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Autore: chiaki89    23/10/2010    5 recensioni
Sono passati sei anni dall’arrivo dei Volturi. Leah, unica donna fra i licantropi, è sempre più insofferente verso tutto ciò che la circonda, nonostante ci siano stati piccoli miglioramenti.
Ma l’arrivo di un vampiro mai visto nella zona sconvolgerà di nuovo tutto.
Chi è Jeremy? Perché è arrivato a Forks?
Queste domande diventano superflue quando Leah si ritrova costretta con l’inganno a sorvegliarlo quotidianamente.
Ed è l’inizio di una nuova storia, nella quale incontrerete ancora tutti i personaggi che avete amato, e anche qualcuno in più.
“Quando il vampiro platinato si voltò ebbi la soddisfazione di vederlo stupito per un secondo buono. Presi fiato per dare libero sfogo alla mia volgarità ma lui mi precedette con una risata decisamente maleducata.
“E così, quel cosino è un lupo? Avete anche donne-lupo? Ridicolo! Inaudito!” continuò a sghignazzare.
“Ehm, lei è l’unica…” rispose cautamente Jacob, guardandomi.

[…]
Raccolsi un grosso masso di granito e lo scagliai con precisione. Gli staccai di netto un braccio. Mi permisi di rivolgergli un sorriso compiaciuto, consapevole che stavo giocando col fuoco.”
Tratto dal cap.3
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Harvest Moon'
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SCOPERTE

 

 

 

Nelle quattro settimane seguenti mi ritrovai ad uscire di nuovo con Joshua, controvoglia.

Aveva ricominciato a rompere le scatole riguardo a quella storia, e alla fine non avevo avuto altra scelta se non acconsentire. Giusto per impedirmi una crisi isterica dovuta alla sua insistenza.

Come prevedibile quell’idiota di mio cugino aveva continuato a soffiare sulle braci finché non mi ero sbottonata di nuovo, parlando in modo estremamente lapidario della morte di mio padre e dei pessimi rapporti con i miei “amici”, gli adorati fratelli del branco.

Mi rendevo conto con rabbia che mi stavo ammorbidendo: cedevo con più facilità alle richieste di Joshua e mi mostravo un pochino più disponibile a parlare.

Mi sarei presa a pugni da sola.

Tuttavia, avevo deciso di lasciare che le cose proseguissero per conto proprio. Non ero stupida, mi ero resa conto che confidarmi con mio cugino mi stava aiutando a recuperare un briciolo di serenità, parola della quale avevo dimenticato ogni significato. Ero comunque ben lontana dall’ammetterlo davanti a Joshua o a chiunque altro.

Ma c’era un altro colpevole a cui imputare il mio cedimento: quella maledetta succhiasangue di Rosalie.

Con le sue solite paroline dolci – che comprendevano un “lupastra” di qui e un “pusillanime” di là- mi aveva esortata ad aprirmi un po’ di più con gli esseri umani. Nello specifico, con mio cugino.

Cominciavo a credere seriamente che avessero ordito insieme una trama malefica alle mie spalle, con il solo scopo di strapparmi dal ferreo guscio di acidità.

Pensavo che l’epoca di collaborazione vampiro/umano si fosse esaurita al tempo della trasformazione di Bella, ma evidentemente mi sbagliavo.

Quel mercoledì sera mi aprì davvero gli occhi su quanto ero diventata gentile e disponibile.

L’aria di maggio era umida ma piuttosto piacevole, non solo per me ma anche per le altre persone che affollavano la strada. Me ne stavo a braccia conserte davanti all’entrata del cinema, affiancata da Joshua e Seth.

Sbuffai scocciata.

“Allora? Quanto tempo ci vuole ancora a quegli idioti?”. La mia voce era più aspra di un limone. Odiavo aspettare, soprattutto quella sera.

La prima sera che passavo con gli “amici” da sette anni a quella parte.

Un evento.

 ***

Mi ero lasciata convincere dopo tre nevrotici giorni durante i quali mio fratello e mio cugino avevano dato il meglio di loro stessi per assillarmi. Avevo rifiutato una marea di volte, testarda all’inverosimile. Ma alla fine avevo dovuto cedere.

Motivo? Quello sciagurato di Seth.

Ero nel bel mezzo della sorveglianza a Jeremy –e quindi già di cattivo umore- quando avevo cominciato a sentire una voce della mia testa.

Esci con noi domani. Esci con noi domani. Esci con noi domani…

Ripetuto all’infinito.

