Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: MrYamok    23/10/2010    1 recensioni
Maka vive in un mondo come il nostro, e, ogni mattina, scruta dalla finestra della sua camera per accertarsi che un grande pianoforte a coda nero sia sempre nello stesso posto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair, Franken Stein, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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MORNING


Apro gli occhi. Nello stesso momento mi accorgo che sto trattenendo il fiato, come se avessi visto qualcosa di orribile davanti a me. 
Non vedo niente, poi pian piano intravedo la sveglia che lampeggia, e un secondo dopo, come il passaggio di un treno, il rumore del suo allarme mi trapana i timpani. 
Faccio per spegnerla, ma con un gesto troppo goffo per essere descritto, la faccio cadere. Smette di suonare. Metà della sveglia è finita sotto il letto. 
È normale sentirsi così angosciati la mattina? Mi sveglio di malumore. 
Mentre tiro su la saracinesca della mia camera, sbircio dalla finestra verso la casa di fianco. Provo a vedere se si intravede qualcuno dalle loro finestre. Nessuno. 
Sbuffo e mi porto davanti allo specchio. I miei capelli sembrano dei tentacoli di medusa pronti a inghiottire chiunque mi si avvicini. 
Una voce alta fa sobbalzare me e i miei tentacoli di medusa -Maka! Svegliati!- 
-Sono sveglia!- sbotto con stizza, e intanto mi chiedo perchè mia madre mi ripeta le stesse cose tutte le mattine. 
Decido di mettermi qualcosa di provocante stamattina? 
Rivolgo lo sguardo al mio petto e sospiro a lungo. 
-Ma che provocante...- e mi metto lo stesso maglioncino cucito da mia mamma di sempre. 
Mentre mi vesto guardo di nuovo allo specchio. Anche stamattina sembro uno scheletro. Mi tasto le guance in cerca di un po' più di carne, ma rimango sempre la solita Maka. 
Salto sul letto e mi metto a combattere con un nemico immaginario, e proprio mentre sono intenta a compiere la mia mossa finale di Kung Fu mia madre mi richiama -Maka, muoviti che fai tardi! Ma che stai facendo?- 
Per un attimo mi distraggo, metto male un piede e finisco per terra rovesciando uno scaffale pieno zeppo di libri. 
Mi massaggio la testa e mi affretto a mettere i miei libri nella borsa, a quelli caduti ci penserò più tardi. 
Scendo le scale di corsa e intanto sento di nuovo la voce di mia madre dall'atrio -Maka io vado! Mi raccomando sveglia tuo padre dopo, ciao!- 
Non faccio neanche in tempo a vederla, che è già uscita. 
Raggiungo la stanza da letto dei miei e sussurro -Papà...- 
-MMH...- 
-Papà svegliati.- 
-Sì, sì poi mi sveglio...- 
Sbuffo e richiudo la porta, e mi chiedo se i miei genitori siano più immaturi di me. Mentre mangio il mio toast a tavola, penso alla finestra della casa di fianco. 
Lo vedevo ogni sera. Torna sempre a casa tardi, da chi sa dove, e sale in camera sua. 
A quel punto si siede e comincia a suonare al pianoforte. Ogni sera mi nascondo dietro la tenda e lo fisso mentre suona il pianoforte. Ha degli strani capelli bianchi, ma è come se essi dessero un tocco di mistero in più in quella sua aura enigmatica che si porta appresso. 
Mentre suona sembra intento a sussurrare parole dolci al pianoforte, e suoi capelli lo sfiorano come se lo accarezzasse. 
Una volta mi aveva pure visto e io mi ero nascosta dietro il muro. 
Non avevo avuto più il coraggio di affacciarmi, ma la sera dopo lui non ci aveva fatto più caso. 
Finisco di mangiare il toast ed intanto sento un rumore secco. Lo vedo uscire dal portone di casa e mi affretto a prendere la mia borsa, mentre sbatto contro le sedie e mi becco lo spigolo del tavolo in una costola. 
Dolorante ma viva esco di casa e mi volto, nella speranza di rintracciarlo, ma è già sparito. 
Raggiungo col fiatone la fermata dell'autobus e lui e già lì che aspetta, mentre ascolta musica. 
A malapena riesco a distinguere note di pianoforte. 
Mi siedo su un muretto dietro di lui e lo guardo. Sembro una scema, imbambolata con le braccia incrociate che lo fisso, quasi fosse un David di Michelangelo. 
Scruto i suoi occhi. Fissano il vuoto, socchiusi, come quelli di un gatto, e intanto folate di vento gelido sferzano sul mio viso bollente. 
Distolgo lo sguardo e protendo la mia mano in avanti guardandoci dentro, come se stessi tenendo qualcosa. 
A volte mi chiedo se i miei pensieri riescano in qualche modo a penetrare dentro i suoi auricolari e gli sussurrino frasi del tipo -Maka...ti sto guardando... la ragazza imbambolata dietro di tee...- 
Si gira di scatto facendomi sobbalzare, e mi guarda dritto negli occhi. 
-N-Non sono io la ragazza imbambolata!- balbetto presa dal panico. 
Lui distoglie lo sguardo impassibile e si allontana. È arrivato l'autobus. 
   
 
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