiese, guardando curiosamente a suo figlio.

“Chi è?” Ringhiò furioso, Harry, che rivolse lo sguardo duro all’uomo.

“Tuo padre. Sei sicuro che sia tutto ok?” Chiese l’uomo, controllando la fronte di Harry. Si fermo all’occhiata criminale che gli fu spedita da Harry.

“Intendevo il suo nome.” Chiese Harry, tentando di tenere le emozioni in controllo.

“James Potter,” disse lentamente, James, come se stesse parlando con un bambino di tre anni. L’occhiataccia di Harry s’intensificò, ma prima che potesse rispondere, una donna dai capelli rossi, furiosa, si affacciò alla porta.

“Harry James Potter! Non so chi tu pensi d’essere, ma voglio sapere dove sei stato stanotte, e voglio saperlo ora!” Gridò la donna, il piede che colpisce, impazientemente, il pavimento. Harry, non rispose subito, guardando la magione curiosamente. C’erano ritratti appesi sul muro, ma quello che lo colpì, era un gran ritratto di lui con la donna dai capelli rossi e l’uomo che teneva accanto a se un bambino che dimostrava sette anni, la bambina che aveva aperto la porta ed un bambino ai primi passi. Harry si volse nuovamente alla donna dai capelli rossi, con un’occhiata sconvolta.

“Lei non vuole saperlo, anche perchè neppure io lo so,” mormorò Harry, prima di precipitare a terra, svenuto.

  
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