Avevo capitolato dopo due ore di quella tortura insopportabile. E avevo ringhiato come una folle nel sentire i pensieri di giubilo di mio fratello.

Il succhiasangue mi aveva fissata, perplesso, e per una volta mi ero detta che forse non era lui la più grande disgrazia della mia vita.

Era Seth.

 ***

Scossi la testa, ancora sconvolta dal fatto che mio fratello si fosse trasformato pur di convincermi a passare una sera in compagnia.

Lo fa per te, perché vuole vederti felice…

A cuccia, vocina della mia coscienza!

Lo aveva fatto solo per rompermi l’anima, era ovvio.

Dopo altri dieci minuti di impazienza –in cui avevo minacciato di morte metà della popolazione dei licantropi- sentimmo le urla scherzose e spensierate dei maledetti ritardatari.

Jacob, miracolosamente privo di Renesmee, Collin e Brady formavano l’avanguardia di quel gruppetto di giganti che passeggiava per la strada incurante degli sguardi allibiti dei passanti. Che esibizionisti.

Dietro di loro si scorgevano le teste dei carissimi fratelli che avevano avuto l’imprinting, con tanto di dolci metà. L’unico che mancava all’appello era Quil, probabilmente occupato in una seduta intensiva di baby-sitting con Claire.

E anche Sam, ovviamente. Ma d’altronde, quale marito e padre, preferiva rimanere a casa con la famiglia piuttosto che uscire con gli amici.

Tu invece ti sei rintanata in casa senza motivo.

Ottimo. La mia coscienza era decisa a fare gli straordinari.

Si accorsero della mia presenza solo quando furono a qualche metro da noi. La luce impietosa dei lampioni illuminò lo spettacolo patetico delle loro mascelle in caduta libera verso il marciapiede.

Li fissai con uno sguardo sprezzante e al tempo stesso furibondo. Potevano anche evitare di calcare sulla mia ben nota asocialità.

Quando si furono ripresi si avvicinarono a noi.

“Come te la passi, Joshua?”, chiese Jared allegramente.

“Il tuo lavoro da avvocato?”, aggiunse Embry.

Paul preferì limitarsi ad assestare una pacca sul braccio di mio cugino, che rispose affabilmente a tutti. Jacob invece si avvicinò a me, mentre Seth chiacchierava con Collin e Brady.

“Non pensavo che avrei visto il giorno in cui Leah Clearwater sarebbe uscita di casa per qualcosa di diverso dal lavoro.”, mi disse.

Lo fulminai con gli occhi. “Ci metto un attimo a tornare a casa. Anzi, ne sarei persino contenta.”, risposi acidamente.

Lui mi rivolse uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti. “Era un modo per dire che mi fa piacere che tu sia qui.”.

“Risparmiati le moine. Non attaccano. Ormai sono qui, sopravvivrò ad una serata al cinema con voi.”. Penso.

“Ma dopo il cinema ci trasferiamo ad un pub giù a Port Angeles!”, affermò come se fosse una cosa ovvia. Lo guardai spiazzata, poi mi ricomposi e strinsi i pugni.

“SETH!”,  gridai, senza curarmi del fatto che tutti si erano voltati verso di me.

Lui incassò la testa tra le spalle come se avesse ricevuto un colpo. Si girò lentamente fino ad incrociare il mio sguardo fiammeggiante. Deglutì. “Sì?”.

“Dov’è finita la ‘tranquilla serata al cinema tra amici’? Eh?”, sbraitai. Dovevo ammetterlo, non perdevo occasione per sfoggiare il mio pessimo carattere.

“Beh, tecnicamente siamo al cinema. Mi sarà sfuggito di dirti che poi ci saremmo spostati. Ti dispiace così tanto, Lee?”, chiese con i tipici occhi da fratellino affranto.

Sbuffai. Il mio unico punto debole, oltre alla mamma, aveva parlato.

“Andiamo, altrimenti comincerà il film.”, borbottai, ignorando gli sguardi totalmente basiti degli altri. Stavo decisamente diventando troppo buona.

“Ci muoviamo?”, sibilai velenosa. Avevo un’immagine da mantenere, d’altronde.

In un istante Joshua mi affiancò, sorridente come sempre, ed entrammo nel cinema circondati dai nostri amici.

“Da quando vai così d’accordo con i ragazzi della riserva?”, gli sussurrai inquisitiva. Lui si limitò a scrollare le spalle.

“Dalla festa sulla spiaggia.”. Certo, lui faceva sempre amicizia con tutti, al contrario della sottoscritta.

Quando entrammo in sala mi ritrovai a pregare fervidamente che non avessero scelto un film romantico. Educazione o no, sarei uscita a passo di marcia senza neanche guardarmi indietro.

Con autentico sollievo accolsi la scena iniziale.

Un film che comincia con una sparatoria in piena regola non può essere romantico, giusto?

  ***

Decisi di affogare la frustrazione nei pop-corn. Quello che prometteva di essere un film d’azione si era rivelato una stucchevole storia d’amore in pieno stile “Giulietta e Romeo” ambientato durante la seconda guerra mondiale.

Dopo i primi bocconi distratti mi concentrai sul sapore di quello che stavo mangiando, stupita. Da quanto tempo non gustavo dei pop-corn? Sembrava essere passata un’era.

Per mia fortuna il tempo parve trascorrere in fretta e la pellicola strappalacrime si esaurì senza che io necessitassi di un sacchetto per vomitare.

Uscii dal cinema circondata dalle chiacchiere dei miei amici. Seth era in piena rivolta.

“Accidenti a voi coppiette! Avevo chiesto ‘niente film zuccherosi’”, berciò. A quanto pareva la pensava come me.

“Piantala di fare il ragazzino, Seth!”, lo prese in giro Paul, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia. “E tu non fare la solita iperprotettiva, Leah! È fastidioso.”, aggiunse impertinente, ignorando la stretta di avvertimento di Rachel.

Gli altri si limitavano a fissarci, sulle spine. Il mio tremito era visibile lontano un miglio.

Sussultai quando qualcuno mi assestò una pacca sulla spalla. “Leah è la sorella che tutti noi vorremmo avere!”, esclamò Joshua, entusiasta. Gli sguardi intorno a lui erano dubbiosi, ma nessuno osò replicare. Fortunatamente aveva spezzato la tensione. Mi rilassai.

“Ragazzi, andiamo! Port Angeles ci aspetta!”, disse Jared, su di giri, tenendo un braccio intorno alle spalle di Kim.

Ci avviammo verso le macchine. Tutta questione di copertura, non potevamo certo lanciarci in mezzo ai boschi a tutta velocità per raggiungere la meta. A Joshua sarebbe venuto un colpo.

“Dove si va?”, chiesi controvoglia a Collin, salito in macchina con noi.

“Al Smuggler’s Landing. Abbiamo prenotato la saletta privata per tutta la serata.”, rispose lui, allegro. Comprensibile. Eravamo così tanti –e così grandi- da necessitare un ambiente tutto per noi.

“Dove sono i ragazzi più giovani?”, domandai. Lui parve perplesso dalla mia loquacità e rimase in silenzio per parecchi secondi. Si riscosse solo quando il mio sottile ringhio d’irritazione si sentì al di sopra del rombo del motore.

“Beh, sono giovani. Noi siamo ancora il gruppo d’elite!”, spiegò stringendosi nelle spalle.

Un coro di risatine seguì le sue parole. Brady gli mollò un pugno sul braccio, sghignazzando. “Siamo i migliori comb…”.

“Brady!”, sibilai. Non era il caso che Joshua sapesse delle nostre capacità di ammazza-vampiri.

Inspirò bruscamente e cercò di rimediare. “Intendevo…siamo la migliore combriccola di LaPush!”.

Io, Seth e Collin esalammo un sospiro di sollievo.

  ***

La serata al Smuggler’s Landing fu più piacevole di quanto non avessi previsto. Jacob aveva fatto il buffone come suo solito, spalleggiato da Joshua e Seth, mentre Paul si divertiva a prenderli in giro.

Embry aveva tentato inutilmente di prendere le loro difese ma la sua ragazza, Sarah, l’aveva fatto desistere.

“Non puoi pretendere di difendere dei decerebrati simili, tesoro.”, aveva canzonato bonariamente. Mi ritrovavo estremamente d’accordo con lei. Tutti erano scoppiati a ridere, compreso il trio delle follie. Persino io avevo sorriso lievemente.

Tornata a casa mi affrettai verso la mia stanza, dopo aver salutato un sonnolente Seth e il perennemente allegro Joshua.

Mentre prendevo sonno, mi resi conto che non mi sentivo così serena da tempo.

  ***

“Lupacchiotta! Siamo di buonumore oggi!”, esclamò la mia eterna palla al piede.

Sbuffai, guardandolo seccata. Lui non capì l’antifona e continuò a sghignazzare. Schioccai violentemente le mascelle a dimostrare quanto poco fossi di buonumore con lui accanto.

Neppure questo lo fece rinunciare alla sua perenne esuberanza. Perciò mi limitai ad ignorarlo, per quanto mi fosse possibile.

Dalla gara di velocità che avevamo improvvisato –e in cui io gli avevo fatto mangiare la polvere- i rapporti tra me e quella sanguisuga platinata si erano fatti non buoni, ma almeno distesi. Rispetto a prima, ovviamente.

Semplicemente non lo pestavo un giorno sì e uno no.

Adesso lo facevo solo una volta ogni tre giorni. Era un netto miglioramento.

Lo osservai camminare per la boscaglia senza fretta. Nonostante la scia di umano chiaramente percepibile il suo respiro era tranquillo e regolare, il suo passo sciolto e il viso disteso. La sua fronte, lasciata libera dai capelli, era perfettamente liscia, priva di contratture preoccupanti.

Mi ritenni soddisfatta. Sarebbe stata una giornata calma: potevo perdermi nei miei pensieri quanto mi pareva.

Ad un tratto l’odore umano si fece lievemente più intenso, ma conoscendo ormai le capacità di Jeremy non me ne preoccupai. Non era sufficiente a scatenare una sua reazione.

Non mi ero mai sbagliata tanto.

Lo sentii inspirare bruscamente. Si fermò di botto, immobile come una statua. Poi rilasciò il respiro in un ringhio soffocato.

E scattò.

Cominciò a sfrecciare in direzione dell’odore, lasciandomi totalmente basita.

Mi ci volle mezzo secondo per riprendermi dallo stupore e realizzare la gravità della situazione.

Lo rincorsi al massimo delle mie possibilità, ringraziando il cielo per la mia velocità eccezionale, sentendo il cuore battere impazzito nel petto.

Jeremy voleva uccidere.

Lo raggiunsi in pochi, concitati secondi. Lui mi sentì arrivare e si voltò verso di me, minaccioso. Un ghigno terrificante gli distorceva i lineamenti.

Ci eravamo fermati entrambi e ci scrutavamo, circondati dal silenzio della foresta.

Tentai di avvicinarmi cautamente a lui, per evitare che riprendesse la sua caccia. Immediatamente ringhiò. E con mio autentico orrore, usò il suo potere di controllo.

Mi trovavo bloccata, impotente, impossibilitata a fermare quello squilibrato assetato di sangue. Cercai di muovermi, disperata come non lo ero mai stata, rifiutandomi di accettare il fatto che per la mia negligenza stava per morire una persona.

Jeremy mi osservava con un sorrisino perfido, constatando la mia inutilità come sorvegliante.

No! No! NO!

La mia mente gridava, stravolta, mentre mi rendevo sempre più conto che non avevo la minima speranza di fermarlo.

I pensieri si frantumarono come vetro, conficcandosi impazziti nel mio cervello.

Ero stronza, ma non cattiva. Non potevo accettare la morte di una persona innocente. Soprattutto se la colpa era mia.

Il mostro che avevo di fronte, soddisfatto, fece per riprendere la sua caccia.

In quel momento qualcosa scattò nella mia mente. Non mi sarei arresa. Non era da me.

Leah Clearwater non si arrende mai.

Feci l’ennesimo tentativo di liberarmi, scuotendomi rabbiosa contro le pareti invisibili del potere di Jeremy. Pareti resistenti ed impenetrabili.

O almeno così credevo.

Lasciami andare! Urlai nella mia testa, determinata a liberarmi.

Con uno strappo secco che quasi mi fece cadere a terra, sentii il controllo del succhiasangue lacerarsi. Prima che lui si potesse riavere dalla sorpresa gli fui addosso, azzannandolo violentemente ad una gamba.

Senza esitare mi voltai nella direzione opposta rispetto a quella dell’odore e cominciai a correre a tutta velocità, continuando a tenerlo per il polpaccio.

Mi premurai di far sbattere il più possibile il cranio di Jeremy contro le rocce che trovavamo per la strada, ignorando il frastuono immane che causava quell’impatto tra pietra e pietra.

Soffocai un moto di appagamento e mi diressi verso casa Cullen, seguitando a prestare attenzione all’idiota che mi stavo trascinando dietro.

Se non fosse stato un vampiro, avrei detto che aveva perso i sensi. Meglio così: non si stava ribellando al mio non troppo delicato trattamento.

Leggipensieri! Avete un problema! Gridai quando ci trovammo nei pressi della casa delle sanguisughe.

In brevissimo tempo mi vidi correre incontro tutta la famiglia, gli occhi dapprima perplessi poi spaventati.

“In casa, presto!”, esclamò Edward, concitato. “Io e Carlisle andiamo a controllare cosa è successo.”.

Bella fece per protestare ma lui la bloccò. “Serve il tuo potere, lo sai.”, e lei annuì riluttante.

Portai quell’imbecille che tenevo tra le mascelle fino alla porta d’ingresso, scortata da un gruppetto di vampiri ansiosi. Pensavo fossero immuni da certe emozioni.

Emmett e Jasper lo afferrarono saldamente e lo condussero all’interno. Feci un cenno a Rosalie, sperando che recepisse il messaggio. Lei si limitò a far segno di sì con il capo.

Corsi verso gli alberi e mi fermai al limitare della foresta. Lanciai un ululato prolungato, sperando che qualcuno avesse il buonsenso di trasformarsi. Ma con quei marmocchi non c’era mai da stare tranquilli.

Marmocchi a chi? Sbraitò la voce di Seth. Lo ignorai palesemente.

Ho bisogno di Jacob! Subito!

Lui si concesse un istante per scrutare nei miei ricordi, poi scattò immediatamente alla ricerca dell’alfa.

Mi trasformai nascosta nel sottobosco ed indossai il mio vestito. Poi tornai a passo di marcia verso casa Cullen, decisa a capirci qualcosa. Sfortunatamente, in forma di lupo non sarei mai entrata dalla porta.

Entrai risoluta e senza bussare.

La sanguisuga dai capelli troppo biondi se ne stava in piedi in un angolo della stanza, affiancato discretamente da Emmett, Jasper ed Alice.

Rosalie mi si avvicinò. “Ho chiamato Renesmee. Sarà qui fra poco con Jacob.”, disse.

Ottimo. Sapevo che Jake non si sarebbe mosso senza di lei: la vampirastra bionda aveva perfettamente capito le mie intenzioni.

Feci per avvicinarmi al responsabile di tutto quel macello per dirgliene quattro ma la voce trillante di Alice mi fermò.

“Leah, per favore, rimani vicina a Rosalie. Altrimenti non riesco a vedere.”.

Sbuffai contrariata e mi sedetti sul divano, troppo nervosa per poter far caso alla puzza.

“Scusatemi.”, sussurrò Jeremy. “Non so cosa mi sia preso…”.

“Non scusarti, caro. Sappiamo che ti stai impegnando molto.”. Esme uscì dalla cucina, dove probabilmente aveva appena finito di preparare qualche manicaretto per i due piccioncini in arrivo.

Lui annuì, grato per le sue parole di conforto. La sua espressione cambiò totalmente quando vide il mio cipiglio, tutt’altro che disteso.

“Scusami, Leah.”, mormorò contrito.

“Risparmiami le tue scuse, cretino. Mi hai fatto prendere un colpo.”, ribattei gelida, inducendolo a ritirarsi di nuovo nel suo angolino. Sembrava davvero dispiaciuto. Beh, cavoli suoi. La colpa era sua.

Sentii il battito di due cuori avvicinarsi alla casa. Dovevano essere Jacob e Nessie.

L’alfa entrò come un turbine, trascinandosi dietro la fidanzata. “Tutto bene, Leah?”, chiese immediatamente. Evitai di rispondergli, ma gli lanciai un’occhiata tranquillizzante.

“Quil ed Embry sono qui. Seth è andato ad avvisare Sam e ci raggiungerà insieme a Paul e Jared. Dovremmo bastare in sette.”. Mi guardò, interrogativo. Annuii approvando le sue disposizioni.

Erano i rari momenti in cui essere la beta mi dava grande soddisfazione.

“Si può sapere cos’è successo?”, domandò poi.

Ma prima che chiunque potesse rispondere la porta d’ingresso si aprì di nuovo, ed entrarono il leggipensieri e il vampiro medico. Entrambi guardavano Jeremy con un misto di pena, meraviglia e comprensione. I secondi passarono lenti, nel silenzio più assoluto.

“Allora?”, scattò Jake, frustrato.

Edward e Carlisle si fissarono un attimo, poi quest’ultimo si decise a parlare.

“È un qualcosa che non avevamo previsto, pensavamo che fosse impossibile un’eventualità del genere…Insomma, due volte nello stesso luogo…”, sembrava riflettere tra sé e sé.

Ma la pazienza non era il punto forte dei licantropi.

Sia io che Jacob ringhiammo minacciosi.

Al che intervenne Edward.

“Beh, Jeremy, sembra che tu abbia incontrato la tua cantante.”.

 

 

 

 

 

*Note dell’autrice*: Sorpresa, sorpresa! Non ve l’aspettavate, vero? ^_^

La storia comincia finalmente a decollare, e non si fermerà più fino all’epilogo! Penso che saranno rari da adesso in poi i momenti “statici”. Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, è quello che finora più mi è piaciuto scrivere!

Lo “Smuggler’s Landing” non è una mia invenzione, è un locale di Port Angeles che ha effettivamente una sala privata. Il sito internet è questo.

Riguardo al prossimo aggiornamento purtroppo non posso assicurarvi niente. Il capitolo (che verrà diviso in due) è già scritto, ma a causa di una mole esagerata di impegni rischierei di far passare un mese senza aggiornamenti, dopo la pubblicazione di quello. Quindi ricomincerò a fare aggiornamenti bisettimanali (a meno che un intervento divino non mi doni giornate da 48 ore) e il prossimo è di conseguenza il 6 novembre.

 

Ringrazio, come sempre, tutte le persone meravigliose che hanno aggiunto la storia alle preferite, alle seguite e alle storie da ricordare. Mi regalate sempre un sorriso di gioia (anche più d’uno!). Grazie.

Un enorme ringraziamento anche a chi legge in silenzio, vedo le vostre visite (davvero numerose) e questo non può che rendermi felice.

Ed infine, ultimo e non ultimo, un grande, grandissimo grazie a chi recensisce!

 

@TerryDreamy 93: Ma ma…grazie! Davvero, non speravo neanche che il capitolo sarebbe riuscito a suscitare certe sensazioni! Penso che sia soprattutto perché ognuno di noi ha provato (in modi diversi e per motivi diversi) il dolore di Leah: decisamente, l’essere umano non è immune al dolore! Di nuovo grazie, al prossimo capitolo, spero!

Baci, chiaki

 

Shin_Igami: caro, grazie! Direi che hai colto il significato del capitolo e anche del suo titolo, “risveglio”. Riguardo al maturare…c’è tempo! ^_^

Ovviamente ti aspetto nell’angolo recensioni anche in questo capitolo *minaccia*.

Baci, chiaki-chan

 

vannagio: Mi inchino, grata, di fronte ai nuovi complimenti! Grazie mille, carissima! Speravo proprio di incontrare la tua approvazione! Riguardo alla reazione più melodrammatica…in realtà io ritengo la mia troppo poco “melodrammatica”, però ho pensato che quello fosse stato il momento in cui la nostra licantropa ha cominciato ad indurirsi ed ho agito di conseguenza. Sarei curiosa di leggere la tua! Mi lasci il link?

È incredibile come tu sia capace di rassicurarmi in tutte le mie paure, ero terrorizzata dalla possibilità che, scrivendo una fine di capitolo troppo “leggera”, avrei spezzato il senso del dolore di Leah...mi hai davvero fatto tirare un sospiro di sollievo! ^_^

Parlando di musica e altro…io ti accompagno in quanto a odio nei confronti della musica commerciale (fondiamo la lega anti-Lady Gaga? XD) ma mi oriento più verso il symphonic metal (Within Temptation, After Forever, ecc.), anche se in realtà ascolto quasi tutto!

Al prossimo capitolo carissima, spero!

Baci, chiaki

 

Faffina: ciao cara! Ti ringrazio moltissimo! Non solo per la recensione, ovviamente, ma anche per il “premio extra”! Mi sembrava strano che stessero aumentando così tanto le visite per la one-shot!

La mia è stata la prima che hai ricominciato? Non posso esserne che profondamente felice e onorata! E chiaramente sono anche contenta (anzi, contentissima) di essere riuscita a comunicarti certe sensazioni, benché Leah non sia propriamente il tuo personaggio preferito!

Per ora progetto di continuare a scrivere, spero solo che l’università non uccida il mio entusiasmo! Fai anche tu l’università? *autrice impicciona parte seconda*

Baci, chiaki

   
 
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